5
INTRODUZIONE
La gelosia è un’emozione complessa e variegata che può comportare sentimenti di
rabbia, dolore, esclusione, perdita, indignazione e offesa.
Le emozioni e i sentimenti pervadono a tal punto la vita di ogni essere umano che si
possono rinvenire nelle espressioni artistiche di ogni tempo, dalla musica alla poesia, dalla
letteratura alla pittura.
Molti sono gli studiosi che hanno condotto numerose ricerche per dare risposta delle
origini delle emozioni e descriverne le modalità attraverso le quali si manifestano. Nella
maggior parte dei casi, emozione e ragione, operano in equilibrio integrando il loro
specifico modo di conoscere la realtà. Talvolta, però, quando le emozioni aumentano
d’intensità, diventando eccessive e persistenti, possono prendere il sopravvento,
travolgendo la ragione
1
e trasformandosi in sentimenti patologici.
La gelosia è uno dei fattori psicologici che motivano e connotano affettivamente l’agire
umano a seconda dell’oggetto verso cui, questo stato, è rivolto e si presenta sia come
emozione, sia come sentimento, sia come passione
2
.
La letteratura psicologica definisce la gelosia: romantica, quando si teme di perdere
l’amore di qualcuno che si sente di possedere; materiale, quando proviamo sentimenti di
cura e apprensione verso cose che ci appartengono; da competizione sociale, quando,
situazioni di confronto sociale danno origine al desiderio di ottenere un bene che non si
ha
3
. Infine, una gelosia patologica nella quale il sentimento interferisce significativamente
con la vita quotidiana, sia essa familiare, sia lavorativa che sociale.
Alcune ricerche sembrano confermare che, di fronte al tradimento, sia uomini che
donne, provano in egual misura il sentimento di gelosia, ma ciò che differisce tra loro sono
le reazioni e i comportamenti a essa associati: l’uomo tende a manifestare verso l’esterno la
sua gelosia, mentre la donna verso l’interno.
1
Goleman D., L’intelligenza emotiva, Garzanti, Milano, 1998.
2
D’Urso V., Otello e la Mela, NIS, Roma, 1995.
3
D’Urso V., Imbarazzo, vergogna e altri affanni, Raffaello Cortina, Milano, 1990.
6
La reazione, che sembrerebbe accomunare entrambi i sessi, è la ruminazione
sull’accaduto che si presenta con la stessa frequenza, durata e intensità
4
.
Invidia e gelosia sono due emozioni che appaiono così simili da essere confuse sia per i
sentimenti ostili che determinano, sia per il danno psicologico che ne deriva. Ciò che le
distingue è il tipo di relazione: triangolare nella gelosia, diadica nell’invidia.
Nella gelosia, l’oggetto del desiderio è fuggitivo e il geloso sogna di trattenerlo, infatti,
viene generalmente definita come la paura di perdere ciò che si possiede nei rapporti che
vedono coinvolto il geloso, la persona amata e il rivale.
Nell’invidia, l’oggetto del desiderio è sfuggente e l’invidioso sogna di strapparlo agli
altri, infatti, l’acuto desiderio di possedere ciò che non si ha lo si vede nella persona che si
invidia.
La nostra realtà sociale è così complessa e mutevole che l’individuo si trova a maturare
e a crescere in un contesto che offre emozioni, sentimenti e stati d’animo altrettanto
complessi, mutevoli e contrastanti. Ma allora, anche il sentimento di gelosia è cambiato?
Per rispondere a questa domanda ho voluto indagare, attraverso un’indagine
conoscitiva, la gelosia nel rapporto di coppia, oggi. In particolare, se vi è chiarezza nel
distinguere la gelosia dall’altro sentimento a essa affine, l’invidia, se vi siano meccanismi
psichici differenti nell’uomo e nella donna e tentare di capire se questa differenza sia più il
frutto di un retaggio culturale o più l’esito di uno sviluppo psicosessuale specifico. Infine,
là dove emergessero risultati significativi, suggerire l’opportunità, sul piano
psicopedagogico e psicoterapico, che si conoscano questi aspetti per meglio impostare un
progetto educativo o di terapia.
4
Pines A.M., Aronson E., Polyfidelity: an alternative lifestyle whitout jealousy, in Alternative Lifestyle,
4,373-392, 1981.
7
PRIMO CAPITOLO
LE EMOZIONI
1.1 Le emozioni
Le emozioni e i sentimenti pervadono la nostra vita e si possono rinvenire nelle
espressioni artistiche d’ogni tempo, dalla musica alla poesia, dalla letteratura alla pittura
5
.
Le emozioni sono fondamentali nell’esistenza umana e ne determinano l’esperienza in
termini di “piacere” e di “dolore”.
L’etimologia del termine emozione ha origine dal latino emotus, participio passato di
emovere, muovere da, allontanare, in senso translato significa scuotere, sconvolgere. La
sensazione di essere mossi da ciò che si prova e che sembra provenire dal nostro interno è
la caratteristica dell’esperienza emotiva.
Le emozioni venivano considerate nel passato come qualcosa di poco nobile, quasi un
residuo di un passato animale ancora vivo in noi e che ancora oggi danno fastidio o
procurano vergogna perché ritenute debolezze, impulsi da reprimere
6
.
L’uomo preferisce porre l’accento sulla propria razionalità, retaggio questo di un
modello dualistico che contrappone pensiero e sentimenti nato nella Grecia classica, in cui
l’individuo distaccato dalle emozioni è garante di un pensiero oggettivo e logico
7
.
Nonostante ciò, la natura degli esseri umani resta eminentemente emotiva e affettiva e sono
sempre le emozioni e i sentimenti che orientano la riflessione e l’agire umano e che ci
conducono attraverso le esperienze e ci permettono di stabilire legami con le cose e le
persone.
Negli ultimi vent’anni il crescente interesse per le emozioni e la loro riscoperta, ha
implicato una fioritura di modelli e teorie volti al riconoscimento del loro ruolo cognitivo e
5
Slepoj V., Capire i sentimenti, Mondadori, Milano, (1996).
6
Beltramini A., Che emozioni bestiali, Focus (1997).
7
Sarsini D., Per una storia dei sentimenti: diacronia e sincronia degli affetti, in Cambi F. (a cura di), op. cit.
8
comunicativo
8
, inoltre, per il loro spessore soggettivo e per la loro unicità, sono rilevanti
per la comprensione del comportamento umano sia per quanto riguarda la persona e il suo
vissuto, sia per quanto riguarda la società e i suoi valori collettivi «senza le quali né la ratio
né l’actio si strutturano, si definiscono e si realizzano, poiché implicano scelte,
orientamenti valoriali e disposizioni soggettive»
9
.
Secondo Goleman il primo contatto tra due persone avviene a livello emotivo, ma la
prospettiva dalla quale guardare la rilevanza del fattore emotivo è riflettere sulla reciproca
integrazione tra emozione e ragione.
Nella maggior parte dei casi la mente emozionale e la mente razionale operano in
equilibrio e il loro specifico modo di conoscere si integra reciprocamente per guidarci nella
realtà che ci circonda: i sentimenti sono essenziali per il pensiero razionale così come il
pensiero razionale è essenziale per i sentimenti. Ma, quando le passioni aumentano
d’intensità, l’equilibrio si capovolge facendo sì che l’emozione prenda il sopravvento
travolgendo la ragione
10
.
Ecco come satiricamente descrisse questa perenne tensione fra ragione ed emozione
l’umanista Erasmo da Rotterdam:
[…] Considerate voi stessi in qual rapporto Giove abbia distribuito agli uomini ragione e
passione […] Sarebbe come paragonare una semioncia a un asse […] Giove alla ragione ha
messo contro due nemici accaniti: l’ira […] e la concupiscenza. Con quanto successo la
ragione contrasti con questi due nemici, basta a dimostrarlo la vita di ogni giorno: tutto il suo
potere si esaurisce nell’arrochirsi a predicare i comandamenti dell’onestà, mentre ira e
lussuria tendono dei tranelli alla loro regina, con tanto strepito e clamore che quella, stanca,
infine si arrende e cede le armi
11
.
Emozioni, sentimenti, passioni, stati d’animo sono termini in uso corrente le cui
differenze sono sfumate e difficili da definire ed è con lo sviluppo della psicologia
8
Oatley K. E Johnson-Laird, Il significato delle emozioni: una teoria cognitiva e semantica, in D’Urso V. e
Trentin R., Psicologia delle emozioni,1988.
9
Cambi F., Prefazione, in Id. (a cura di), op.cit. – (1998), Nel conflitto delle emozioni, Armando, Roma,
1998.
10
Goleman D., L’intelligenza emotiva, Garzanti, Milano, 1998.
11
Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia, trad. It. Di Erich Linder, rivista da Nicola Petruzzellis, Mursia,
Milano, 1966.
9
moderna che si è affermato il termine emozione indicando con esso quelle reazioni globali,
intense e brevi dell’organismo che si producono alla presenza di una situazione inattesa e
che mettono in moto un’azione
12
.
La maggior parte degli studiosi convengono sulla considerazione che l’emozione sia un
costrutto psicologico nel quale intervengono diverse componenti:
• Soggettiva consistente nel sentimento provato dall’individuo.
• Di attivazione del sistema autonomo le cui risposte fisiologiche caratteristiche sono
l’aumento del battito cardiaco, l’accelerazione della respirazione, il rossore del volto, il
tremore delle mani, l’eccessiva sudorazione.
• Di valutazione cognitiva, intesa come analisi di uno stimolo o di un’esperienza che
sfocia in un’emozione. Ogni evento può provocare emozioni diverse in quanto tali
valutazioni incidono sull’intensità e sulla qualità dell’emozione stessa.
• Espressiva e motoria data da espressioni facciali, atti mimici, posizioni, gesti e
vocalizzazioni caratteristici.
• Motivazionale relativa alle intenzioni e alla tendenza ad agire o reagire.
• Di appraisal che valuta la rilevanza dell’evento per il proprio benessere e di coping
cioè la capacità dell’individuo di far fronte agli eventi.
In sintesi, l’esperienza emozionale va considerata un processo dinamico che ha un
inizio, una durata e una fase di attenuazione
13
, accompagnato da modificazioni
fisiologiche, espressioni facciali e comportamenti caratterizzanti per ogni emozione che
Battacchi definisce Sindrome reattiva multidimensionale
14
.
Kant descrisse l’emozione come uno stato affettivo improvviso e transitorio, mentre
assimilò la passione alla follia e alla malattia. Nel tempo le passioni sono andate
connotandosi sempre più in senso negativo e consegnate al regno della patologia. Là dove
le emozioni sono eccessive e persistenti, quando sono assenti o troppo limitate, quando
forti emozioni sono in contrasto, quando vi sono disconnessioni tra elementi quali le
12
Cattarinussi B., Sentimenti, passioni, emozioni. Le radici del comportamento sociale, Franco Angeli,
Milano, 2000.
13
Denzin N.K. (1983), A note on emotionality, self and interaction, “American Journal of Sociology”, 89, 2.
14
Battacchi M.W. (1988), La dimensione evolutiva dell’esperienza emozionale, in D’Urso V., Trentin R. (a
cura di), op. cit.
10
cognizioni, le sensazioni, la fisiologia e il comportamento allora siamo di fronte a
condizioni per le quali le emozioni sono da considerarsi patologiche.
11
1.2 Le origini delle emozioni
Numerose sono le ricerche condotte da molti studiosi per individuare le origini delle
emozioni e le modalità attraverso le quali esse sono esperite e manifestate dando luogo a
diverse prospettive sulle emozioni:
La prospettiva evoluzionistico-funzionalista per la quale le emozioni necessitano
per adattarsi all’ambiente.
La prospettiva psicanalitica secondo la quale le emozioni sono una carica
energetica di "energia psichica" che fa pressione per arrivare alla scarica.
La prospettiva cognitivista dove le emozioni servono per conoscere il mondo.
La prospettiva comunicativa e socio-costruttivistica secondo la quale le emozioni
vengono utilizzate per comunicare con il mondo.
12
1.2.1 La prospettiva evoluzionistico-funzionalistica
La prospettiva evoluzionistico-funzionalistica sulle emozioni risale all’opera di
Darwin
15
, secondo il quale le emozioni rappresentano un meccanismo adattivo per la
sopravvivenza della specie. L’oggetto di studio è il comportamento emotivo piuttosto che
l’esperienza emotiva. Il comportamento emotivo è ritenuto innato e sviluppatosi nel corso
dell’evoluzione in quanto funzionale all’adattamento dell’individuo all’ambiente.
In questa prospettiva le emozioni si caratterizzano per alcuni aspetti fondamentali che
sono: la funzione adattiva utile alla sopravvivenza e al soddisfacimento dei bisogni
primari; l’attivazione fisiologica dell’organismo che predispone all’azione; l’espressione
facciale e motoria.
Ciò che Darwin trascurò fu il sentimento quale sensazione soggettiva qualitativa che
accompagna l’emozione.
Il “sentire” diviene centrale in James per il quale l’emozione è data proprio dalla
sensazione soggettiva qualitativa di cui l’individuo è cosciente
16
.
W. James definì l’emozione facendo riferimento ai processi neurofisiologici come il
“sentire” i cambiamenti neurovegetativi che hanno luogo nei visceri in seguito a uno
stimolo eccitante.
Egli formulò la teoria periferica secondo la quale alla base dell’esperienza emotiva vi
sarebbe un meccanismo retroattivo che dalle zone periferiche dell’organismo va al sistema
nervoso. L’evento emotigeno determinerebbe una serie di reazioni viscerali e
neurovegetative (tremore, sudorazione, aumento del battito cardiaco, ecc.) che sono
percepite dal soggetto come modificazioni fisiologiche che danno luogo all’emozione.
Il passaggio avviene dall’evento-semplicemente-percepito all’evento-emotivamente-
sentito, pertanto l’emozione coincide con la percezione dei cambiamenti fisiologici
determinati da eventi esterni.
James, evidenziando l’importanza dell’attivazione fisiologica (arousal) e le conseguenti
risposte biologiche, connota l’emozione come processo psichico che scaturisce
15
Darwin C., L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali, Bollati Boringhieri, Torino, 1999.
16
James W., What is the emotion?, “Mind”, 1884, 4, pp. 188-204.
13
dall’attivazione fisiologica, di conseguenza, a ogni emozione corrisponde una propria
specifica configurazione di risposte fisiologiche: è la risposta fisiologica che evoca
l’emozione.
La teoria di James ha dato avvio a numerose ricerche e dibattiti teorici trovando un forte
oppositore in Cannon il quale ha dimostrato l’infondatezza
17
della teoria periferica in
quanto i visceri hanno una sensibilità scarsa, una risposta lenta e una motilità
indifferenziata. Cannon gli contrappose la sua teoria centrale secondo la quale i centri di
attivazione, di controllo e di regolazione delle emozioni si trovano nella regione talamica
dell’encefalo, locus della loro attivazione. Per Cannon è il cervello che deve interpretare la
situazione e decidere quale emozione è più appropriata.
Egli studiò in particolare la reazione di emergenza evidenziando le funzioni
dell’arousal simpatico che definisce come una configurazione di risposte neurofisiologiche
che si attivano simultaneamente alla comparsa dell’emozione.
Di conseguenza per Cannon
tutte le emozioni presentano la stessa configurazione di risposte fisiologiche osservate
nella reazione di emergenza
18
.
Siamo di fronte a due concezioni opposte, entrambe vere perché alla domanda che
“cos’è un’emozione?” la risposta è stata individuata nell’attivazione fisiologica, infatti per
James “abbiamo paura perché tremiamo”, per Cannon “tremiamo perché abbiamo paura”,
ma entrambe hanno ignorato gli aspetti psicologici.
Fondamentale in questa prospettiva è la continuità evolutiva tra processi istintivo-
emozionali e processi cognitivo-relazionali, pur nel loro diverso funzionamento. Infatti i
primi sono costituiti da risposte automatiche impermeabili alla coscienza razionale; i
secondi sono invece processi psichici superiori coscienti, permeabili all’apprendimento e
capaci di elaborare giudizi e prendere decisioni.
Negli anni Sessanta la prospettiva evoluzionistico-funzionalistica delle emozioni è alla
base della contemporanea psicologia delle emozioni e ricercatori quali Izard ed Ekman
costituiscono il ponte fra la prospettiva evoluzionistico-funzionalistica e la prospettiva
17
Cannon W.B., The James –Lange Theory of emotions: a critical examination and an alternative theory.
The American Journal of Psychology, 39 (1), 106-124.
18
Anolli L., Le emozioni, Ed. Unicopli, Milano, 2002.
14
cognitivistica in quanto attribuiscono pari importanza all’attivazione fisiologica e agli
aspetti cognitivi.
Izard, con la sua teoria differenziale delle emozioni, ritiene che vi siano ben 10
emozioni primarie differenziate ognuna delle quali ha una sua proprio funzione adattiva
originata da un processo evolutivo che ha selezionato dei sistemi comportamentali adattivi,
che mobilitano le risorse dell’organismo, per garantire la sopravvivenza dell’organismo
nell’ambiente
19
.
Nella stessa prospettiva Ekman ha elaborato una teoria delle emozioni il cui valore
adattivo fa sì che le emozioni abbiano una base innata, non appresa e trasmessa
geneticamente, in definitiva universali.
Secondo Ekman ci sono sei emozioni di base o primarie quali la rabbia, il disgusto, la
gioia, la sorpresa, la paura e la tristezza, fondamentali per la sopravvivenza individuale
della specie in quanto, attraverso un processo di valutazione dello stimolo semplice e
immediato, permettono all’organismo di rispondere a situazioni di emergenza in modo
veloce e automatico, ben marcate e tali da non poter essere confuse
20
.
19
Izard C.E., Human Emotions, Plenum Press, New York, 1977.
20
Ekman P.E., Emotion in Human Face, Cambridge University Press, Cambridge, 1982.