I
INTRODUZIONE
Questo lavoro nasce come la naturale prosecuzione di un percorso
intrapreso nel 2002, anno in cui cominciai a scrivere la tesi di laurea per la
facoltà di Economia dell’Università dell’Insubria, dal titolo Lo sviluppo
della pesca nell’area cantabra tra il XIX e il XX secolo e la nascita
dell’industria conserviera. L’idea di poter studiare un settore
fondamentale come quello della pesca nel Nord della Spagna è stata per
me molto allettante, sia per la scoperta di un mondo affascinante e pieno di
storia e storie, sia per le mie origini spagnole e la conseguente voglia di
conoscere meglio le mie radici.
L’idea era quella di poter effettuare di nuovo un lavoro legato alla
storia della Spagna e con grande soddisfazione ho potuto analizzare la
storia della pesca fluviale nel Cantabrico, grazie all’interessamento in
materia del Professor Vaccari. La scelta geografica è stata dettata da due
ragioni: la prima è la possibilità di recarmi in loco sfruttando la
conoscenza della lingua e l’appoggio logistico dato dai parenti; la seconda
è la grande tradizione fluviale delle regioni settentrionali spagnole, in
particolar modo quella del Principato delle Asturias. Le fonti
bibliografiche in materia sono abbondanti, soprattutto a carattere locale.
Infatti, è stata privilegiata in particolare la storia della pesca nel fiume
Sella, di cui ho trovato notizie dai tempi preistorici (reperti ritrovati nelle
grotte di Tito Bustillo) fino alle ultime statistiche di cattura degli anni
recenti.
II
Questa tesi ha l’ambizione di trattare quasi tutti gli aspetti legati
all’attività ittica: la descrizione dell’ambiente naturale e della fauna ittica
fluviale, la storia della pesca e lo sviluppo delle tecnologie e degli
strumenti utilizzati, gli aspetti socio-economici delle popolazioni coinvolte
(dalla composizione delle famiglie all’evoluzione del prezzo del salmone),
le normative e i regolamenti in materia di pesca fluviale, la situazione
odierna della pesca fluviale in Asturias. Per trattare tutti questi argomenti
mi sono recato per qualche settimana a Santander (Cantabria), Gijon e
Oviedo (Asturias), in particolar modo alla Camara Oficial de Comercio,
Industria y Navegacion e nelle biblioteche municipali. Quasi tutti gli autori
che hanno trattato la materia e riportati in bibliografia sono appassionati
pescatori, gli stessi che hanno cercato in tempi recenti di porre rimedio ai
numerosi problemi che attanagliano la pesca fluviale, passata da essere
importante risorsa di sostentamento a semplice attività sportiva.
Nel primo capitolo sono state descritte le caratteristiche dei principali
fiumi e l’idrografia delle regioni del Cantabrico. Con questo termine si
intende tutta la cornice settentrionale della Spagna che si affaccia
sull’Oceano Atlantico, ne fanno parte quattro regioni: Paesi Baschi,
Cantabria, Asturias e Galizia. In primo luogo è stata trattata la rete fluviale
asturiana, descrivendo con dovizia di particolari i fiumi piø pescosi
storicamente e attualmente. Grande attenzione è stata riposta sul Sella, per
i motivi spiegati in precedenza, poi su altri fiumi come Eo, Navia, Esva e
Narcea. Il Nalon è stato tralasciato poichØ lo stato di degrado ambientale
raggiunto in passato l’ha di fatto estromesso dalle preferenze dei pescatori,
nonostante in passato fosse stato uno dei fiumi piø ricchi. Per ogni fiume è
III
stato riportato il punto di nascita, la portata, il punto di sbocco e i
principali pozzi in cui si pesca, i cotos.
In seguito sono stati descritti la rete fluviale cantabra e le
caratteristiche dei fiumi principali della regione. In Cantabria nasce il
fiume piø importante di tutta la Spagna: l’Ebro. Attraversa tutta la nazione
dopo aver descritto il bacino idrografico piø grande ed importante. Se non
avessi trovato una copiosa bibliografia in Asturias, l’Ebro sarebbe
diventato il fiume protagonista di questa tesi. La storia delle popolazioni
vissute lungo le popolazioni del grande fiume spagnolo è molto
interessante e affascinante, soprattutto perchØ lungo i tragitto si sono
mischiate diverse culture, tra cui quella cristiana e quella musulmana.
Oltre all’Ebro è stato preso in considerazione l’Ason, sia per l’importanza
storica in questo fiume della pesca di crostacei, sia per motivi logistici.
Infine qualche cenno sulla rete fluviale basca e sui principali fiumi che
scorrono in Guipzcoa, Navarra e Biscaglia. Sia per i Paesi Baschi che per
la Galizia i riferimenti in questo lavoro sono pochi. Questo perchØ non ho
avuto la possibilità di recarmi in loco e reperire il materiale adeguato.
Il capitolo si conclude con la descrizione delle principali specie
pescate nei fiumi del nord della Spagna. Ogni pescatore che si rispetti deve
conoscere l’avversario con cui si misura. Il salmone atlantico è l’assoluto
protagonista, non per niente è definito dagli abitanti del luogo come El rey
del rio. Questo pesce ha sempre suscitato grande interesse nell’uomo, ora
per la prelibatezza della sua carne, ora per la difficoltà nel pescarlo, ora per
la grande caparbietà che dimostra nel risalire la corrente per riprodursi.
Dopo aver considerato i primi studi sulla specie fatti da personaggi come
Walton, Archer e Johnston, si passa allo studio della morfologia del pesce
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e al suo completo ciclo biologico, complicato e affascinante. Naturalmente
non solo i salmoni erano pescati, altre specie come la trota e il reo hanno
avuto grande importanza nell’economia fluviale della regione.
Dopo aver trattato l’ambiente naturale e la fauna fluviale del
Cantabrico, il secondo capitolo vuole tracciare la storia e l’evoluzione
della pesca, partendo dai tempi preistorici per arrivare fino al XX secolo.
Nella prima parte della sezione è descritta in generale la storia della pesca,
praticata dall’antichità come uno dei primi mezzi di sostentamento. Il caso
specifico è quello del fiume Sella, sulle sponde del quale sono stati
ritrovati dei reperti che dimostrano come già agli albori dell’umanità la
pesca fluviale fosse praticata con i primi arpioni rudimentali, ma
sicuramente ingegnosi. La pesca del salmone in queste acque era
conosciuta anche dai Romani e autori come Plinio e Ausonio ne fanno
menzione nelle loro opere.
La pesca fluviale era un ottimo completamento alle attività agricole,
soprattutto nel Medioevo le famiglie vivevano di allevamento e poi
pescavano nei fiumi, per vendere il pescato nei mercati locali o in quello
delle regioni interne come la Meseta a Madrid. In tutti questi secoli
monasteri e potenti casati nobiliari hanno controllato la pesca del salmone
e quindi l’economia di intere cittadine e regioni. C’erano poi numerose
corporazioni che dettavano i tempi e regolamentavano la pesca, come
avveniva a Ribadesella. In questa località il fiume Sella sbocca nel Mar
Cantabrico; la foce del fiume era il punto piø pescoso, in quanto con
diversi apparecchi fissi di pesca si intercettavano i numerosi salmoni che
volevano risalire la corrente per riprodursi. In molti cercarono di avere il
controllo di questa strategica parte del fiume: monasteri, signori del luogo,
V
corporazioni e anche la Marina, che in cambio di alcuni anni di leva
obbligatoria concedeva ai pescatori iscritti la priorità di pesca.
La seconda parte del capitolo tratta le tecniche e gli strumenti di
pesca. Sono l’insieme dell’esperienza e dell’evoluzione dell’ingegno
umano nel trovare metodi di pesca sempre piø efficaci ed immediati. Molti
degli strumenti usati sono tutt’ora in uso oggi giorno, con la sola
differenza dei diversi materiali di fabbricazione. Il lino e la canapa sono
stati sostituiti dalle fibre sintetiche, ma l’essenza e la base concettuale delle
tecniche e degli strumenti di pesca sono sempre gli stessi da quando
l’uomo ha cominciato a pescare. La fonte principe utilizzata per stilare una
rassegna di questi strumenti è stato il Diccionario historico de las artes de
la pesca nacional di Don Saæez Reguart del 1795. In questa opera sono
raccolte tutte le tecniche utilizzate nella pesca marittima e fluviale,
descritte minuziosamente e accompagnate da numerose tavole che ben
rendono l’idea di come fossero fatti e utilizzati gli strumenti di pesca. La
descrizione e le tavole di alcuni degli attrezzi e dei metodi utilizzati nel
Cantabrico sono riportati in questo capitolo, mentre altre sono poste nelle
appendici di questo lavoro in originale.
Dopo l’esame delle tecniche piø in uso per la pesca fluviale, è stato
compilato un piccolo dizionario storico della pesca nel Sella, con il
glossario utilizzato dai pescatori del luogo. Il capitolo si chiude con un
breve confronto tra l’evoluzione storica della pesca fluviale del Cantabrico
e della Lombardia. Si è scelta la Lombardia come regione di riferimento
per sottolineare e rafforzare il carattere regionale e a volte locale di questo
lavoro. Le due realtà storicamente sono adattabili e mostrano lo stesso
sviluppo, anche se con tempistiche in alcuni momenti storici diverse.
VI
Anche nel caso lombardo è possibile fare riferimento a ricostruzioni
storiche e tavole iconografiche risalenti al XIX secolo per raffigurare gli
strumenti utilizzati dai pescatori.
Un altro aspetto studiato in questo lavoro, precisamente nel terzo
capitolo, è la situazione sociale delle famiglie di pescatori e contadini. Se i
pescatori di mare difficilmente si dedicavano anche alla pesca fluviale, se
non in prossimità della foce dei fiumi, i contadini e gli allevatori non
disdegnavano praticarla e ne facevano un’attività complementare.
Innanzitutto si è cercato di scattare una fotografia della situazione sociale
in Cantabria e Asturias nel Medioevo, per poi passare in epoca piø
moderna a descrivere la situazione nel XIX secolo. Sfruttando poi le
monografie di La Play, ho provato a tracciare uno spaccato della vita di
due famiglie del Nord della Spagna, una di contadini e l’altra di pescatori,
ponendole a confronto negli usi, costumi, abitudini ed averi.
Anche in questo capitolo un occhio particolare è stato messo sul
Sella e in particolare sul Noble Gremio de Mar de la Villa y Puerto de
Ribadesella. Questa corporazione ha dettato tutte le regole e le abitudini
dei pescatori di Ribadesella, cittadina che per lunghi anni ha vissuto della
pesca del salmone. Molto interessanti da questo punto di vista sono i
rapporti che si svilupparono tra la corporazione e la Real Armada de la
Marina e le diatribe tra coloro che erano iscritti (matriculados) e i
pescatori autonomi (terrestres). Tutto il funzionamento economico della
corporazione si basava sul quiæon. Con questo termine era chiamata la
parte spettante ad ogni pescatore dopo la vendita del salmone, sottratti
anche i costi di gestione delle attrezzature e le spese pubbliche come ad
esempo la manutenzione e il medico. Alla fine del XVIII secolo il prezzo
VII
di quello che in sostanza era lo stipendio degli associati cominciò ad essere
depositato da un notaio, onde evitare qualsivoglia discussione o
controversia. Nel contratto del quiæon erano previste anche numerose
clausole, tra le quali anche le regole e le modalità per stabilire il prezzo di
vendita del pesce, che veniva messo all’asta.
Ultimo aspetto considerato nel capitolo è appunto la
commercializzazione del salmone e l’evoluzione del prezzo dello stesso
nella storia. Di norma, le persone che si aggiudicavano l’asta non erano del
luogo. Si trattava di commercianti provenienti da Burgos, che poi
rivendevano il salmone del Sella nei mercati interni come Valladolid,
Salamanca e Madrid. Di conseguenza si sviluppò per indotto una fiorente
industria conserviera, che ebbe momenti di gloria fin quando il salmone si
pescava copioso nelle acque del Sella. Nel XVIII secolo gli operai che
lavoravano alla costruzione della cattedrale di Covadonga giunsero
addirittura a minacciare uno sciopero generale, se gli avessero servito da
mangiare salmone per piø di tre volte a settimana. L’abbondanza della
specie, fino almeno alla fine del XIX secolo, potrebbe far sorgere
spontanea una domanda: il salmone in passato era considerato un pesce
pregiato oppure comune? Guardando alle statistiche e alla storia
dell’evoluzione del prezzo del salmone riportate nell’ultimo paragrafo, la
risposta è chiara e secca: il salmone è sempre stato el rey del rio,ovvero il
pesce piø pregiato.
Il quarto capitolo vuole narrare una storia della normativa spagnola
in materia di pesca fluviale. Il primo documento a trattare questo
argomento nella Penisola Iberica fu il Liber Iudiciorum promulgato da
Recisvinto nel 653. In seguito tutta la storia delle leggi sulla pesca fu
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assoggettata alle regalias salmoneras, ovvero le concessioni regali che
permettevano al clero e alla nobiltà di godere di privilegi esclusivi di pesca
in alcuni tratti dei fiumi. Questi diritti esclusivi di pesca determinavano
dove e cosa si potesse pescare e durarono fino a quando salirono al potere
le sociedades de matriculados e successivamente quando fu approvata la
Ley de Seæorios nel 1811. Se le società proteggevano di fatto solo i
pescatori iscritti, impedendo di praticare l’attività ai non iscritti (se non per
l’utilizzo della canna da pesca e senza l’uso di imbarcazioni), la citata
legge aveva l’intento di ristabilire un certo ordine, annullando tutti i
privilegi signorili di stampo medioevale.
La legge che ha regolamentato la legge fluviale in Spagna è stata
quella del 1942, con la quale si stabilì la creazione di organi di gestione
come il Servicio Nacional de Pesca Fluvial e in cui si definisce il concetto
giuridico di pesca, oltre a regolamentare tempi e modi dell’attività. Nel
1978 fu approvata la Costituzione Spagnola, che prevedeva una struttura
decentralizzata dello Stato, cedendo molti poteri alle Comunidades
Autonomas. Anche la pesca passò a essere gestita dalle regioni, che
rilevarono le competenze dell’ICONA, che a sua volta aveva sostituito il
Servicio Nacional. In Asturias l’ente regionale iniziò a regolamentare la
pesca dal 1985. Tutte le regioni che non hanno dei regolamenti propri in
materia si rifanno alla legge del 1942. Ad esempio delle normative
regionali in vigore, ho riportato tre regolamenti: il bollettino ufficiale della
regione Asturias del 2011 (B.O.P.A. 2011), il bollettino ufficiale della
Cantabria del 2011 (B.O.C. 2011) e il bollettino ufficiale dei Paesi Baschi
del 2006 (B.O.B. 2006).
IX
Per concludere il capitolo ho fatto una breve rassegna della storia
della normativa italiana in materia, partendo dalla preistoria fino ad
arrivare al regolamento della Lombardia per il triennio 2005-2007.
l’ultimo paragrafo è un confronto tra la Spagna e l’Italia, come già provato
nel secondo capitolo. Anche in questo caso, dopo aver fatto una rassegna
generale su tutto il territorio, sono passato allo studio particolare di una
regione, la Lombardia. Questo ha un senso perchØ anche in Italia le leggi e
i regolamenti sulla pesca fluviale sono responsabilità del governo
regionale, quindi il confronto a livello regionale è risultato logico ed
agevole.
Il quinto ed ultimo capitolo di questa tesi parla della situazione della
pesca fluviale in Asturias ai giorni nostri. Se si fosse preso in
considerazione la Cantabria o i Paesi Baschi per fotografare la situazione
attuale, non sarebbe cambiata la sostanza. I problemi dei fiumi sono annosi
e comuni a tutti: gli ostacoli naturali ed artificiali, l’eccesivo abusivismo
durato troppi anni, la contaminazione delle acque. Il Principato delle
Asturias rimane però la regione guida della pesca fluviale spagnola ed è
l’indiscussa terra regina dei salmoni.
Personaggi e pescatori del luogo, analizzando lo stato delle acque,
hanno cercato di proporre alcune soluzioni ai problemi elencati. Siamo alla
metà del XX secolo e appassionati come Marques de Manzales e Juan Josè
Collado Solis hanno tentato di dare il loro contributo scrivendo testi,
articoli e realizzando programmi radiofonici. Sfruttando le loro memorie e
i loro scritti, ho cercato di fare una sorta di intervista virtuale, nella quale,
soprattutto nel caso di Collado, si riesce a rivivere la passione dei pescatori
del luogo. Molto belle sono le pagine scritte sulla ricostruzione della
X
escala salmonera di Caæo sul fiume Sella e sulla nascita e crescita della
Real Asociacion Asturiana de Pesca Fluvial.
Inoltre, viene trattato un argomento molto attuale come la
piscicoltura, senza dubbio indispensabile per il ripopolamento delle specie
ittiche. Si parte dai primi articoli a riguardo in Asturias da Ricardo Acebal
alla fine del XIX secolo, per arrivare ai nuovi centri di ripopolamento,
modernissimi e ben attrezzati (ci sono anche i contatori di salmoni a
fotocellula, i capturaderos). Vista la carenza di salmoni ormai cronica nei
fiumi del Nord della Spagna, tutti gli esemplari sono individuati e
controllati. Praticamente si esegue solo pesca sportiva senza uccidere
l’esemplare e i pochi esemplari che non devono essere devoluti in acqua
sono registrati e non commercializzabili. Eccezione a tutte queste regole è
il Campanu, ovvero il primo salmone pescato alla apertura della stagione
di pesca. Attorno a questa antichissima tradizione si organizzano fiere ed
eventi che attirano ogni anno numerosi turisti ed hanno un’ottima
copertura mediatica.
Il lavoro si chiude con le statistiche delle licenze di pesca e dei
permessi di pesca nei cotos. Infine, si riportano le statistiche di catture dei
salmoni. Dopo il 1949 si iniziò il conteggio dei salmoni nei fiumi e quindi
le catture sono ben certificate. Prima di quell’anno le statistiche erano
approssimative e spesso affidate agli stessi pescatori che ne facevano la
conta nei bar e nelle locande alla fine della giornata. Dallo studio dei
numeri emerge la drastica discesa del volume delle catture nel corso degli
anni. La domanda che ci si pone è perchØ ciò sia avvenuto. Oltre alle cause
elencate all’inizio del capitolo c’è stato sicuramente dell’altro e per
conoscere la risposta mi sono affidato di nuovo alla sapienza e alla
XI
passione di Juan Josè Collado Solis, traducendo alcune pagine delle sue
memorie, in cui, con lucidità e dolore, descrive come la situazione sia
degenerata nel corso degli anni.
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CAPITOLO I
LA PESCA FLUVIALE: RETE DEI FIUMI E SPECIE
ITTICHE
Il salmone atlantico può essere considerato un perfetto indicatore
dell’evoluzione sociale ed economica della regione Asturias: fin dalla
preistoria l’asturiano ha cercato collocamento sulle sponde dei numerosi
fiumi e sulle coste marittime, facendo della pesca una delle principali
forme di sostentamento.
Il salmone atlantico è l’assoluto protagonista della pesca fluviale del
Cantabrico, sia per l’eccellenza delle tecniche di pesca, sia per il valore
gastronomico ed economico della specie. Durante gli anni si è venuto
sempre piø a conoscenza della storia e della cultura che si è sviluppata
attorno a questa specie migratoria.
Paradossalmente, la pesca fluviale e marittima, attività molto
praticate nel Cantabrico, non hanno una corposa base documentale che le
testimonino. Questa realtà ha una logica spiegazione: all’inizio la pesca era
attività libera e alla portata di chiunque fosse interessato, e, trattandosi di
beni non trasferibili, non hanno lasciato che poche tracce documentali.
Altresì, bisogna considerare la pesca come una grande risorsa naturale
disponibile per tutti gli abitanti. Solamente quando questo diritto cominciò
a diventare un privilegio per poche persone fu il momento in cui ci fu
bisogno di un atto scritto che lo legalizzasse. Per queste ragioni nei
2
documenti si cominciò a parlare di pescaria,
1
ovvero luoghi dove si poteva
pescare.
2
Fig.1 Fiumi del Cantabrico in cui si pesca il salmone.
Ma prima di addentrarsi nella storia della pesca fluviale e
dell’importanza che essa ha avuto per le popolazioni locali, è opportuno
trattare dell’ambiente in cui questa storia si è sviluppata e delle specie
protagoniste. Con Cantabrico si intende la zona Nord della Spagna che
racchiude quattro regioni autonome: Paesi Baschi, Cantabria, Asturias e
Galizia. Tutte e quattro le regioni sono bagnate dal Mar Cantabrico, che fa
parte dell’Oceano Atlantico, ricche di catene montuose dalle quali nascono
1
“Lugares o tramos del rio que por sus condiciones naturales ofrecian una mayor abundancia de peces o mas facilidad
para pescarlos: vados, remolinos,etc…”, Garcia Guinea, El romanico en Santander, Biblioteca COCIN, Santander, pag.
104 .
2
Josè Antonio Garcia de Cortazar y Ruiz Aguirre Carmen Diez, La formacion de la sociedad hispano-cristiana del
Cantabrico al Ebro en los siglos VIII a XI, Santander, Ediciones de libreria Estudio, 1982, pag. 176.
3
numerosi fiumi: si prenderanno in considerazione alcuni fiumi della
Cantabria e, soprattutto, delle Asturias.
Fig.2 Mappa della Costa Cantabrica.
Fonte: www.google.es/maps
1.1 LA RETE FLUVIALE ASTURIANA
I fiumi asturiani sono corti, con grande pendenza e abbondante
portata. La presenza della catena montuosa Cantabrica, con vette che
superano in vari punti i 2000 metri e la vicinanza al mare, sono elementi
decisivi per il tracciato, profilo e regime di questi fiumi. Le abbondanti
precipitazioni di acqua e neve in alta montagna giustificano la grande
4
portata. Altri fattori, come la costituzione geologica e la struttura geofisica
della zona, influiscono sul tracciato, soprattutto nei tratti in cui le pendenze
sono minori.
Fig.3 Rete fluviale asturiana.
Fonte: Miguel Aguilar, Asturias tierra de salmones, Ediciones Nobel, Oviedo, 2008
La direzione dominante dei principali corsi (Eo, Navia, Esva, Narcea,
Pigueæa, Cubia, Trubia, Caudal, Sella, Cares, Deva, Nalon) è Sud-Nord, ad
eccezione della zona centro-orientale in cui Nora, Piloæa, Gueæa, Casaæo e
un pezzo del Cares, scorrono in direzione Ovest-Est. La maggior parte dei
corsi d’acqua affluenti sono perpendicolari ai corsi principali e il loro
tracciato è quasi esclusivamente condizionato dalla pendenza del terreno.
La rete fluviale è dunque di tipo dendritico , essendo piø di spessore verso