INTRODUZIONE
L’avvento delle nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione può
determinare significativi mutamenti nell’ambito delle democrazie contemporanee,
soprattutto in virtù dell’espansione ed intensificazione della partecipazione politica
da parte dei cittadini. La rete, Internet, è per definizione uno strumento di
delocalizzazione, in cui cadono i limiti dello spazio e del tempo e dove tutti i
cittadini possono riunirsi, discutere e deliberare. L’affermazione e la diffusione delle
nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione possono, dunque, fornire
un contributo fondamentale alla costruzione di una sfera pubblica che veda coinvolti
tutti i cittadini di un paese.
Parlando di sfera pubblica ci si riferisce ad uno spazio all’interno del quale i
soggetti, in una condizione di parità, discutono di questioni di rilevanza pubblica
1
; la
sfera pubblica va intesa come il luogo dell’uso pubblico della ragione, ossia un
contesto sociale dove i cittadini, comunicando pubblicamente l’uno con l’altro,
possono convincere o essere convinti, o maturare insieme nuove opinioni. Oggi tale
sfera viene ad essere definita in relazione ai mass media: è tramite essi, infatti, che si
realizza la circolazione delle idee e la discussione pubblica.
1
J. HABERMAS, “Storia e critica dell’opinione pubblica”, Laterza, Bari 2005, p. 37
1
Lo sviluppo delle ICT
2
è stato considerato come il primo e vero elemento in
grado di ricreare le condizioni per un “ritorno” all’agorà ateniese, luogo dove ci si
incontrava al di fuori delle mura domestiche, anche se, come ci dice Dahlgren
3
“una
vibrante sfera pubblica di per sé non garantisce una democrazia: è un ingrediente
necessario ma non sufficiente” . Notiamo così come Internet disponga di alcune virtù
molto importanti: da un lato, data la sua diffusione, riveste l’importante ruolo di
canale di informazione, favorendo la nascita di un cittadino informato e consapevole
(prerequisito di ogni democrazia); dall’altro Internet è anche il luogo delle decisioni
collettive, dove tutti potrebbero essere consultati per esprimere online il loro
orientamento in relazione alle questioni di rilevanza pubblica.
La politica dovrebbe essere pronta ad utilizzare le opportunità offerte dalle nuove
tecnologie, per realizzare mediazioni dove tutti i punti di vista e i contrapposti
interessi possano farsi ascoltare e dove, in seguito, la maggioranza sia capace, in
qualche modo, di tener conto delle esigenze degli altri, per l’appunto mediando. Le
nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, con il superamento dei
limiti imposti dalla fisicità, ripropongono una nuova tensione tra l’essere ed il dover
essere della democrazia, tra la sua definizione normativa e quella empirica. La rete
diventa una nuova metafora di democrazia: da un lato si allargano le possibilità di
realizzare una democrazia del popolo, con l’opportunità di realizzare procedure di
decisione popolare; dall’altro si costata la presenza di una serie concreta di rischi e
2
Information Communication Technologies
3
P. DAHLGREN, The Public Sphere and the Net: Structure, Space, and Communication, in Bennet,
W.L. e R.M Entman (2001).
2
limiti, come la difficoltà di riorganizzare le comunità umane o come la resistenza
culturale e politica a legittimare la rete come strumento di nuova partecipazione
politica
4
.
Siamo ancora lontani da una definizione di democrazia come processo di policy
making
5
, nel quale i governanti, considerati politicamente uguali, controllabili e
sostituibili, si dimostrano ricettivi alle preferenze dei governati. La ricettività è la
caratteristica evidenziata da Dahl
6
nel definire la democrazia come quel sistema
politico dotato di capacità di risposta alle esigenze del cittadino. Da qui si origina
anche quello che lo stesso Dahl
7
chiama dilemma democratico: “…al crescere delle
dimensioni della politica, diminuisce il controllo dei cittadini su di essa, tanto che la
democrazia dello stato-nazione sembra dover incontrare lo stesso destino della
democrazia delle città-stato”.
La tesi si articola in tre capitoli. Nel primo, partendo dai lavori di Pierre Lévy si è
cercato di delineare il filo rosso che lega le sue opere. L’autore ha dato un contributo
essenziale con le sue ricerche per capire le implicazioni che l’uso delle tecnologie
informatiche della comunicazione hanno nella vita degli esseri umani: in parole
povere come l’uso delle ICT influisca ed influenza il nostro modus vivendi. Lévy
partendo dal concetto di “Intelligenza Collettiva”, elemento portante della
4
R. DE ROSA, “Fare politica in internet”, Apogeo, Milano 2000
5
Policy making: processo di formazione, definizione e attuazione delle tematiche di pubblico
interesse.
6
R. DAHL, Poliarchia. Partecipazione e opposizione nei regimi politici, Milano, F.Angeli; ed. or.
Poliarchy, participation and opposition, New Haven, Yale University Press, 1971.
7
R. A. DAHL, Prefazione a una teoria democratica, Editori Riuniti, Roma 1990, p. 25
3
democrazia, approderà ad una visione ottimista della “Cyberdemocrazia”. Con
questo termine Lévy intende una forma di governo in cui lo spazio pubblico sarà
costituito in assoluta libertà di espressione e navigazione. L’apoteosi dell’idea di
Lévy sarebbe la costruzione di uno Stato trasparente che sia in grado di garantire la
pace universale, poiché essa è possibile solo se “un governo mondiale garantisce un
codice legislativo redatto democraticamente dall’intelligenza collettiva”
8
. a sostegno
della tesi Lévy concorrono le realtà virtuali, che hanno cambiato il modo di intendere
la società: la nascita delle comunità virtuali in particolare ha accentuato il
cambiamento; la voglia da parte degli utenti di internet di comunicare (mettere in
comune nel senso più letterale del termine) esperienze, obiettivi, interessi sta facendo
sorgere vere e proprie esperienze di democrazia locale.
Il rovescio della medaglia è concentrato nel secondo capitolo dove ho tentato
diffusamente di trattare alcuni punti critici riguardanti la rete e il suo uso che vanno a
scontrarsi con il pensiero che internet sia il “regno della libertà assoluta”. È vero che
le possibilità offerte dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione
implementano la diffusione di opinioni, pensieri, in continuo scambio con altri utenti
e di ogni parte del globo, ma d’altro canto, e le esperienze non mancano, internet
proprio per il suo carattere libertario, può trasformarsi da incubatore di idee a vera e
propria tecnologia del controllo: dopo l’11 settembre sono cresciute a dismisura le
8
D. DE KERCKHOVE - A. TURSI A., Dopo la democrazia. Il potere e la sfera pubblica nell’epoca
delle reti, Apogeo, Milano 2006, p. 15
4
attività di controllo. Come scrisse Lyon «dopo l’11 settembre le libertà civili sono a
rischio»
9
.
Il terzo capitolo è incentrato sull’e-government: se tramite le nuove tecnologie si
assicura una maggiore partecipazione politica (e-democracy), la P.A. approda in rete
per avere con i cittadini un rapporto più diretto e trasparente. Nella parte conclusiva
del capitolo, però, vengono messe in luce gli ostacoli da superare e alcune
problematiche relative al rapporto tra la politica e le nuove tecnologie come il digital
divide, l’accessibilità, la privacy e la sicurezza per citarne alcune che ho trattato più
approfonditamente.
9
D. LYON, Massima sicurezza. Sorveglianza e guerra al «terrorismo», tr.it di E. GREBLO Cortina
Raffaello, Milano 2005
5
6
CAPITOLO PRIMO
1. DALL’INTELLIGENZA COLLETTIVA ALLA
CYBERDEMOCRAZIA
1.1 L’AVVENTO DEL CYBERSPAZIO
Uno dei contributi più interessanti all‘interno del dibattito in merito alle
implicazioni delle nuove tecnologie sulla democrazia è quello di Pierre Lévy
1
,
uno dei maggiori studiosi e filosofi della rete. Partendo da un‘analisi storico-
politica sull‘evoluzione del concetto di Stato in relazione alla nascita e allo
sviluppo delle tecnologie della mente
2
, l‘autore afferma che la nascita e il
consolidamento dello Stato e della legge sono legati imprescindibilmente
all‘invenzione della scrittura.
Tra le definizioni che si possono dare dei nuovi media, la più rilevante è
quella di tecnologie della mente
3
o cognitive, per dirla con Calvani,
«dispositivi in grado di coinvolgere processi interni della mente».
4
1
F. MONTESPERELLI, Tra Frankestein e Prometeo, Liguori editore srl, Napoli 2007, p.
238
2
P. LÉVY, Il virtuale, Raffaello Cortina, Milano 1997, p. 28
3
Definizioni analoghe sono quelle di Lévy che le chiama ―tecnologie intellettuali e quelle di
De Kerckhove che le chiama ―psicotecnologie‖, ampliando il concetto di McLuhan di media
come ―estensioni del sé‖: i sistemi di elaborazione delle informazioni come computer e video
sono estensioni di alcune delle principali proprietà tecnologiche della nostra mente. In questo
possono essere definite tecnologie della psiche: psicotecnologie, D. De Kerchkove, La pelle
della cultura. Un’indagine sulla nuova realtà elettronica, Costa & Nolan, p. 210
4
A. CALVANI, I nuovi media nella scuola. Perché, come, quando avvalersene, Carocci,
Roma 1999, p. 9-16
7
I nuovi media si relazionano nella storia dell‘evoluzione della cultura, a
tutte le altre tecnologie cognitive che si sono accompagnate a profonde e
radicali trasformazioni nei modi di pensare e di elaborare simboli e
informazioni di diversa natura. Ogni innovazione nella tecnologia della
comunicazione promuove infatti delle riorganizzazioni sensoriali e cognitive
che trasferiscono una serie di compiti e funzioni interne mentali su supporti
fisici esterni.
Scrive Lévy ―quasi sempre una tecnologia intellettuale esteriorizza,
oggettivizza, virtualizza una funzione cognitiva, un‘attività mentale. In tal
modo essa riorganizza l‘economia e l‘ecologia intellettuale nel suo insieme e
modifica di rimando la funzione cognitiva che avrebbe dovuto limitarsi ad
assistere o a rafforzare, come attestano i rapporti tra scrittura (tecnologia
intellettuale) e memoria (funzione cognitiva)‖.
5
Lévy sostiene infatti che la cittadinanza e la democrazia presuppongono
l‘alfabeto, richiedendo che ogni cittadino sia in grado di leggere e scrivere non
solo per poter applicare e analizzare le leggi, ma anche per contribuire alla loro
stesura.
La grande rivoluzione portata dall‘invenzione della stampa ha preparato il
terreno per la creazione non solo degli Stati nazione, ma anche per lo sviluppo
dell‘opinione pubblica nazionale. In seguito le nuove tecnologie telematiche, lo
5
P. LÉVY, Il virtuale, cit., p. 30
8
sviluppo di internet, che Lévy chiama cyberspazio
6
, stanno creando un nuovo
spazio pubblico. Le caratteristiche di questi nuovi media, accessibili da ogni
luogo e caratterizzati da un alto livello di interattività, favoriscono il sorgere di
comunità virtuali de-territorializzate e incentivano una sempre più estesa
libertà d‘espressione ribaltando quello che era il vecchio paradigma dei mezzi
di comunicazione tradizionali, basati su una produzione e trasmissione delle
informazioni da ―uno a molti‖, ad un nuovo paradigma comunicativo e
rivoluzionario da ―molti a molti‖.
Lo sviluppo dei nuovi strumenti di comunicazione ribaltano, a parere di
Lévy, il nostro modus vivendi e ci riporta in una condizione di nomadismo
7
.
Scrive Lévy: ―il nomadismo odierno dipende principalmente dalla
trasformazione continua e rapida dei paesaggi, scientifico, tecnico, economico,
professionale, mentale. Anche se noi non ci spostassimo, il mondo
cambierebbe intorno a noi. Ma siamo in movimento. E l‘insieme caotico delle
nostre risposte produce una trasformazione generale‖.
8
Secondo Lévy, proprio tali caratteristiche rendono possibile la definizione di
una nuova sfera pubblica, che sta radicalmente riplasmando le condizioni del
governo e che probabilmente farà emergere nuove forme politiche. Questa
nuova sfera pubblica presenta tre caratteristiche essenziali
9
:
6
P. LÉVY, L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio , Feltrinelli, Milano
2002, p. 14
7
Ivi, p. 16
8
Ibidem.
9
G. IORIO, L’attesa. Inchiesta sulla cittadinanza digitale nei municipi italiani, «Collana
sociologia contributi», p. 57
9
Universalità
Inclusività
Trasparenza
Con il concetto di universalità Lévy
10
vuole indicare il fatto che questo
nuovo spazio pubblico si configura come un sistema di comunicazione senza
confini e barriere e con una struttura aperta e altamente accessibile.
L‘inclusività ne evidenzia la capacità di offrire a tutti gli individui
l‘opportunità di esprimersi liberamente e altrettanto liberamente di usufruire di
una maggiore reperibilità delle informazioni. Ne risulta come conseguenza di
tutto ciò un aumento del livello di partecipazione di ognuno alla vita politica
verso una più matura realizzazione dei diritti di cittadinanza. Lo spazio del
nomadismo non sarà un territorio geografico, ma uno spazio dei saperi e delle
potenzialità di ciascun essere umano
11
. Come dice Michel Serres, il sapere è
diventato la nuova infrastruttura.
12
Per Lévy, elemento portante della democrazia infatti, non è solo la
votazione, ma soprattutto la deliberazione, cioè l‘esercizio dell‘intelligenza
collettiva
13
, la cui definizione chiarirò più avanti, nell‘esercizio della
formulazione delle leggi e nel prendere le decisioni politiche principali.
14
10
D. DE KERCKHOVE - A. TURSI, Dopo la democrazia. Il potere e la sfera pubblica
nell’epoca delle reti, Apogeo, Milano 2006, p. 9
11
P. LÉVY, L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio, cit., p. 18
12
Michel Serres è un filosofo, epistemologo e saggista francese. Ha promosso l‘insegnamento
a distanza attraverso le autostrade informatiche.
13
Ivi, p. 34
14
P. LÉVY- M. AUTHIER, Gli alberi di conoscenze .Educazione e gestione dinamica delle
competenze, Feltrinelli, Milano 2000, p. 25
10
Il concetto di trasparenza, infine, rimanda alla fiducia del singolo cittadino nei
confronti di chi lo governa, permettendo a ciascuno di avere libero accesso alle
informazioni riguardanti le scelte governative in materia politica, economica e
sociale.
Tale concetto riveste un‘importanza fondamentale per Lévy, tanto da farne
il cardine attorno al quale fondare il concetto del futuro e auspicabile ―Stato
Trasparente”.
15
Tale Stato privilegerà una politica di potenza anziché di
potere
16
in quanto, come lo stesso Lévy afferma ―stiamo scoprendo che la
potenza è associata alla trasparenza, come il potere all’opacità”
17
e si farà
portatore di una nuova forma di democrazia, la ―cyberdemocrazia‖.
Con questo termine Lévy intende una forma di governo in cui lo spazio
pubblico sarà costituito in assoluta libertà di espressione e navigazione; la
deliberazione politica avrà luogo principalmente nelle agorà virtuali; le elezioni
ed i referendum saranno mediati attraverso il voto elettronico de-
territorializzato; le assemblee legislative si struttureranno in network di
parlamenti virtuali; le autorità amministrative renderanno tutti i loro servizi
disponibili on-line ai cittadini
18
.
L‘amministrazione dello Stato globale, scrive Lévy, dovrà fornire tutti i
servizi on line, adottando un modus operandi aperto che favorisca una fluida
circolazione dei dati tra i servizi. Quest‘amministrazione, scrive Lévy, non
15
P. LÉVY, Cyberdemocrazia, Mimesis, Milano 2007, p. 158
16
Nel libro, L‘intelligenza collettiva, Lévy definisce ―potere‖ il totalitarismo puro, mentre
―potenza‖ il potere dell‘intelligenza collettiva.
17
Ibidem.
18
P. LÉVY – R. BONONNO, Cyberculture, University of Minnesota Press, p. 166
11
dovrà avere molti livelli gerarchici al suo interno e la gestione delle sue risorse
umane dovrà essere fondata su una valutazione delle competenze effettive, non
sull‘assegnazione degli incarichi, proprio per rendere visibile on line l‘insieme
delle competenze sulle quali formare un mercato interno delle competenze e
conoscenze. L‘amministrazione dovrà essere incentrata sul dialogo e sul
servizio al cittadino e dovrà comprendere al suo interno la gestione delle agorà
virtuali, che non sono altro che le comunità virtuali degli attivisti, degli esperti,
dei leader d‘opinione con lo scopo di creare un sistema d‘intelligenza collettiva
capace di dar vita ad un‘opinione pubblica globale, ricca ed informata.
In questo punto si troverebbe il passaggio dalla politica di potere alla
politica di potenza
19
. Scrive ancora Lévy che in questo modo non si tratterà più
del governo di una parte della società, ma di tutta la società, sarà un ―governo
del governo‖.
20
Nella prospettiva auspicata da Lévy, il perfezionamento dell‘intelligenza
collettiva è il mezzo e il fine condiviso dall‘azione politica. La nozione di
parlamento virtuale, sottolinea Lévy, non sottende la proibizione fisica dei
parlamentari, ma i parlamenti virtuali si trasformeranno in comunità virtuali;
elemento centrale della comunità virtuale parlamentare sarà la discussione e
l‘informazione strutturata –agorà virtuale- nella quale i membri autorizzati
19
P. LÉVY, Cyberdemocrazia, cit., p. 157
20
Ibidem
12
saranno i parlamentari eletti, ma l‘agorà virtuale potrà essere liberamente
consultata dai cittadini.
21
Lévy spiega inoltre che la differenza tra un sito web di un parlamento
tradizionale e quello di un parlamento virtuale sta nel fatto che quest‘ultimo è
concepito per rendere trasparente il processo di delibera e decisione. Ultimo è
il voto elettronico che spesso viene confuso con la cyberdemocrazia.
Specifica Lévy che il passaggio dal voto cartaceo al voto elettronico non
deve essere percepito come la sostituzione diretta con una democrazia
rappresentativa. Il voto elettronico dovrà servire all‘elezione dei rappresentanti
al potere legislativo, esecutivo e giudiziario e non solo nel caso del
referendum.
22
Tutto ciò porterà sempre più verso una forma di governo elettronico (e-
government) di tipo democratico, che renderà disponibili on-line le
informazioni e i servizi richiesti dai cittadini alle amministrazioni,
introducendo una rivoluzione accompagnata dalla riduzione dei livelli
gerarchici, dal libero flusso delle informazioni, dalla trasparenza e dialogo
aperto con il pubblico e infine dalla mobilitazione nel servizio al cittadino-
cliente.
Il termine ―amministrazione elettronica o digitale‖ viene spesso utilizzato
anche per intendere l‘amministrazione on-line, che coincide con la prestazione
diretta, per via informatica, di servizi ai cittadini. Si tratta di servizi a
21
Ivi, p. 159
22
Ivi, p. 162
13
contenuto informativo: le informazioni trasmesse o soddisfano per intero le
esigenze o sono un tramite per un miglior accesso e una migliore utilizzazione
di altri servizi pubblici. L‘amministrazione digitale comprende quindi, tutte le
azioni necessarie alla raccolta delle informazioni, allo scambio di esse tra le
amministrazioni, alla trasmissione delle informazioni al cittadino/utente.
23
In questo nuovo spazio pubblico così radicalmente cambiato rispetto al
passato, lo Stato trasparente conserverà tre funzioni chiave:
dispensare la giustizia, esercitare il potere legislativo ed esecutivo
(governo della città);
regolare il mercato e ridistribuire con giudizio una parte delle
ricchezze, funzione della «banca centrale», gestione delle finanze
pubbliche (governo del mercato);
aiutare a guidare gli innumerevoli aspetti interdipendenti della
biosfera e la loro evoluzione per la salvaguardia e lo sviluppo
sostenibile dell‘umanità e dei luoghi dell‘abitare umano (governo
della biosfera).
24
Stiamo assistendo ad un periodo di transizione nel quale è possibile
osservare come l‘attuale sviluppo tecnologico e massificato favorisce il
nascere di nuove forme di comunità virtuali, deterritorializzate ed
interconnesse da ogni parte del globo.
23
F. MERLONI, Introduzione all’e-government, G. Giappichelli editore, Torino 2005, p. 4
24
P. LÉVY, Cyberdemocrazia, cit., p. 154