1. Introduzione
Il periodo e il territorio che videro nascere ed operare Luigi Zandomeneghi (1778-1850),
furono caratterizzati da grandi sconvolgimenti politici e sociali; Napoleone Bonaparte con il
trattato di Campoformido (1797) aveva sancito la fine della Repubblica di Venezia. È noto tuttavia
che, con la caduta dell'imperatore e i conseguenti trattato di Parigi e congresso di Vienna, si era
stabilito che tutti gli Stati preesistenti all'epoca rivoluzionaria e napoleonica venissero ripristinati
con i rispettivi sovrani (la cosiddetta Restaurazione). Tuttavia la forza politica dell'Austria e l'abile
operato di Metternich portarono l'Austria a includere nell'Impero Austro-Ungarico anche tutto il
territorio della ex Repubblica di Venezia, il Regno
Lombardo-Veneto.
1
Quindi, le truppe austriache
dominarono il Veneto dal 1798 al 1866, anno che
sancì l’annessione al Regno d’Italia. Se si
escludono gli anni del napoleonico Regno d’Italia
(1805/06-1814) e la breve parentesi
indipendentistica del 1848-49, il Veneto rimase
sotto il dominio austriaco per ben 59 anni
serbando tracce profonde di questo governo
nell’amministrazione, nell’economia e nella
cultura.
2
Fig. 1: Amédée de Noé Cham, Il risveglio del leone di San Marco,
Parigi 1859 (?), Biblioteca del Museo Correr.
Il periodo a cui si è fatto riferimento ha rappresentato per il Veneto un momento di forte
tensione sociale e politica che ha visto alternarsi brevi fasi di dominio francese a lunghi periodi di
influenza austriaca.
1
Cfr. ZORZI 2000.
2
Cfr. PRETO 2000.
3
Ma, come scrive Sergio Marinelli,
“Il tempo dell’Austria è anche quello della più appassionante reazione italiana, della coscienza
diffusa di italianità. […] La lotta politica, tuttavia, se da una parte ha pesantemente ostacolato
l’attività e l’esistenza di molti artisti, dall’altra ha dato, come sempre, motivazioni forti allo stesso
operare artistico, che sarebbero state poi rimpiante nell’aridità e nella delusione delle successive
stagioni.”
3
Come sottolinea Nicola Ivanoff , dopo che Canova si stabilì a Roma e nei decenni
successivi alla sua morte (1822), Venezia, per quanto concerne la scultura, divenne città del tutto
marginale. Il primo Ottocento veneto, in passato, non ha goduto di sufficiente attenzione critica,
ma gli ultimi studi ne rivelano l’originalità e la prolificità.
4
Luigi Zandomeneghi fu uno scultore molto apprezzato dai suoi contemporanei,
5
L’intenzione di questo lavoro è, quindi, rendere giustizia a Luigi Zandomeneghi, un artista
veneto che, oltre ad essere stato un seguace e caro amico di Antonio Canova, può essere
considerato oggi uno degli scultori neoclassici di maggior interesse del primo Ottocento.
ma che
nell’arco del secolo scorso è stato purtroppo scarsamente studiato, tanto da renderlo oggi un artista
noto, quasi esclusivamente, per essere stato l’ideatore del progetto per la tomba di Tiziano nella
Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia.
6
Lo scultore veronese dedicò gran parte della sua vita all’insegnamento e per questo fu
spesso premiato mediante importanti riconoscimenti pubblici e medaglie di merito; tuttavia eseguì
anche numerose opere lavorando entro il territorio veneto e soprattutto a Venezia; purtroppo molte
di queste sono andate perdute, distrutte o sono conservate in collezioni private di difficile accesso.
Tuttavia qui si propone la prima, e probabilmente non del tutto completa, schedatura delle
opere di Luigi Zandomeneghi rintracciabili fino ad oggi.
3
MARINELLI 2001, pp. 9-14.
4
Cfr. IVANOFF 1941, p. 215.
5
Mi riferisco, per esempio, a SAGREDO 1839, D’HARMONVILLE 1842-51 e BELTRAME 1852.
6
Cfr. BELTRAME 1852, p. 111.
4
2. Fortuna critica
Gli anni che approssimativamente vanno dalla fine del Settecento alla metà del secolo
successivo sono quelli che videro il nascere e l’evolversi della personalità artistica di Luigi
Zandomeneghi (1778-1850), uno scultore riconosciuto e stimato dai suoi contemporanei ma
piuttosto trascurato dalla critica del Novecento.
Nel 1796 Zandomeneghi partì per Venezia con il padre lasciando il paese natale nel
veronese; tuttavia, Verona, nell’arco dell’Ottocento, continuò ad annoverare lo scultore tra i suoi
uomini illustri
7
; circa dieci anni dopo la morte dello scultore, C. Belviglieri, elencando gli artisti
veronesi più significativi del suo tempo, scrisse:
“[…] nella scultura gloriasi coi nomi dei Zandomeneghi […]”
8
Oggi viene ricordato dalla critica, quasi esclusivamente, in quanto autore del monumento a
Tiziano nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, poiché è l’opera che gli valse fama e
grande stima in tutta Italia; il monumento fu oggetto di studi e critica già intorno alla metà
dell’Ottocento.
9
Agostino Sagredo, nel 1839 scrive il saggio Intorno al monumento da innalzarsi in Venezia
per volere di Sua Maestà l’Imperatore Ferdinando I, Re nostro, alla memoria di Tiziano, nel
quale, ancora prima dell’inizio dei lavori (1842), tenta di formulare i presupposti generali del
mausoleo dedicato a Tiziano.
Francesco Beltrame,
10
7
Cfr. MARINELLI 2001, p. 160.
nel 1852, terminati i lavori per la realizzazione del monumento al
pittore veneziano, pubblica a Venezia un interessante saggio dal titolo Cenni illustrativi sul
8
C. BELVIGLIERI, Storia di Verona e sua provincia, ristampa dell’edizione milanese del 1859, 1974 – riportato da
MARINELLI 2001, p. 160.
9
Mi riferisco, in particolare, a fonti quali SAGREDO 1839 e BELTRAME 1852.
10
Francesco Beltrame (1797-?): dotto letterato e critico, fu dottore in legge, membro del collegio politico-legale dell'
Università di Padova, socio onorario dell'I.R. Accademia Veneta di Belle Arti, degli Atenei di Venezia, Treviso e
Bassano e delle Accademie di Rovigo e di Castelfranco ed Emerito Consigliere di Governo (A. BALDUINO, “Storia
letteraria d’Italia. L’Ottocento”, Padova, Piccin Nuova Libraria, 1990, tomo II, p. 1093).
5
monumento a Tiziano Vecellio: aggiuntevi la vita dello stesso e notizie intorno al fu Professore di
scoltura Luigi Zandomeneghi, nel quale presenta la vita di Tiziano, descrive dettagliatamente il
monumento a lui dedicato e riserva un capitolo alla vita di Zandomeneghi, suo ideatore.
11
Nell’opuscolo di Beltrame, Luigi Zandomeneghi viene ricordato e descritto non solo in
quanto scultore e teorico, bensì e soprattutto in quanto insegnante e, più precisamente, professore
di scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia; per questo, infatti, fu premiato mediante
importanti riconoscimenti pubblici e medaglie di merito.
Beltrame ha tratto la maggior parte delle informazioni relative alla vita dello scultore
veneto dal Dizionario delle date, curato da A.L. D’Harmonville e pubblicato a Venezia tra il 1842
e il 1851: la voce dedicata allo Zandomeneghi è, infatti, ricca di notizie dettagliate sia sulla vita
che sulle opere e, a mio avviso, può essere considerata, sebbene solo una voce di dizionario, la più
antica fonte letteraria dedicata alla vita di Luigi Zandomeneghi; riporto un passo che descrive i
tratti generali dell’artista:
“Era modesto in modo che non di rado fu nelle sue scuole scambiato al primo aspetto, da chi nol
conosceva, pel suo bidello. Lasciò insomma fama di scultore, meccanico e letterato d’arti
valentissimo, di eccellente maestro, di cittadino perfetto.”
12
Il Dizionario delle date ha costituito un’importante fonte non solo per Francesco Beltrame,
ma anche per Nicola Ivanoff
13
Ivanoff si pone come obiettivo la rivalutazione della produzione artistica dello
Zandomeneghi puntando l’attenzione soprattutto su quello che egli definisce “periodo canoviano”.
, critico d’arte di origine russa, che nel 1941 scrive un articolo
intitolato Un amico e seguace di Canova. Luigi Zandomeneghi (1778-1850) e pubblicato sulla
rivista “Ateneo veneto”: saggio che offre un interessante profilo artistico dello scultore e molti
cenni biografici.
11
Vedi Appendice, p. 87.
12
D’HARMONVILLE 1842-51, p. 955 (vedi Appendice, p. 84).
13
Nikolaj Ivanov (Pietroburgo 1901-Venezia 1977) , critico d’arte di origine russa; nel 1935 si trasferisce in Italia, a
Venezia, dove nel 1941 ottiene la cittadinanza italiana e diventa docente presso l’Università Ca’ Foscari. Già l'anno
successivo al suo arrivo a Venezia inizia a pubblicare articoli per riviste italiane e francesi, firmandosi "Nicola
Ivanoff" (Cfr. A. D’AMELIS, C. DIDDI, Russi in Italia in Archivio russo-italiano V , Salerno : Università di Salerno,
2009).
6
Per periodo canoviano Ivanoff intende il lasso di tempo che intercorre tra l’incontro di
Zandomeneghi, nei primissimi anni dell’Ottocento, con Canova, grazie al quale ricevette numerose
commissioni, e gli anni che seguirono il suo primo viaggio a Roma nel 1816 fino alla morte del
sommo scultore avvenuta nel 1822. Non conoscendo gran parte delle opere giovanili dello
Zandomeneghi, il periodo canoviano è considerato da Ivanoff il più felice dell’artista e, per
valutarne l’evoluzione artistica, il critico confronta due importanti opere di Zandomeneghi: il
monumento a Francesco Paiola (1817), che guarda alla stele funeraria Volpato (1804-07)
14
Ivanoff, inoltre, riflette su come il rigore neoclassico sia servito a Luigi Zandomeneghi per
difendersi dall’eclettismo ottocentesco, “confusione e assenza stessa di gusto”.
di
Canova, e il monumento a Carlo Goldoni (1820-29) che segna, invece, una completa
emancipazione dalla maniera dello scultore possagnese.
15
A tal proposito, egli scrive:
“Un gusto, per quanto rigido e tirannico sia, come fu quello neoclassico, sarà sempre preferibile
all’eclettismo. Se oggidì alla distanza di un secolo, possiamo qualche volta subire un certo fascino
nostalgico, fascino del passato, anche davanti alle opere più gelide e manierate dei seguaci ed
emuli di Canova, tanto più la grazia riservata e l’alessandrinismo personale dello Zandomeneghi
potrebbe trovare apprezzamento e comprensione.”
16
Parlando di alessandrinismo, Ivanoff vuole riferirsi ad una maniera d’arte che privilegia la
cura formale e la raffinata eleganza dei metodi espressivi e stilistici, caratteristiche comuni all'arte
figurativa, alla filologia e alla letteratura greca nel periodo alessandrino.
17
Dell’attività di Luigi Zandomeneghi e, in modo particolare, di alcune sue opere si sono
occupati diversi autori e storici dell’arte:
Bruno Brunelli scrive un articolo dal titolo “Un appartamento neoclassico a Padova” che
viene pubblicato tra il 1928 e il 1929 sulla rivista “Dedalo: Rassegna d’arte diretta da Ugo Ojetti,
14
La stele funeraria a Giovanni Volpato è stata eseguita da Antonio Canova tra il 1804 e il 1807 e si trova nella
Basilica dei Santi Apostoli di Roma.
15
IVANOFF 1941, p. 225.
16
Ibidem.
17
Cfr. Ibidem.
7
1871-1946”;
18
l’autore descrive gli interni di Palazzo Papafava a Padova, un palazzo che ospita
grandi sale di gusto neoclassico e che conserva due bassorilievi con episodi omerici realizzati dallo
Zandomeneghi.
19
Giuseppe Pavanello scrive e pubblica nel 1973 un saggio sulla rivista “Antichità viva”,
Francesco Bagnara, Davide Rossi, Luigi Zandomeneghi alla villa Comello di Mottinello Nuovo
20
,
in cui descrive dettagliatamente la villa vicentina e le opere d’arte che originariamente conservava,
tra cui un gruppo scultoreo eseguito dallo scultore veronese tra il 1824 e il 1827, oggi al Museo
Civico di Bassano del Grappa.
21
Nel redigere il catalogo delle opere dello Zandomeneghi, si è rivelato molto utile il
catalogo della mostra “Venezia nell'età di Canova 1780-1830: Venezia, Ala Napoleonica, Museo
Correr, ottobre-dicembre 1978”, curato da Elena Bassi, Attilia Dorigato, Giovanni Mariacher,
Giuseppe Pavanello e Giandomenico Romanelli. Il catalogo, infatti, dedica ben quattro schede ad
opere attribuite allo scultore.
22
In Il teatro La Fenice: i progetti, l'architettura, le decorazioni, curato da Manlio Brusatin,
e Giuseppe Pavanello e pubblicato a Venezia nel 1987, si descrivono, come suggerisce il titolo, la
storia e le decorazioni del teatro La Fenice di Venezia tra cui il monumento a Carlo Goldoni
ubicato proprio nel vestibolo della facciata del teatro; Luigi Zandomeneghi lavorò al monumento
dal 1820 al 1829.
23
Nel catalogo della mostra “Il Veneto e L’Austria: vita e cultura artistica nelle città venete
1814-1866”, curato da Marinelli, Mazzariol e Mazzocca e pubblicato nel 1989, una scheda è
18
Cfr. BRUNELLI BRUNO, Un appartamento neoclassico a Padova in “Dedalo”, I anno IX, Milano Roma, 1928-29,
pp. 41-63.
19
Cfr. Catalogo delle opere, Scheda III, p. 36.
20
Cfr. PAVANELLO GIUSEPPE, Francesco Bagnara, Davide Rossi, Luigi Zandomeneghi alla Villa Comello di
Mottinello Nuovo in “Antichità viva”, 12.1973,2, 1973, pp. 29-35.
21
Cfr. Catalogo delle opere, Scheda VIII, p. 55.
22
Mi riferisco al busto di Francesco I d’Austria (1815), all’ Omaggio a Canova o Genio di Canova (1824-27), al busto
di Giustina Renier Michiel (1825) e al ritratto di Leopoldo Cicognara (1827): vedi Catalogo delle opere, Scheda II,
VIII, IX, XI, p. 34, 55, 60 e 67.
23
Cfr. Catalogo delle opere, Scheda VI, p. 44.
8
dedicata ad una litografia di Antonio Viviani (1792-1873) che raffigura il monumento a Tiziano
eseguito dallo scultore insieme al figlio Pietro e che offre agli autori l’occasione per descrivere
dettagliatamente il mausoleo nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari.
24
Del monumento a Tiziano si era occupato, pochi anni prima, anche Zygmunt Wazbinski
con il saggio Tiziano Vecellio e la tragedia della sepoltura in Tiziano e Venezia: convegno
internazionale di studi, 1976 pubblicato nel 1980. Facendo riferimento ai precedenti progetti
canoviani
25
, egli ripercorre brevemente la storia del monumento attuale descrivendone
l’iconografia e gli elementi costituenti.
26
Ancora, in L’Ottocento a Verona pubblicato a Milano nel 2001, Sergio Marinelli si occupa
di Luigi Zandomeneghi studiando, in particolare, l’Elogio di Tullio ed Antonio fratelli Lombardo,
scritto e pronunciato dallo scultore nel 1827.
27
Nel 2005 viene pubblicato L’Ottocento in Italia: le arti sorelle, a cura di Carlo Sisi, il quale
menziona Luigi Zandomeneghi in più occasioni: in particolare, si occupa del rapporto tra lo
scultore e Canova facendo spesso riferimento al mausoleo dedicato a Tiziano.
28
Il 30 maggio 2009 si è tenuto, in Villa Vanzetti a Colognola ai Colli (terra d’origine di
Zandomeneghi), il primo convegno di studi dedicato alla figura di Luigi Zandomeneghi per
celebrarne i 230 anni dalla nascita. I relatori che sono intervenuti sono Daniela Zumiani,
GiuliaBrazzale, Gian Paolo Marchini e Mario Guderzo.
29
Secondo le mie ricerche, successive al convegno, pare non siano previsti gli Atti.
24
Cfr. Catalogo delle opere, Scheda XIII, p. 71.
25
Per la storia del monumento a Tiziano e, in particolare, per i progetti canoviani Wazbinski segnala: CICOGNARA
L., “Elogio di Tiziano” in Discorsi letti nell’Accademia di Belle Arti di Venezia, 13 VIII 1809, Atti dell’Accademia di
Belle Arti, Venezia, 1809, pp. 31-39; BRATTI R., “Antonio Canova nella sua vita artistica e privata”, Venezia, 1919,
p. 394; BASSI E., “La gipsoteca di Possagno, sculture e dipinti di Canova”, Venezia, 1957, pp. 69-77; FEHL P., “At
Titian’s Tomb”, lecture at Illinois University, 1972.
26
Cfr. WAZBINSKI ZYGMUNT, Tiziano Vecellio e la tragedia della sepoltura in Tiziano e Venezia : convegno
internazionale di studi (Venezia, 1976) Vicenza , 1980, pp. 255-273.
27
ZANDOMENEGHI 1827; Cfr. MARINELLI 2001, p. 164.
28
Cfr. SISI 2005, pp. 146-7 e p. 185.
29
Notizia relativa al Convegno: dal Notiziario Comunale d’Informazione di Colognola ai Colli (Anno XIII 2009,
Settembre 3) e confermata da www.giuseppeborsoi.it.
9