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1 – INTRODUZIONE
Il lavoro si pone l’obiettivo di condurre uno studio di fattibilità sul progetto Borsa Sociale o
Social Stock Exchange, la creazione di un mercato borsistico per imprese non profit e for
profit ad alto impatto sociale.
Si descriveranno le origini e le prospettive future di questo progetto, che coinvolge il
mercato dei capitali per il raggiungimento di scopi sociali: il presupposto di tale idea è che
non solo la società ed i cittadini, ma anche i mercati finanziari sono chiamati a partecipare
ad uno sforzo condiviso contro la povertà, la fame e le altre ingiustizie sociali del nostro
mondo.
Questa è una visione innovativa dei mercati finanziari, concepiti da molti invece come
luogo di egoismi e strumenti di guadagno speculativo, non accessibili alle fasce
svantaggiate della società per migliorare la propria condizione; i mercati stessi sono anche
visti come non rappresentativi dell’economia reale di una nazione
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, o addirittura come uno
dei maggiori artefici della crisi finanziaria, che ha portato la fiducia degli investitori ai
minimi storici
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.
Il problema di base da cui parte la presente tesi è quello di trovare meccanismi che
stimolino e facilitino la diffusione di imprese che lavorano nel campo del bisogno sociale,
for profit o non profit che siano. Tale tipo di impresa, soprattutto la non profit, è
caratterizzata da perenne sottocapitalizzazione che ne preclude lo sviluppo. Come si
spiegherà con esempi e ragionamenti, la Borsa Sociale avrebbe la funzione di supportare
la crescita delle imprese sociali, sia organizzativa che dimensionale, migliorandone la
gestione e le prospettive di sviluppo, oltre ad apportarvi altri vantaggi che verranno
elencati in seguito.
Il meccanismo che si vuole sviluppare è l’incontro tra un’offerta d’investitori di capitali
finanziari “etici e responsabili” ed una domanda composta da imprese a scopo sociale, con
un funzionamento simile a quello di una tradizionale borsa: non sarà facile implementare
tale struttura, a causa della complessità delle tematiche affrontate, ma si vuole chiarire il
tutto grazie agli esempi già esistenti ed al dibattito in corso.
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A Milano sono quotate 336 imprese, lo 0,0024 % delle socie di Confindustria ed un infinitesimo di quelle
dell’economia del Paese. Dati da “L’invadente borsa di pochi padroni” (2009) Altraeconomia num. 105 maggio 2009,
pag. 18.
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In particolare, la crisi globale è stata accelerata dalle società di rating, le quali con un giudizio positivo hanno reso
vendibili prodotti finanziari che altrimenti difficilmente sarebbero stati venduti. Vedi DACREMA P. “La crisi della
fiducia” (2008).
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Questo mercato andrebbe a collocarsi nel mezzo tra la logica della filantropia a fondo
perduto e della finanza tradizionale esclusivamente orientata alla speculazione: una terza
via di finanziamento che può avere delle ricadute positive sia sugli equilibri finanziari
internazionali sia sull’effettivo benessere della popolazione.
Oltre alla dimensione economica, infatti, il lavoro ragionerà su altre componenti che
compongono il reale benessere della vita delle persone, cioè i fattori non economici che
sono alla base dei processi comportamentali individuali, come le relazioni e gli affetti
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: è
falso difatti credere che le persone ricerchino solo soddisfazioni di carattere economico; in
questo contesto si parlerà del concetto di ritorno sociale
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e delle sue influenze sulle
decisioni d’investimento.
L’attore principale del lavoro è l’impresa sociale, a cui è indirizzato questo tipo di mercato;
al termine impresa sociale si possono ricondurre diversi significati: una prima definizione,
molto restrittiva, riconduce le imprese sociali alle sole organizzazioni non profit. Una
seconda definizione, maggiormente allargata, che sarà utilizzata nel corso di questo
lavoro, considera imprese sociali tutte quelle aziende che, operando tramite criteri di
sostenibilità e di responsabilità sociale, si pongono obiettivi dichiarati di creazione di valore
sociale. Le imprese sociali si collocano nel mercato utilizzando modelli organizzativi e
lavorativi tipici dell’impresa capitalistica, utilizzati però non per massimizzare il ritorno del
capitale investito ma per il raggiungimento degli scopi sociali tipici invece del terzo settore;
questi soggetti mirano a fini non prettamente lucrativi, e producono congiuntamente
capitale economico e sociale.
Nella prima parte della tesi, si metterà in luce come il terzo settore abbia raggiunto
dimensioni quantitative di grande importanza e come si ponga da motore di sviluppo di un
sistema di welfare sempre più aperto al privato e meno esclusiva del pubblico, a causa
dell’incapacità strutturale di quest’ultimo nel produrre beni e servizi idonei a soddisfare le
aspettative sociali della popolazione. In questo contesto si analizzerà la sussidiarietà
orizzontale, concetto cardine del nuovo welfare.
Si spiegherà poi come la crisi finanziaria attuale abbia portato ad un aumento della
domanda di servizi al terzo settore da parte della popolazione
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e si vedrà come il privato
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La non considerazione degli aspetti relazionali dell’economia è uno dei fallimenti della teoria economica neoclassica.
Vedi BRUNI L. “La ferita dell’altro. Economia e relazioni umane” (2007) pag. 150-175.
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Per ritorno sociale, espresso in termini di gratuità e dono, si intende la soddisfazione ed il beneficio psicologico e
motivazionale che deriva dal mettere a disposizione il proprio denaro o il proprio lavoro, in forma gratuita. Per
approfondimenti si rimanda a RANCI C. “Il volontariato” (2006).
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La recente crisi finanziaria ha fatto sì che la popolazione affamata del nostro pianeta sia salita di 100 milioni nel corso
del 2008, raggiungendo 1 miliardo di persone. Fonte www.medicisenzafrontiere.it.
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non profit sia ora considerato “indispensabile per combattere la crisi”
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stessa, la quale
invece, da un altro punto di vista, spinge ad un minor ricorso alla filantropia, a causa
ovviamente dalla minore disponibilità finanziaria di privati e imprese. Proprio la crisi, nel
corso della tesi sarà vista in logica di opportunità ed occasione per ripensare a strutture di
mercato più eque ed a modelli di sviluppo più sostenibili. In questo contesto di criticità, ci si
augura di mettere in luce le dinamiche di sviluppo del terzo settore, il quale lavora non solo
per rispondere ai bisogni sociali, ma anche per offrire nuove opportunità occupazionali.
Successivamente, si analizzerà l’imprenditorialità sociale con le proprie caratteristiche e di
come essa si inserisca nell’affrontare nuove sfide globali a quei problemi di fondo che
sono rimasti fuori dall’orizzonte del pensiero imprenditoriale tradizionale, ponendosi come
nuova frontiera dell’economia
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. Si vedrà che, in questo contesto di crescita del settore non
profit, si sta manifestando la necessità di partnership tra for profit e non profit, con
soluzioni che si spingono oltre alla tradizionale filantropia d’impresa verso politiche di
corporate social responsability
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più mirate e strutturate.
Nel paragrafo successivo, si citerà la nozione civilistica di Impresa Sociale, nuova forma
giuridica introdotta dal nostro legislatore nel 2006, che sta proponendo nuovi orizzonti di
sviluppo al terzo settore. Questa innovazione legislativa và nella direzione di dare più forza
al terzo settore con uno strumento giuridico che la parifica per molti aspetti al mondo for
profit.
Nel capitolo seguente, si metterà in luce l’aspetto più critico del settore non profit, cioè le
sue fonti di finanziamento, suddivise in 3 categorie: erogazioni liberali, capitale di debito e
capitale di rischio; si analizzeranno le criticità di ciascuna fonte in modo da capire se
sussista o meno la necessità di creare un canale di finanziamento alternativo come la
Borsa Sociale. Nell’ambito del finanziamento di capitale di rischio si analizzeranno la
venture philanthropy e le particolarità del modello d’investimento sociale inglese, con un
caso pratico: il modello inglese sarà preso come riferimento in diversi frangenti del lavoro.
A questo punto si approfondirà il concetto di finanza etica, in cui si farà luce sul ruolo
sociale che la finanza può rivestire, incentivando la crescita e lo sviluppo dell’economia
solidale; si chiariranno gli aspetti definitori, gli strumenti e la sua diffusione nell’economia
globale. In questo capitolo ci sarà spazio anche per alcune riflessioni sulle caratteristiche
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FIORENTINI G. “Il nuovo ammortizzatore” (2009) Il Sole 24 ore del 19 gennaio 2009 pag. 2.
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Cfr. YUNUS M. “Un mondo senza povertà” (2008) pag. 112.
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“L’integrazione volontaria delle preoccupazioni e visioni sociali ed ecologiche da parte delle imprese nelle loro
attività e nei rapporti con le parti interessate (stakeholder)”. Questa definizione di responsabilità sociale è quella
presente nel Libro Verde del 2001 redatto dalla Commissione Europea.
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del modello capitalista neoliberista e sugli squilibri che ha apportato a livello
macroeconomico.
Da qui poi si giungerà al cuore del lavoro, il progetto Borsa Sociale: si descriveranno i casi
già esistenti, ritenuti più significativi, in Brasile, Sud Africa, Regno Unito, Stati Uniti,
Danimarca e Singapore.
Poi si citeranno i progetti attuali in Italia che si avvicinano maggiormente a tale concetto,
come, ad esempio, i titoli di solidarietà ed il dibattito nazionale per la sua implementazione.
A seguito si esporranno riflessioni che raggruppano i vantaggi e le criticità che tale
progetto comporta, rispetto invece alle tradizionali fonti di finanziamento che sono state
descritte precedentemente. Successivamente sarà analizzato il vincolo della non
distribuzione di utili per le imprese non profit con le sue implicazioni.
Nei capitoli successivi si tratteranno le problematiche operative del progetto; in questa
fase ci si è spinti nel tentativo di definire uno studio di fattibilità di Borsa Sociale: viene
definito il profilo della domanda, che si è voluta contestualizzare meglio con due casi
pratici, e dell’offerta, suddivisa tra investitori istituzionali e retail. In seguito si è descritto il
processo di quotazione alla Borsa Sociale, con la struttura del mercato e le tipologie di
strumenti finanziari scambiati; sarà sottolineato inoltre lo sforzo informativo, in termini di
maggiore trasparenza, che le imprese sociali dovranno sostenere per l’attuazione del
progetto e quali saranno gli strumenti più idonei da utilizzare.
Successivamente si affronta la tematica forse più difficoltosa del progetto, cioè quella di
trovare indicatori di rating che discriminino l’accesso al mercato. La valutazione è stata
suddivisa in due sezioni: l’analisi del sistema di gestione e l’analisi della produzione di
valore sociale. Nella prima parte sono stati costruiti indicatori suddivisi in 8 aree
d’indagine; tra tutti gli indicatori costruiti, saranno poi individuati quelli più caratterizzanti
per questa tipologia d’imprese; a seguire si è affrontato il calcolo della produzione
dell’impatto sociale, tramite l’indice SROI.
Per calcolare il prezzo delle imprese quotate alla Borsa Sociale, si utilizzerà
congiuntamente il metodo tradizionale dei flussi di cassa e l’indice SROI, di modo da
ottenere un valore dell’azione che incorpori sia il valore finanziario che quello sociale, il
social equity value.
Le ipotesi che la tesi vuole dimostrare sono le seguenti: in primo luogo si vuole analizzare
se le proposte del business sociale e della finanza etica che emergono dal dibattito
odierno siano valide e se tali proposte possano porsi da reale integrazione rispettivamente
all’imprenditorialità classica ed alla finanza tradizionale. Nella prima ipotesi si vuole anche
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chiarire se le tradizionali fonti di finanziamento delle imprese sociali presentino delle
debolezze tali per cui risulta essere necessaria la ricerca di altri strumenti innovativi; in
secondo luogo si proverà la bontà o meno dei modelli di Borsa Sociale già esistenti,
cercando sia di individuarne vantaggi e svantaggi sia di ipotizzare se questi possano
essere trasferiti in Italia. La terza ipotesi del lavoro si focalizza sul capire se e come si
potrà offrire il ritorno finanziario agli investitori che scambiano titoli nella Borsa Sociale; la
quarta ipotesi lavora sulla definizione dei profili della domanda e dell’offerta, quantificarli
ed ipotizzare il funzionamento del mercato con le sue criticità. La quinta ipotesi vuole
definire i criteri e gli indicatori che discriminino l’accesso alla Borsa Sociale e che ne
determino il pricing.
Il metodo di analisi è stato la ricerca tramite fonti cartacee (libri, papers, stampa nazionale
ed internazionale), fonti informatiche, ragionamenti personali, interviste, consulenze ed
uno stage della durata di un mese presso il centro di ricerca Avanzi SRI Research, a
Milano.