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Introduzione
Le variazioni che ha subito la famiglia nel tempo ed i mutati
comportamenti nelle scelte riproduttive dei giovani adulti, che assumono
oggi connotati di elevata staticità, hanno fatto nascere in me il desiderio di
approfondire gli aspetti salienti dell’essere genitori ai nostri giorni, nel
nostro paese.
Si tratta di un fenomeno che presenta molte sfaccettature e per questo
necessita di un’analisi che chiama in causa numerose discipline, quali la
sociologia, la statistica, la demografia, l’economia.
Tutto è iniziato da un’indagine statistica su campo da me condotta nel
Comune di Viterbo, partendo dalla formulazione dell’ipotesi “Il costo dei
figli incide sulla scelta di metterli al mondo”, per capire, nei limiti di una
ricerca su un campione ridotto, se davvero le difficoltà economiche e gli
elevati costi che la nascita di un figlio comporta sono determinanti nella
scelta di avere, o non avere, dei bambini.
Prima di descrivere la parte sperimentale è stato utile fare un excursus
sulla famiglia quale istituzione, specificando le definizioni che le diverse
discipline ne danno ed analizzando le funzioni che essa ha sempre avuto
nel tempo, fino ad arrivare alla odierna concezione della famiglia.
Nell’attuale società post-moderna, infatti, la famiglia ha mutato
profondamente la propria struttura, soprattutto a causa di specifici
fenomeni quali l’invecchiamento progressivo della popolazione,
l’immigrazione dai paesi del Terzo e Quarto Mondo, la diminuzione del
tasso di natalità e nuzialità, i quali hanno reso possibile la creazione di
tipologie familiari che nella società moderna tradizionale non esistevano, o
non erano molto diffuse.
4
Il secondo aspetto sul quale, specificamente, mi sono soffermata è
l’abbassamento del tasso di fecondità, che si è da tempo assestato su un
numero di figli per donna molto al di sotto della soglia di rimpiazzo.
Nel mio elaborato ho tentato di delineare le maggiori cause di questo
fenomeno, per comprendere se il fattore economico ha un ruolo di primo
piano oppure vi concorrono altre motivazioni, di natura diversa, ma
ugualmente influenti nella scelta di non procreare; quali sono le
conseguenze delle poche nascite; a che età le giovani donne decidono di
avere il primo figlio.
L’esperienza di essere genitori è vissuta diversamente rispetto al passato
perchØ la donna oggi non è piø solo una mamma, ma si trova a conciliare
la vita lavorativa con quella familiare.
Anche per l’uomo è avvenuta un’inversione di rotta; i padri moderni non
sono piø i “bread-winners” che, da soli, provvedevano al sostentamento
economico del nucleo familiare, ma contribuiscono all’allevamento ed alla
cura dei bambini, spesso anche in sostituzione della madre.
Ciò è reso possibile anche con il contributo dei Governi, che ogni anno
dedicano una parte delle risorse previste nella legge finanziaria, in
particolare nel Fondo Nazionale per le politiche sociali in favore della
famiglia, al sostegno della genitorialità, in raccordo con le politiche del
lavoro, nel tentativo di facilitare la conciliazione tra carriera e ruolo
genitoriale ad entrambi i coniugi.
Questo è il terzo punto oggetto della mia analisi; si tratta di una
panoramica sulle politiche per la famiglia attualmente sviluppate dallo
Stato per incentivare le giovani coppie ad avere uno o piø figli, con
l’obiettivo di riportare il sistema alla soglia di rimpiazzo, in modo da
assicurare la sostituzione dei due genitori soprattutto a livello
previdenziale.
5
All’interno di quest’ultime assumono notevole rilevanza i congedi
parentali, introdotti dalla legge n. 53/2000; si tratta di un’innovazione
rispetto al passato in quanto introduce flessibilità nella fruizione
dell’astensione obbligatoria dal lavoro della lavoratrice e l’estensione al
padre di diritti sinora riconosciuti soltanto alla madre.
Sebbene si stia assistendo sempre di piø ad una massiccia entrata delle
donne nel mercato, consentendo così una maggiore disponibilità di denaro
all’interno dei nuclei familiari, gli elevati costi che devono essere sostenuti
per metter su famiglia inducono spesso i giovani a rinunciare alla
procreazione.
Il tema della stima del costo di un figlio viene affrontato nel quarto punto
dell’elaborato, all’interno del quale ho messo in evidenza la complessità di
stimarlo con esattezza, dovendo tenere in considerazione numerosi
elementi, spesso di difficile determinazione.
I costi da sostenere infatti non sono soltanto quelli diretti (quanto cioè una
famiglia deve tirar fuori di tasca), perchØ esistono anche dei costi
opportunità, corrispondenti al mancato guadagno della famiglia, vincolata
dalla presenza di figli nelle proprie scelte lavorative.
Alla luce di quanto sopra esposto ho elaborato un modulo di intervista,
composto da sessantaquattro domande, da somministrare a due campioni
tratti da uno stesso collettivo di mamme residenti nel Comune di Viterbo,
di venti unità ciascuno, suddivisi in classi d’età 60-40 e 40-20 anni, con
figli in età compresa tra 16 ed i 25 anni il primo e 0 e 10 anni il secondo,
con l’obiettivo di verificare l’ipotesi di partenza, se cioè il costo dei figli
incide sulla scelta di procreare.
La metodologia di indagine è stata osservazionale di tipo trasversale e le
variabili analizzate sono state quelle ritenute maggiormente significative
per il fenomeno oggetto dell’inchiesta.
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Capitolo I
La Famiglia
La famiglia è una “unità immersa in un tessuto relazionale, ma essa stessa
è un tipo specifico di relazione sociale; il problema è quello di
identificarla.
Ciò può essere fatto solo comprendendola e spiegandola come rete di
relazioni“.
1
La famiglia può essere definita come un’organizzazione sociale su base
biologica e naturale e allo stesso tempo considerata come la prima
istituzione sociale e culturale in cui l’uomo fa le sue esperienze; tuttavia,
essa può ritenersi anche un fenomeno storico, collocato nello spazio e nel
tempo, interconnessa con la società in cui si trova e con l’appartenenza ai
diversi gruppi sociali.
Considerata allo stesso tempo spazio fisico, relazionale e simbolico, la
famiglia è un luogo nel quale avviene la costruzione sociale della realtà,
poichØ è proprio all’interno di essa che gli eventi della vita del singolo,
quali nascita, morte, sessualità, procreazione, assumono un determinato
significato, legato in special modo al mutare dei tempi e dei luoghi.
1.1. Le diverse definizioni del termine “famiglia”
La famiglia può essere definita partendo da differenti punti di vista:
anzitutto una definizione generale.
Il Vocabolario della Lingua Italiana definisce la famiglia “nucleo
fondamentale della società umana costituito da genitori e figli”
2
.
1
Donati 1985
2
Zingarelli 1986: s.v. “famiglia”
7
Passando a concettualizzazioni piø scientifiche di ambito disciplinare
troviamo la definizione antropologica, secondo la quale la famiglia è “ un
gruppo sociale caratterizzato da residenza comune, cooperazione e
riproduzione. Essa include adulti di ambo i sessi, almeno due dei quali
hanno una relazione sessuale socialmente approvata, e uno o piø figli
degli adulti sessualmente coabitanti, propri o adottati “
3
.
La definizione economica risulta piø pragmatica, definendo la famiglia
come “ un’ unità economica che è definita, ai fini del censimento della
popolazione, come persona singola che viva da sola o come gruppo che
viva insieme volontariamente, i cui pasti siano preparati in comune e che
si avvantaggi della partecipazione comune all’ economia familiare “
4
.
Vediamo altre definizioni, una piø generale, che è quella sociologica.
Secondo questa disciplina la famiglia è “ un’unità immersa in un tessuto
relazionale, ma è essa stessa un tipo specifico di relazione sociale; può
essere definita come un’ organizzazione sociale su base biologica e
naturale ed allo stesso tempo può considerarsi la prima istituzione sociale
e culturale in cui l’uomo fa le sue esperienze “
5
.
Al contrario, specifica è la nozione giuridica di famiglia, che la precisa
come“una unione di natura non strettamente giuridica consistente in un
gruppo di persone, piø o meno ampio, legato da vincolo coniugale, di
parentela o di affinità “
6
.
La famiglia può essere legittima (fondata sul matrimonio) o di fatto
(fondata sulla stabile convivenza, ma non sancita da vincolo
matrimoniale); l’ordinamento italiano riconosce soltanto quella legittima.
Infine una definizione pragmatica, quella statistica, per la quale la famiglia
è “una unità statistica animata e complessa, composta cioè da unità
statistiche semplici che per il fatto di costituire delle entità definite e
3
Jedlowski 1997: s.v. “famiglia”
4
Dizionario dei termini economici 1999: s.v. “famiglia”
5
Dal Pra Ponticelli 2005: s.v. “famiglia”
6
Auletta 2004
8
compiute in sØ possono costituire oggetto di osservazione come tali. Anche
la famiglia composta da un solo individuo viene considerata come unità
statistica complessa“
7
.
1.1. Le funzioni della famiglia
Viene comunemente ritenuto che la principale funzione attribuita alla
famiglia sia quella di mediazione sociale, dal momento che essa
rappresenta un momento di passaggio dall’individuo alla società, dalla
sfera privata a quella pubblica.
Naturalmente la mediazione svolta dalla famiglia tra l’individuo e la
società è andata modificandosi nel tempo; nelle società premoderne, la
famiglia operava una mediazione rigida ed ascrittiva e l’appartenenza
familiare determinava lo status sociale dell’individuo, restringendone i
margini di libertà ed autonomia.
Successivamente, questa forma di mediazione ha ridotto la sua rilevanza
istituzionale a favore di una mediazione di tipo soggettivo, relazionale e
contingente.
La famiglia riveste inoltre una importante funzione di mediazione tra le
generazioni, sia al suo interno che verso la collettività, divenendo in
questo modo il luogo per eccellenza all’interno del quale si incontrano e
convivono le diverse generazioni.
Essendo considerata un sistema complesso, la famiglia svolge anche una
serie di funzioni interne, a favore dei membri dello stesso nucleo familiare,
ed esterne, orientate invece alla collettività; è quindi possibile identificare
e distinguere quattro funzioni principali, oltre a quella di mediazione
sociale.
Si tratta delle funzioni sociale, riproduttiva, educativa ed economica.
7
Carli 2004
9
Per quanto concerne la funzione sociale, la famiglia garantisce protezione
e cura ai suoi membri, contribuendo ad assicurarne il benessere e lo
sviluppo armonico.
In questo senso viene ritenuta un soggetto capace di modificarsi a seconda
delle necessità contingenti dei propri componenti ed è il luogo principale
della crescita, della socializzazione e dei legami intergenerazionali.
La famiglia ha il compito di garantire tutela ai membri che siano incapaci
di provvedere autonomamente a sØ stessi ed assume il ruolo di
ammortizzatore sociale per tamponare e prevenire rischi quali disagio,
devianza e cronicizzazione di condizioni svantaggiate.
Per la funzione riproduttiva, la famiglia è l’impresa capace di generare il
“capitale umano”, cioè i figli; questi, per l’impatto sociale che
comportano, possono essere considerati come beni pubblici perchØ
garantiscono il ricambio generazionale e la conseguente continuità di
produzione di reddito.
Per la dimensione educativa, la famiglia è la prima agenzia educativa per i
suoi membri e ne garantisce la socializzazione di base, mediante la
trasmissione di valori, credenze e norme che appartengono ad un
determinato ambiente ed alla società.
Da un punto di vista pedagogico, essa è il processo con il quale si forma,
“pezzo per pezzo”, la personalità di ogni membro e l’incontro tra diverse
reti informali (famiglia, gruppo di pari, ecc.) e formali (scuola, ecc.)
garantisce gli standard di realizzazione personale e di conformità sociale
che sono compatibili con il benessere dei singoli individui e con il
funzionamento della società.
Rispetto al ruolo della famiglia nella socializzazione primaria,
quest’ultima è stata in parte modificata dallo sviluppo delle istituzioni
scolastiche e dei mass media, anche se “…… l’esistenza di queste agenzie
non rompe nØ allenta il legame esclusivo tra genitori e figli: è ancora alta
10
l’influenza del nucleo genitoriale sulla formazione della personalità delle
nuove generazioni”
8
.
Rispetto alla socializzazione secondaria, occorre considerare che
l’inserimento nel mondo del lavoro è legato al curriculum scolastico ed in
questo settore la famiglia ha un ruolo discriminante nel sostenere il
rendimento scolastico e le motivazioni e nel fornire un ampio bagaglio
culturale ai figli.
La professione del giovane è inoltre legata all’importanza ed alle occasioni
degli appoggi familiari sui quali può, o non può, contare.
Infine la funzione economica della famiglia; al riguardo essa assume una
funzione orientatrice rispetto ai consumi, agli investimenti, all’avviamento
ed al collocamento nel mondo del lavoro ed in questo senso essa svolge il
ruolo di ammortizzatore economico, mitigando frequentemente gli impatti
delle difficoltà finanziarie dei suoi componenti, che altrimenti sarebbero
devastanti.
La famiglia interviene nel riequilibrare la distribuzione del reddito,
favorendo l’accesso al lavoro con la diluizione temporale e le attese del
caso, incentivando anche l’acquisto della casa per le generazioni
successive.
Accanto alla quota dei nuclei familiari che svolgono un’attività economica
a conduzione familiare, viene individuata la funzione di gestione del
budget familiare , di risparmio ed investimento, di allocazione e di
ottimizzazione delle risorse; il lavoro domestico delle donne viene inoltre
considerato elemento di raccordo tra ammontare delle risorse e
soddisfazione dei bisogni.
La famiglia diviene, in questo modo, la fonte principale del risparmio,
garantendo essa stessa le risorse collettive.
8
Di Nicola 2002
11
1.2. La famiglia moderna
La famiglia nell’attuale società postmoderna ha cambiato la propria
struttura, i propri valori e le relazioni all’interno di essa rispetto alla
famiglia della società moderna tradizionale.
La società italiana di oggi, infatti, è divenuta assai piø complessa a causa
di numerosi fenomeni, tra loro collegati.
Le principali trasformazioni socio-demografiche degli ultimi anni possono
essere individuate nell’invecchiamento progressivo della popolazione,
nell’immigrazione dai paesi del Terzo e Quarto mondo e nella
diminuzione del tasso di natalità e di quello di nuzialità.
Iniziamo ad analizzare l’invecchiamento progressivo della popolazione.
Questo fenomeno emerge da due processi tra loro convergenti, consistenti
nell’allungamento della durata media della vita legata al miglioramento
delle condizioni ambientali ed ai progressi medico-scientifici e la
diminuzione del tasso di natalità.
Negli ultimi anni l’età media si è attestata intorno agli 85 anni per le donne
e 75 anni per gli uomini e questo trend demografico interessa
particolarmente le società industrializzate occidentali; in Italia, gli anziani
superano la popolazione giovane grazie al miglioramento delle condizioni
di vita e questo fenomeno ha contribuito ad aumentare il rischio di perdita
dell’autosufficienza.
Tutto ciò si accompagna ad una crescita dei nuclei familiari, sia per il
cambiamento della struttura della famiglia che da estesa è divenuta
nucleare, sia perchØ i nuclei sono spesso costituiti da anziani soli, in
particolare da donne rimaste vedove.
L’aumento dell’indice di invecchiamento (dato dal rapporto tra la
popolazione anziana con 65 anni ed oltre e la popolazione piø giovane in
età compresa tra i 0 ed i 14 anni moltiplicato per 100)
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ha portato ad una
9
www.wikipedia.it