Int r oduzione
Le anomalie con cui inevitabilmente le teorie scientifiche si trovano a dover fare i
conti costituiscono delle aporie che, secondo Thomas Kuhn, mettono in crisi la visione
stessa del mondo e causano la proliferazione di teorie concorrenti - più o meno
interne/esterne al paradigma di riferimento e che possono portare poi al mutamento stesso
di paradigma che si ha nelle rivoluzioni scientifiche.
Sulla base delle critiche e dei suggerimenti rivolti alle teorie di Kuhn da epistemologi
come Paul Feyerabend, tenterò nel corso del seguente lavoro di proporre una recupero del
pensiero kuhniano integrandolo con una lettura dinamica e meno descrittiva della storia del
pensiero scientifico. Una lettura che sia il più possibile inclusiva di un processo di
interazione continuo e sempre in atto tra le aspettative individuali dei ricercatori e degli
scienziati, gli interessi della comunità scientifica e i dati di ricerca, un processo coinvolge
necessariamente il linguaggio ed alcune forme di comunicazione, in particolar modo la
controversia scientifica presente sia nelle pubblicazioni che nei convegni, in forma orale o
scritta.
Partendo dunque dalla convinzione dell’esistenza di un rapporto inscindibile del
linguaggio con la conoscenza scientifica, procederò ad analizzare il caso della Meccanica
Quantistica, caso emblematico in quanto ritenuto da Paul Feyerabend, in opposizione alla
teoria kuhniana delle rivoluzioni scientifiche, non esemplificativo di una rivoluzione
scientifica ma in un certo senso un paradigma alternativo ampliativo 1
. L’affermarsi della
Meccanica Quantistica, non determinando l’espulsione della fisica classica dal novero
delle teorie valide e comportando un incremento di conoscenza di tipo cumulativo, non può
essere considerata per Feyerabend un mutamento rivoluzionario nello sviluppo scientifico
a meno di non invalidare la teoria kuhniana e dimostrare così come la scienza non evolva
per sostituzioni paradigmatiche, per rivoluzioni teoriche, bensì per accumulazioni
successive. Dal mio punto di vista, invece, la Meccanica Quantistica rappresenta un nuovo
paradigma poiché determina un mutamento nella visione del mondo
2
e pur non
1Paul Feyerabend in Dogma contro critica. Mondi possibili nella storia della scienza a cura di Stefano Gattei,
Raffaello Cortina Editore, 2000, a p. 255 critica in realtà l’utilizzo della nozione di “paradigma” poiché, dal suo punto
di vista, questa nozione conduce ad una posizione intrinsecamente monista in relazione alla storia della scienza e la
sostituisce l’espressione “fascio di alternative”;
2in relazione a ciò Stefano Gattei, nel capitolo La filosofia della scienza di Thomas S.Kuhn. Una ricostruzione in Kuhn
Thomas, Dogma contro critica. Mondi possibili nella storia della scienza, Raffaello Cortina Editore, 2000, parla di un
2
comportando un totale rinnegamento della fisica classica e della neurofisiologia classica
introduce un punto di rottura all’interno dello sviluppo scientifico. In questo modo viene
proposto, da un punto di vista epistemologico, un ripensamento della presunta frattura fra
soggetto conoscente e mondo fenomenico e si invitano ad individuare i limiti della
conoscenza della struttura fisica del mondo nei limiti di un linguaggio essenzialmente
dualista.
Ritengo pertanto interessante analizzare le applicazioni della Meccanica Quantistica
all’annoso problema della coscienza rilevando come la corrente di ricerca che ne emerge,
la Quantum Brain Dynamics , si ponga come paradigma in competizione con il paradigma
dell’Intelligenza Artificiale, e sostenendo in particolar modo che uno dei modelli proposti
all’interno di tale corrente, il “modello olonomico della memoria” di Karl Pribram,
rappresenti un modello particolarmente illuminante in relazione ad alcune criticità nella
spiegazione dei fenomeni mnestici.
Obiettivo di questa tesi è quello di analizzare da un punto di vista epistemologico e
linguistico le nuove proposte teoriche per corroborare l’idea che l’affermazione di un
paradigma derivi da un duplice efficacia:
1. l’efficacia dal punto di vista del problem solving , efficacia che tuttavia si
intreccia necessariamente con la forza euristica di alcuni strumenti retorici
(metafore e analogie) nello spazio comunicativo; ciò si manifesta con
particolare vividezza nella controversia scientifica;
2.che la proposta teorica di Karl Pribram soddisfi i criteri di cui al punto 1.
Nel corso di questo lavoro, dunque, verranno sfiorati più livelli di indagine nella
convinzione che un approccio transdisciplinare sia particolarmente utile a spiegare i
cambiamenti di paradigma, quando si ha la necessità di ricreare uno spazio comunicativo
che riduca l’incomunicabilità fra i diversi ambiti di ricerca e consenta di attenuare gli
effetti dannosi della specializzazione delle scienze, dando luogo ad una ridefinizione
costante e dialogica dei confini e delle aree di pertinenza delle differenti discipline.
Analizzando il “modello olonomico” proposto da Karl Pribram sosterrò la necessità
di affiancare ad una interpretazione dei processi cerebrali come processi di natura
unicamente computazionale e simbolica, una lettura dei processi cerebrali più complessa e
diversificata che contempli anche l’esistenza di un pensiero per immagini.
carattere “distruttivo-costruttivo” di un rivoluzione che è tale solo in quanto la tradizione scientifica preesistente può
essere distrutta e sostituita;
3
E’ mia convinzione che un pensiero di tipo eidetico sia in grado di rendere
maggiormente perspicui fenomeni aporetici solitamente trascurati dall’approccio
computazionale, come ad esempio il riconoscimento dei volti, il vedere-come e la memoria
eidetica, operante nei sogni. Fenomeni potrebbero potenzialmente essere alla base dei
processi cognitivi che danno luogo alla creazione di metafore e di analogie.
Alla metafora mente-computer dell’Intelligenza Artificiale le proposte di Pribram e
dell’intera Quantum Brain Dynamics sostituiscono dunque la cosiddetta “concezione
biologica dell’individuo”, concezione che interpreta l’uomo come sistema irriducibilmente
complesso in continuo scambio osmotico-dinamico con l’ambiente, in cui si muove e che
contribuisce a formare.
La continua sovrapposizione fra processi quantistici e processi cerebrali evidenzia
anche, poi, l’esistenza di un continuo doppio movimento dell’Essere in perenne
oscillazione fra virtualità e attualità, doppio movimento intrinsecamente legato alla
nozione di Emergenza come creazione di soluzioni olistiche non presenti nella situazione
di partenza. Così, se sul piano quantistico la decoerenza determina l’emergere delle
proprietà del mondo fisico così come lo conosciamo 3
e sul piano biologico la coscienza
può ritenersi emergente dal collasso della funzione d’onda, è possibile rintracciare un
movimento che va, in entrambi i casi, dal Virtuale all’Attuale.
3Anton Zeilinger , Il velo di Einstein. Il nuovo mondo della fisica quantistica, Einaudi, 2005, p.131-145.
4
PRIMA PARTE. Linguaggio e Realtà 5
Capitolo 1 . Vedere come… Thomas Kuhn 6
§ 1.1. Mondi possibili nella storia della scienza
Le teorie sono reti gettate per catturare quello che noi chiamiamo “il mondo”:
per razionalizzarlo, per spiegarlo, per dominarlo.
Ci sforziamo di
rendere la trama sempre più sottile .
(Popper K. R., Logica della scoperta scientifica )
A partire dai primi del ‘900 la riflessione sulla possibilità di sistematizzare i processi
storici della ricerca scientifica e di individuare dei criteri di demarcazione che
consentissero di distinguere la scienza dalla pseudoscienza si è fatta sempre più pressante,
anche a causa dei problemi sollevati nell’ambito della critica al neopositivismo da Karl
Popper, che sostituisce al criterio di verificabilità del circolo di Vienna il falsificazionismo,
con il quale si propone di contrastare il diffondersi di teorie ritenute di scarsa scientificità
come la psicanalisi e il marxismo. Anche in seguito a tale sostituzione, però, Popper resta
all’interno di una tradizione che non rigetta la fede in un progresso asintotico, lineare,
cumulativo e teleologicamente orientato della scienza verso la verità, sebbene sia
consapevole dell’impossibilità di giungere ad un comprensione completa e definitiva del
reale.
La contestazione della linearità del progresso scientifico si ha invece con le obiezioni
al razionalismo critico di Paul Feyerabend, allievo di Popper, e con la nuova filosofia della
scienza di Thomas Kuhn, che sostituisce al modello lineare e progressivo della scienza un
modello costituito da teorie in lotta fra loro (i paradigmi, che in una accezione stanno ad
indicare delle vere e proprie differenti Weltanschauungen ), la cui prevalenza è dovuta alla
migliore, seppur momentanea, capacità di risolvere i rompicapo della scienza e il cui
decadimento è determinato dall’emergere di anomalie (ma forse sarebbe più perspicuo
nominarle “aporie”) tanto gravi da mettere in crisi il paradigma vigente (fino ad allora
tanto forte da non essere mai messo in discussione e da orientare l’intera ricerca e
formazione) e da innescare la fase di crisi. In questa fase postparadigmatica il vecchio
paradigma non viene tuttavia rigettato in toto, e fino a che non ne emerge uno
sufficientemente forte, la ricerca sembra procedere per “tentativi ed errori” fino a che
l’anomalia non arriva a comportare un vero e proprio reframing del campo concettuale e ad
7
innescare una fase preparadigmatica nella quale vengono messi in discussione gli stessi
metodi della comunità scientifica e sorgono più teorie solo parzialmente concorrenti (i sub
o micro paradigmi) che aspirano a prevalere.
Scopo del presente capitolo sarà allora quello di sostenere come i presupposti
fondamentali della teoria delle rivoluzioni scientifiche kuhniana restino validi nella
contemporaneità, sebbene sia necessario non ipostatizzare la griglia interpretativa proposta
dall’autore. D’altro canto Kuhn stesso in relazione alla propria teoria epistemologica si
pone con un atteggiamento critico che lo porta ad affermare << la mia distinzione tra periodi
pre o post paradigmatici nello sviluppo di una scienza è troppo schematica
4
>> .
Ritengo sia necessario integrare la proposta di Kuhn con una riflessione sul ruolo del
linguaggio, valutando cioè l’impatto del linguaggio sulla creazione di categorie attraverso
le quali classifichiamo i fenomeni, di alcune sue forme espressive quali l’analogia e la
metafora in relazione alla ricategorizzazione del reale e della funzione delle varie forme di
dibattito all’interno della comunità scientifica
5
. Intendo dunque pensare il linguaggio come
“ cognitive technology ” 6
in stretta relazione con gli sviluppi teorici, possibilità che lo stesso
Kuhn non misconosce affatto:
lessici diversi – quelli di culture diverse o di periodi storici diversi, ad esempio – danno accesso a
differenti insiemi di mondi possibili, che si sovrappongono in gran parte ma mai interamente
7
.
La questione del linguaggio nei mutamenti di paradigma viene d’altro canto messa
maggiormente in luce proprio dallo sviluppo del pensiero kuhniano 8
.
Infatti, sebbene egli abbia, ne La struttura delle Rivoluzioni scientifiche , descritto
efficacemente i mutamenti di paradigma mediante la metafora del riordinamento gestaltico
- che mette in luce il permanere della struttura del reale pur al variare della nostra
percezione di esso - tuttavia in Dogma contro Critica sostiene che questa metafora oscuri
4Thomas Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, 1999, p. 12.
5Marcelo Dascal , Epistemology, Controversies and Pragmatics , Tel Aviv University,
http://www.tau.ac.il/humanities/philos/dascal/papers/dascal3.htm .
6Marcelo Dascal, Language as cognitive technology , Tel Aviv University,
http://www.tau.ac.il/humanities/philos/dascal/papers/ijct-rv.htm .
7Thomas Kuhn , Dogma contro critica. Mondi possibili nella storia della scienza , trad. it. a cura di Stefano Gattei,
Raffaello Cortina Editore, 2000, p.101 .
8Thomas Kuhn, 2000, cit., p. 33-62.
8
la natura linguistica (anziché percettiva) e collettiva del mutamento implicato
dall’emergere di una nuova teoria scientifica. Questo perché Kuhn lega al cambiamento di
paradigma un cambiamento rivoluzionario del linguaggio, esponendosi in tal modo anche
al problema dell’incommensurabilità, problema che nello stesso saggio affronta
separandolo da un problema di intraducibilità. Come aveva tra l’altro già anche sostenuto
nel postscritto del 1969 a La struttura delle rivoluzioni scientifiche :
siffatti problemi, anche se in un primo momento appaiono evidenti sul piano della comunicazione,
non sono meramente linguistici e non possono essere risolti semplicemente stipulando le definizioni dei
termini che creano difficoltà. […] Ossia, essi non possono fare ricorso ad un linguaggio neutrale […] Per
dirla brevemente, quello che possono fare coloro che si trovano coinvolti in una interruzione di
comunicazione è di riconoscersi l’una l’altro come membri di comunità linguistiche differenti e di diventare
quindi traduttori.
9
L’incommensurabilità cioè non espone al solipsismo e alla incomunicabilità totale
ma impone uno sforzo di negoziazione tra due diverse comunità linguistiche che non aspiri
alla perfetta corrispondenza biunivoca dei differenti lessici o alla costruzione di un termine
medio ma auspichi una comprensione degli usi dei termini incommensurabili nei rispettivi
lessici. Cioè implica anche una riflessione sugli aspetti cognitivi veicolati dai termini
utilizzati:
Applicato al vocabolario concettuale impiegato all’interno di (e intorno a) una teoria scientifica, il
termine “incommensurabile” funziona metaforicamente. L’espressione “nessuna misura comune” diventa
“nessun linguaggio comune”. […] La maggioranza dei termini comuni alle due teorie funziona allo stesso
modo in entrambe; i loro significati, qualsiasi essi siano, si conservano; la loro traduzione è semplicemente
omofona. Solo per un piccolo sottogruppo di termini (solitamente interdefiniti), e per le frasi che li
contengono, sorgono dei problemi di traducibilità. […] Chiamerò questa versione modesta di
incommensurabilità “incommesurabilità locale
10
”. […] I termini che conservano il loro significato durante un
mutamento di teoria forniscono una base sufficiente per la discussione delle differenze e per i confronti
rilevanti in vista della scelta di una teoria.
11
9Thomas Kuhn, 1999, cit., p. 241-242 .
10Thomas Kuhn, 2000, cit., a p. 57-58 introduce la nozione di “olismo locale” come caratteristica fondamentale del
linguaggio che consente di superare “l’incommensurabilità locale” attraverso la conoscenza dei membri di una stessa
comunità linguistica degli insiemi di contrasti all’interno di uno stesso sistema concettuale-lessicale. L’appartenenza ad
una stessa comunità linguistica implica la conoscenza tacita di tutta una serie di relazioni oppositive paradigmatiche e
sintagmatiche che individuano gli aspetti connotativi e denotativi di un termine in relazione ad altri e la traducibilità
diviene allora possibile solo mediante l’apprendimento della relazione che lega un termini agli altri.
11Thomas Kuhn, 2000, cit., p. 36-37;
9
In questo senso, dunque, il problema del rapporto fra più paradigmi costituisce anche
il problema del rapporto fra le varie scienze. Se si postula cioè la questione della
incommensurabilità dei lessici (sia nel senso kuhniano che presuppone la possibilità di
comprensione che intesa come intraducibilità) è inevitabile notare come il problema del
rapporto fra vari sistemi teorico-concettuali e discipline scientifiche non sia solo
metodologico ma anche linguistico-cognitivo e cioè un problema che ci conduce a
ripensare ancora una volta il rapporto fra Pensiero e Linguaggio o, più genericamente, fra
Conoscenza e Comunicazione.
10