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Introduzione
Questo lavoro nasce come sigillo finale a un percorso di studi che mi ha visto
“viaggiare” con curiosità per gli sconfinati spazi della lingua tedesca, un affascinante e
stimolante sentiero che mi ha condotto ad una cultura tutta da scoprire. L’iter accademico
che mi accingo a concludere, in particolare, in quanto incentrato sugli aspetti teorici e
pratici dell’attività traduttiva di ambito tecnico-scientifico, ha rappresentato una sorta di
escursione nelle viscere più profonde e disparate della lingua tedesca, un viaggio
avventuroso che mi ha fatto scoprire i mille volti e le mille risorse di una lingua tanto
vittima di pregiudizi quanto ricca di colorate sfaccettature interne ed esterne. Partendo da
quella che è comunemente chiamata lingua standard e passando come turista attenta per
territori a me un tempo del tutto sconosciuti quali il diritto, la medicina, l’economia, sono
approdata ad una consapevolezza tutta nuova dello strumento linguistico tedesco, così
duttile nelle varie applicazioni pratiche a cui è chiamato in seno alle aree disciplinari su cui
si basa la società in cui viviamo, eppure così lontano, per certi versi, dalla nostra lingua,
quella italiana, e dalla forma mentis che ci caratterizza e che determina le nostre pratiche
linguistiche e culturali.
Essendo chiamata a produrre una “prova” delle conoscenze e competenze tecniche
acquisite nel corso degli studi e delle abilità linguistiche e traduttive maturate, ho scelto,
innanzitutto, il tedesco dell’economia come lingua speciale su cui concentrare la mia
attenzione, per poi definire la tematica di fondo e poter, quindi, circoscrivere il lavoro di
traduzione e l’argomentazione. Ho scelto di analizzare le manifestazioni linguistiche e
culturali di un settore che, specialmente negli ultimi anni, contraddistingue ed è motivo di
vanto per l’economia tedesca e che attualmente si trova ad essere al centro del dibattito
socio-economico mondiale: il settore fieristico.
Trattandosi in primo luogo di un lavoro di traduzione dal tedesco all’italiano è ovvio che la
mia indagine si sia svolta in riferimento al sistema fieristico della Germania. In particolare,
sia nella scelta dei testi che fanno parte del corpus, sia nelle argomentazioni sviluppate in
merito alle implicazioni sociali e culturali di questo aspetto economico della società tedesca,
ho focalizzato la mia attenzione su una delle fiere tedesche più illustri in Germania e nel
mondo: la Cebit di Hannover, fiera della tecnologia e dell’informatica da sempre leader
mondiale nel settore dell’ICT (Information & Communication Technology). Data la
situazione economica attuale ho ritenuto fosse interessante analizzare in termini linguistici
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ed extra-linguistici un settore che negli ultimi anni ha dimostrato grandi potenzialità di
crescita.
Questo contributo trae la sua essenza dal corpus di traduzioni svolte e risulta,
quindi, fortemente incentrato su considerazioni di carattere linguistico e traduttivo su LP
(lingua di partenza) e LA (lingua d’arrivo), TP (testo di partenza) e TA (testo d’arrivo), ma il
discorso si presta anche a riflessioni sociali, economiche e culturali, da cui il traduttore,
specie se operante nell’ambito delle lingue speciali, com’è il caso del linguaggio economico,
non può assolutamente prescindere.
Il lavoro è organizzato in 5 capitoli e il nucleo della tesi è rappresentato dal CAPITOLO IV
recante i testi tradotti, seguiti ognuno dalla rispettiva traduzione e da un commento alla
traduzione. Il corpus è costituito da testi abbastanza differenziati tra loro per quanto
riguarda sia il livello di specializzazione della lingua sia la tipologia testuale: articolo
divulgativo pubblicato su stampa generica o su stampa specializzata, intervista, testo
pubblicitario sottoforma di brochure cartacea o digitale, scrittura di blog, comunicati
stampa a carattere divulgativo o specialistico, pubblicazioni settoriali ufficiali, testi a
carattere giuridico e burocratico quali contratti e regolamenti. I commenti sono strutturati
sulla base di un’analisi riguardante: tipologie testuali e strategie retoriche evidenziate, aspetti
morfologici, lessicali e terminologici delle lingue speciali, variabilità diamesica, diastratica e
diafasica in LP e LA, strategie e metodologie traduttive adottate, strumenti utilizzati.
Ad ogni modo lo scopo complessivo è quello di individuare i legami pratici fra traduzione
specializzata e mondo fieristico analizzando aree e livelli diversi di comunicazione
specialistica correlata all’attività fieristica: la divulgazione specialistica, la comunicazione
tecnica e pubblicitaria tra organizzatori ed espositori, l’informazione specializzata e di largo
consumo per i visitatori. In questa sede, tuttavia, ho circoscritto la mia analisi alla
comunicazione scritta, focalizzando particolarmente l’attenzione sulla stampa specializzata
e su internet, i mezzi di comunicazione che in questo settore risultano essere quelli più
utilizzati, a tutti i livelli di interazione, e più ricchi di spunti per una riflessione linguistica.
Il resto del lavoro è strutturato come segue: il CAPITOLO I introduce il lettore nel
dibattito teorico sulla traduzione in generale e sulla traduzione specializzata in particolare,
soffermandosi sul concetto di lingua speciale e sul caso del tedesco dell’economia. Il
CAPITOLO II fornisce un quadro di conoscenze di riferimento in merito al sistema
fieristico tedesco e illustra il caso della Cebit di Hannover. Nel CAPITOLO III, invece,
viene effettuata una breve panoramica riguardante il ruolo della comunicazione scritta, e
quindi della traduzione, nell’ambito dell’economia fieristica in generale. Nel CAPITOLO V,
infine, vengono sviluppate considerazioni linguistiche ed extralinguistiche sul lavoro svolto
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e sui contesti di riferimento, proponendo, in particolare, una riflessione sulle incongruenze
strutturali, stilistiche e lessicali tra LP e LA, e un quadro delle attuali prospettive
occupazionali per il traduttore specializzato.
In conclusione questo lavoro cercherà di rispondere essenzialmente a tre
interrogativi: esiste un linguaggio della fiera inteso come sottolinguaggio specialistico della
lingua dell’economia o è più corretto parlare di lessico della fiera, limitando, quindi, la
specialità della comunicazione fieristica all’ambito lessicale? Cosa si pretende dal traduttore-
specialista che opera in settori quali, per esempio, quello fieristico, in termini di competenza
specialistica? Quali sono le prospettive future per la traduzione specializzata in ambito
fieristico, sia a livello di comunicazione interna che esterna alla fiera?
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I
La traduzione specializzata e il tedesco dell’economia
“La traduzione è un’esperienza che offre e impone la lettura
più lenta che ci sia, quasi un attraversamento a piedi dello
spazio fisico del testo, con le sue valli, le sue pianure e le
sue montagne.”
Laura Bocci
L’esperienza pratica dimostra che nella vita professionale il laureato in traduzione
e/o interpretazione si trova di fronte più spesso a testi tecnici che letterari. Nonostante le
autorità accademiche, anche italiane, abbiano cercato di farsi interpreti di questa
convinzione introducendo nei nuovi curricula l’insegnamento dei linguaggi specialistici (o
lingue speciali, linguaggi settoriali o lessici disciplinari che dir si voglia)
1
, sembra piuttosto
lunga la strada da percorrere per riuscire a riscattare la traduzione non-letteraria dalla
posizione di subalternità a cui, di fatto, risulta ancora condannata. Non si tratta solo di
dimostrare che la traduzione è tutt’altro che morta quando si ha a che fare con un testo che
non sia né una poesia né un romanzo, ma si tratta anche di fornire gli strumenti giusti agli
studenti e le condizioni ideali ai professionisti affinché possano dare un valido contributo
alla società.
I.1 Cenni di teoria della traduzione
Il dibattito sulla traduzione, in passato, si è basato essenzialmente su una rigida
divisione tra teoria e pratica che ha prodotto una sorta di frattura tra i teorici da un lato,
preoccupati di stabilire il grado di traducibilità dei testi, e i traduttori dall’altro, seduti
davanti al testo da tradurre e pronti a schivare la valanga di argomentazioni teoriche che
puntualmente si abbatteva su di loro. L’aspetto teorico e quello pratico, dunque, sono stati
tradizionalmente scissi, pur trattandosi, invece, di due aspetti che afferiscono alla stessa
attività culturale e sociale. Un primo cambiamento di rotta si è verificato con la nascita dei
cosiddetti Translation Studies, che coincide con il Colloquio di Lovanio su “Letteratura e
traduzione” (1976), i cui atti dettero per la prima volta un’organizzazione sistematica agli
1
Per una discussione dettagliata delle varie denominazioni si rimanda a Cortelazzo (1994: 7-8), Gotti (1991: 6-
9), Sobrero (1993: 237-239), Scarpa (2001: 1-2).
9
studi effettuati
2
. Si può affermare che la necessità di formulare una teoria della traduzione
vera e propria come struttura di riferimento è emersa con il crescere del numero di
traduttori e revisori di documenti e glossari. Secondo Newmark, uno dei pilastri della teoria
della traduzione, tale necessità è stata accentuata soprattutto dal proliferare di termini
settoriali, in particolar modo tecnologici, e dal desiderio di unificare la terminologia sia a
livello interlinguistico che intralinguistico
3
. Con la nascita dei TS gli studi sulla traduzione
uscirono così da una sorta di marginalità, definendo i propri ambiti di ricerca. Tuttavia il
dibattito teorico presenta ancora oggi una realtà estremamente multiforme e composita,
poiché ruota attorno ad elementi in costante mutamento come le lingue e i contesti
culturali.
La teoria della traduzione, che discende dalla linguistica comparata ma risulta
estremamente legata anche ad altre discipline quali la storia, la filosofia, l’antropologia,
presenta al suo interno una molteplicità di tendenze e visioni teoriche, che spesso ha dato
spazio a critiche di eclettismo e frammentarietà. L’ipotesi di una teoria della traduzione,
infatti, è ancora difficilmente proponibile vista la continua mutevolezza degli elementi
linguistici e culturali coinvolti. Gli orientamenti teorici attuali sono infatti estremamente
focalizzati sui fattori culturali in gioco nel processo traduttivo, mentre tende a collocarsi in
posizione marginale il criterio puramente valutativo del passato che si limitava a
confrontare le traduzioni per studiarne esclusivamente l’aspetto formale. Non a caso le
attuali tendenze di ricerca di TS escludono tale approccio, contemplando invece la storia
della traduzione, la valutazione dell’impatto delle traduzioni nelle culture di arrivo, i
rapporti fra traduzione e linguistica, e traduzione e poetica
4
.
Attualmente la disciplina dei Translation Studies risulta fortemente radicata nell’applicazione
pratica, anche nell’ambito della ricerca, in cui si registra la volontà di coniugare aspetto
teorico e pratico. Lo scambio di conoscenze e competenze tra l’esperto e il teorico appare
fondamentale: da una parte l’esperto apporta la sua esperienza pratica, dall’altra la ricerca,
accrescendo la competenza teorica, può essere utilmente sfruttata nell’attività pratica di
traduzione dei testi. D’altra parte il ruolo fondamentale dell’aspetto pragmatico era stato
illustrato anche da un teorico come Newmark che aveva ridotto la gamma degli approcci
traduttivi a due metodi: la traduzione semantica, che mira a rendere l’esatto significato
contestuale del TP, e quella comunicativa, attenta proprio agli scopi pragmatici del TP e
della traduzione.
2
Faini 2008: 11.
3
Newmark 1989: 20.
4
Faini 2008: 25-26.
10
Se è vero che la teoria della traduzione discende dalla linguistica comparata e,
nell’ambito della linguistica, costituisce un aspetto della semantica, con lo sviluppo della
linguistica testuale l’attenzione è stata progressivamente focalizzata, anche in traduzione, sul
testo nel suo complesso, considerato come struttura multidimensionale, globale. Questo ha
permesso di inserire man mano il discorso teorico sulla traduzione in un quadro di
interdisciplinarietà, giustificando, quindi, una certa autonomia degli studi rispetto alla
linguistica, una disciplina che, per lungo tempo, ha esercitato una sorta di “patrocinio”
sull’atto del tradurre e sulla riflessione ad esso connessa. Infatti, pur riconoscendo l’enorme
importanza che questa scienza ha avuto per lo sviluppo dei TS, oggi lo status della
Traduttologia è mutato: non si tratta più di un settore o di una sotto-disciplina della
linguistica, ma di una vera e propria disciplina delle scienze del linguaggio che mantiene
indispensabili collegamenti con aspetti di studio e ricerca appartenenti a campi diversi.
I. 2. Traduzione letteraria e traduzione specializzata
Prima degli anni quaranta del Novecento, anni in cui la traduzione cominciò
finalmente ad acquisire una fisionomia più definita e ad aspirare allo statuto di disciplina,
l’approccio al problema traduttivo era stato per lo più caratterizzato dalle riflessioni dei
traduttori sulla loro attività intesa come “arte” e dunque valutabile solo in quanto tale. Il
loro obiettivo e interesse principale era quello di motivare e giustificare le loro personali
scelte traduttive mettendo a confronto le traduzioni, discutendone la maggiore o minore
fedeltà al testo di partenza, analizzando dettagli strutturali o lessicali e concludendo, spesso,
con gli abusati luoghi comuni del “traduttore traditore” o della “bella infedele”. Questo
tipo di approccio era il prodotto naturale di un certo modo di affrontare le problematiche
relative alla traduzione che affondava le sue radici nel passato e che si era strutturato nel
tempo attraverso nomi illustri, valgano per tutti quelli di Cicerone, Quintiliano,
Sant’Agostino, Martin Lutero, Thomas More, Wolfgang Goethe, Benedetto Croce, Walter
Benjamin, ma soprattutto attraverso la convinzione che quella traduttiva fosse un’attività di
natura essenzialmente letteraria
5
.
5
Ciò non vuol dire che non ci sia stato, prima dell’epoca moderna, alcun tentativo di riflessione su aspetti
particolari del tradurre legati ad ambiti diversi da quello letterario Già in età classica, per esempio, Cicerone
distingueva due tipi di traduttore, l’interpres, impegnato con testi di natura giuridica, dal linguaggio altamente
codificato, e l’orator, dedito esclusivamente alla traduzione artistica che per sua natura era caratterizzata da un
sistema linguistico meno codificato e più soggettivo e personale rispetto a quello dei testi giuridici (Faini 2008:
12).