7
1. Inquadramento storico e geografico del territorio di Brescia e Montichiari.
Montichiari, il cui nome, in origine Montechiaro, potrebbe derivare dal colore biancastro della sua
creta,
6
è una cittadina della provincia di Brescia situata a 104 metri s.l.m. e posta sul versante
occidentale del fiume Chiese, si sviluppa parte in pianura e parte in collina.
7
Il paese è collocato sull’estrema ondulazione sud-ovest dell’anfiteatro morenico del Garda ed è
costituito da sei promontori: Santa Margherita, San Pancrazio, Arzaga, San Zeno, San Giorgio o
Monte Mediano e Monte Rotondo, alti dai 20 ai 40 m.
8
Nonostante la modesta altitudine del colle di
San Pancrazio, dalla sua sommità è possibile scorgere l’ampia pianura lombarda, che volge verso
meridione coprendo le province di Mantova e Cremona.
Nell'Historia di Montechiaro,
9
di autore anonimo del XVII secolo, vi sono una descrizione dei colli
e delle indicazioni sulla conformazione del paese: «Possiede [Il Comune] in oltre sei Colli o piccoli
Monti, quasi in linea retta fra loro poco distanti chiamati S. Margaritta, S. Pangratio, Arzaga, S.
Zeno, S. Giorgio, e Rotondo. Freggiandosi la comunità portarli per suo stemma di color d’argento
in campo rosso».
10
Questa configurazione territoriale determinò e condizionò lo sviluppo degli
insediamenti abitativi fin dall’antichità
11
e fu talmente rilevante da determinare l’aspetto dello
stemma del paese, composto da sei colli d’argento in campo rosso sormontati da una croce.
12
Il territorio di Montichiari è uno dei più estesi del circondario.
13
Analizzandolo dal punto di vista
archeologico, può essere suddiviso in tre zone in direzione nord-sud: la prima, centrale, coincide
con il fiume Chiese e con le colline moreniche, e forma una lingua adiacente al corso del fiume; le
altre due, più esterne e pianeggianti, racchiudono la prima.
14
Esse si formarono con il deposito dei
detriti di derivazione glaciale e oggi costituiscono la zona pianeggiante e agricola di Montichiari.
15
Lo sviluppo abitativo, da epoche assai remote
16
fino agli anni intorno al Mille, accrebbe lungo la
6
CHIARINI 2008, p. 12.
7
FOFFA 1949, p. 3.
8
Ibidem.
9
CHIARINI-SUPERFLUO 1995. Il manoscritto anonimo è trascritto integralmente da questi due autori ed è conservato
anche in copia dattiloscritta nell’Archivio Abbaziale di Santa Maria Assunta di Montichiari.
10
Ivi, p. 42.
11
CHIARINI 2008, p. 12.
12
FOFFA 1949, pp. 3-7.
13
CHIARINI 2008, p. 12.
14
BREDA 2007, p. 23.
15
ZAINA 1963, p. 29.
16
Le tracce più antiche della presenza umana in questo territorio risalgono al Paleolitico inferiore: reperti litici
provengono da una località situata sulla sommità di Monte Rotondo, ma anche presso Monte San Giorgio sono stati
8
fascia centrale collinare, strategicamente più sicura, perché sopraelevata rispetto alle altre.
17
1.1 Dai Galli cenomani ai Romani.
La città di Brescia fu il centro della provincia di occupazione gallo cenomane, a sud delle Alpi. A
dare la prima testimonianza di tale stanziamento è Polibio, che tratta dell’invasione di questo
popolo avvenuta dal IV secolo a.C. Tale avvenimento storico è confermato anche da Tito Livio, che
narra della discesa dei celti e fornisce informazioni circa la loro provenienza e le loro conquiste.
18
Popolazioni barbariche originarie dell’Europa centrale migrarono verso sud, attraversando le Alpi
nel 388 a.C., e a ondate successive occuparono la Penisola italica.
19
Nella Lombardia orientale
s'insediarono i cenomani; dopo di loro giunsero i salluvii, che si stanziarono nell’Emilia, mentre i
boi e i lingoni conquistarono la pianura emiliana. La Romagna e le Marche furono occupate dai
senoni. Livio riferisce che furono quest’ultimi, insieme ad un'altra popolazione barbarica, ad
arrivare fino a Roma.
In un primo momento i galli vennero a contatto con i romani attraverso gli ambasciatori imperiali
inviati su richiesta della città di Chiusi, che si sentiva minacciata dal popolo invasore; ma, in seguito
ad un disastroso incidente diplomatico, i galli attaccarono la cittadina e mossero contro Roma,
arrivando a saccheggiarla nel 366 a.C.
20
I cenomani, in particolare, giunti nel Nord della Penisola, si trovarono a fronteggiare per lungo
tempo la popolazione della colonia romana, già presente nel territorio della Pianura padana.
21
Gli
invasori conquistarono un vasto territorio tra i fiumi Oglio e Mincio, e dal pedemontano fino al
Po;
22
si stanziarono, dunque, anche in territori oggi bresciani e costituirono villaggi a Manerbio,
recuperati manufatti in selce che potrebbero essere assegnati a questo periodo. Più recenti sono invece i ritrovamenti in
pietra raccolti sul Monte San Zeno.
17
CHIARINI 2008, p. 13.
18
RAMPINELLI 1963, pp. 98-99. Tito Livio (Ab urbe condita v 35) racconta la prima apparizione dei galli nella vicenda
di Roma, concordando con le versioni di altri storici.
19
Ibidem.
20
BARONIO 2007, p. 7. Attraverso le numerose fonti archeologiche, venute alla luce negli ultimi anni, è possibile
ricostruire la densità degli insediamenti romani e tardo antichi del territorio di Montichiari. La zona della Bassa, posta al
centro della Pianura padana, fu punto di transito ed unione delle nuove popolazioni, tra il lago di Garda e la vasta
distesa del bacino del Po.
21
RAMPINELLI 1963, pp. 99-102. Strabone denominò la Pianura padana, la grande celtica, proprio perché qui
s'insediarono le popolazioni celtiche, che si fusero progressivamente con i romani già presenti sul territorio.
22
Materiali di tipologia gallica furono riportati alla luce in una vasta area nei dintorni della città di Brescia, ma non è
tuttora chiaro se si trattò di semplici influssi culturali e commerciali o di un effettivo stanziamento, almeno per quanto
riguarda il primissimo periodo, cioé tra la fine del IV e il V secolo a.C.
9
Remedello, Gambara, Carpenedolo, Castiglione, Desenzano, Bovezzo, Coccaglio e Timoline.
23
Fondarono, inoltre, le città di Verona e di Brescia, eleggendo quest’ultima a propria capitale.
24
La Pianura padana, all’epoca del loro arrivo, doveva apparire una terra in gran parte boscosa e
paludosa, molto fertile e ricca, perché parzialmente già bonificata e sfruttata dal punto di vista
agricolo dalle popolazioni romane preesistenti.
25
La regione era anche attraversata da una fitta rete
di strade.
26
Probabilmente i primi abitanti di Montichiari furono pastori, che si stabilirono sulle colline a causa
dell'inospitalità della pianura sottostante, adiacente al fiume Chiese. Questa gente praticava,
appunto, principalmente la pastorizia, utile per la produzione della lana, del latte e della carne, e
l’allevamento dei bovini.
27
Il ritrovamento sul territorio di molti pesi di telaio indica poi che la
tessitura era una delle attività prevalenti presso gli abitanti del luogo, insieme all’agricoltura.
28
I
cenomani estesero il dissodamento del terreno in collina, coltivarono la vite e, nella zona dei laghi,
l’olivo selvatico.
29
I celti incominciarono a regolare le acque dei fiumi e a prosciugare le paludi,
molto estese tra Ghedi e Leno.
30
Intanto, sulle rigogliose terre padane iniziarono a mettere gli occhi altri conquistatori: i romani, che
già dominavano la Penisola centrale e meridionale. Premevano a tal punto sui popoli celti che nel
255 a.C. scoppiò la guerra gallica. In seguito a contrasti con gli insubri, i cenomani si schierarono
come ausiliari a fianco dei romani. Dopo due anni dall’inizio del conflitto, che interessò
prevalentemente l’area tra il Chiese e l’Oglio, il console Gaio Flaminio ebbe la vittoria e il confine
cenomane fu spostato sull’Adda. Nel 201 i galli padani, temendo la potenza di Roma, le insorsero
contro con l’aiuto dei cenomani. I romani, vinta la guerra, costrinsero i ribelli a un patto di alleanza,
nel quale si stabilì che insubri e cenomani non avrebbero mai potuto ottenere la cittadinanza
romana.
31
I cenomani restarono indipendenti per tutto il II secolo a.C. Il loro stato, pur mantenendo
la prerogativa di conservare l’esercito, cominciò a decadere e dalle colonie romane a sud del Po
giunsero trafficanti e commercianti latino-italici che iniziarono scambi culturali con la popolazione
23
La classe sociale dei nobili governava i villaggi e formava i guerrieri.
24
NARDINI 1979, pp. 5-7.
25
Ibidem.
26
STROPPA 2007, p. 11. Nel primo capitolo è analizzata la struttura della viabilità romana e medioevale all’interno della
diocesi di Brescia. Inoltre è citata un’interessante bibliografia, utile anche per la trattazione del nostro argomento.
27
CHIARINI 2008, p. 13.
28
Durante la campagna di scavi del 1993 furono recuperati macinelli di pietra, utilizzati per ricavare farina da cereali
prodotti all’interno delle ville di cascina Giulia e Rezzato.
29
NARDINI 1979, p. 6.
30
Ibidem.
31
Ibidem.
10
autoctona.
Quando i cimbri, un popolo guerriero sceso dal Nord, iniziarono a invadere la Pianura, i cenomani
furono costretti ad accettare la protezione romana e, dopo la guerra sociale, Roma riconobbe ai
“transpadani” il diritto “latino” di commerciare, pur senza concedere loro la cittadinanza.
Nella seconda metà del III secolo a.C. divennero sempre più frequenti le incursioni barbariche nella
Transpadania.
32
L’organizzazione sociale del mondo gallico in queste terre, quando iniziò il
sanguinoso contatto con Roma, rivelò una struttura governata da una classe di nobili, dove i capi dei
vici detenevano il potere ed erano semi-dipendenti. Angelo Rampinelli in Storia di Brescia
33
spiega
con accuratezza l’arrivo e l’insediamento dei celti all’interno del territorio bresciano e il loro modo
di rapportarsi con le popolazioni preesistenti. Per quanto riguarda la religione importata dai galli, lo
storico sostiene che questa non influì particolarmente sul culto delle divinità romane già in uso. Di
probabile importazione furono i culti dedicati a figure come Bergimus (Bergimo), dio di origine non
bresciana ma celtica, il cui nome riporta alla devozione verso la montagna e alla protezione del
pascolo su cui costui esercitava la propria tutela.
34
A causa di contrasti con gli insubri i cenomani si posero al fianco dei romani nella grande guerra
gallica, combattuta dal 225 al 222 a.C., contro la lega dei galli cisalpini e transalpini (i gesati).
35
L’alleanza dei romani con la popolazione barbarica fu favorevole ai primi dal punto di vista
strategico e politico,
36
tuttavia i cenomani rimasero indipendenti per tutto il II secolo a.C.
37
Il territorio conquistato da Roma dopo la guerra gallica si estendeva dall’Adda sino a oltre l’Adige,
parte in pianura e parte in collina, fino alle pendici delle Prealpi;
38
tali possedimenti comprendevano
Brixia e le sue terre, Bergomum, Mantua, Verona e le valli del Chiese: la valle Sabbia, le valli
Giudicarie, la valle di Ledro e Riva di Trento, Tridentum e le valli di Non e di Sole.
39
Nel corso del II secolo a.C. la compagine dei galli si mantenne stabile, ma dovette essere
progressivamente influenzata dalla romanizzazione.
40
32
Ibidem.
33
Ibidem.
34
RAMPINELLI 1963, pp. 122-123. L’autore spiega che delle quattro epigrafi che ricordano il dio, ritrovate nel territorio
bresciano, tre sono in città, mentre l’unica rinvenuta al di fuori di essa è a Riva, dove fu collocata da un edile di Brescia.
35
ALBERTINI 1963, p. 129.
36
NARDINI 1979, p. 7.
37
Ibidem; CHIARINI 2008, p. 18. Il ritrovamento di tesoretti monetali che furono sotterrati dagli abitanti di Montichiari,
testimonia un clima di estrema insicurezza sociale: molte ville rustiche e borghi, durante la seconda metà del III secolo
a.C., subirono la distruzione o l’abbandono.
38
RAMPINELLI 1963, pp. 122-123.
39
Ibidem.
40
Ibidem. Gradatamente gli usi e i costumi romani influenzarono a tal punto le popolazioni celtiche transpadane, da
determinare il totale assorbimento della Gallia Cisalpina e della Transpadania allo stato romano nel 42 a.C.
11
All’inizio del I secolo a.C. i romani tentarono di imporre la propria autorità ai cenomani attraverso
il loro disarmo, senza che questi avessero in realtà compiuto alcun tentativo di ribellione.
41
Lo
storico Polibio (II 35, 4)
42
riferisce che al termine di questo processo i galli della Pianura Padana si
spostarono verso nord, stanziandosi in piccole comunità ai piedi delle Alpi.
43
Dopo il 187 a.C., e fino alla concessione dello ius Latii (89 a.C.),
44
avvennero profonde
trasformazioni in campo sia legislativo sia urbanistico all’interno della Padania;
45
tale processo fu
enfatizzato dopo il riconoscimento della civitas nel 49 a.C.,
46
e portato a una prima conclusione nel
27 a.C., quando la città di Brescia fu riconosciuta da Ottaviano Augusto come Colonia Civica
Augusta Brixia:
47
governata così dai quattuorviri, venne a ottenere un ordinamento municipale
autonomo costituito sulla base del diritto romano.
48
Il periodo di Traiano (53-117 d.C.) fu l’età d’oro dell’Impero:
49
Roma divenne una metropoli, dove
la gente si trasferì in modo consistente, vivendo talvolta a spese dell’impero.
50
Se il tenore di vita
nella Penisola migliorava sempre più, ciò avvenne anche a discapito dei territori delle province, in
cui si lavorava e produceva per mantenere la popolazione della capitale.
51
Nella Pianura Padana si estese il latifondo, che rendeva poco e che fu generalmente lasciato al
pascolo; iniziativa, questa, che trovò in un primo momento la resistenza dei piccoli proprietari
terrieri, che coltivavano direttamente i propri fondi. In seguito i ricchi s'impadronirono delle terre
incolte e obbligarono gli schiavi a lavorare per loro.
52
Il malcontento aumentò: le tasse pesavano sui
privati e gli esattori pretendevano anche doni in natura;
53
ma, nonostante la precarietà delle
condizioni sociali, l’Impero, grazie a uomini energici come Diocleziano e Costantino, durò ancora
41
Ibidem.
42
Ibidem.
43
ALBERTINI 1963, p. 147. Polibio visitò la Gallia cisalpina nel 150 a.C. e ne fece una descrizione entusiastica. Della
prosperità di questo luogo, ammirato dallo storico, molti danno il merito all’organizzazione agricola di origine etrusca,
ma in realtà i maggiori responsabili furono i coloni romani. Si deve inoltre tener presente che sebbene le principali
comunità dei galli fossero state ridotte ai piedi delle Alpi, la popolazione non era stata del tutto cacciata dalla valle del
Po; quella che era rimasta si era fusa con i vincitori. Questo popolo, dopo il 196 a.C., mantenne l’autonomia
amministrativa e l’organizzazione civile dei vici e dei pagi; visse quietamente durante il secondo secolo nella
condizione politica di alleato dei romani, serbando anche le proprie tradizioni religiose.
44
Durante la guerra sociale (90-88 a.C.) i popoli alleati della Gallia cisalpina si erano mantenuti fedeli a Roma. Come
premio per la loro fedeltà, ma anche al fine di riconoscerne i diritti, fu concessa la cittadinanza romana alle colonie
latine della Cisalpina e il diritto latino ai transpadani.
45
NARDINI 1979, p. 10.
46
Ivi, p. 11.
47
STOPPA 2007, p. 11.
48
VANNINI 1971, p.14.
49
NARDINI 1979, p. 13.
50
Ivi, pp. 14-18.
51
Ibidem.
52
Ivi, p. 18.
53
Ivi, p. 14.
12
centocinquant’anni.
54
Dalle fonti archeologiche è possibile desumere la densità degli insediamenti romani e tardo antichi
del territorio di Montichiari, localizzati a ovest del Chiese, nel centro della Pianura padana.
55
Un
esempio è fornito dai ritrovamenti archeologici dell’aprile del 1969 in via Arzaga, nella frazione di
Borgosotto, in uno spazio tra le colline di San Pancrazio e del Generale.
56
Qui furono riportati alla
luce cinque sepolcri risalenti al I secolo d.C., all’interno dei quali furono ritrovate tre anfore, di cui
una andò distrutta.
57
In seguito l’archeologo monteclarense Paolo Chiarini, nell’ottobre 1986, individuò una vasta area
d'insediamento romano, a nord dell’abitato di Montichiari, addossata all’argine del Chiese.
58
Lungo
la riva sinistra del fiume, nei pressi della villa romana di località Val del Pomo, per un tratto di circa
due chilometri, furono identificati tre siti interessati da consistenti tracce di occupazione e
frequentazione antica, due dei quali riferiti alla tarda età del bronzo, mentre l’altro di periodo
romano.
59
L’intensa azione erosiva del fiume mise inoltre in luce una struttura cilindrica costruita
con grandi pietre di origine fluvo-glaciale, danneggiata nella parte superiore, che si rilevò, essere un
pozzo che conteneva reperti ceramici risalenti a un periodo compreso tra il I secolo a.C. e il I d.C.
60
54
Ivi, p. 15.
55
Ibidem. In età romana l’area di Montichiari fu interessata dal passaggio della strada che da Brescia conduceva a
Mantova, transitando per i territori di Castenedolo, Guidizzolo e Goito. Dati archeologici documentano la diffusione di
stanziamenti di tipo sparso nell’area monteclarense, testimoniando la presenza nelle campagne di numerose ville
rustiche. Nella zona circostante Montichiari furono ritrovati reperti di origine etrusca e romana risalenti al primo
periodo dell’occupazione cenomane, testimonianza degli intensi scambi commerciali tra gli abitanti del luogo e le altre
popolazioni italiche. In località Val del Pomo, presso la frazione Campagnoli, durante uno scavo archeologico di una
villa rustica romana, furono riportati alla luce frammenti ceramici che permisero di datare l’origine del sito al I secolo
a.C. Presso Calvisano, a poche centinaia di metri dal confine con Montichiari, fu ritrovata una brocca di bronzo e un
coltello da caccia dello stesso periodo, provenienti da una sepoltura gallica. La vicinanza di questi ritrovamenti
conferma quanto sostenuto, cioé la convivenza delle genti della colonia romana con quelle barbariche. Presso
Calvisano, a poche centinaia di metri dal confine con Montichiari, fu ritrovata una brocca di bronzo e un coltello da
caccia dello stesso periodo, provenienti da una sepoltura gallica.
56
CHIARINI 2008, p. 17.
57
BELTRAMI 1969, p. 6.
58
CHIARINI 1987, p. 5.
59
ALBERTINI 1963, p. 129, NARDINI 1979, p. 7.
60
RAMPINELLI 1963, pp. 122-123.
13
1.2 Brescia nell’alto Medioevo.
A seguito alla caduta dell’Impero romano d’Occidente, nel 476, Brescia subì la breve dominazione
di Odoacre, re degli eruli: la difficile condizione sociale spinse la Chiesa ad assumere compiti di
carità e soccorso, al punto che i vescovi divennero i veri custodi della città.
61
L’imperatore
d’Oriente Zenone, volendo sbarazzarsi della grossa tribù germanica degli ostrogoti che premeva al
confine dell’Impero, concesse al loro re Teodorico il titolo di patrizio d’Italia, con il permesso di
stabilirsi nella Penisola insieme alla sua gente.
62
Nel 488 Teodorico vi entrò, attraverso il Friuli, e
giunse a Verona; sull’Adda vinse Odoacre, che si ritirò a Ravenna, dove, tre anni dopo, venne
raggiunto ucciso, usurpando così il suo regno.
63
Il re goto distribuì le terre sottratte ai romani ai suoi uomini e affidò loro nuove cariche militari,
mentre lasciò quelle civili alle popolazioni autoctone.
64
Egli tentò di far convivere goti e romani, ma
questo progetto si rivelò in parte fallimentare. Dopo la morte di Teodorico e di suo nipote
Attalarico, avvenute rispettivamente nel 526 e nel 534, la Penisola in seguito ad una lunga guerra
che durò dal 535 al 553, cadde in mano ai bizantini.
65
Durante tale conflitto, nel 538, quando Belisario avanzò da sud, le città di Milano, Bergamo, Como
e Novara insorsero contro i goti, mentre Brescia si unì a Verona a favore di questi solo a guerra
conclusa. Fu così che Narsete assediò la città di Brescia, espugnandola nel 563.
66
Gli stanziamenti ostrogoti erano avvenuti in luoghi fertili e strategicamente importanti per il
controllo del territorio interno e dei confini:
67
infatti, nelle zone decentrate erano state create
stazioni di guardia vicino agli incroci stradali e ai transiti fluviali, proprio come nel caso di
Montichiari.
68
Le testimonianze della presenza gota e bizantina nel territorio monteclarense sembrano essere
solamente di natura toponomastica,
69
forse connesse all’esistenza di fortilizi posti sulle colline, nelle
61
Ibidem.
62
NARDINI 1979, p. 18.
63
Ibidem.
64
BONAGLIA 1990, p. 79.
65
NARDINI 1979, p. 19.
66
Ibidem. Nel periodo bizantino si estesero ulteriormente le funzioni e i poteri dei vescovi, riconosciuti come pubblici
ufficiali.
67
BREDA 2007, p. 51.
68
BARONIO 2007, p. 15.
69
BONAGLIA 1990, pp. 79-80. La toponomastica rivela ancora oggi questi stanziamenti ostrogoti, là dove l’etimo
contiene la parola bard (bosco), ward (posto di guardia), got (goto) o la desinenza -ing(o), -eng(o) (villaggio, es:
Berlingo, Farlengo, Gottolengo, Ovanengo, Padenghe, Pozzolengo, Rodengo, Zurlengo.
14
vicinanze dei nodi stradali e in prossimità del fiume Chiese.
70
1.3 I longobardi.
I longobardi furono gli ultimi protagonisti delle migrazioni di popoli barbarici nella penisola
italica.
71
Nel 568, guidati da Alboino, abbandonarono la Pannonia sotto le minacce degli Avari,
attraversarono le Alpi Giulie, invasero la pianura friulana e giunsero a Verona nel 569;
72
quindi,
scendendo per la via Gallica, puntarono direttamente su Brescia e Milano. Posero come propria
capitale Pavia e si sostituirono ai bizantini, occupando i territori che andavano fino alle città di
Spoleto e di Benevento. Agli inizi del VI secolo questo popolo cominciò a fornire contingenti di
truppe mercenarie all’Impero romano d’Oriente.
73
I longobardi s'insediarono nel territorio bresciano e lombardo costruendo, presso i transiti fluviali e i
nodi stradali, una serie di semplici torri e piccoli fortilizi di vedetta, presidiati da piccoli gruppi di
guerrieri con le loro famiglie. Venne così di fatto deciso e organizzato il tipo di stazionamento nelle
terre conquistate, che fu, quindi, di natura prettamente militare.
74
Brescia fu scelta come sede di uno dei trentasei ducati in cui era stato diviso il nuovo regno da re
Alboino, e fu assegnata ad Alichis.
75
In poco tempo raggiunse un’importanza primaria tra tutte le
città longobarde.
76
Per quanto riguarda l’assetto urbanistico, la città subì in questi anni grandi
mutamenti: in particolare il centro politico e amministrativo fu spostato dal foro alla curia ducis,
77
che divenne sede del governo ducale longobardo, posta all’estremità occidentale della città, dove fu
costruito un campo trincerato a ridosso delle mura romane e attorno alla chiesa di Sant’Agata, dove
70
Interessante è la trascrizione di una stele funeraria gota, del VI secolo, proveniente da Montichiari e ricordata da
Federico Odorici nelle Storie Bresciane del 1854, e riportata da Breda e Chiarini (BREDA 2007, p. 31, CHIARINI 2008, p.
19). L’iscrizione posta per Scadvein dalla moglie Aladrut recita: «B(ona) M(emoria) – SCANDUEIN – V(ir) D (ignus)
– IN HOC LOCO REQUIESCIT IN PACE – ALADRUT UXOR EIUS FECIT», [per buona memoria - Scandueir -
uomo meritevole – riposa in pace in questo luogo – la moglie Aladrut fece per lui]. Breda sostiene che questa iscrizione
funeraria, oggi perduta, sarebbe potuta appartenere alla primitiva chiesa battesimale di Santa Maria Antiqua, fondata in
età pre longobarda e sostituita nella prima metà del XII secolo dalla monumentale chiesa di San Pancrazio.
71
VANNINI 1971, pp. 20-21.
72
RAMPINELLI 1963, pp. 122-123.
73
NARDINI 1979, p. 20. Il popolo longobardo era formato da uomini liberi atti alle armi (arimanni) uniti in grandi gruppi
di famiglie (fare), che esprimevano la propria volontà riunite in assemblea nel mese di marzo di ogni anno davanti al
loro re.
74
BONAGLIA 1990, p. 84.
75
NARDINI 1979, p. 20.
76
VANNINI 1971, p. 21, NARDINI 1979, p. 22.
77
Ibidem. Intorno alla curia ducis, situata nella zona che oggi riguarda parte di piazza Loggia e piazza Vittoria, si
rinnovò il commercio all’interno delle botteghe artigiane di conciari e tintori.
15
oggi sorge piazza Vittoria.
78
Il diritto romano e la religione cattolica esercitarono il loro benefico influsso sui barbari invasori:
79
da una parte l’editto del duca Rotari, del 643, codificò le leggi e le consuetudini civili longobarde;
80
dall’altra, re Desiderio, ultimo sovrano dei longobardi, e la sua consorte, la regina Ansa, vollero due
grandi fondazioni monastiche che diedero notevole rinomanza alla città di Brescia: il monastero
benedettino femminile di San Salvatore, del 759, rinominato dopo il 920 monastero di Santa Giulia,
e quello maschile di San Benedetto di Leno, istituito nel 758.
81
Della dominazione longobarda, durata dal 569 al 774,
82
in territorio bresciano rimangono in
particolare le chiese dedicate a San Giorgio, a San Michele, alla Madonna, a San Giovanni
Battista,
83
a San Pietro e a San Giovanni Evangelista.
84
Questo regno lasciò anche nel territorio monteclarense importanti memorie, testimoniate dai
numerosissimi ritrovamenti archeologici. L’analisi dei corredi dei sepolcreti, collocati nelle vaste
necropoli del territorio di Montichiari, permette di tracciare una mappa dell’insediamento
longobardo in questa zona. I materiali restituiti da alcune tombe delle zone di Calvisano e Leno,
datati tra la fine del VI e gli inizi del VII secolo,
85
confermano la presenza di nuclei armati con
l'incarico di presiedere la linea del fronte militare.
86
Questo territorio, collocato a ridosso della barriera naturale del corso del fiume Oglio, fu eletto
come prima linea di confine, a distanza utile per controllare le ville e i poderi disseminati nella
pianura.
87
Tale posizione, vicina alla via Cremonensis e ai villaggi d'impianto romano di Manerbio,
Bagnolo e Ghedi, era favorevole anche per compiere un eventuale rapido ricongiungimento con i
gruppi di difesa che si erano stanziati in città.
88
78
BONAGLIA 1990, pp. 78-79.
79
NARDINI 1979, p. 22.
80
Ibidem.
81
BONAGLIA 1990, p. 91, NARDINI 1979, p. 23. Desiderio concesse ai monaci benedettini dell’abbazia di Leno una
grande estensione di terreno, con il compito di bonificare la campagna della bassa bresciana; inoltre, i monaci avrebbero
dovuto assistere i pellegrini e i poveri.
82
NARDINI 1979, p. 24, BROGIOLO 2000, p. 19.
83
Ivi, p. 23. Nei primi anni del VII secolo la regina Teodolinda fece costruire davanti alle due basiliche un battistero
dedicato a San Giovanni Battista, demolito nel XVII secolo.
84
Ibidem.
85
BREDA 2007, p. 35.
86
Ibidem. In località Monte San Zeno, nel 1998, durante un controllo per la realizzazione di una strada, furono ritrovate
due sepolture longobarde. Lo scavo restituì uno dei più importanti complessi cimiteriali d’età longobarda in Lombardia,
analogo per ampiezza alle grandi necropoli bresciane di Marcadei di Calvisano e Porzano di Leno, e a quello
bergamasco di Bolgare, le maggiori finora note nella regione. Il ritrovamento coinvolge parte di un antico percorso che
costeggiava il fiume Chiese e congiungeva il basso Garda con la riva dell’Oglio presso Valli di Mosio, rasentando
Montichiari e altri insediamenti longobardi nei territori di Carpenedolo, Acquafredda, Casalmoro e Asola.
87
CHIARINI 2008, p. 20.
88
Ibidem.