2
Introduzione
Negli ultimi anni si è sviluppato un acceso dibattito incentrato sulla crisi della democrazia. Tale
interesse è motivato da alcuni fattori tra cui l’aumento dell’astensionismo elettorale e la diffusa
indifferenza e sfiducia dei cittadini nei confronti del sistema politico istituzionale. Tuttavia a
questi fenomeni se ne contrappone uno di natura opposta di impegno civico crescente, al punto
che, più di crisi della democrazia in quanto tale, sarebbe opportuno parlare di crisi del sistema
rappresentativo e della sua istituzione centrale, il Parlamento.
Fra le cause principali di questo malessere si ricorda prima di tutto l’indebolirsi del potere dei
cittadini, il cui ruolo si è ridotto a semplici consumatori ai quali, al momento del voto, viene
richiesto se acquistare o meno l’offerta che gli viene proposta dai partiti. Poi la progressiva
perdita di autonomia dei Parlamenti che sono stati privati di una parte consistente del loro
effettivo potere. Da un lato infatti i processi di globalizzazione impongono processi decisionali
che rispondono a logiche sovranazionali, riducendo così la possibilità dei cittadini di controllare
le decisioni attraverso i governi nazionali che stanno diventando sempre meno potenti.
Dall’altro, specialmente nel contesto italiano, si registra una continua esautorazione del
Parlamento che appare sempre di più come una “stampella” dell’esecutivo. Questa situazione di
debolezza dell’istituzione parlamentare italiana tende addirittura ad aggravarsi a causa delle
alterazioni degli equilibri costituzionali causati dall’attuale legge elettorale (21 Dicembre 2005,
n° 270), che consiste in un sistema proporzionale con liste bloccate, soglia di sbarramento e un
consistente premio di maggioranza. Infatti, come ricorda De Rosa (2011), questa combinazione
tra il rafforzamento del potere del governo e il controllo delle candidature da parte dei leader di
partito realizza una condizione di subalternità del Parlamento all’azione governativa inedita
nella storia repubblicana. Inoltre anche il sistema dei media tradizionali ha le sue responsabilità
nella perdita di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni a causa delle sue tendenze a
mescolare informazione, disinformazione, spettacolo e propaganda nel racconto della politica.
Dunque, in questa situazione di presunta crisi, l’obiettivo di questo lavoro è di esaminare
l’impatto e le possibili applicazioni delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione
(ICTs) ai processi politici. Infatti, come sostiene Kingham (2003), se l’utilizzo delle ICTs da
parte del Parlamento è ormai inevitabile, allora sarà inevitabile anche il loro impatto sul suo
funzionamento, che trasformerà in modo radicale le modalità con cui opera e in particolare la
sua funzione rappresentativa. Questo perché, almeno in teoria, i media digitali offrono la
possibilità di incrementare l’efficienza amministrativa del Parlamento, di rendere trasparenti le
3
attività dell’ istituzione permettendo un più ampio accesso alle informazioni e soprattutto, grazie
alle opportunità offerte dalle piattaforme web 2.0, di rinforzare l’interazione con i cittadini.
Se queste sono le potenzialità offerte, nei prossimi capitoli tenteremo di vedere se, e in che
misura l’e-Parliament possa davvero migliorare le attività dei Parlamenti e risvegliare
l’entusiasmo e la voglia di partecipazione dei cittadini ai processi politici concentrandoci in
particolare sul contesto italiano. Nel primo capitolo, dopo la descrizione del concetto di e-
Parliament e la presentazione di varie ipotesi relative alla questione dell’impatto di Internet sulle
dinamiche democratiche e parlamentari, si passa ad analizzare in concreto i principali fattori che
possono favorire o rallentare l’implementazione di politiche di e-Parliament nei vari paesi, e si
osserva a che punto è la loro realizzazione nel mondo illustrando i risultati delle indagini
effettuate dal Global centre for ICTs in Parliament. Nel secondo capitolo, in un primo momento
si espone il percorso di innovazione tecnologica del Parlamento italiano concentrandosi in
particolare sulle conseguenze dell’introduzione dei nuovi media sulle attività dell’istituzione,
infine si studia la presenza online di Camera e Senato analizzando la misura in cui danno
attuazione al principio di trasparenza dell’attività amministrativa e le modalità con cui,
attraverso i nuovi strumenti di comunicazione, entrano in contatto con i cittadini al fine di
ampliare la partecipazione alle attività parlamentari.
4
Cap. 1 - I parlamenti e le nuove tecnologie
1.1 - La nascita dell’e-parliament
L’istituzione parlamentare ha da sempre risentito dei cambiamenti dell’infrastruttura
mediatica e tecnologica che si sono verificati nel corso del tempo. A tal proposito Coleman,
Taylor e Van De Donk (1999) individuano alcuni momenti in cui le innovazioni tecnologiche
hanno avuto un impatto sulle modalità di funzionamento del Parlamento. Il primo consiste
nell’invenzione della stampa e nella conseguente pubblicazione della prima proposta di legge,
che ha avuto come conseguenza il passaggio da una logica di riservatezza a una di pubblicità
dell’attività dell’istituzione. Il secondo si riferisce all’avvento del telegrafo seguito dalla radio e
dalla televisione che, in estrema sintesi, ha portato a un cambiamento del linguaggio e a una
spettacolarizzazione del discorso politico. Se già in passato il Parlamento ha dovuto adattarsi
alle regole e alle caratteristiche dei nuovi media, l’avvento di Internet, in relazione al quale i tre
studiosi parlano addirittura di “Rivoluzione dell’informazione”, non potrà che avere un serio
impatto sul suo funzionamento.
L’efficienza del sistema informativo costituisce la base su cui si fonda lo sviluppo della
democrazia parlamentare. Questo perché i cittadini hanno bisogno di informazioni in modo da
poter valutare l’operato dei suoi rappresentanti che, a loro volta, potranno prendere decisioni
migliori se fondate su una consultazione più ampia con coloro che rappresentano. Qualità dei
flussi informativi tra rappresentanti e rappresentati che, secondo Coleman, può essere
notevolmente implementata dalla diffusione dei media digitali, poiché offrono la possibilità di
comunicare con modalità del tutto nuove e di poter esercitare un controllo sull’informazione
prodotta, permettendo una connessione fra parlamentari e cittadini
in un modo diretto e relativamente poco costoso […], ridefinendo la forma della politica tramite
nuove forme organizzative e consentendo ai cittadini di esprimere direttamente ai legislatori i loro
punti di vista senza la necessità di intermediari come i giornalisti, e i partiti politici (Bentivegna,
2012a, p. 13).
La rete ha certamente ridotto i costi della comunicazione consentendo la nascita di nuove
forme organizzative, però la questione del loro impatto sulle dinamiche parlamentari è molto
complessa. A tal proposito deve far riflettere la nascita e l’attuale affermazione specialmente nel
5
contesto italiano di movimenti
1
nati con l’intento di delegittimare la mediazione dei partiti, dei
mezzi di informazione e in ultimo anche delle istituzioni tradizionali della rappresentanza in
nome della democrazia diretta, ma che hanno poi finito per presentarsi essi stessi come dei
nuovi mediatori (Lanfrey, 2012).
Considerando le trasformazioni del contesto istituzionale dovute ai cambiamenti
dell’infrastruttura mediale che già si sono verificati in passato, e le implicazioni relative alla
diffusione dei nuovi media nei processi democratici, lo scopo di questo lavoro è di analizzare lo
sviluppo dell’e-Parliament, ovvero l’uso delle ICTs per migliorare le attività parlamentari,
ponendo particolare attenzione al contesto italiano.
In prima analisi l’e-Parliament può essere definito come un processo di informatizzazione del
Parlamento, che permette di svolgere le funzioni
2
legislative, rappresentative e di controllo
(UNPD, 2006) sull’attività del governo attraverso sistemi digitali, garantendo una maggiore
trasparenza dell’ente pubblico, un più facile accesso alle informazioni e una più ampia
partecipazione civile al processo decisionale, determinando al contempo un rafforzamento del
quadro democratico.
Tale concetto trova la sua istituzionalizzazione grazie a una definizione fornita dal Global
Centre for ICTs in Parliament
3
nel World e-Parliament report 2008, che lo descrive come
Un Parlamento che viene reso più trasparente, accessibile e responsabile attraverso l’uso delle
ICTs. Permettendo ai cittadini, con tutte le loro diversità, di essere maggiormente coinvolti nella
vita pubblica grazie alla disponibilità di informazioni qualitativamente migliori e ad un più ampio
accesso ai documenti e alle attività parlamentari. Un e-Parliament è un organizzazione in cui gli
stakeholder utilizzano le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per realizzare più
efficacemente le loro funzioni legislative, rappresentative e di controllo. Attraverso l’utilizzo delle
moderne tecnologie e standard e con l’adozione di politiche di sostegno, l’e-Parliament promuove
lo sviluppo di un’equa e inclusiva società dell’informazione (p. 12)
4
.
Il rapporto descrive l’e-Parliament come un concetto in evoluzione dovuto alla continua
innovazione del contesto tecnologico e al cambiamento delle dinamiche del sistema
informativo, e ricorda che la sua essenza non si esaurisce nella componente tecnologica che
benché importante, deve essere collegata alle modalità con cui l’istituzione adatta le possibilità
1
Ci si riferisce alla recente affermazione alle elezioni politiche del MoViMento 5 stelle
2
Sono molte le funzioni che vengono tradizionalmente ascritte al Parlamento, e l’UNPD (2006) ne
identifica tre fondamentali che sono: legislativa, rappresentativa e di controllo sull’attività del governo.
3
É un progetto congiunto del Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite
(UNDESA) e dell’ Inter-Parliamentary Union (IPU) con sede a Roma, finalizzato a facilitare
l’introduzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nei processi parlamentari.
4
Tutte le traduzioni dei testi in lingua originale sono state realizzate dall’autore di questo elaborato.