La valutazione e la comunicazione dei rischi aziendali
Il disastro ambientale che ha colpito il Golfo del Messico nello scorso Aprile a causa dell’attività della Compagnia petrolifera BP ha sollevato dubbi e domande riguardo la valutazione e la comunicazione dei rischi aziendali nelle imprese, ed in questo caso, in quelle specificamente petrolifere.
Ciò che è accaduto in America ha risvegliato l’interesse collettivo nei confronti della responsabilità aziendale, in un’ottica di sostenibilità: l’azienda infatti dovrebbe operare in un’ottica di lungo periodo, con l’obiettivo di ottenere performance economiche associate ad un basso impatto ambientale e a benefici nel lungo periodo per la società, le generazioni future, e per le comunità in cui opera. E’ d’obbligo ricordare che, attualmente, le imprese devono affrontare tutta questa situazione in un clima post – crisi, instabile e caratterizzato da volatilità dei prezzi, il che rende più difficile previsioni esatte nella valutazione dei propri rischi aziendali.
Altro fattore negativo, risultante dalla crisi, ma che influisce sul presente è il clima di sfiducia in campo sociale: la disoccupazione e la precarietà, infatti, alimentano sfiducia nei confronti dell’impresa, che viene vista come il soggetto a cui si deve dare la colpa di tutto quello che è successo, e viene dimenticato il ruolo positivo che un’azienda svolge.
Dal punto di vista normativo, lo IAS 37 è il punto di partenza di tutta la tesi, in quanto offre i criteri per la rilevazione di accantonamenti, attività e passività potenziali. Attualmente, lo IASB ha emanato un Framework per migliorare lo IAS 37 ed aggiornarlo per renderlo più in linea con alcuni IFRS.
Il passo successivo è capire quali sono e come sono valutati i rischi aziendali delle quattro compagnie petrolifere prese in considerazione, cioè BP, SHELL, EXXON MOBIL e ENI.
I fattori di rischio fanno capo a tre aree aziendali, comuni a tutte le imprese, quindi è possibile vederli in un’accezione generale: area strategica, area di compliance e controllo e area operativa.
Nel secondo capitolo, infatti, oltre ai rischi aziendali, sono affrontati i metodi di valutazione di tali rischi: il Value at Risk, modelli parametrici e non parametrici e lo Stress testing.
Il terzo capitolo si occupa delle quattro Compagnie più nel dettaglio, individuando le informazioni relative ai rischi aziendali direttamente dai bilanci consolidati, ed andando a confrontare i metodi di valutazione tra i quattro Gruppi, anche se questi sono prevalentemente omogenei.
Secondo argomento chiave è la comunicazione dei rischi aziendali ai possibili stakeholders, utilizzando come documento informativo principale, il bilancio di sostenibilità.
Tale documento di reportistica volontaria, è divenuto uno strumento indispensabile per la comunicazione tra impresa e stakeholders interni ed esterni. I quattro Gruppi utilizzano principi di redazione differenti: Shell utilizza le linee Guida del GRI, Eni sfrutta i principi GRI ma li integra con i dieci principi del Global Compact, infine le altre due Compagnie redigono il sustainability report seguendo la guida di IPIECA&API, due associazioni industriali petrolifere. Oltre al bilancio sociale, un altro modo di comunicare la propria responsabilità aziendale, è rappresentato dalle certificazioni. I Gruppi analizzati sono coperti da certificazione ISO 14001, OHSAS 18001 ed EMAS, rispettivamente in ambito ambientale con ISO ed EMAS e in ambito sicurezza e salute dipendenti con OHSAS.
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Informazioni tesi
Autore: | Evelin Salafia |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Scienze economico-aziendali |
Relatore: | Maurizio Cisi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 78 |
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FAQ
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