6
Introduzione
La consapevolezza odierna è quella di vivere in un mondo fortemente
interconnesso, in cui lo spazio del commercio globale include la quasi totalità dei paesi
del mondo. Questo comporta una crescita continua delle grandi imprese multinazionali,
un aumento dei flussi di investimento esteri assieme ad un mercato finanziario che è
diventato oramai globale. Le imprese sono sempre più alla ricerca di profitti e vantaggi
calcolabili su scala mondiale, attraverso la presenza e l’espansione delle proprie attività
in più mercati o paesi. In questo contesto, le operazioni di fusione e acquisizione
rappresentano uno dei modi più efficaci, e allo stesso tempo rischiosi, per trasferire
risorse e creare nuova ricchezza. In caso di successo, l’impresa consegue maggiori
profitti, aumenta la quota di mercato posseduta ed espande il proprio business. Le
M&A, infatti, consentono una crescita molto più rapida di quella interna, ma presentano
un notevole fattore di rischio. Si è calcolato che circa la metà di tutte le fusioni avvenute
ad oggi siano state un fallimento o non abbiano prodotto i vantaggi sperati. Già alla fine
degli anni ottanta si parlava di ‘sindrome da acquisizione’, con particolare riferimento
alle insoddisfazioni dei team di manager e CEOs dopo i processi di M&A
1
. Inoltre, la
maggior parte delle operazioni di fusione e acquisizione ha portato perdite significative
per gli azionisti della compagnia acquirente
2
, soprattutto dalla fine degli anni novanta.
Perella, Vice-Chairman di Morgan Stanley, ha dichiarato che:
‘…mergers and acquisitions transactions are opportunities that bear some considerable
risk’.
Appare quindi evidente che si tratti di operazioni di innovazione e di forte impatto
sull’economia domestica e globale, che potrebbero e dovrebbero originare vantaggi per
entrambe le imprese coinvolte. Tuttavia, le difficoltà sono notevoli. Il problema
principale risiede nella determinazione di costi e benefici, e nella valutazione
1
MARKS-MIRVIS, cit. in ROCK M.L. (1990), Fusioni e Acquisizioni. Aspetti strategici, finanziari ed
organizzativi, McGraw-Hill, Milano, p. 19.
2
WESTON J.F., WEAVER S.C. (2001), Mergers and Acquisitions, McGraw-Hill, New-York, p. 7.
7
dell’impatto che la fusione avrà sugli azionisti, sui creditori, sul management, sui clienti
e sull’impresa stessa. Le difficoltà possono comparire non solo durante la trattativa, ma
anche nella fase post fusione; sottovalutarle, o trascurare la fase di integrazione dopo
l’accordo, può essere una delle cause principali di insuccesso. Infine, ciò che può
significativamente influenzare la riuscita dell’operazione è la capacità dei manager di
considerare il valore futuro delle possibilità presenti, i vantaggi e le sinergie a lungo
termine e non soltanto il prezzo pagato al momento, o la valutazione iniziale
dell’impresa
3
. Un ulteriore aspetto importante, che talvolta viene però trascurato, è
quello culturale, inteso come le differenze di gestione aziendale tra le imprese coinvolte.
Un maggior grado di assimilazione porta anche a maggiori vantaggi economici e
finanziari. Bruni (2009) riassume con poche ed efficaci parole le implicazioni positive e
negative delle operazioni di M&A:
‘La fusione è, in assoluto, un’operazione frutto della strategia aziendale e come tale,
per essere vincente, deve nascere da un’idea imprenditoriale o da un progetto
manageriale che sconta, in termini positivi, il rapporto prospettivo tra vantaggi e rischi,
ovvero tra costi e benefici, ma che dipende anche dai modi e dai tempi di attuazione
delle scelte proposte, oltre che, infine, come accade in ogni gioco strategico, dalle
scelte dei propri competitori.’
4
Negli ultimi anni, fino al 2006, l’attività di fusioni e acquisizioni è cresciuta ad un
ritmo sostenuto e adesso, dopo la crisi, sta lentamente tornando ai valori positivi fatti
registrare nel 2007. Weston e Weaver (2001) hanno individuato una serie di forze
‘propulsive’, di cambiamenti della società e dell’economia strettamente legati ai ritmi di
M&A degli ultimi anni. Tra queste, le più significative sono il susseguirsi sempre più
rapido di innovazioni tecnologiche, la maggiore competizione, la nascita di nuove
industrie, mercati finanziari il cui scopo si esprime a livello internazionale, la presenza
di condizioni economiche e finanziarie favorevoli dalla metà degli anni ottanta fino agli
inizi del 2000 e profitti azionari che hanno raggiunto livelli significativi durante gli anni
3
BRUNER R.F. (2004), Applied Mergers and Acquisitions, John Wiley & Sons, Inc., Hoboken, pp. XV – XVI.
4
Cit. da BRUNI G. (2009), Fusioni e Scissioni: profili strategici e economici, Giuffrè, Milano, p. 12.
8
novanta. Ciascun cambiamento, inoltre, ha comportato un impatto sull’attività delle
imprese stesse. Sono aumentati i requisiti tecnologici per le aziende, sono cambiati il
marketing e la distribuzione dei prodotti; i costi di comunicazione e di trasporto si sono
ridotti. Sono dunque necessarie nuove strategie, un maggiore controllo e un’attenta
pianificazione finanziaria.
Nella letteratura l’abbreviazione M&A è impiegata per raggruppare più attività
che si realizzano tramite una molteplicità di operazioni, quali ad esempio equity carve-
out, licensing, scissioni di impresa, emissione di tracking stock o alleanze strategiche. Il
ruolo principale delle fusioni e acquisizioni è quello di permettere all’impresa di
modificarsi per poter fronteggiare meglio sfide e difficoltà economiche e sfruttare al
meglio nuove opportunità. Per questo motivo, nonostante l’elevato grado di fallimenti,
le operazioni di M&A continuano a rappresentare una possibilità di crescita
particolarmente ambita dalle imprese. Le attività di M&A, quali espansione,
ristrutturazione aziendale, cambiamenti di controllo e governance, avvengono in
maniera differente, come illustrato dallo schema sottostante. Al di sotto di ogni attività,
vi sono le varie modalità con cui generalmente esse si realizzano, vale a dire i processi
di aggiustamento con cui rispondono ai cambiamenti dell’ambiente economico
5
. In
questa tesi si analizzeranno approfonditamente solo alcune di queste modalità.
5
WESTON J.F., WEAVER S.C. (2001), Mergers and Acquisitions, McGraw-Hill, New-York, pp. 4-5.
9
Figura 1.1: Modalità attraverso cui si realizzano le quattro categorie di attività di M&A:
Fonte: elaborazione propria dati in Weston, 2001, p. 6.
É anche necessario ricordare che ciascuna fusione o acquisizione può presentare
caratteristiche di eccezionalità, e, come sarà sottolineato più avanti, talvolta risulta
complesso inserire i singoli casi in una categoria ben precisa. Inoltre, sebbene in questo
lavoro verrà utilizzato spesso il termine transazione, le fusioni e le acquisizioni verranno
qui sempre considerate ed analizzate in quanto processi, la cui complessità va ben oltre
quella delle comuni transazioni.
espansione e
crescita
fusioni
offerta
pubblica di
acquisto
joint
ventures
franchising
ristrutturazione
dell'organizzazio-
ne e management
equity
carve-outs
spin-offs
tracking
stock
cessione
cambiamenti nella
partecipazione
societaria
LBOs,
MLBOs
offerte
pubbliche di
scambio
riacquisto di
azioni
proprie
azionariato
ai
dipendenti
doppia
ricapitalizza-
zione
governance
difesa da un
takeover
greenmail
buybacks
proxy fight
10
Obiettivo di questa tesi è condurre un’analisi approfondita su un argomento che
è stato ampiamente studiato e dibattuto, ma secondo una prospettiva nuova. La ricerca,
infatti, è stata incentrata sulle motivazioni alla base delle M&A e sulle maggiori
difficoltà e sfide del processo, specialmente durante la fase di integrazione. Sono stati
perciò tralasciati gli aspetti legali e fiscali e tutto ciò che non rispondeva alla necessità
di questa analisi, orientata a mettere in evidenza come spesso le motivazioni non
rispondano a reali esigenze o si sottovalutino fattori ed eventi la cui portata diventa però
notevole durante l’integrazione post-fusione. A questo proposito, è stato scelto un caso
di successo, la fusione tra le banche Intesa e Sanpaolo IMI, al fine di verificare, con il
supporto della letteratura analizzata, la rispondenza tra adeguate motivazioni e metodi
per superare efficacemente le sfide. Per dare una valutazione completa e personale è
stato esaminato un periodo che si estende da prima dell’inizio delle trattative alla fine
del lungo processo di integrazione, muovendosi sempre secondo l’ottica delle sfide,
delle difficoltà del processo e delle soluzioni adottate. Ho elaborato un set personale di
fattori critici per il successo (CSFs), che, abbinati ad un’ analisi SWOT, mi hanno
permesso di trarre le debite conclusioni. L’analisi del caso aziendale mi ha consentito di
evidenziare alcuni aspetti particolari e dare una valutazione in linea con la letteratura
esaminata, confermando o smentendo le ricerche e gli studi esaminati. I capitoli iniziali
e quello riguardante il private equity sono stati inseriti per consentire una visione più
ampia del fenomeno rispetto a quanto mi sono proposta di esaminare.
Nel primo capitolo, dunque, verranno fornite delle definizioni per descrivere le
varie tipologie di fusioni, assieme all’analisi delle fusioni cross-border. Il secondo
capitolo sarà incentrato sulla storia delle fusioni: verrà data una visione d’insieme dei
cicli storici delle M&A negli Stati Uniti ed in Europa. La parte centrale del presente
lavoro, composta dai capitoli tre e quattro, riguarderà l’analisi delle motivazioni e i
fattori che determinano il successo o l’insuccesso di una fusione. Ancora, nei capitoli
successivi, si approfondirà l’analisi sulla fase di integrazione e si analizzeranno le
caratteristiche del private equity, che ha trascinato i mercati M&A negli ultimi anni. A
questo proposito, si provvederà a fare un confronto tra la performance delle imprese
11
partecipate da operatori i private equity e quelle quotate in borsa. L’ultima parte, infine,
è dedicata allo sviluppo del caso Intesa Sanpaolo, esempio di una fusione di successo.
12
1. Le fusioni e acquisizioni
1.1. Definizioni
Il tema delle fusioni e acquisizioni è stato ampiamente discusso in tutti i suoi
aspetti in particolare nella letteratura degli ultimi vent’anni. Si tratta di un fenomeno le
cui origini sono riconducibili indietro nel tempo fino all’inizio del XX secolo, e i cui
trends sono strettamente legati a quelli dell’economia globale. Per poter analizzare
adeguatamente i processi di fusione e le varie fasi storiche, è opportuno innanzitutto
fornire delle definizioni. Gaughan (2011) definisce una fusione come un’unione tra due
imprese in cui una soltanto sopravvive e l’altra cessa di esistere. In ciascuna operazione
di questo tipo è possibile individuare una acquiring company ed una merged company:
con la fusione, attività e passività di quest’ultima vengono inglobate nella prima
6
.
Secondo l’autore, inoltre, una merger presenta in genere caratteristiche differenti
rispetto ad una consolidation, in cui due o più imprese si fondono per formarne
un’entità del tutto nuova. Tuttavia, i casi empirici spesso presentano notevoli
sfaccettature e, per questo motivo, non è sempre facile distinguere tra le due tipologie di
operazioni, tanto più che molti studiosi sono dell’opinione che i due termini siano da
considerarsi interscambiabili. Gaughan individua due metodi principali che permettono
di distinguere tra merger e consolidation. Il primo riassume le differenze esistenti in due
semplici equazioni matematiche. Si parla di merger quando, date due imprese x e y, la
loro somma dà come risultato x:
(1) x + y = x
6
GAUGHAN P.A. (2011), Mergers, Acquisitions and Corporate Restructurings, John Wiley & Sons, Inc.,
Hoboken, p.12.
13
In questo caso, l’impresa y è inglobata nell’impresa x e, pertanto, cessa di esistere.
L’equazione che individua la consolidation, invece, è del tipo:
(2) x + y = z
z è un’entità completamente nuova, risultante dalla fusione delle altre due imprese. Il
secondo metodo considerato dall’autore per distinguere tra i due casi riguarda le
dimensioni delle aziende coinvolte: quando hanno all’incirca le medesime dimensioni si
parla di consolidation, quando hanno dimensioni diverse allora si è in presenza di una
merger. Un esempio di consolidation è costituito dall’accordo del 2000 tra le imprese
farmaceutiche Glaxo Wellcome e SmithKline Beecham. Entrambe le aziende cessarono
di esistere e fu creata un’impresa interamente nuova, la GlaxoSmithKline, che ad oggi
impiega più di 100.000 persone in tutto il mondo ed ha un volume di vendite totali di
oltre 32 miliardi di dollari
7
.
È bene evidenziare, ad ogni modo, come la differenza tra le due tipologie di
operazioni, sebbene definita in teoria, sia raramente applicata nella pratica. Molto
spesso si tende ad utilizzare il termine fusione per tutte le operazioni che prevedono
un’unione tra due o più imprese. In particolare, Arnold (2005) sostiene che non vi sia
forte necessità di differenziare tra i termini fusione, acquisizione e takeover
8
. La
letteratura sembra infatti contenere molti casi di quelle che a prima vista erano state
definite ‘fusioni tra eguali’ e che si sono rivelate poi veri e propri takeover. Un esempio
è costituito dall’accordo Chrysler-Benz del 1998. Si ritiene attualmente che si sia
trattato di un buy-out di Chrysler da parte Daimler
9
. Sebbene le differenze tra fusioni e
7
Dati tratti da GlaxoSmithLine Case Study (2003), disponibile su: <http://www.swisslog.com/wds-
casestudy-gsk-en.pdf>, p. 1.
8
ARNOLD G. (2005), The Handbook of Corporate Finance: a Business Companion to Financial Markets,
Decisions and Techniques, FT Prentice Hall, Harlow, p. 282.
9
Discorso di WELCH J., cit. in ARNOLD G. (2005), The Handbook of Corporate Finance: a Business
Companion to Financial Markets, Decisions and Techniques, FT Prentice Hall, Harlow p. 283: ‘This was a
buy-out of Chrysler by Daimler. Trying to run it as a mergers of equals creates all kinds of
14
acquisizioni in alcuni casi siano facilmente individuabili, è prassi comune nella
letteratura utilizzare i due termini arbitrariamente. Sudarsanam (2003) puntualizza
come, in caso di acquisizione, accada spesso che una delle due imprese venga
‘inghiottita’ dall’altra. Invece, la fusione prevede che le aziende partner abbiano la
medesima percentuale di proprietà e profitti, oltre che obiettivi in comune e gli azionisti
delle imprese che si sono fuse divengono gli azionisti della nuova entità risultante.
L’acquisizione, invece, comporta spesso un accordo non amichevole, perché le azioni di
un’impresa vengono acquistate, nella loro totalità o per la maggioranza, dall’altra
impresa, che assume così il controllo dell’azienda partner
10
. Gli azionisti dell’impresa
acquisita, in questo caso, non sono più proprietari della merged firm, che spesso diventa
una semplice consociata dell’acquirente
11
. Infine, si può quindi notare come le
acquisizioni e i takeover abbiano caratteristiche estremamente simili.
Come puntualizzato da Rock (1987), le fusioni e le acquisizioni sono
avvenimenti aziendali complessi, organizzati in una pluralità di fasi e operazioni minori,
e che perciò vanno associati al termine processo, proprio per enfatizzarne la natura
complessa e la loro estensione in un periodo di tempo che può essere anche piuttosto
lungo. Le mergers e acquisitions sono operazioni di amministrazione straordinaria, in
quanto comportano una serie di aspetti e problemi dal punto di vista gestionale e
organizzativo che non devono essere sottovalutati. Il termine straordinaria, infatti, si
riferisce anche allo scopo di tali operazioni, che trasformano interamente le strategie e le
scelte economiche di imprese o gruppi di imprese. Spesso sono il modo con cui
un’azienda si affaccia sul mercato globale o il metodo con cui modificare le relazioni
con i propri fornitori o concorrenti
12
. Le fusioni e acquisizioni sono quindi momenti
centrali nella governance dell’impresa, poiché:
problems…There is no such thing as a merger of equals…There has to be one way forward and clear
rules’.
10
TARDIVO G., VIASSONE M., (2011) Finanza Aziendale Internazionale. La gestione finanziaria
dell’impresa multinazionale, Isedi, Torino, p. 639.
11
SUDARSANAM P.S. (2003), Creating Value from Mergers and Acquisitions, The Challenges, Pearson
Education Limited, Harlow, p. 3.
12
ROCK M.L. (1990), Fusioni e Acquisizioni. Aspetti strategici, finanziari ed organizzativi, McGraw-Hill,
Milano, pp. 20-21.
15
‘… se ne modifica in modo pervasivo la struttura; […] cambiano gli assetti istituzionali,
strategici, organizzativi e tecnici, e quindi anche la natura, l’intensità e il raggio
d’azione delle interazioni fra l’azienda e il proprio ambiente economico e non
economico.’
13
Secondo Arnold (2005), si tratta di operazioni che hanno un impatto enorme non
solo per le compagnie interessate, ma anche per i manager, gli stakeholders, i lavoratori
e le imprese concorrenti
14
. I processi di fusione, inoltre, spesso portano con sé notevoli
incertezze, anche a causa dell’inadeguatezza dei team di manager nell’affrontare i
problemi post-fusione e l’integrazione tra imprese. I benefici sono spesso difficilmente
quantificabili con esattezza per via delle numerose variabili coinvolte, e talvolta
l’impresa acquirente non conosce esattamente il valore di che cosa stia acquistando:
elementi come la reputazione, la competitività, l’esperienza dei manager sono infatti
difficilmente valutabili, ed errori di valutazione non sono rari durante le acquisizioni.
Qui di seguito verranno analizzate le principali tipologie di mergers secondo lo schema
che segue:
Figura 1.1: classificazione M&A
Fonte: elaborazione propria.
13
Cit. da ROCK M.L. (1990), Fusioni e Acquisizioni. Aspetti strategici, finanziari ed organizzativi, McGraw-
Hill, Milano, p. 21.
14
ARNOLD G. (2005), The Handbook of Corporate Finance: a Business Companion to Financial Markets,
Decisions and Techniques, FT Prentice Hall, Harlow, p. 283.
Fusioni definite in base a:
catena
produttiva
relazione tra acquirente e target
distinzione
geografica
orizzontali MLBO domestic
verticali fusione propriamente detta cross-border
conglomerate fusione per incorporazione
concentrazione aziendale
16
1.2. Tipologie di fusione
La divisione più semplice e basilare effettuabile tra le varie tipologie di fusione
distingue tra fusioni orizzontali, verticali e conglomerate. Le prime avvengono tra
imprese che operano nello stesso o in un settore simile: i prodotti realizzati da queste
imprese sono simili o addirittura intercambiabili agli occhi del consumatore. Un
esempio è la fusione tra Exxon e Mobil del 1999. Le transazioni verticali, invece,
riguardano imprese che operano in ambiti diversi della medesima catena produttiva.
Tramite l’integrazione verticale, fasi diverse del medesimo ciclo produttivo non
vengono più svolte da imprese differenti, ma sono poste sotto il controllo e la
coordinazione di un’unica impresa, tramite un’internalizzazione delle attività. Si parla
di backward integration o forward integration, a seconda se la fusione avvenga con un
fornitore o con un distributore
15
. Le due tipologie sono illustrate nello schema
sottostante:
Figura 1.2: Fusioni verticali
Purchases of raw Manufacturing Promotion Product Delivery Post-sale support
materials
Backward Integration
Forward Integration
Fonte: semplificazione dati in DePamphiliis (2010), p. 19.
15
DEPAMPHILIIS D. (2010), Mergers, Acquisitions and other Restructuring Activities, Elsevier Inc.,
Burlington, p. 19.
Logistics Production Marketing Distribution
Customer
Support
17
Le conglomerate mergers, infine, riguardano imprese che operano in settori diversi, e
sono essenzialmente motivate da strategie di diversificazione per ridurre il rischio, da
una diminuzione sensibile dei costi o dalla possibilità di migliorare l’efficienza delle
imprese
16
. Narver (1967) sostiene che una conglomerate merger origini un’impresa i cui
mercati esteri sono uguali alla somma di quelli in cui le due imprese operavano prima
della fusione. Nelle horizontal e vertical mergers, invece, l’impresa originata dalla
fusione opera in un numero di mercati inferiore. Se però la fusione avviene tra aziende
di grandi dimensioni e con un alto grado di diversificazione, allora è possibile che
questa presenti caratteristiche di tutte e tre le tipologie, con alcuni prodotti concorrenti,
altri legati verticalmente, altri totalmente diversi tra loro
17
. Le operazioni di corporate
restructuring, infine, consentono ulteriori distinzioni, individuando altri modelli di
M&A. Tra questi vi sono la fusione con indebitamento (MLBO), la fusione
propriamente detta, la concentrazione aziendale e la fusione mediante incorporazione
18
.
1.2.1. MLBO: fusione con indebitamento
Il leveraged buyout
19
è nato negli Stati Uniti ed ha avuto ampia diffusione
soprattutto negli anni settanta e ottanta. Si tratta di una ‘tecnica finanziaria’
20
che
prevede l’acquisto di un’impresa mediante indebitamento. La società target quotata in
Borsa viene spesso ‘resa privata’, tramite l’acquisto delle azioni di terzi da parte di un
investitore istituzionale. Gli acquirenti, i cosiddetti financial buyers, sono in genere
16
ARNOLD G. (2005), The Handbook of Corporate Finance: a Business Companion to Financial Markets,
Decisions and Techniques, FT Prentice Hall, Harlow, p. 284.
17
NARVER J.C. (1967), Conglomerate Mergers and Market Competition, University of California Press,
Berkeley, p. 3.
18
TARDIVO G., VIASSONE M., (2011) Finanza Aziendale Internazionale. La gestione finanziaria
dell’impresa multinazionale, Isedi, Torino, p. 530.
19
Ho scelto di adottare la versione Americana e Britannica della parola , ma il termine nella letteratura
mondiale è presente anche nelle forme ‘buy-out’ e ‘buy out’, con identico significato.
20
GAUGHAN P.A. (2011), Mergers, Acquisitions and Corporate Restructurings, John Wiley & Sons, Inc.,
Hoboken, p. 293.
18
società di investimento che, soprattutto negli anni ottanta, hanno ottenuto enormi profitti
in breve tempo
21
. Questo tipo di acquisizione, nella sua variante del management
buyout, ha inoltre permesso a gruppi di dirigenti di azienda di diventare azionisti
importanti nelle imprese. Il gruppo di manager interno all’azienda ricorre al debito per
portare a termine l’accordo, e acquista così l’impresa o una parte di essa. Le differenze
tra gli LBOs e le acquisizioni tradizionali non si esprimono solamente a livello
finanziario ma anche per le modalità con cui viene iniziato l’accordo. Infatti, non sono i
manager del bidder e della target ad incoraggiare l’operazione: il promotore è quasi
sempre uno sponsor esterno, coinvolto nel finanziamento o nella gestione aziendale
22
. I
primi casi di LBOs sono databili molto prima della quarta merger wave. I Ford, ad
esempio, presero in prestito nel 1919 una cifra enorme per acquistare le azioni non in
loro possesso di quella che di fatto era la maggiore industria di automobili americana.
Inoltre, la mancata distribuzione degli utili agli azionisti è servita poi per reinvestire
nell’azienda
23
. Nel corso degli anni ottanta i LBOs divennero estremamente popolari: le
imprese uscite dal panorama borsistico tramite un LBO negli USA furono circa 400.
Tuttavia, un quarto di queste ritornò a quotarsi sul mercato in breve tempo per
approfittare della tendenza al rialzo della Borsa. Questa operazione è detta reverse
leveraged buyout
24
.
Oggi, con il termine merger leveraged buyout si indica un’operazione in cui si
realizza un LBO attraverso una fusione
25
. In questo modo, l’acquisizione di un’azienda
è finanziata tramite indebitamento dell’acquirente, che sarà poi ripagato dalla società
target
26
. L’operazione ha inizio quando una società creata ad hoc (Newco), grazie a
ingenti finanziamenti di terzi, acquista una partecipazione di controllo o totalitaria in
21
SUDARSANAM P.S. (2003), Creating Value from Mergers and Acquisitions, The Challenges, Pearson
Education Limited, Harlow, p. 265.
22
ROCK M.L. (1990), Fusioni e Acquisizioni. Aspetti strategici, finanziari ed organizzativi, McGraw-Hill,
Milano, p. 249.
23
GAUGHAN P.A. (2011), Mergers, Acquisitions and Corporate Restructurings, John Wiley & Sons, Inc.,
Hoboken, p. 294.
24
BASEGGIO L. (2004), Finanza d’impresa al bivio, FrancoAngeli, Milano, p. 116.
25
CLEMENTI M., LUSCHI G., TRON A. (2006), Le operazioni di leveraged buy out. Aspetti legali, tributari e
finanziari, IPSOA, p. 3.
26
ALVIGGI C. (2011), Il Merger Leveraged Buy Out, WP disponibile su: <http://www.mcl.luiss.it/wp-
content/uploads/2011/04/Merger-Leveraged-Buy-Out.pdf>, p. 2.