PREFAZIONE 
Da  sempre, quando ci si avvicina all’ambiente montano si rimane allietati dalle forti 
emozioni che suscitano tutte le sue componenti: dalla maestosità delle vette all’imponenza 
delle pareti rocciose, dall’unicità dei contesti floreali e faunistici alla pittoresca bellezza dei 
panorami, dal caos melodico delle acque torrenziali di monte alla quiete delle “spiagge 
detritiche” di valle. 
E’ inevitabile però che quando ci si concentra in un’attenta lettura dei segni del 
territorio, si rimanga inoltre colpiti dall’evidenza del forte rischio idro-geologico intrinseco 
a questo particolare ambiente. Gli eventi naturali che generano ed evolvono in ambiente 
montano, in particolare le colate di detrito, rendono difatti indispensabile un continuo 
monitoraggio e presidio territoriale finalizzato alla mitigazione del rischio idro-geologico 
stesso. E’ vero inoltre che la frequenza ma soprattutto la magnitudo degli eventi naturali 
negli ultimi decenni è sensibilmente aumentata in conseguenza al progressivo manifestarsi 
di due fenomeni concomitanti: l’evoluzione-trasformazione del territorio e l’evidente 
cambiamento climatico in corso. 
Le colate detritiche sono eventi naturali che fanno parte della famiglia dei fenomeni 
fisici che, nella sua accezione generale, comprende tutti quei processi connessi al trasporto 
di materiale solido da parte di una corrente idrica. A causa di ciò questi flussi presentano 
un elevato potenziale distruttivo, in quanto combinano al carico cinetico della corrente 
l’impatto del materiale solido trasportato. 
Da sempre le aree montane (e non solo) convivono forzatamente con questa tipologia 
di fenomeni naturali. La mitigazione del rischio da colate di detrito si concretizza in una 
delle sfide più ardue da affrontare poiché connotata dalla necessità di conciliare sviluppo e 
sicurezza. Tuttavia, oggigiorno, grazie alle conoscenze acquisite è possibile attuare una 
pianificazione territoriale tale da limitare l’incremento del già elevato danno potenziale 
dovuto all’incosciente sviluppo urbanistico ed infrastrutturale di questi contesti. Sfruttando 
dei software specifici ed i sistemi di monitoraggio del territorio è inoltre possibile 
prevedere l’eventuale manifestarsi di una situazione critica, riuscendo quindi a gestire al 
meglio la fase di allertamento. 
Il lavoro che si andrà a svolgere nel presente lavoro di tesi è mirato a verificare la 
capacità predittiva di due modelli numerici, di cui uno concettuale (il modello di
propagazione a celle D.F.R.M.) ed uno che risolve le equazioni che governano il moto in 
ipotesi di distribuzione idrostatica delle pressioni (il modello di propagazione ai volumi 
finiti bidimensionale T.R.E.N.T.2D-df). Tali codici, in base alla morfologia del terreno, 
all’uso-copertura del suolo
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 e all’idrogramma solido-liquido di entrata, sono in grado di 
simulare la propagazione di una colata di detrito sia canalizzata che di versante. In 
particolare, i modelli numerici suddetti verranno testati su tre diversi casi studio reali: la 
colata di detrito di Fiames del 05/07/2006 (BL), la colata di detrito del Rio Lazer del 
4/11/1966 (TN) ed infine la colata di detrito del canale di Ravina di Cancìa del 18/07/2009 
(BL) durante la quale persero la vita due persone. I risultati ottenuti saranno dunque 
analizzati criticamente per ciò che concerne le volumetrie solide movimentate, l’estensione 
areale raggiunta dal detrito e la stima dell’entità dei fenomeni di erosione e di deposito. Le 
informazioni desunte dalle simulazioni numeriche di back-analisi degli eventi suddetti 
verranno dunque impiegate per la modellazione della dinamica della colata di detrito di 
Cancìa in riferimento alla situazione topo-geo-morfologica attuale, considerando un evento 
di progetto con tempo di ritorno pari a 300 anni. 
Durante il presente lavoro di tesi verrà inoltre testata la possibilità di utilizzare 
l’algoritmo del kriging (Kriging non stazionario) per l’interpolazione di dati topografici 
desunti dalla Carta Tecnica Regionale (scala 1:5.000) al fine di produrre modelli digitali da 
impiegare nella modellazione numerica di colate di detrito di versante (o comunque non 
canalizzate). 
                                                 
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 Solo per il modello di propagazione a celle D.F.R.M.
1 
 
1. INQUADRAMENTO CASO STUDIO DI FIAMES (BL) 
Nel presente capitolo dopo un breve inquadramento territoriale dell’area oggetto di 
studio verrà fornita una descrizione di dettaglio del bacino e del conoide del Pomagagnon 
concludendo quindi con la descrizione dello stato attuale dei luoghi e con l’analisi degli 
eventi storici con particolare riferimento alla colata di detrito occorsa il 5 luglio 2006.  
1.1 Inquadramento territoriale 
L’area oggetto di studio nel presente capitolo ricade nel gruppo montuoso del 
Pomagagnon (Dolomiti) ed è ubicata sul versante in sinistra idrografica della valle del 
torrente Boite, a nord di Cortina d’Ampezzo (BL) al chilometro 106 della SS51 Alemagna 
in località Fiames (figura 1.1). Si tratta di un’area rappresentativa dell’ambiente 
Dolomitico sia dal punto di vista geo-litologico che dal punto di vista geomorfologico, 
essendo interessata da numerose colate di detrito, sia canalizzate che di versante, alcune di 
queste aventi una frequenza di accadimento annuale. Ciò si verifica maggiormente nei 
versanti posti alle base delle pareti rocciose, laddove il continuo rifornimento di materiali 
clastici pone in essere condizioni di alimentazione solida illimitata
1
 (assenza della variabile 
rappresentata dal tempo di ricarica). Le colate detritiche, nell’area di Cortina d’Ampezzo, 
avvengono generalmente in estate e nel primo autunno e sembrano essere sempre originate 
dalla transizione progressiva di frane superficiali in colata di detrito a causa di un effetto 
congiunto di dilatanza (con conseguente aumento del volume dei vuoti e successiva 
acquisizione di acqua e rimaneggiamento del detrito) e liquefazione del detrito dovuta ad 
un improvviso e rapido aumento della pressione neutra. Questa condizione è generalmente 
associata a eventi pluviometrici intensi, spazialmente limitati e di breve durata (prossima al 
tempo di corrivazione dei bacini di alimentazione)
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. 
                                                 
1
 Da notare che esiste una relazione di proporzionalità inversa tra la frequenza di accadimento di 
fenomeni di trasporto massivo (in termini di numero di eventi/anno) e la magnitudo degli stessi. In genere, 
nei bacini cosiddetti ad alimentazione solida limitata la frequenza di accadimento di fenomeni massivi è di 
circa 1 evento/15 anni con un’attività media di ricarica del bacino di circa 500 m³/anno, mentre nei bacini 
cosiddetti ad alimentazione solida illimitata la frequenza di accadimento di fenomeni massivi è di circa 1 
evento/1,5 anni con un’attività di ricarica media del bacino di circa 4000 m³/anno. Ciò significa che nel 
primo caso la magnitudo media di una colata di detrito è di circa 7500 m³, mentre nel secondo caso è di circa 
6000 m³ (d’Agostino, 2013). 
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 Altra probabile modalità d’innesco di flussi detritici è per firehose effect (innesco su falda detritica).
Punta Fiames Croda del Pomagagnon 
Forca del Pomagagnon 
Ghiaione Graa de Longes 
Canale c01 
Sentiero “basso” 
Sentiero “alto” 
Fig. 1.1: vista tridimensionale dell’area oggetto di studio (immagine tratta da Google Earth). 
Ex spiazzo discarica 
inerti 
Pista ciclabile delle Dolomiti 
Calalzo-Dobbiaco
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La Valle Superiore del Torrente Boite è ubicata nelle Dolomiti Orientali, appartenenti 
alle Alpi Meridionali, che si estendono a sud della linea tettonica Insubrica. Questo 
importante elemento strutturale separa le falde Alpine metamorfiche dalle Alpi 
meridionali, costituite principalmente da rocce sedimentarie. Nell’area di studio affiorano 
formazioni pre-quaternarie che coprono un intervallo nella scala dei tempi geologici tra il 
Carnico ed il Miocene Inferiore. Al di sopra delle formazioni appena descritte si estendono 
con spessori vari i depositi quaternari, spesso accumuli di frana, alcuni dei quali di notevoli 
dimensioni. I depositi quaternari di origine non gravitativa sono costituiti da depositi 
glaciali, fluviali e lacustri. Questi ultimi furono depositati a causa di sbarramenti della valle 
ad opera di corpi morenici o di frana. 
Il gruppo montuoso del Pomagagnon è un complesso dolomitico formato da una serie 
di aspre creste rocciose che, partendo dalla località Fiames (BL), si sviluppano in direzione 
S-E per circa 5 Km, con una quota in vetta compresa tra i 2.100 e i 2.450 m s.l.m. La cima 
più settentrionale del gruppo è Punta Fiames ed è separata da Croda del Pomagagnon da 
una forcella denominata Forca del Pomagagnon (figura 1.1).  
Secondo la definizione di Brunsden (1979), Fiames è una colata detritica di versante; 
in realtà è da considerarsi di tipo intermedio tra questa tipologia e il debris flow 
canalizzato. La frequenza degli eventi non è elevata come alcune colate detritiche che si 
verificano nelle immediate vicinanze del sito (per esempio Acquabona, dove si verificano 
più eventi all’anno) e i volumi depositati sono generalmente elevati (superiori a 8.000,00 
m³). Le colate sono formate da una miscela di sedimenti prevalentemente grossolani, con 
dimensioni che variano dal silt ai massi con diametro superiore al metro. L’ostruzione del 
canale o la fuoriuscita della colata dalla parte media o inferiore del canale può causare 
avulsione del flusso. Questo determina una situazione di rischio elevato per la SS51 
Alemagna e gli edifici ad uso industriale siti nel fondovalle, che già nel passato sono stati 
danneggiati dalle colate detritiche del canale di Fiames. La colata detritica si origina nel 
ghiaione denominato Graa de Longes (zona d’alimentazione del processo gravitativo), il 
quale è continuamente alimentato dal bacino in roccia sovrastante sia per quanto concerne 
gli apporti liquidi che solidi. Questi ultimi sono rappresentati dai materiali clastici prodotti 
sia dai processi esogeni di disgregazione fisica
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 (con particolare riferimento al 
termoclastismo e soprattutto alla gelifrazione accelerata dalle condizioni di resistasia delle 
                                                 
3
 Il prodotto dei processi di disgregazione e/o di alterazione delle rocce consiste in una coltre 
superficiale di frammenti detritici non consolidati e delle più svariate dimensioni (eluvium).
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pareti rocciose, dal permanere di placche nevose sulle stesse nonché dal loro intenso stato 
di fratturazione) sia dai franamenti per crollo e ribaltamento in roccia. Qui si creano perciò 
le condizioni predisponenti l’innesco di flussi detritici, ovvero: 
· concentrazione di deflussi liquidi superficiali provenienti dalle sovrastanti 
pareti rocciose attraverso i canali incisi sulle stesse; 
· ampia disponibilità di materiale detritico incoerente in condizioni limite di 
stabilità. 
In figura 1.2 è riportata una mappa speditiva delle aree in roccia potenzialmente più 
attive nel rifornimento solido del ghiaione Graa de Longes. La metodologia adottata per 
l’identificazione delle potenziali zone di distacco è quella proposta da Cemagref & ARPA 
Piemonte (2008). Essa si basa sul concetto di pendenza di distacco e su soglie definite in 
relazione a DEM ad alta risoluzione opportunamente pre-trattati. Nel caso oggetto di studio 
si è assunto un valore soglia pari a 52°. In aggiunta a ciò è stata considerata anche 
l’esposizione in quanto condizionante l’aspetto microclimatico. Difatti, nell’emisfero 
settentrionale, i versanti a solatìo sono sottoposti a più numerosi cicli di gelo-disgelo e 
quindi sono soggetti ad una maggiore disgregazione crioclastica rispetto a quelli a bacìo.  
  
 
 
 
 
 
 
 
Fig. 1.2: mappatura speditiva delle aree in roccia potenzialmente più attive nel rifornimento solido del 
ghiaione Graa de Longes su base ortofoto 2008. In rosso la displuviale del bacino idrologico di Fiames.
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Attualmente la potente falda detritica è costituita da materiale dolomitico grossolano 
con ciottoli delle dimensioni di qualche decimetro immersi in una matrice sabbioso-limosa, 
presenta una larghezza variabile compresa tra 20 e 90 metri ed è incisa da due canali 
d’alimentazione principali e/o secondari. Relativamente ai principali, uno si sviluppa in 
destra idrografica a ridosso del piede di Punta Fiames (“canale 2”in figura 1.3) e presenta 
un affluente in sinistra idrografica (“canale 3” in figura 1.3), mentre l’altro si sviluppa in 
sinistra idrografica a ridosso del piede di Croda del Pomagagnon (“canale 1” in figura 
1.3). In corrispondenza dello sbocco in conoide, a quota 1.800,00 m s.l.m. circa, vi è la 
confluenza dei due canali. Da questi due canali si originano le colate di detrito che 
percorrono il conoide sottostante (Gregoretti & Dalla Fontana, 2008). In figura 1.4 e 1.5 
viene riportato il profilo longitudinale e una serie di sezioni trasversali “tipo” dei due 
canali d’alimentazione principali del bacino idrologico di produzione di Fiames (si 
rimanda invece alla tabella 1.1 per i parametri morfometrici dei due canali d’innesco). 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Fig. 1.3: mappa dell’area drenata (modello D-infinito) del bacino idrologico di Fiames montata sulla carta 
clivometrica. Interessante notare la presenza sulle pareti rocciose di diversi punti ove il deflusso liquido si 
concentra, aumentando così la propria capacità erosiva. In rosso la linea di displuvio definita considerando 
come sezione di outlet la confluenza dei due canali d’alimentazione che incidono il ghiaione Graa de Longes.
Particolare della confluenza dei due 
canali d’alimentazione del ghiaione 
Graa de Longes: 
Canale 1  
Canale 2  
Canale principale