I
Introduzione
Il brand rappresenta senza ombra di dubbio uno degli asset più importanti a disposizione delle
imprese. Nella gestione delle relazioni di mercato, la marca si configura oggi come una
risorsa sempre più preziosa e, al medesimo tempo, sempre più critica per effetto dei numerosi
cambiamenti in atto: il consumatore postmoderno è informato e meno manipolabile, il
rapporto tra domanda e offerta è mutato a causa delle nuove tecnologie e dei nuovi ambienti
comunicativi e distributivi, e i prodotti e i servizi sono diventati quanto mai immateriali. Una
marca obbligata, oggi più che mai, ad aprire un dialogo intenso e reciproco col consumatore e
ad operare un mirato fine tuning. Il lavoro si propone proprio di scoprire come la marca si sia
evoluta al cambiare del contesto sociale e verso quali direzioni si sia instradata.
In particolare attraverso l’analisi del brand Lacoste vengono presi in esame i nuovi
orientamenti all’etica e alla responsabilità sociale d’impresa e il progressivo abbandono da
parte delle marche di modelli di Marketing Tradizionale a beneficio di Social Marketing.
L’elaborato si articola lungo cinque capitoli; i primi due di ordine didascalico e teorico, gli
altri orientati ad una riflessione, ricerca e sintetizzazione del nuovo panorama del brand.
Nel primo capitolo viene analizzata l’importanza che ricopre la marca in ambito
imprenditoriale, la sua evoluzione storica e i valori da essa rappresentati. Viene anche studiata
la costruzione di un brand e osservata successivamente l’importanza assunta dalle emozioni
nelle pratiche sociali, e quindi anche di consumo. Viene in seguito approfondito il rapporto
che la marca stringe con un consumatore nuovo, attore del mercato, affrancato e maturo,
capace di scegliere e meno condizionabile. Infine viene analizzata la fedeltà alla marca, quasi
una chimera ai giorni d’oggi, desiderata e agognata da tutti i più importanti brand.
Nel secondo capitolo vengono sviscerati quelli che sono gli attributi della marca. In
particolare viene osservata, per una marca, l’importanza di avere una forte e chiara identità
basata su principi fondativi ben definiti. Nel terzo paragrafo è presa in esame la visual identity
ovvero gli elementi più tangibili dell’identità di marca: nome, logo, packaging. In seguito
viene studiato il ciclo di vita della marca e come sfuggire al naturale declino del brand. Gli
ultimi paragrafi del secondo capitolo sono invece dedicati a descrivere la gestione del valore
di una marca in particolar modo davanti a politiche di estensione del marchio.
II
Il terzo capitolo esamina il marchio di moda francese Lacoste. Dopo un paragrafo riguardante
i cenni storici, è avviata una riflessione riguardo il modo in cui il brand in questione è stato
capace di affrontare le sfide della modernità e come abbia saputo mantenere sui consumatori
un appeal tanto forte nonostante i suoi ottanta anni di vita. Un paragrafo è anche dedicato al
problema della falsificazione della merce, una preoccupazione che affligge sempre di più i
mercati e i brand moderni.
Il quarto capitolo analizza gli sviluppi odierni del branding, con le marche che incarnano
nuovi spessori e profondità sconosciute per rispondere alle attese di un consumatore che si
rivela sempre meno acquirente e sempre più individuo, cosciente, maturo e attento al mondo
che lo circonda. Uno studio di come i valori etici e le responsabilità sociali stiano diventando
fondamentali del panorama della marca. Uno sguardo è rivolto al brand Lacoste e alla sua
capacità di affrontare questa sfida sull’impronta dei valori lasciata dal proprio fondatore René
Lacoste.
Il quinto capitolo è una riflessione su come siano cambiate le modalità di comunicazione e
informazione nel Nuovo Millennio e su come le nuove tecnologie siano diventate
fondamentali per il brand stesso. In una struttura sociale basata sui network, la marca ha
l’obbligo di rendersi quanto mai dinamica e di cercare un dialogo con il consumatore.
Attraverso i nuovi strumenti si deve aprire al Social Marketing e lasciare il palcoscenico al
nuovo consum-autore
1
al fine di costruire vere relazioni individuo-marca. Un’attenta analisi
su come il marchio Lacoste sia stato in grado di interpretare questa nuova realtà chiude la
riflessione.
1
Minestroni L., Il Manuale della marca, consumatore cultura società, Fausto Lupetti, Milano 2010
1
1 | La marca come fattore decisivo
1.1 Valori e valore
Sono già diversi decenni che si parla di marca e che si sottolinea il suo valore tanto da
considerarla spesso come l’asset più importante a disposizione di un’impresa. Si è arrivati
addirittura a parlare di alchimia della marca
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, cioè di una costruzione prodigiosa, in grado, al
pari di un Re Mida dei nostri giorni, di trasformare in oro tutto ciò che tocca.
Un’intuizione certo attraente ma non del tutto vera. Infatti, una marca, affinché possa
diventare una vera e propria produttrice di ricchezza, richiede firmare prodotti di qualità,
siano essi servizi o merce.
Sono davvero rarissimi i casi in cui una marca, deficitaria sul fronte delle performance, ha
avuto successo, soprattutto se analizzata sul lungo periodo. Infatti la qualità di un prodotto
può essere considerata una vera e propria conditio sine qua non per il successo di una marca,
è parte prima del contratto che il brand stringe col consumatore, è una sorta di prerequisito
fondamentale da adempiere, in particolar modo a fronte di un consumatore sempre più
informato, competente ed esigente.
Quando ciò viene meno, anche per brevi periodi, rischia di lasciare delle macchie indelebili su
una determinata marca. Al contrario, quando si realizza il rispetto di questa sorta di norma
base, sarà proprio la marca ad attribuire valore ai prodotti cui si giustappone, attribuendo loro
caratteri che potremmo definire totemici.
Il brand rappresenta un vero e proprio valore aggiunto per i prodotti.
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Qualsiasi prodotto oggi,
in brevissimo tempo, viene copiato. Si pensi che ciò avviene a partire da dei semplici biscotti
(che presentano la stessa variante sotto le più disparate marche) per giungere sino alle
autovetture. La marca al contrario è impossibile da clonare. La marca oggi più che mai ha
l’obbligo di costruirsi una forte equity, di aprire un dialogo intenso e reciproco col
2
Per un approfondimento consultare L. Minestroni, L’alchimia della marca. Fenomenologia di un moltiplicatore
di valore, FrancoAngeli, Milano, 2002.
3
L’American Marketing Association (AMA) definisce il brand come “ un nome, un termine, un segno, un
simbolo o un logo, o una loro combinazione, intesi ad identificare i beni o i servizi di un rivenditore o di un
gruppo di rivenditori per differenziarli da quelli concorrenti.” Questa definizione è stata supportata anche a
livello giuridico dagli artt. 2569-2574 C.C. e da una legge, R.D. 929/42, nei quali si definisce il marchio come
“un segno distintivo dei prodotti o dei servizi dell’impresa”. Per le imprese, la regolamentazione giuridica del
marchio rappresenta un valido strumento per la tutela di quest’ultimo, infatti, le imprese possono salvaguardare
legalmente le peculiarità del proprio prodotto attraverso i diritti di proprietà intellettuale, brevetti e diritti
d’autore.
2
consumatore e di operare un mirato fine tuning, ovvero un adattamento ai valori e alle
richieste contemporanee pur non mutando i suoi core values, deve in pratica rimanere
ancorata ai suoi significati pur adattando via via i significanti.
La marca inoltre che è riuscita ad ottenere nel tempo credito presso i consumatori non può
certo oggi essere miope rispetto al contesto e adagiarsi sui successi ottenuti. Il credito si
esaurisce in fretta.
La marca deve ogni giorno seguire un approccio rigoroso al branding
4
, deve essere
considerata un’opera aperta in continuo mutamento. I vari imprenditori che vedevano la
propria marca solo come una cash cow da mungere per arricchirsi in fretta hanno subito negli
anni bruschi risvegli alla realtà
5
.
Alle imprese, in questa prospettiva, viene chiesto di porre attenzione, risorse e impegno nella
costruzione e nella gestione della equity della marca
6
. Se prima, infatti, ciò che attirava le
imprese era la promozione di un nuovo prodotto attraverso le tecniche pubblicitarie classiche,
4
Con questo termine, di derivazione inglese, si fa riferimento all’universo della marca e ai processi sviluppati
per il suo rafforzamento sul mercato. Barulli (2004), definisce il branding come tutte quelle “attività che si
possono ricondurre all’ideazione, creazione e gestione del marchio”. Lavorare sulla marca per estrapolarne le sue
gemme più preziose e far si che queste poi, possano porre le loro radici nell’universo dei consumatori per
coinvolgerli in un sistema di fidelizzazione a questa. Dal punto di vista letterario, questa risulta essere la
definizione più chiara e se vogliamo poetica del concetto di branding, ma sotto l’aspetto pratico tracciare una
strategia di branding riguarda tutte quelle attività di ricerca degli elementi del brand da correlare poi con i
beni/servizi dell’azienda. Queste pratiche fanno capo a tutte quelle valutazioni che vengono fatte per la
determinazione del nome, del logo e dei segni caratteristici del prodotto aziendale.
5
Cfr. M. Haig, Brand Failures. The truth and The 100 Biggest Branding Mistakes of All Time, Kogan Page,
London, 2003.
6
Il concetto di valore della marca o brand equity fa la sua comparsa in tempi relativamente recenti, quando il
marchio non è più considerato come un semplice nome ma acquisisce un significato che ha il compito di
occupare uno spazio nella mente dei consumatori. Parlare di valore della marca chiama in causa alcuni fattori
chiave che ne delineano la sua struttura interna: fedeltà, notorietà del nome, qualità percepita e associazioni di
marca. La fedeltà rappresenta un buon indicatore per comprendere l’andamento di un brand, in quanto si basa sul
rapporto instaurato, attraverso l’acquisto e l’uso, tra il prodotto e il consumatore. La notorietà si riferisce a tutti
quegli aspetti che servono da spie linguistiche per ricordare il nome della marca e che quindi ne esaltano la sua
presenza sul mercato. Una marca può essere riconosciuta adottando delle strategie efficaci che mirano alla sua
risonanza sul mercato: la pubblicità, gli slogan, le immagini e particolari loghi ne possono essere ottimi
strumenti. La qualità si basa principalmente sull’esperienza fatta dal consumatore con il prodotto e proprio per
questo ne diviene un aspetto impercettibile, basato sulla soggettività della persona. In ultima analisi, quando si
parla di associazioni di marca si fa riferimento alle scelte dell’azienda per garantire la riconoscibilità del marchio
nel tempo. Si tratta di tutti quegli stratagemmi basati sulla scelta del simbolo, del nome, sull’immagine da
evocare, etc. che accrescono il senso di appartenenza del consumatore all’universo del prodotto selezionato.
Sono state elaborate dalla letteratura di marketing varie interpretazioni del concetto di brand equity, di seguito ne
vengono riportate alcune:
• “L’insieme delle associazioni e dei comportamenti dei clienti del brand, dei membri del canale
distributivo e della casa madre che consentono un aumento del volume o dei margini rispetto a quelli
possibili senza il nome della marca e che danno al brand un vantaggio forte, sostenibile e differenziato
rispetto alla concorrenza” (Marketing Science Institute).
• ”Il valore aggiunto per l’impresa, per il commercio o per il consumatore che un determinato brand
conferisce al prodotto” (Farquhar 1989)
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oggi l’interesse si è completamente spostato verso un’attenta e acuta valorizzazione del
marchio.
Di conseguenza questo nuovo orientamento ha mutato la percezione di tutti gli stakeholder, la
marca e il suo prodotto, rappresentano oggi la voce che persuade i consumatori all’acquisto.
La marca ha valore se, e in quanto, riesce a sedimentarsi con una identità chiara,
distintiva e coinvolgente nella mente del consumatore.
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A testimonianza di questo nuovo ruolo acquisito dalla marca, è stato presentato uno schema
piramidale che sottolinea la salienza di quest’ultima nelle dinamiche di successo aziendale.
(Fig. 1) Insieme poi a tale fattore, sono stati correlati quelli che sono gli attributi più tangibili
(come le performances, le esperienze pregresse, le caratteristiche oggettive) insieme al
patrimonio più simbolico, all’immagine della marca. A un piano superiore troviamo in
parallelo le emozioni che suscita la marca, i sentimenti che muove e una traduzione in termini
valutativi dei valori d’uso come le preferenze ricevute o la soddisfazione del consumatore.
7
Cit. G. Fabris, L. Minestroni, Valore e valori della marca. Come costruire e gestire una marca di successo,
FrancoAngeli, Milano, 2004, pag. 23.
4
Al centro di questa piramide si trova l’essenza della marca, il suo patrimonio genetico
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, e
all’apice la relazione che la marca stipula con il suo pubblico.
Di fronte a ciò, emerge che le marche funzionano e producono migliori risultati quando si
innescano equilibri fra attributi concreti e attributi emozionali: la fusione di questi due fattori
permette di trasmettere un’immagine più solida e valida nella mente delle persone. Dalla
relazione che scaturisce fra marca e consumatore si sviluppano poi forme di fidelizzazione, le
quali garantiscono all’azienda una buona riuscita sul mercato. La marca ha quindi questo
potere: dirige e orienta in modo rapido i consumatori nelle scelte di consumo e allo stesso
tempo permette all’azienda di non far cadere il proprio prodotto nel limbo della genericità, ma
lo eleva come bene di prima necessità.
Dietro alla costruzione di una marca emerge un mondo che si pone costantemente a confronto
con l’universo dei consumatori; è da questi che il brand prende forma e si anima per poi
radicarsi nella quotidianità dell’uomo attraverso nomi, loghi e campagne pubblicitarie.
La marca mette i consumatori e i loro valori al centro stesso della sua logica di
funzionamento. Basandosi più sullo scambio di significati che di semplici
prodotti, essa sottrae all'azienda una parte della sua sovranità, e l'obbliga ad
interagire in modo più intimo con il mercato, la società, gli individui.
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Se quindi il concetto di valore risulta chiaro, quello di valori potrebbe non essere di
immediata comprensione. In principio la marca si affidava al sistema di valori più prossimi al
comparto di appartenenza (es. la sicurezza per le auto), ma oggi il quadro è cambiato e le
marche si ispirano sempre più a grandi valori sociali come l’attenzione per l’ambiente, il
rispetto delle condizioni di lavoro, l’amore, l’amicizia. Questo accade in particolar modo a
fronte di un consumatore sempre più competente ed esigente e soprattutto attento alle
dinamiche sociali mondiali. I consumatori, infatti, apprezzano questi nuovi orientamenti della
marca, ma solo quando si accorgono che questi non rappresentano il classico “specchietto per
le allodole”, bensì cambiamenti strutturali e comportamenti conseguenti ai valori perseguiti.
La marca così negli anni si evolve a tal punto da sconvolgere la sua caratteristica meramente
denotativa iniziale e giungere addirittura ad abbracciare valori culturalmente egemoni, a
creare una relazione attiva col pubblico e a confrontarsi con il mondo dell’etica e delle
responsabilità sociali.
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Think different (Apple), Impossible is nothing (Adidas), Speriamo che sia femmina (Calzedonia), Ascolta la
tua sete (Sprite), Bevi fuori dal coro (Chinò), Mangia sano e vivi meglio (Mulino Bianco.)
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A. Semprini, La marca. Dal prodotto al mercato dal mercato alla società. Lupetti, 1996, pag. 99