II
videocamere ad alta velocità…) e quindi a 360 gradi. Ogni minimo
particolare viene controllato, studiato, elaborato.
All’inizio i crash, visto l’elevato costo (le auto vengono distrutte),
venivano effettuati raramente e spesso senza la dovuta metodologia. Una
delle prime case ad effettuarli fu negli anni ‘30 la Citroën che lanciò un
auto a 30 Km/h giù da una scarpata, ma viste le limitate tecnologie e la
mancanza di manichini “intelligenti” molto era lasciato al caso e spesso i
tecnici non erano in grado di elaborare i risultati ottenuti. Poi con il
trascorrere degli anni tutto è migliorato. Con l’avanzamento delle
tecnologie, i crash test iniziarono ad essere regolamentati e i manichini
diventarono dei veri e propri “umanoidi” in grado di rilevare le più
minute sollecitazioni o decelerazioni.
Oggi i crash test ricoprono un ruolo fondamentale all’interno di
ogni progetto automobilistico. Dopotutto visto che oramai il consorzio
europeo Euro NCAP (European New Car Assessment Programme),
fondato nel 1997, ha adottato la tattica di rendere pubblici i risultati dei
test, questo ha finito per mettere sotto pressione le Case
automobilistiche, che oggi hanno fatto della sicurezza uno dei loro
maggiori obiettivi e più importanti biglietti da visita. Questo ha fatto sì
che gli autoveicoli odierni siano di gran lunga più sicuri rispetto a quelli
passati, fattore altresì evidenziato dai risultati pubblicati di recente
dall’Euro NCAP.
Tuttavia, a causa dei costi molto elevati, l’utilizzo dei crash test è
necessariamente limitato. I veicoli utilizzati in queste prove sono
realizzati artigianalmente, al di fuori delle linee di produzione: la loro
costruzione richiede molte ore di manodopera specializzata e può
III
rappresentare una spesa notevole. Attesa l’impossibilità pratica di
effettuare una prova d’urto ogni qual volta che la struttura veicolare
viene modificata nel corso della sua definizione, i progettisti utilizzano
anche il calcolo per verificare la correttezza delle proprie scelte.
Lo strumento di calcolo più comunemente utilizzato è rappresentato
dalle simulazioni numeriche dei crash test, realizzate con l’ausilio di
potenti calcolatori e pacchetti software dedicati. Tali simulazioni sono
senz’altro meno costose dei test fisici e possono essere effettuate con
maggiore frequenza.
Allo stato attuale della tecnica, le simulazioni numeriche non sono
in grado di sostituire completamente i crash test. Nondimeno, l’utilizzo
combinato di questi due strumenti conduce ad una riduzione dei costi e
dei tempi del processo di progettazione. Infatti, le simulazioni riducono
la frequenza temporale con cui le prove d’urto si rendono necessarie,
limitando il loro uso. In pratica, si procede alla realizzazione di tali prove
quando la struttura veicolare sia stata notevolmente modificata rispetto
ad una configurazione precedente che si assume come riferimento.
In quest’ottica i nuovi obiettivi della progettazione automobilistica
hanno portato allo sviluppo di due settori di studio distinti: la sicurezza
attiva e la sicurezza passiva.
La sicurezza attiva è costituita da tutti quei dispositivi che aiutano il
pilota a controllare l'auto in situazioni critiche, affinché il controllo del
mezzo sia il più agevole e sicuro possibile. Fanno parte di questa
categoria l'ABS, il TCS, ecc.
La sicurezza passiva è costituita da ogni sistema atto a proteggere i
passeggeri di un mezzo quando questo entra in collisione con un altro
IV
mezzo o con un ostacolo. Fanno parte di questa classe le cinture di
sicurezza, l'Airbag, la scocca, ecc.
Lo scopo del presente lavoro è quello di simulare, mediante l’Ls-
Dyna 3D ed un’analisi non lineare e numerica, il comportamento di uno
dei più avanzati e attuali strumenti di sicurezza passiva: l’air-bag. Grazie
ad una speciale sezione del codice Ls-Dyna 3D e partendo dal modello
base sviluppato dalla NCAC (National Crash Analisys Center) di
Washington si realizzerà la simulazione del dispiegamento di un air-bag
lato guida di dimensione medie, verificandone l’aderenza con i moduli
air-bag attualmente in commercio.
Se lo scopo sarà raggiunto si avrà a disposizione uno strumento di
calcolo “snello”, quindi in grado di fornire ai progettisti risposte
adeguate in tempi ragionevoli, e in grado, in futuro, di essere
implementato nella simulazione di un crash test, completo di un modello
FEM umano.
Capitolo I Generalità sugli incidenti stradali e Sicurezza negli urti
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Capitolo I
Generalità sugli Incidenti Stradali e
Sicurezza negli Urti
Capitolo I Generalità sugli incidenti stradali e Sicurezza negli urti
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I.1) Tipologie di Incidenti Stradali
Le modalità con cui gli incidenti stradali accadono sono molto
diverse tra di loro e, quindi, risulta molto utile per i progettisti una
accurata classificazione delle più comuni tipologie di sinistro.
Si riporta di seguito una classificazione che mira alla
individuazione di una serie di incidenti “elementari”. Per ognuno di essi
si individua un’area strutturale interessata dall’impatto. Su tale zona
viene condotto lo studio di progettazione volto ad ottimizzare il
comportamento strutturale per il tipo di incidente che viene considerato.
Questa procedura viene ripetuta per ogni tipo di incidente
elementare ed in questo modo si ottiene l'ottimizzazione della intera
struttura veicolare in termini di protezione offerta ai passeggeri.
Le Case Costruttrici organizzano delle "banche dati" sugli incidenti,
che si verificano realmente, per trarre informazioni utili
all’ottimizzazione delle scelte progettuali da adottare sugli autoveicoli.
Successivamente, la validità di tali scelte viene verificata
sperimentalmente con l'effettuazione di crash tests che riproducono le
diverse situazioni di impatto.[3]
Gli incidenti stradali sono cosi classificabili:
• Urto frontale centrato con ostacolo : il veicolo impatta contro un
ostacolo fisso, rigido o deformabile, disposto perpendicolarmente
alla direzione di marcia con sovrapposizione (overlap) del 100%
della sezione frontale del veicolo con quella dell'ostacolo.
Capitolo I Generalità sugli incidenti stradali e Sicurezza negli urti
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Fig.1.1 Crash Frontale realizzato dalla NHTSA
• Urto frontale disassato con ostacolo: è un caso analogo al
precedente. La differenza è che l'overlap è inferiore al 100% (ad
esempio, nella prova
NCAP, è del 40%).
Fig.1.2 Urto disassato
• Urto frontale o laterale contro palo : è un caso particolare del
precedente in cui l'ostacolo è caratterizzato da una larghezza molto
ridotta rispetto alla sezione frontale del veicolo.
Fig.1.3 Urto laterale contro un palo
Capitolo I Generalità sugli incidenti stradali e Sicurezza negli urti
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• Urto posteriore centrato o disassato con ostacolo o palo : rispetto
ai casi precedenti cambia solo la regione del veicolo direttamente
coinvolta nell'impatto (la zona posteriore).
• Urto frontale tra autoveicoli prima dell'impatto i veicoli si
muovono nella stessa direzione ed in versi opposti. L'overlap può
essere uguale o inferiore al 100%. Questo tipo di urto è suscettibile
di una ulteriore classificazione in dipendenza del fatto che questo
avvenga tra veicoli della stessa classe o meno.
Fig.1.4 Urto Frontale tra autoveicoli
• Tamponamento : l’urto avviene tra il frontale di un veicolo e la
coda di un altro. Le velocità iniziali sono parallele ed equiverse.
• Urto laterale : il veicolo considerato subisce un impatto laterale (in
genere viene colpito da un altro veicolo). Tipicamente, al momento
dell’impatto, le velocità dei veicoli formano un angolo di circa 90°.
Fig.1.5 Urto laterale a 90°
• Capottamento o "roll over" : la vettura acquista un moto rotatorio
intorno al proprio asse longitudinale ed impatta ripetutamente
Capitolo I Generalità sugli incidenti stradali e Sicurezza negli urti
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contro il suolo (o altri ostacoli).
• Urto contro pedoni : questo tipo di urto viene considerato al fine di
ridurre l’aggressività del veicolo nei confronti dei pedoni
nell'eventualità di un impatto.
Una ulteriore classificazione degli incidenti stradali può essere fatta in
base alle velocità con cui avvengono:
• Urto ad alta velocità (oltre i 50 krn/h): in tale categoria rientrano
quei fenomeni di urto nei quali l'energia cinetica iniziale è
relativamente elevata ed il problema è quello di dissiparla in modo
che non si trasferisca integralmente agli occupanti del veicolo.
• Urto a bassa velocità (20-30 km/h): sono i più frequenti nel traffico
urbano; per tali urti si cerca di adottare scelte progettuali tali che il
danno provocato dall'impatto venga concentrato in una particolare
zona del veicolo, minimizzando i costi di riparazione e di
indennizzo da parte delle compagnie assicurative. La progettazione,
in questo senso, può influenzare in modo diretto i costi di esercizio
della vettura: gli assicuratori richiedono importi assicurativi
relativamente più bassi per quei veicoli facilmente riparabili,
rispetto ad altri che, invece, risultano di più difficile riparazione.
• Urti a bassissima velocità (5-8 km/h): si verificano, di solito, in
caso di traffico intenso o nelle manovre di sosta.
Capitolo I Generalità sugli incidenti stradali e Sicurezza negli urti
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I.2) Crash Test
Nelle prove di crash tra autoveicoli, uno dei due corpi da testare è il
veicolo; l’altro può essere un ostacolo fisso, un maglio o una parte del
manichino di prova che viene scagliato contro la vettura per simulare
l’urto con un pedone. Le prove d'impatto effettuate dall'Euro NCAP
sono, per vie generali, sempre le stesse ed oramai sono diventate punto
di riferimento per i centri di sviluppo e ricerca di tutte le Case. La prova
principale e "più famosa" è l'urto frontale disassato contro barriera fissa
ma deformabile a 64 Km/h. La barriera è costituita ormai da materiali
compositi multistrato che simulano l'urto contro un'altra auto che è
quindi in grado di assorbire, in parte, l'urto,
mentre in passato era di cemento e quindi rigida.
Fig.1.6 Prova EuroNCAP
Capitolo I Generalità sugli incidenti stradali e Sicurezza negli urti
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Urto
frontale
Urto
posteriore
Urto
laterale
Urto
frontale
Altro importante test è la prova d'impatto laterale nella quale viene
impiegato un "carrello" di 10 quintali (a lato) che viene lanciato contro
l'auto a 50 Km/h.
Lo schema che segue riassume le varie tipologie di crash test che
vengono effettuati oggi dalle case automobilistiche
Fig.1.7 Flusso dell’iter seguito per un crash test
Le barriere utilizzate nelle prove possono essere sia rigide sia
deformabili. Per “rigide” si intendono quelle barriere che assorbono una
aliquota trascurabile dell’energia cinetica iniziale caratteristica della
CRASH TEST
Urto
contro i
pedoni
Urto contro
ostacoli
fissi
Prove
con
maglio
Prove
di
ribaltamento
Urto
contro
barriera
Urto
contro
palo
Veicolo
fermo
Veicolo
in
moto
Capitolo I Generalità sugli incidenti stradali e Sicurezza negli urti
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prova (essendo il corpo rigido una astrazione matematica).
I.3) Aspetti Normativi in Caso di Urto
Con la direttiva A 96/79/CEE del Parlamento europeo e del
Consiglio dell’unione europea del 16 Dicembre del 1996, sulla
protezione degli occupanti dei veicoli a motore in caso d’urto frontale,
l’Europa si occupa delle norme di salvaguardia del pilota e dei
passeggeri dei veicoli a motore in caso d’urto frontale, modificando la
precedente direttiva che risale al 1970. In pratica detta le regole per
l’omologazione europea dei veicoli ed analizza tutti i requisiti tecnici
obbligatori per garantire la sicurezza di chi viaggia.[2]
In questa sede andremo ad elencare solo i requisiti tecnici
tralasciando l’omologazione del veicolo.
Allegato II della Direttiva 96/79/CEE
Requisiti tecnici
I.3.1) Campo di Applicazione
1.1.La presente direttiva si applica ai veicoli a motore della categoria M1 la
cui massa massima autorizzata non è superiore a 2,5 t, ad eccezione dei
veicoli costruiti in più fasi e prodotti in quantitativi non superiori a quelli
fissati per le piccole serie. I veicoli più pesanti e i veicoli costruiti in più
fasi possono essere omologati su richiesta del costruttore.
Capitolo I Generalità sugli incidenti stradali e Sicurezza negli urti
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I.3.2) Definizioni
Ai fini della presente direttiva si intende per:
2.1."sistema di protezione": i dispositivi o le finiture interne destinati a
trattenere gli occupanti e ad assicurare la conformità con le
prescrizioni stabilite al punto 3 che segue;
2.2."tipo di sistema di protezione": una categoria di dispositivi di
protezione che non differiscono sostanzialmente fra loro per quanto
riguarda:
- la tecnologia;
- la geometria;
- i materiali;
2.3. "larghezza del veicolo": la distanza tra due piani paralleli al piano
mediano longitudinale del veicolo, che toccano il veicolo da
ambedue le pani di quest'ultimo piano, escludendo gli specchi
laterali, le luci di posizione laterali, le valvole di pressione
dell'aria, gli indicatori di direzione, le luci di posizione, i
parafanghi flessib ili e la zona bassa del fianco del pneumatico
immediatamente sopra il punto di contatto a terra;
2.4. "sovrapposizione": la percentuale della larghezza del veicolo
direttamente allineata con la parte anteriore della barriera;
2.5. "parte anteriore deformabile della barriera": una parte da sottoporre
all'urto montata sul lato anteriore di un blocco rigido;
2.6. "tipo di veicolo": una categoria di veicoli a motore che non
differiscono sostanzialmente tra loro per quanto riguarda:
2.6.1 la lunghezza e la larghezza del veicolo, nella misura in cui incidono
negativamente sui risultati della prova d'urto prescritta dalla
Capitolo I Generalità sugli incidenti stradali e Sicurezza negli urti
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presente direttiva;
2.6.2. la struttura, le dimensioni, le linee e i materiali della parte del
veicolo situata anteriormente al piano trasversale che passa per il
punto "R" del sedile del conducente, nella misura in cui incidono
negativamente sui risultati della prova d'urto prescritta dalla
presente direttiva;
2.6.3. le linee e le dimensioni interne dell'abitacolo e il tipo di sistema di
protezione, nella misura in cui incidono negativamente sui risultati
della prova d'urto prescritta dalla presente direttiva;
2.6.4. la posizione (anteriore, posteriore o centrale) e l'orientamento
(trasversale o longitudinale) del motore;
2.6.5. la massa, nella misura in cui incide negativamente sui risultati
della prova d'urto prescritto dalla presente direttiva;
2.6.6. le finiture interne o gli accessori opzionali forniti dal costruttore,
nella misura in cui incidono negativamente sui risultati della prova
d'urto prescritta dalla presente direttiva;
2.7. "abitacolo": lo spazio destinato agli occupanti e compreso tra il
tetto, il pavimento, le pareti laterali, le porte, i vetri esterni, la
paratia anteriore e il piano della paratia posteriore oppure il piano
di appoggio dello schienale dei sedili posteriori;
2.8. "punto R": il punto di riferimento indicato dal costruttore per ciascun
sedile in relazione alla struttura del veicolo;
2.9. "punto H": il punto di riferimento determinato per ciascun sedile dal
servizio tecnico incaricato delle prove di omologazione;
2.10."massa del veicolo a vuoto": la massa del veicolo in ordine di
marcia, senza occupanti a carico, ma completo di carburante,
Capitolo I Generalità sugli incidenti stradali e Sicurezza negli urti
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refrigerante, lubrificante, attrezzi e ruota di scorta (se questi ultimi
fanno parte dell'attrezzatura fornita normalmente dal costruttore
del veicolo);
2.11. "airbag": dispositivo installato per completare cinture di sicurezza
e sistemi di ritenuta nei veicoli a motore, cioè i sistemi che in caso
di urto grave del veicolo dispiegano automaticamente una struttura
flessibile destinata a limitare, mediante compressione del gas in
essa contenuto, la gravità dei contatti di una o più parti del corpo
di un occupante del veicolo con l'interno dell'abitacolo.
I.3.3) Requisiti
3.1. Requisiti generali validi per tutte le prove:
3.1.1. Il punto "H" di ciascun sedile h determinato in base alla procedura
descritta all'allegato III della direttiva 77/649/CEE.
3.2. Specifiche.
3.2.1. I criteri di prestazione registrati nei manichini collocati sui sedili
anteriori laterali devono soddisfare le seguenti condizioni:
3.2.1.1 il criterio di prestazione della testa (HIC) non deve superare 1000
e l'accelerazione risultante della testa non deve superare 80g per
più di 3 millisecondi. Quest'ultimo criterio corrisponde ad un
calcolo cumulativo che esclude il movimento di rimbalzo della
testa;
3.2.1.2.i criteri di lesione del collo (NIC) non devono superare i valori
indicati;
3.2.1.3. il momento flettente del collo intorno all'asse y non deve
superare 57 Nm in estensione;