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INTRODUZIONE 
 
Il territorio dell'Egitto è costituito quasi totalmente (circa 95%) dal 
deserto; è attraversato longitudinalmente dal Nilo, che con la sua valle 
ed il delta rappresentano la sola zona verde e fertile del paese. 
Sostanzialmente, come dice anche Eric Turner, l’Eg itto è la valle del 
Nilo
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. In un cont esto così im p er vi o, nessun lu ogo dell‟ Egitt o che per un m illen ni o e pi ù sia stato so ggetto all‟ann uale in ondazion e del Nilo 
può conservare papiri, perché è solo al di sopra della faglia freatica 
che li troviamo, ovvero nel deserto: una delle zone meno fertili 
dell‟ Egitt o è in re altà la più feco nd a. 
Così la terra sterile diventa madre fruttifera durante gli scavi, dando 
alla luce una prole di inestimabile valore: i resti di un popolo.  
Le opere (o i frammenti) che vengono riportate in superficie rendono 
eterni coloro che le hanno prodotte e permettono alle loro voci di 
tornare ad essere nuovamente udite da un pubblico; così a noi è 
concesso non solo di poter beneficiare in prima persona di quelle 
“v oci”, ma di farci un‟ id ea di ch i le a s colta ss e e in qu ale cont esto. 
Quando, poi, gli scavi ci regalano dei papiri documentari, ecco che ci 
sembra quasi di origliare di nascosto le discussioni private di tanti 
                                                            
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 Eric G. Tu rn e r “Pap i ri greci ”
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secoli fa, dandoci una visione completamente diversa rispetto ai papiri 
letteari: i primi ci mostrano la realtà quotidiana, i problemi e le 
situazioni di tutti i giorni, mentre i secondi ci avvicinano al mondo dei 
possessori di biblioteche private, agli studiosi alessandrini, agli 
eruditi, alle classi socia li p iù ag iate et c… 
Po ss iam o gu ardare verso la so ci età gr eca d ‟Egi tto s ol o tr am ite fin estre 
più o meno ampie, talvolta direi solo attraverso il buco della serratura 
(in casi come quello degli esigui frammenti del PFlor 390) e ogni 
volta che un altro spiraglio sarà stato aperto, questo potrà illuminare 
un po ‟ di p iù la cultu ra, i gus ti, l a sto ria, l‟essenz a di un paese e d i un “m on do ”.
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CAPITOLO I 
LETTERE PRIVATE 
 
Colo ro c he pr etendo no che un o scritto riguardan te l’esperienza quotidiana sia sempre toccato e tr as fig urato da l l’art e, cons id eran o i papiri non letterari cosa noiosa, se non addirittura cosa di nessun 
valore. Ma lo studioso impegnato e intenzionato ad apprendere come 
le cose ve r amente fu ro no , pr overà un a gran de ec cit az io ne nel l’ess ere 
messo a diretto contatto con fatti vivi e concreti, che non sono stati 
in terpr etati né da ll’ i nt ellig enza né dall a fa nt asia d i alt ri
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. 
 
Con queste parole, Eric Turner descrive un diffuso atteggiamento da 
parte di alcuni studiosi, che nel corso del tempo sono stati animati da 
un generale pregiudizio nei confronti di tutto ciò che non fosse 
artisticamente elaborato, come, nella fattispecie, i papiri documentari. 
Questi testi, a meno che non si trattasse di proclami o di avvisi 
pubblici, non erano destinati a un pubblico, ma ad una cerchia intima e 
ristretta e proprio per questo non necessitavano di una particolare cura 
stilistica o formale, ma non per questo devono essere considerati di 
infimo valore. Essi hanno il pregio inestimabile di essere molto più 
                                                            
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 Eric G. Tu rn e r “Pap i ri greci ”
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vicini alla realtà della vita quotidiana di quanto non fosse qualsiasi 
altro testo , qu in di l a lo ro qu alità sta pr oprio in qu ell‟immediata 
spontaneità che per alcuni è motivo di denigrazione. 
Proprio il fatto che tale documentazione non sia revisionata né 
selezionata per un pubblico, permette al papirologo di entrare 
improvvisamente in quella società egiziana che altrimenti 
sembrerebbe assolutamente lontana e muta: grazie ai papiri come le 
lettere private ci si può accostare ad essa quasi origliando, carpendo 
molte più informazioni di quante non fosse possibile fare con un testo 
rielaborato. Tuttavia, il carattere personale di questi papiri rende 
necessario supplire per congettura molte cose che il mittente e il 
ricevente lasciavano sottintese o, dandole per scontate, esprimevano in 
maniera estremamente succinta. Bisogna prestare attenzione a 
interpretare correttamente il contesto, poiché un errore a questo 
proposito potrebbe alterare completamente il significato del papiro, 
senza contare le difficoltà che si incontrano nel maneggiare testi 
acefali o comunque danneggiati. 
Un primo lavoro di semplificazione prevede la distinzione tra 
documenti privati e pubblici, ovvero tra testi che concernono 
esclusi vamente gl i in teressi dell‟ in di vid uo in qu anto pr i vato cittadin o 
e testi indirizzati a personaggi che occupano cariche ufficiali. Al
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primo gruppo appartengono sia gli atti stipulati liberamente tra 
individui liberamente contraenti, le lettere private, i pagamenti, gli 
in vi ti a no zz e et c… m entre del se cond o fa nn o parte editt i, 
dichiarazio ni pubb lic he di v ari a natu ra et c… 
In questa sezione mi occuperò dell‟ analisi di alcu ne lettere pr iv ate, che appartengono quindi al primo gruppo della classificazione. 
 
La defin izion e „p rivato‟ potrebbe rend ere un ‟id ea fuor vi ante di ciò che 
queste lettere fossero davvero: la comune accezione moderna di 
„in tim o‟ no n deve po rtarci a p ensare a co nv ersazioni epist ol ari in cu i ci si confronta sui rispettivi sentimenti e ambizioni, questo sarebbe 
troppo oltre le capacità di mittenti e riceventi che a stento sapevano 
scrivere e leggere. 
Il servizio postale di cui si disponeva in Egitto ricorda per certi versi 
quello persiano, ad esempio nello stesso termine ἄ γγαξνο , pr eso in prestito dai Persiani e oggi fatto risalire dagli assiriologi a una voce 
originariamente babilonese, stabilendo una continuità anche, appunto, 
con la civiltà babilonese. Abbiamo notizia in alcuni papiri (ad esempio 
Hib. 110 verso) di un servizio di posta rapida che impiegava un 
servizio equestre e che si occupava esclusivamente del carteggio 
protocollare del re e degli uffici centrali, in particolare del ministero
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delle finanze con le autorità del paese; i cavalli venivano messi a 
disposizione dalle adiacenze dei percorsi stradali, in particolare dai 
cleruchi.  Per la corrispondenza non urgente delle autorità si 
im pi eg ava la po sta or di naria βπβιη αθ ό ξ νη , i qu ali percor revano le 
str ade a pi edi ed erano or ga ni zzati al l‟i nt erno di og ni distr etto; 
talvo lta, accanto a i β πβιηαθ ό ξν η, son o citati anche i θακειίη εο . 
Gli organi sopra descritti erano, però, esclusivamente al servizio degli 
in teressi sta tali, me nt re no n c‟era un serv izio di posta or ganizzato di cui potessero usufruire i privati, i quali erano invece costretti ad 
affidarsi alla collaborazione reciproca per trasmettere la loro 
corrispondenza e i loro atti: non è insolito trovare in alcune di queste 
lettere, lamentele per il fatto di dover trovare i compromessi e le 
situazioni giuste per riuscire a farle recapitare. 
Tuttavia, nonostante le innegabili difficoltà incontrate dai 
corr isp onde nt i, l‟abi tu dine di inviare epistole a amici e parenti era 
largamente diffusa: anche il verso di un do cument o d‟ affari po teva 
tranquillamente essere scritto, arrotolato o piegato e poi chiuso con 
un a fib ra staccata e f iss ata con un pezzetto di creta con l‟i m pr on ta del 
proprio sigillo. Chiaramente si doveva poi trovare il modo di 
recapitarlo e non era difficile che le lettere andassero perdute.
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Poteva avvenire che il mittente fosse analfabeta o che, pur sapendo 
leggere e scrivere, non scrivesse la lettera di persona, ma aggiungesse 
solo una formula di saluto più o meno ampia. 
L‟aspetto paleog rafico di qu este lettere pr iv ate varia no tevo lmente, 
trattandosi di qualcosa che si evolve e si diversifica, come i lineamenti 
essenziali dell‟ uo m o si di ff erenziano nelle fis io nom i e individuali: si 
passa così da scritture di tipo cancelleresco o librario, sempre 
artificiose e cristallizzate, a scritture corsive con marcate 
caratteristiche individuali che risentono della scuola dello stile, della 
m od a cor rente, del l‟est razion e so ciale dello studente, della sua 
pr of essione et c… In base a qu esti cr iteri di stinti vi è po ss ib i le di sti nguere qu attro “m od i” pri nc ip ali di sc rit tu ra: 
 
 Il modo impersonale, più adatto alle epigrafi è costituito da segni 
allineati e staccati in quanto mira a una leggibilità perfetta: una bella 
scrittura che è la meno dipendente dalla personalità dello studente. 
 Il modo di rispetto , che, pu r avendo l‟esi genz a di una chiar a 
leggibilità per rispetto per un lettore posto più in alto di lui, inserisce 
qualcosa di personale legando i segni con una certa corsività. 
 Il modo familiare, talvolta alquanto trascurato ed affrettato poiché 
usato fra uguali o da un superiore verso sottoposti: è il caso della
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corrispondenza privata, degli ordini, delle note di servizio dei 
funzionar i etc… 
 Il modo privato usato per appunti personali in cui lo scrivente si 
identifica con il lettore e dunque può usare tutte le libertà possibili. 
 
Naturalmente questa non è che una rigida classificazione, che ammette 
innumerevoli sfumature tra un modo e l ‟a ltr o, dato che og nu no di essi 
dipende soprattutto dalla cultura e dal temperamento dello scrivente. 
Un‟ulteriore distinzione più obiettiva ed esteriore, ma più 
convenzionale, è quella tra: 
 
 Scrittura letteraria o libraria, comunemente detta onciale, insegnata e 
tramandata nei vari scriptoria dei librai editori. 
 Scrittura cancelleresca, usata dagli scribi e dai grandi uffici 
amministrativi. 
 Scrittura corsiva o corrente , nata dall‟ adattame nt o all‟esig enze di praticità e rapidità della vita quotidiana, dunque usata per i bisogni 
imme di ati della vit a d ‟aff ari o fam iliare . 
 
Le differenti tipologie si influenzano reciprocamente e, in particolare, 
nella corsiva confluiscono elementi degli altri due tipi a seconda
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dell‟ am bi to e del livello culturale dello scriv ent e, sebbene si parta 
comunque da modelli grafici proposti nelle scuole.  
 Nei papiri documentari è ampiamente testimoniato un atteggiamento 
dinamico di evoluzione della scrittura, che Bataille ha ritenuto 
ubbidire a due tendenze: 
 
 La legge del minimo sforzo, che porta a ridurre e semplificare alcuni 
segni, arrotondare gli angoli e a staccare il meno possibile il calamo 
per ottenere rapidità e facilità di scrittura. 
 La legge della dissimilazione, che evita i segni equivoci che possono 
confondersi con altri e frena le evoluzioni determinate dalla prima 
legge quando rischiano di eguagliare lettere diverse
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. 
 
Per quanto riguarda la lingua abbiamo a che fare con la θνη λή, i cui 
presupposti sono stati creati per la prima volta da Alessandro Magno: 
grazie ai documenti papiracei abbiamo la possibilità di seguire la sua 
evoluzione, dagli inizi, cioè dalla fine del IV secolo a.C., fino 
all‟esti nzio ne del gr ec o in E gi t to , ov vero il X se colo . L‟Egitt o, la Sir i a 
e l‟As ia m in or e eb bero un a funzion e de ter m in ant e nella fo rm azio ne 
                                                            
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 Orsolina Mo nt evecchi “La pa pir ologia”
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della θνηλ ή ellenist ica, tu ttavi a è le cit o pens are che l‟i nf lu enza dell‟ ellenismo alessa nd rino s ia stato pr epon derant e.  
Se ci fossero rimasti solo i testi letterari non ci saremmo mai potuti 
rendere conto del processo di evoluzione della lingua dal punto di 
vista fonetico e lessicale: sebbene le iscrizioni avrebbero potuto dirci 
qualcosa in più, senza i papiri non avremmo potuto seguire da vicino i 
mutamenti avvenuti. Attraverso gli errori, che sono sostanzialmente 
violazioni delle norme ortografiche tradizionali dipendenti dalla 
pronuncia, grafie fonetiche, ipercorrettismi etc..., i papiri ci insegnano 
molto di più. 
Se si escludono i nomi propri e gli appellativi indicanti cariche 
sace rd ot ali , l‟app or to della lin gu a in di gena no n è ril evante co me ci si 
potrebbe aspettare: questo rivela un reciproco atteggiamento di difesa 
tra il mondo greco e quello egiziano o comunque una certa 
impenetrabilità fra i due, cosa che invece non si verifica affatto nei 
confronti del mondo latino, il cui apporto si intensifica soprattutto nel 
III/IV secolo. 
Le parole greche nuove, non attestate prime negli autori e nelle 
iscrizioni fanno solitamente parte del linguaggio quotidiano e sono 
create su radici già note mediante suffissazione o composizione: le 
parole di più recente formazione sono spesso doppioni morfologici di