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INTRODUZIONE
Il 20 aprile 2010, mentre la trivella della Deepwater Horizon stava completando il pozzo Macondo su un fondale
profondo 400 metri al largo della Louisiana, un’esplosione sulla piattaforma ha innescato un violentissimo incendio; 11
persone sono morte all’istante, incenerite dalle fiamme, mentre 17 lavoratori sono rimasti feriti.
In seguito all’incendio la flotta della BP ha tentato invano di spegnere le fiamme, oltre a recuperare i superstiti . I giorni
successivi all’esplosione della piattaforma il contrammiraglio di Guardia Costiera Mary Landry, intervistato dall’ ABC,
escludeva un’emergenza ambientale significante.
Due giorni dopo la piattaforma Deepwater Horizon si è rovesciata, affondando e depositandosi sul fondale, a circa
mezzo chilometro più a nord ovest del pozzo. Le valvole di sicurezza presenti all’imboccatura del pozzo sul fondale
marino non hanno funzionato correttamente e il petrolio greggio, spinto dalla pressione del giacimento petrolifero, ha
iniziato a uscire senza controllo, in parte risalendo in superficie per via della minor densità rispetto all’acqua .
Il 7 maggio 2010 la BP ha poi tentato col progetto Top Kill di arginare la falla utilizzando una cupola di cemento e
acciaio dal peso di 100 tonnellate, ma la perdita non si è arrestata ed il tentativo di ridurre il danno è fallito.
In attesa di trovare una strategia risolutiva, la BP ha poi approntato il progetto Lower Marine Riser Packge, con la posa
in opera di un imbuto convogliatore sospeso sopra al pozzo e collegato a una nave cisterna in superficie, volto a
recuperare almeno in parte il petrolio che fuoriesce senza controllo dal pozzo sul fondo del mare. In contemporanea la
BP iniziava a trivellare due pozzi sussidiari in previsione di riuscire a raggiungere per fine agosto 2010 al condotto del
pozzo che perde, intercettandolo in profondità, per cementarlo definitivamente.
Il 10 luglio 2010, quando ormai l’entità della perdita era stimata da un minimo di 35000 ai 60000 barili d’idrocarburi al
giorno, di cui solo la metà riusciva in qualche modo ad essere recuperata, veniva effettuato un secondo tentativo con un
nuovo tappo per ridurre drasticamente la fuoriuscita.
Dopo 86 giorni dall’inizio dello sversamento di petrolio, il 15 luglio 2010, la BP dichiarava di essere riuscita a tappare
la perdita del greggio, per la prima volta dal giorno dell’esplosione, pur non essendo certa della durata della soluzione.
Secondo le stime della BP stessa erano già stati versati in mare trai 3 e i 5 milioni di barili di petrolio. Dopo 100 giorni
dall’inizio del disastro , presumibilmente a causa della tempesta tropicale che si è abbattuta sulla zona per più giorni, la
macchia di petrolio che prima galleggiava sull’acqua è in pratica scomparsa; rimane visibile solo il catrame piaggiato
sulle coste. Quanto manca, a eccezione di quanto aspirato nelle operazioni di pulizia o date alle fiamme in incendi
controllati, si presume sia in parte evaporato, in parte dissolto, in parte digerito dai batteri; ma si ipotizza che la maggior
parte sia finita sul fondale marino, formando laghi di petrolio, destinato a solidificarsi. Un terzo delle acque degli stati
USA che si affacciano sul Golfo del Messico sono state chiuse, la pesca sta morendo e il turismo registra la chiusura del
20% delle spiagge.
Il 3 agosto 2010 inizia l’operazione Static Kill, con la quale BP si propone di tappare definitivamente il pozzo mediante
un’iniezione di fango e cemento attraverso i pozzi sussidiari, così da deviare il greggio in un b acino sicuro a 4
chilometri di profondità.
Il disastro della piattaforma petrolifera avrà nel breve e medio periodo effetti sulla popolazione locale, in termini di
esacerbazione di malattie respiratorie e patologie della pelle e, nel lungo periodo, gravi effetti in termini di aumento
statistico dell’incidenza di tumori. Gli effetti nel lungo periodo comprendono anche aumenti statistici legati ad aborti
spontanei, neonati di basso peso alla nascita o pretermine.
Le prime specie animali vittime del disastro sono state quelle di dimensioni più piccole e alla base della catena
alimentare, come ad esempio il plancton. Sono seguite le specie di dimensioni via via maggiori che sono state
contaminate direttamente o indirettamente, mangiando gli animali contaminati. Fra le specie coinvolte: numerose specie
di pesci, tartarughe, squali, delfini e capodogli, tonni, granchi e gamberi, ostriche, uccelli delle rive, molte specie di
uccelli migratori e pellicani.
Gli agenti dispersanti, cioè le sostanze chimiche utilizzate per disperdere gli idrocarburi in parti più piccole e per farli
precipitare sul fondale del mare hanno consentito di nascondere la marea nera della superficie; tuttavia tali sostanze non
hanno ridotto la quantità di greggio, che continua ad esercitare i suoi effetti nefasti sulla catena alimentare a tutti i
livelli.
I danni del disastro ambientale sono impossibili da calcolare, tuttavia è possibile fare una stima.
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I danni diretti, immediatamente visibili ed evidenti sono:
Il valore economico della perdita di 11 vite umane;
Il valore economico del danno ambientale procurato;
Il valore economico della piattaforma, circa $ 560 milioni degli investimenti per la trivellazione del pozzo, la
perdita azionaria della BP, della Transocean e della Cameron International;
Il costo dei primi soccorsi, per lo spegnimento dell’incendio e il salvataggio del personale della piattaforma, la
ricerca dei dispersi, il costo dell’operazione per la calata della cupola più il costo della cupola da 100
tonnellate, il costo delle operazioni per arginare o tappare la fuoriuscita del pozzo;
Il costo per il tentativo di arginare l’area sul mare dove si è sparso i l petrolio fuoriuscito;
Il costo per limitare il danno tentando la bonifica delle acque e delle coste e la pulizia degli animali.
Fra quelli indiretti:
Il danno all’industria locale della pesca;
Il danno al turismo;
L’aumento del prezzo del petrolio
Il disastro di BP è stato un duro colpo per tutto il mondo, sotto ogni aspetto, ambientale, economico e sociale. Dopo
aver seguito la vicenda e le sue evoluzioni, ho iniziato a domandarmi come BP avrebbe affrontato la situazione, e
soprattutto se l’avesse anche solo immaginata o contemplata nei propri rischi e quindi nel proprio fondo rischi ed oneri.
Da queste domande è nato l’interesse che mi ha portato a formulare questa tesi, in cui ho trattato i rischi aziendali,
occupandomi di due fasi distinte:
- La valutazione dei rischi aziendali;
- La comunicazione dei rischi aziendali agli stakeholders.
Il lavoro si divide in due parti, ognuna delle quali tratta di una delle due fasi precedentemente citate. Poiché British
Petroleum è una compagnia petrolifera, ho preso in considerazione altri tre Gruppi petroliferi molto conosciuti:
- Gruppo ENI
- Gruppo Shell
- Gruppo Exxon Mobil
Partendo dal quadro normativo di riferimento, lo IAS 37 emanato dal Board dello IASC nel 1998, ho analizzato i bilanci
consolidati delle quattro società in cerca di informazioni sui metodi valutativi utilizzati per i rischi da loro presi in
considerazione, e andando poi ad analizzarli nel particolare.
La seconda fase, invece, è improntata sulla comunicazione dei rischi precedentemente valutati. Per fare questo ho
analizzato i vari Bilanci di Sostenibilità, accennando ai diversi Principi di Redazione utilizzati dalle diverse società,
confrontandoli sulle diverse tipologie di comunicazione dei dati riassuntivi suddivisi per interesse degli stakeholders.
Per ultimo ho trattato le certificazioni ISO, OHSAS ed EMAS, andando a descriverle ed a porre l’accento sugli aspetti
salienti di tali standardizzazioni.
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CAPITOLO 1
IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO: IAS 37
La valutazione dei rischi aziendali avviene applicando il principio contabile internazionale N. 37. Tale principio fu
approvato dal Board dello IASC nel luglio 1998 ed entrò in vigore a partire dai bilanci degli esercizi con inizio dal 1°
luglio 1999 o da data successiva.
1.1 I criteri per la rilevazione di accantonamenti, attività e passività potenziali
Il principio contabile internazionale n. 37 stabilisce l’informativa da inserire nelle note al bilancio e i criteri di
contabilizzazione da seguire in merito ad accantonamenti, passività e attività potenziali, eccetto che per le seguenti
fattispecie:
1. quelle che risultano dall’iscrizione in bilancio al fair value degli strumenti finanziari;
2. quelle che risultano da contratti esecutivi fatta eccezione per quelli onerosi. Si precisa che i contratti esecutivi sono
contratti in cui entrambi i contraenti non hanno adempiuto nessuno degli impegni previsti o hanno adempiuto i propri
impegni parzialmente e nella stessa misura;
3. quelle che derivano nelle imprese assicurative dai contratti stipulati con i propri titolari di polizza;
4. quelle che sono trattate in un altro IAS come per esempio i benefici per i dipendenti disciplinati dallo IAS 19.
Lo IAS 37 definisce gli accantonamenti come passività con scadenza o ammontare incerti e stabilisce che devono essere
rilevati solo nei seguenti casi:
1. un’impresa ha un’obbligazione in corso (legale o implicita) quale risultato di un evento passato vincolante. Affinché
un evento sia vincolante bisogna che l’impresa non abbia alcuna altern ativa all’adempiere l’obbligazione derivante
dall’evento;
2. è probabile che per adempiere all’obbligazione sarà necessario impiegare risorse atte a produrre benefici economici;
3. è possibile effettuare una stima attendibile dell’importo derivante dall’adempimento dell’obbligazione.
L’ obbligazione implicita è descritta come l’ obbligazione derivante da azioni poste in essere da un’impresa quando ha
comunicato ad altre parti che accetterà determinate responsabilità, mediante un modello consolidato di prassi, politiche
aziendali pubbliche o un annuncio sufficientemente specifico.
Inoltre, affinché si possa parlare di obbligazione implicita occorre che le altre parti contraenti abbiano la valida
aspettativa che l’impresa terrà fede ai propri impegni.
L’obbligazione legale è invece un’obbligazione che ha la sua origine da un contratto, dalla normativa vigente o da altre
disposizioni di legge. A volte, alla data in cui un’impresa redige il bilancio , possono sussistere leggi in fase di
emanazione che necessitano ancora di essere definite nei particolari. In tal caso si è in presenza di un’obbligazione
legale solo se è virtualmente certo che la norma verrà emanata e che comporti un obbligo legale per l’impresa.
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“E’ bene sottolineare che a differenza degli IAS il p rincipio contabile italiano n. 19 identifica due categorie di fondi:
1. fondi per oneri, nei quali rientrano le passività certe nell’an ma incerte nel quantum, con contropartita nella voce del
conto economico B.13 “Altri accantonamenti”;
2. fondi per rischi, nei quali rientrano le passività incerte nell’an e nel quantum, con contropartita nella voce del conto
economico B.12 “Accantonamenti per rischi”.
Lo IAS 37, invece, non stabilisce differenze fra oneri e rischi, ma tra passività probabili, a fronte delle quali si iscrive in
bilancio un accantonamento, e passività potenziali che non vanno rilevate contabilmente. In definitiva, secondo gli IAS
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Articolo comparso su MisterFisco, a cura della Dottoressa A. Quindici.
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nel concetto di “Accantonamento” rientrano sia i fondi per oneri sia i fondi costituiti a fronte di rischi probabili, così
come individuati dalla normativa nazionale.”
L’importo da accantonare in bilancio dovrà essere la migliore stima di ciò che sarà l’onere necessario al fine di
estinguere l’obbligazione attuale alla data di riferimento del bilanc io.
Le stime dei risultati e degli effetti finanziari dovranno fondarsi sul giudizio della direzione aziendale, su esperienze di
operazioni simili e talvolta, sulla base di relazioni di periti indipendenti. Inoltre lo IAS 37 precisa che nel calcolare la
stima dell’ammontare di un accantonamento l’impresa deve necessariamente effettuare le seguenti operazioni:
1. tenere in considerazione tutti i rischi e le incertezze;
2. attualizzare gli accantonamenti, utilizzando un tasso di attualizzazione che rifletta le valutazioni presenti sul mercato
del valore attuale del denaro e che nello stesso tempo tenga conto anche di quei rischi connessi alla passività che non
sono stati riflessi nell’effettuazione della migliore stima della spesa;
3. prendere in considerazione situazioni future, come per esempio modifiche tecnologiche e normative;
4. non tenere in considerazione i proventi che deriveranno da una prevista dismissione di attività, anche nel caso in cui
essa sia strettamente collegata all’evento che dà luogo all’accantonamento.
Come recita lo IAS 37:
“Le incertezze connesse all’ammontare da rilevare come accantonamento sono trattate in vari modi a seconda delle
diverse circostanze. Laddove l’accantonamento oggetto di stima coinvolge un vasto numero di elementi, l’obbligazione
è stimata attraverso la ponderazione delle probabilità associate a tutti i possibili risultati. La denominazione di questo
metodo statistico di stima è «valore atteso». L’accantonamento sarà, perciò, differente a seconda del fatto che la
probabilità di una perdita per un dato ammontare sia, per esempio, 60 % o 90 %.
Nel caso in cui vi sia una serie continua di possibili risultati, e ciascun punto in questa serie abbia le medesime
probabilità di verificarsi di un altro, si adotta la stima media.
Esempio:
Un’impresa vende beni garantendo ai clienti la copertura dei costi di riparazione di qualsiasi difetto di fabbricazione
che si manifesti nei sei mesi successivi all’acquisto. Se venissero rinvenuti piccoli difetti in tutti i prodotti venduti, i
costi di riparazione ammonterebbero a una cifra pari a 1.000.000. Se, invece, venissero rinvenuti difetti più ingenti in
tutti i prodotti venduti, i costi di riparazione ammonterebbero a 4.000.000.
L’esperienza passata dell’impresa e le aspettative future indicano che, per l’anno a venire, il 75 % dei beni venduti non
presenterà difetti, il 20 % dei beni venduti presenterà piccoli difetti e il 5 % dei beni venduti presenterà, invece, grandi
difetti. In conformità con le disposizioni del paragrafo 24, un’impresa valuta la probabilità di una fuoriuscita per le
obbligazioni connesse alle garanzie nel suo insieme.
Il valore atteso dei costi di riparazione è:
(75 % di zero) + (20 % di 1.000.000) + (5 % di 4.000.000) = 400.000
Se si sta valutando una singola obbligazione, il risultato individuale più probabile può essere la migliore stima della
passività. Tuttavia, persino in questo caso, l’impresa deve considerare altri possibili risultati. Laddove altri possibili
risultati sono per la maggior parte superiori o inferiori al risultato più probabile, la migliore stima sarà l’importo
superiore o inferiore. Per esempio, se un’impresa deve correggere un grave errore commesso nella costruzione di un
importante impianto per un committente, la specifica stima più probabile può essere di accantonare un costo di 1.000
quale costo del primo tentativo di riparazione, ma deve essere effettuato un accantonamento per un ammontare
superiore se vi è una rilevante probabilità che saranno necessari ulteriori interventi.
L’accantonamento è determinato al lordo delle imposte, poiché gli effetti fiscali dell’accantonamento, e i cambiamenti
di questo, sono disciplinati dallo IAS 12, - Imposte sul reddito -.
I rischi e le incertezze che inevitabilmente circondano molti fatti e circostanze devono essere tenuti in considerazione
nella determinazione della migliore stima dell’accantonamento.
Il rischio descrive la variabilità del risultato. Una modificazione del rischio può aumentare l’ammontare in cui una
passività è stimata. È necessaria cautela nel giungere a una stima in condizioni di incertezza, così che i ricavi o le
attività non vengano sopravvalutate e i costi e le passività non vengano sottostimati. Tuttavia, l’incertezza non
giustifica l’iscrizione di accantonamenti eccessivi o l’intenzionale sovrastima delle passività.
Per esempio, se la proiezione dei costi di un risultato particolarmente negativo è stimata secondo il criterio della
prudenza, quel risultato non è, quindi, deliberatamente trattato come più probabile di quanto realisticamente sia la
situazione. È necessaria attenzione per evitare di effettuare doppie rettifiche dovute a rischio e incertezza con
conseguenti sovrastime di un accantonamento.
L’informativa concernente le incertezze che circondano l’ammontare del costo è fornita dal paragrafo 85 (b).