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Introduzione
In questo percorso di tesi ho voluto sviluppare un discorso sul tema del
transessualismo, desiderando scoprirne le radici e collocandolo all’interno
di un filone narrativo che ha inizio con la storia antica e si sviluppa fino
all’attualità.
L’argomento sessuale, sia in ambito religioso che culturale, è stato tema
di moltissime indagini e differenziazioni che hanno contraddistinto i
numerosi studi antropologici, medici e psicologici.
Nel primo capitolo verrà discussa la questione di genere legata ai concetti
di androginia ed ermafroditismo, con particolare riferimento alla loro
accezione riguardo alla divinità e alla cultura. Discusso il concetto di
ambiguità sessuale ai giorni nostri, saranno descritte le varie tendenze dei
soggetti affetti da disturbi di identità di genere, diversificando gli
atteggiamenti e i desideri implicati relativi al lato fisico, per quanto riguarda
travestimenti e relazioni col proprio corpo, da quelli legati al lato
psicologico.
Il transessualismo in particolare è un concetto relativamente nuovo: le
prime pubblicazioni risalgono alla fine degli anni ‘40 e il primo manuale
completo, pubblicato negli anni sessanta, fu stilato dallo psicologo
statunitense di origine tedesca Harry Benjamin. Il suo “Il fenomeno
transessuale” diventò un lavoro pionieristico sull’argomento preso
d’esempio da moltissimi studiosi negli anni successivi, in quanto si pose in
un ottica progressista rispetto al periodo nel quale fu scritto.
Principalmente l’autore evidenzia l’accanimento della società di quei tempi
in cui ancora era radicata la convinzione che i soggetti con questo tipo di
disagio di mente e corpo, potessero essere curati e quindi le loro
tendenze eliminate. Dopo anni di progressi nel campo della psicoterapia
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questo atteggiamento è stato abbandonato in favore di trattamenti che
hanno come focus l’individuo e il suo benessere piuttosto che la moralità
sociale.
Nel Secondo capitolo verranno differenziati i vari aspetti del sesso
attraverso i quali si giunge alla maturità, il loro sviluppo e il loro
collegamento con le disforie di genere. Sarà inoltre dato largo spazio
all’eziopatogenesi del transessualismo e alle teorie di ambito biologico e
psicologico che i ricercatori hanno contribuito ad arricchire. Numerose
ricerche e approfondimenti in questi anni hanno cercato di colmare le
lacune nozionistiche sull’argomento portando molti risultati importanti sia
in ambito biologico che psicologico, ma rimanendo ancora molto lontani
dal poter dare una spiegazione lineare ed esaustiva ad un fenomeno così
complesso.
Nel Terzo capitolo sarà approfondito il disturbo dell’identità di genere in
età evolutiva, con particolare attenzione all’approccio multidisciplinare di
psicoterapeuti e medici, mentre nell’ultimo capitolo sarà analizzato il
transessualismo in età adulta con specifica analisi dell’intenso iter di
cambiamento che i soggetti devono seguire per raggiungere i propri
desideri.
In questo lavoro sono citati ricercatori, neuroscienziati, medici e
psicoterapeuti di tutto il mondo, i quali hanno contribuito alla scrittura di
una bibliografia basata su solide assi scientifiche e intense esperienze
cliniche. Oltre all’approccio clinico ho voluto sottolineare le difficoltà di
queste persone non solo sul vissuto e l’espressione personali, ma anche
per quanto riguarda le problematicità a relazionarsi con la società di cui
fanno parte. Tutte queste componenti hanno permesso la stesura di un
discorso multidisciplinare e articolato in relazione alle conoscienze
accumulate dalla letteratura dalla fine degli anni ’40 ad oggi.
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CAPITOLO 1
STORIA DEL GENERE
In questo capitolo verrà introdotto il mondo transessuale attraverso la
storia di concetti ad esso affini. Si argomenterà dei termini Androgino ed
Ermafrodita con riferimenti al Simposio di Platone, e della storia che li
caratterizza. Si tratta di una carrellata la cui partenza coincide col mondo
greco fino ai giorni della rivoluzione sessuale del XX secolo, toccando
diverse culture ed antropologie.
Un ulteriore precisazione sarà dedicata alla differenziazione tra i termini
“sesso” e “genere”, applicata per la prima volta da John Money a metà
anni ’50, per sottolineare le diverse sfaccettature dell’argomento e dare
rilievo agli scompensi e ai disturbi relativi all’identità di genere. Su queste
basi verranno inoltre definiti i termini transgender e crossdresser ed
elencate le maggiori differenze tra essi.
1.1 Storia e Antropologia del transessualismo
1.1.1 Introduzione sul concetto di androgino
L’espressione “androgino” deriva dalla fusione dei termini greci anèr=
uomo, con tema andr- e gyné= donna e viene usato per indicare, in un
individuo, la coesistenza di aspetti esteriori, sembianze o comportamenti
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propri di entrambi i sessi (Abbagnano e coll. 1998). Questa voce non deve
essere confusa con “ermafrodita” che rimanda all’esistenza nel medesimo
individuo di organi genitali sia femminili che maschili, o con
“pseudoermafrodita” che invece si riferisce alla presenza di gonadi
maschili in un corpo con tratti somatici femminili (Dizionario di psicologia
Le Garzantine di U. Galimberti,1999).
Nella mitologia fu dato largo spazio al mito dell'Androgino. Nel Simposio di
Platone, Aristofane disquisisce di questo terzo sesso decantandone le
particolarità e la ricchezza di caratteristiche sia morfologiche che spirituali.
Questo essere sarebbe non figlio del Sole come gli uomini, non figlio della
Terra come le donne, ma figlio della Luna che partecipa della natura di
entrambi. La loro forma era “tutt'intera rotonda, con il dorso e i fianchi a
forma di cerchio, aveva quattro mani e tante gambe quante mani, e due
volti su un collo arrotondato del tutto uguali. E aveva un'unica testa per
ambedue i visi rivolti in senso opposto, e quattro orecchi e due organi
genitali. E tutte le altre parti ciascuno se le può immaginare da queste
cose che ho detto” (Simposio, Platone). Un po’ a causa della loro
insolenza, un po’ geloso della loro perfezione, Zeus decise di spezzarli a
metà, temendo che gli esseri umani potessero essere troppo simili agli dei
per la loro perfetta natura, rendendoli così deboli e vulnerabili. Nell’opera
di Platone si recepisce come la figura dell’androgino rimandi ad una
concezione di interezza e perfezione riconducibili alla divinità e così
lontani dal mondo umano di cui siamo parte.
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1.1.2 Essere transessuali nelle culture antiche
A partire dalla Grecia antica, dove la perfezione era tema costante sia per
quanto riguarda letteratura che arte, la contrapposizione umano-divino nel
sesso si è estesa alle diverse culture e antropologie mondiali. L’immagine
degli dei restituisce, nella maggioranza delle rappresentazioni artistiche,
l’ideale di perfetto e intoccabile, mentre l’umano imperfetto e
approssimativo è sempre criticato e messo in discussione. Sarà per
questo che le imperfezioni nell’ambito divino sono marcate come
particolari e non come difetti. A questo proposito i popoli dell'antichità
facevano una netta differenza tra ciò che Mircea Eliade, scrittore rumeno
e storico delle religioni, chiama l' "ermafrodito concreto" e l' "androgino
rituale". In diverse religioni e culture infatti la concezione di una figura che
contenga entrambi i sessi ha una connotazione diversa a seconda del
piano su cui si esprime. Molti adoravano divinità la cui raffigurazione
mostrava in evidenza la presenza di entrambi i sessi, mentre un neonato
che presentasse segni di ermafroditismo era considerato dalla famiglia
stessa e dalla società un segno della collera degli dei e veniva
immediatamente eliminato, come accadeva per tutti i neonati imperfetti.
Nel mondo greco la bisessualità degli dei è un topos ricorrente e sembra
esserlo anche in molte altre culture. Il dio ebraico del tempo illimitato
Zervan era androgino, come lui anche la divinità cinese delle Tenebre e
della Luce e la Trimurti shivaista. Nonostante questo, la maggior parte dei
popoli aborriva l’ambiguità sessuale. Presso i Greci per esempio i bambini
che appena nati mostravano segni di ermafroditismo venivano uccisi
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senza pietà, nonostante Ermafrodito (raccontato da Ovidio) fosse
venerato come dio. Questa condizione segnava una condizione ideale e
divina da distinguersi totalmente da quella reale, valutata come risultato
della collera degli dei e aberrazione della natura, solo l’androgino
spirituale costituiva un modello perché implicava non il cumulo degli
organi anatomici dei due sessi, ma l’unione delle forze magiche e spirituali
di entrambi. A Roma i bambini ambigui venivano messi a morte all’istante
della nascita; i Potok dell’Africa orientale, ritengono gli ermafroditi puri e
semplici errori della natura, perché di sesso incerto e inutili rispetto alla
prosecuzione della specie. Nonostante per i Navajos dell'Arizona la
bisessualità fosse anormale, invece di suscitare errore è considerata
segno di predilezione divina, rispettata e riverita. Ancora oggi in India gli
ermafroditi sono dei fuori casta con una propria collocazione sociale
precisissima: la benedizione degli eunuchi è molto richiesta, ben pagata e
considerata quasi indispensabile ed eccezionalmente efficace in ogni
cerimonia: può cacciare gli spiriti malvagi, rendere fertile una donna, dare
un buon augurio ai novelli sposi, assicurare alla coppia un figlio
maschio.(Gatto, 1995)
La differenziazione apportata ai due concetti di ermafrodita e androgino
sfocia qui in una riflessione sugli studi di genere, ovvero il frutto di incontri
tra diverse culture e metodologie che hanno permesso un approccio sia
multidisciplinare sia interdisciplinare all’argomento, essendo caratterizzati
da un’impronta politica ed emancipativa, culturale e sociale.