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Premessa
Nell’ottobre del 2006 iniziava il mio percorso formativo Cerratelli, non sapendo che il
mio approccio con l’oggetto d’arte e il mio modo di studiare sarebbero
progressivamente cambiati; la Fondazione Cerratelli è una realtà, un luogo che
affascina, che avvicina persone apparentemente diverse ma unite da una grande
passione per il costume di scena.
La Fondazione Cerratelli non è propriamente un museo, non si limita a far
conoscere il suo patrimonio attraverso mostre, ma è un luogo di formazione per molti
studenti, appassionati ed esperti del settore; è uno spazio che accoglie e apre le sue porte
a semplici curiosi o a giovani, affascinati dall’ambiente teatrale e cinematografico, che
vogliono capire e comprendere in maniera più approfondita un aspetto, come il costume
di scena, che può decretare anche il successo o l’insuccesso di un’opera. Ho
sicuramente avuto l’occasione di poter fare questa esperienza e la possibilità di imparare
attraverso la manualità e oggetti di studio non solo cartacei. Ho pertanto capito la
maestria sartoriale e artigianale che vi è dietro ogni costume di scena, le differenze che
vi sono tra costume cinematografico e teatrale, tra costume storico o di fantasia, i
diversi tipi di tessuti impiegati che possono condizionare anche il movimento degli
attori, così come ho potuto vedere e studiare le diverse tecniche di esecuzione e di
decorazione. La Direttrice della Fondazione, la Signora Floridia Benedettini, il
responsabile dell’Archivio Storico, Diego Fiorini e la Dottoressa Bruna Niccoli, storica
del costume dell’Università di Pisa, che collabora dal 2005 alla catalogazione del ricco
patrimonio Cerratelli, guidano gli studenti alla scoperta della collezione, alla
catalogazione così come all’allestimento di mostre e di set fotografici tenendo conto dei
criteri espositivi più idonei. La Fondazione Cerratelli, dal 2005 ad oggi, si è
continuamente trasformata acquisendo sempre più valore e importanti riconoscimenti
come quello ricevuto dall’Unesco per il volume Monumenta
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, promuovendo mostre,
ospitando corsi universitari o di alta formazione ma anche eventi di livello
internazionale come il Costume Colloquium, tributo a Janet Arnold (9 Novembre 2008).
Dopo un lungo periodo di tirocinio universitario svolto presso la Fondazione
Cerratelli, non potevo non svolgere una Tesi di Laurea Specialistica legata a questa
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Cfr. Monumenta. I costumi di scena della Fondazione Cerratelli, a cura di C. Sisi, Pisa, Pacini Editore,
2009.
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realtà. L’oggetto focale della mia tesi verte sui laboratori didattici, che hanno come
intento quello di divulgare i risultati scientifici raggiunti e quello di avvicinare il
pubblico, in particolare bambini, ragazzi e adulti, in maniera attiva, pratica e divertente
al patrimonio storico artistico dell’ex Casa d’Arte Cerratelli di Firenze. La realtà di San
Giuliano Terme, sempre più al passo con i tempi e con i più importanti musei nazionali
e internazionali, ha capito che, per una maggiore divulgazione e una maggiore
comprensione della sua ricchezza artigianale, devono essere promosse attività didattiche
che siano in grado di creare un dialogo attivo e comunicativo tra il museo e il fruitore.
Nello specifico, i primi due capitoli sono un vero e proprio excursus sulla storia
della Sartoria Cerratelli di Firenze e sulla Fondazione Cerratelli di San Giuliano Terme
con il suo patrimonio storico artistico costituito da 25.000 costumi di scena; il terzo e il
quarto si focalizzano sull’importanza della didattica, tema centrale di questo lavoro
finale.
Il primo capitolo muove da una ricerca molto attenta sulla produzione sartoriale
dell’ex Casa d’Arte Cerratelli. Il metodo di lavoro si è incentrato sullo studio e l’analisi
dell’Archivio Cerratelli costituito da registri redatti a mano dal personale di via della
Pergola di Firenze. Questi documenti sono molto importanti e utili per conoscere le
tipologie di opere teatrali prodotte, le tipologie di costumi, i teatri per cui si lavorava
così come i costumisti e i registi attivi sul territorio. La consultazione di questo Archivio
ha sicuramente permesso di arricchire la documentazione informativa sulla sartoria e ha
consentito anche di ripercorrere il suo iter storico-artigianale. Emerge il rapporto molto
stretto e collaborativo con il Maggio Musicale Fiorentino, così come il contatto diretto
con i caposcuola della costumistica italiana (G. C. Sensani, U. Brunelleschi),
l’attenzione dedicata alla produzione cinematografica e il rapporto con le Avanguardie
del Novecento. Infine si è posta l’attenzione sulla panoramica delle più importanti
sartorie italiane del XX secolo e in particolar modo si è rivolto uno sguardo su Roma e
Milano.
Il secondo capitolo focalizza l’attenzione sulle attività della Fondazione
Cerratelli e sul suo impegno costante nel divulgare la conoscenza de suo ingente
patrimonio. L’attività di catalogazione scientifica, svolta in collaborazione con
l’Università di Pisa e diretta dalla Direttrice della Fondazione e dalla Dottoressa Bruna
Niccoli, così come le mostre espositive, vengono promosse e attivate per entrare in
contatto con il luogo. La prima attività è rivolta in particolar modo a studenti e studiosi
che hanno un approccio scientifico, critico e analitico con il costume di scena; la
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seconda attività è invece destinata ad un pubblico più vasto ed eterogeneo e mira a
promuovere un rapporto con il costume di scena non soltanto artistico ed estetico ma
anche scientifico. Il costume è presentato non soltanto sotto il profilo dell’effetto visivo,
ma anche attraverso criteri più articolati come le visite guidate e la sensazione tattile.
Il terzo capitolo fornisce un’attenta campionatura di alcuni musei nazionali e
internazionali, strettamente connessi al tessile e al costume (Museo del Tessuto di Prato,
Galleria del Costume di Firenze, il Centre National du costume de scène di Moulins) o
semplicemente alla conservazione di opere d’arte medievali, moderne, contemporanee
(Museo della Grafica di Pisa, Museo Luzzati di Genova, Fondazione Torino Musei,
Museo Bambimus di Siena). È perciò indicato come molti di questi musei abbiano dato
alla didattica un ruolo sempre più centrale allo scopo di avvicinare all’arte anche i più
diffidenti o i più piccoli. Sono illustrate, anche da un punto di vista critico, le diverse
attività che i musei promuovono tenendo conto sia delle loro collezioni sia delle
potenzialità che esse possono offrire. L’aspetto innovativo di questa ricerca consiste
nell’indagare in maniera approfondita l’attività didattica e laboratoriale che è attività
sempre più sviluppata da ogni tipologia di museo. Un ruolo fondamentale in questo
campo è svolto sicuramente dal Museo della Grafica di Pisa che è costantemente
impegnato nel trasmettere l’essenza dell’arte a bambini e adulti in maniera innovativa;
l’arte grafica diventa, in questa sede, uno stimolo per sviluppare pensieri, sensazioni,
emozioni ma anche un incredibile elemento di comunicazione.
Il quarto capitolo infine analizza i laboratori didattici promossi dalla Fondazione
Cerratelli e formula alcune proposte per una didattica futura, finalizzate alla
valorizzazione del patrimonio. Vengono descritti i laboratori svolti durante le mostre
dedicate al Maestro genovese Emanuele Luzzati: Lele Luzzati Atto II, Omaggio alla
danza (2008-2009) e Lele Luzzati Atto III, Un Mondo di Fiaba (2009-2010). Questi
laboratori, rivolti ad ogni fascia d’età (dalla scuola materna alla scuola superiore),
hanno fatto capire in maniera scientifica ma anche pratica e divertente il modo di
lavorare e di creare di questo artista tanto amato dai ragazzi e in particolar modo le
tecniche dello strappo, del collage, del patchwork da lui utilizzate. Le proposte teoriche
qui formulate per una didattica futura sono dei progetti veri e propri, ipotizzati grazie
anche alla mia esperienza all’interno della Fondazione Cerratelli e al rapporto con il
Museo della Grafica che mi hanno permesso di capire meglio e in maniera più diretta
alcune tipologie laboratoriali e di poterle sviluppare in maniera innovativa. Queste
proposte vengono presentate sotto forma di schedature con apposite voci in modo da
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dare informazioni più schematiche, sintetiche e immediate e in modo da poter essere
consultate da insegnati, genitori e ragazzi direttamente sul sito internet della Fondazione
Cerratelli. Lo scopo sarebbe infatti quello di valorizzare il patrimonio e le attività
didattiche promosse, attraverso un mezzo di comunicazione sempre più potente,
importante e alla portata di tutti come è internet
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.
Il fine che questa tesi si propone è di indagare le potenzialità del patrimonio
Cerratelli per una didattica innovativa: “L’esperienza diretta, pratica e sensoriale,
basilare nei laboratori didattici Cerratelli, trasporta gli studenti oltre il tradizionale piano
museale: giovani mani che inseguono mani più antiche, alla ricerca di abilità,
concretizzate nel taglio, materializzate nei ricami e nei decori dei costumi, nei
ricchissimi dettagli, nelle perizie delle più sottili tecniche sartoriali”
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.
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Nonostante la Fondazione Cerratelli sia una realtà radicata e sviluppata nel territorio, non ha ancora un
sito informatizzato in grado di fornire notizie e immagini necessarie per capire sia la vera ricchezza e
particolarità del luogo, sia le attività didattiche promosse.
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B. Niccoli, L’oggetto costume in ‘scena’: il caso della Fondazione Cerratelli in Moda. Storia e storie, a
cura di M. G Muzzarelli – G. Riello – E. Tosi Brandi, Milano – Torino, Pearson Italia, 2010, p.187.
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CAPITOLO PRIMO
La Casa d’Arte Cerratelli
1.1 La nascita e l’importanza di questa “Arte” fiorentina dai registri di
sartoria
“Ogni costume è una scenografia”
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(Anna Anni)
La sartoria Cerratelli o per meglio definirla Casa d’Arte Cerratelli, come ancora ci
ricordano le imponenti e preziose casse di legno sopravvissute alla tragica alluvione del
1966 che colpì la città di Firenze, nasce nei primi anni del Novecento, nel 1914, proprio
nel capoluogo della Toscana, in via della Pergola. Viene fondata e aperta dal baritono
Arturo Cerratelli
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, uomo di spettacolo, tra i primi esecutori della Bohème dell’amico
Giacomo Puccini, quando smette di calcare i palchi dei teatri più prestigiosi d’Italia
(Fig. 1).
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A. Anni in Anna Anni, dal segno alla scena, a cura di S. Barlacchi – P. Fondi, Livorno, Sillabe, 2006,
p.39.
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Arturo Cerratelli, famoso baritono,debutta sui palcoscenici più importanti di Italia tra il 1890 e il 1894 e
continua a cantare fino al 1910. Interpreta molte opere di grande prestigio come Cavelleria rusticana di
Mascagni, L’italiana in Algeri e Cenerentola di Rossini o I puritani di Bellini. Cfr. F. Venturi, Hai
cantato benissimo, te lo dice il baritono Cerratelli, in La Fondazione Cerratelli. Costumi per lo
spettacolo del Novecento, a cura di B. Niccoli, Pisa, Edizioni ETS, 2008, pp. 39-40.
All’interno della Fondazione Cerratelli sono presenti testimonianze fotografiche della sua figura, che
permettono di ricordare, non soltanto la sua persona ma anche il suo contributo nella realizzazione di
questi capolavori artistici che sono i costumi.
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Fig. 1
Arturo Cerratelli, baritono in costume per l’opera I Puritani, anni’80 del XX secolo,
Teatro Municipale di Odessa, Archivio Cerratelli, Fondazione Cerratelli.
Una Casa d’Arte
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, e quindi, non una semplice sartoria, in quanto i costumi e gli abiti
realizzati sono delle vere e proprie opere d’arte, sia per quanto riguarda le tecniche
utilizzate, sia per quanto concerne i materiali di impiego, che sono il risultato della
grande produttività dell’artigianato artistico. Il marchio Cerratelli fin da subito diventa
apprezzato e riconosciuto in Italia. In un periodo di grandi cambiamenti sociali
strettamente connessi anche allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nasce, così, la
storia della Casa d’Arte Cerratelli, che contribuisce a creare la cultura sartoriale italiana
indirizzata al settore teatrale prima e cinematografico dopo, ma anche la storia dello
spettacolo internazionale del Novecento. La sartoria fin dai primi anni della sua attività
lavora per i teatri più prestigiosi del Paese come il Giglio di Lucca, il Goldoni di
Livorno, l’Andreani di Mantova, la Scala di Milano, il Regio di Parma, il Massimo di
Palermo, il Maggio Musicale Fiorentino, la Fenice di Venezia, l’Opera di Roma, il San
Carlo di Napoli. Nel corso del Novecento sarà impegnata con i teatri più famosi del
mondo come il Lyric Opera di Chicago, il Covent Garden di Londra, il Grand Theatre di
Ginevra o il Metropolitan di New York. Tutte queste informazioni possono essere
rintracciate e messe in evidenza dall’Archivio Cerratelli costituito da numerosi registri
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In realtà a Firenze, già in passato, fu fondata una Casa d’Arte con lo scopo di produrre costumi di scena.
Viene fondata nel 1815 da Angelo Pignotti, ex soldato napoleonico con l’intento inizialmente di affittare
costumi d’epoca ai pittori e poi con l’intento vero e proprio di realizzare abiti d’epoca. Nella metà del
Novecento diventa “Casa d’Arte Firenze” e si specializza anche nella creazione di costumi per il teatro e
soprattutto per lo spettacolo lirico in seguito all’apertura del Maggio Musicale Fiorentino nel 1933. La
ditta si specializza anche nella creazione di costumi per il cinema e nel 1947 apre una nuova sede a Roma,
città cinematografica per eccellenza. Oggi è sempre attiva la sartoria a Roma, la sartoria Peruzzi, che
prende il nome da Egisto Peruzzi, che sposò la figlia di Angelo Pignotti, e da suo figlio Ruggero che ha
fatto conoscere i costumi fuori dalla Toscana. Cfr. B. Niccoli, Antonio Valente scenografo e costumista.
In/scena:cinema, teatro arti figurative, in Antonio Valente il cinema e la costruzione dell’arteficio, a cura
di L. Cardone-L. Cuccu, Pisa, Edizioni ETS, 2005, pp.74-75.
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numerati (a parte il primo che viene indicato con la lettera A) e ordinati anno per anno
(dal 1914 al 1995), che permettono di capire l’ingente produzione sartoriale del tempo.
Questi documenti molto preziosi ci consentono anche di reperire informazioni sul teatro
di prima rappresentazione e proprio attraverso la consultazione e lo studio di questi
registri possiamo notare l’elevato numero di teatri nazionali e internazionali per i quali
Cerratelli lavorò. I registri sono degni di nota anche per i termini sartoriali e specifici
che vengono utilizzati; oggi sono conservati presso la Fondazione Cerratelli (San
Giuliano Terme) e sono fruibili dal personale che può quindi procedere con più facilità
alla stesura dell’inventario e della catalogazione dei costumi. I registri diventano a mano
a mano sempre più ricchi di informazioni, dalle descrizioni appena accennate dei
costumi, nei primi registri, si passa a descrizioni molto più dettagliate e minuziose,
soprattutto a partire dalla collaborazione con il Maggio Musicale Fiorentino nel 1933. Il
1958 è un anno importante perché i registri (a partire dal Registro n. XXX) iniziano a
presentare anche il nome del costumista e del regista e di conseguenza ci danno
informazioni sui grandi nomi che circolano nella sartoria. Inoltre i registri sono degni di
nota perché evidenziano, se dopo una rappresentazione, la produzione sartoriale è
tornata, nei laboratori Cerratelli, intatta o se invece è andato disperso qualcosa.
I primi anni sono caratterizzati dalla realizzazione di costumi per opere liriche
come, solo per citarne alcune, la Bohème, Tosca, Rigoletto, Don Pasquale, La traviata,
Cavalleria e Il trovatore. Questi costumi inizialmente calcano i teatri più famosi della
Toscana come il Verdi di Firenze e Pisa, il Giglio di Lucca, il Goldoni di Livorno ma
anche quelli di città o paesi più piccoli come Empoli, Prato, Carrara, Volterra, Cascina,
Certaldo, Santa Croce sull’Arno
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; a partire dal 1925 invece la sartoria e la fama dei suoi
costumi si estende anche oltre la Toscana. Un teatro per cui inizia a lavorare con grande
assiduità, è il Teatro Duse di Bologna
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, in Emilia Romagna, per poi arrivare, in pochi
anni, ad avere, come già detto, una fama nazionale e internazionale. Le prime
rappresentazioni di opere liriche, messe in scena in tutta Italia, sono caratterizzate dalla
presenza dei medesimi costumi, cambiano pochi elementi da una Bohème all’altra o da
una Cavelleria all’altra, come per esempio il numero dei cantanti o delle comparse che
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Archivio Cerratelli, Registro n. I, Registro n. II, Registro n. III e Registro n. IV. Questi teatri sono
particolarmente menzionati nei primi registri ma anche successivamente i costumi Cerratelli continuano a
calcare questi palchi anche se con meno frequenza in quanto la sartoria ottiene richiesta anche dai teatri
più famosi di tutta Italia.
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A Bologna, vengono rappresentate molte opere come, solo per citarne alcune, Piccolo Marat del 1925,
cfr. Archivio Cerratelli, Registro n. III, pp. 15-18, Otello del 1925, cfr. Archivio Cerratelli, Registro n. III,
pp. 28-31, Traviata del 1932, cfr. Archivio Cerratelli, Registro n.VI, pp. 88-89.