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Capitolo Primo
L’evoluzione dell’impresa.
1.1 La nascita dell’impresa.
In questo primo capitolo proponiamo un’introduzione sul concetto d’impresa;
come è nata, come si è sviluppata e trasformata. All’interno di questo excursus
storico e concettuale, sono analizzati i cambiamenti sociali e tecnologici, che
hanno influenzato, in modo prepotente, il continuo e veloce sviluppo delle
imprese.
Il consumo dei beni e servizi è ciò che oggi più caratterizza il comportamento
sociale degli individui, il tempo libero è principalmente dedicato alle diverse
pratiche di consumo per questo si ritiene che si stia passando da un
orientamento alla produzione ad uno al consumo. Quali sono i cambiamenti
socio-culturali che hanno portato significative trasformazioni?
“L'impresa, sotto il profilo giuridico, è un'attività economica
professionalmente organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni
o di servizi: ciò è quanto si desume dalla definizione di imprenditore che all'art.
2082 fornisce il vigente Codice civile”
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.
L'impresa è un sistema, un insieme di elementi integrati e interdipendenti, di
cui i principali componenti sono l’elemento umano (inteso sia in senso
individuale che come gruppi di persone), l’elemento economico ed i mezzi
tecnici, cioè gli strumenti materiali impiegati nello svolgimento dell’attività.
L'impresa è caratterizzata da un determinato scopo (produzione o scambio di
beni o servizi) e dalle conseguenti modalità adottate per il raggiungimento
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dello scopo stesso (organizzazione, economicità e professionalità). È
fondamentale inoltre che l’impresa procuri capitale sufficiente a coprire e
superare il costo delle spese, ossia il guadagno. Se quest’ultima non è più in
grado di sopportare la spesa finisce inevitabilmente col fallire.
Lo sviluppo dell’impresa si può collegare allo sviluppo
dell’industrializzazione, che ha origine in Inghilterra nella seconda metà del
XVIII secolo e si propaga velocemente negli altri paesi. Questo periodo storico
è denominato “rivoluzione industriale”, a causa delle ripercussioni economiche
e sociali che esso ha provocato, in particolar modo con la nascita del
Capitalismo
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. Nel capitalismo i rapporti sociali si alienano, assumendo la forma
di relazioni tra cose, prodotte dagli uomini, ma ormai divenute indipendenti da
essi.
Con l'industrializzazione nasce l'era moderna che, nel bene o nel male
rivoluziona la vita familiare, sociale, politica, economica e culturale
dell'occidente.
Alla fine dell'ottocento l'offerta di prodotti al settore privato (beni di consumo e
beni durevoli) è caratterizzata da una scelta ampia e spesso molto sofisticata e
il sistema produttivo poggia sull'impresa artigianale. Nel mondo dell'impresa
artigianale è il cliente che si rivolge al fornitore che viene cercato e scelto in
base alle caratteristiche del prodotto e alla sua fama.
All'inizio del secolo, la distribuzione della ricchezza inizia ad interessare un
numero sempre maggiore di persone che aspirano, non solo ad elevare il
proprio livello sociale, ma anche a possedere beni di consumo e beni durevoli
in grado di assicurare maggiori comodità, e pertanto, il sistema produttivo deve
adattarsi a questa nuova realtà. Per rispondere ad una domanda sempre più
sostenuta, sono necessari due ingredienti: una produzione di massa e prezzi
accessibili ad un numero sempre maggiore di persone. Hanno pertanto
successo quelle imprese che per prime adottano i principi delle economie di
3 Obiettivo del sistema economico capitalistico è la massimizzazione del profitto e il suo
reimpiego per l'allargamento delle attività produttive, mentre nelle società precapitaliste il
sovrappiù non era investito ma utilizzato per il consumo delle classi proprietarie.
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scala, della parcellazione del lavoro, della produzione di serie e
standardizzazione
4
.
L'impresa che nasce all'inizio del secolo è chiamata “impresa fordista” in
ricordo dell'industria che lanciò la motorizzazione di massa negli Usa. È del
1908 infatti, la prima utilitaria costruita dalla Ford utilizzando la catena di
montaggio. L'impresa fordista ha come missione la produzione di massa, le sue
esigenze sono quelle di sfruttare al massimo impianti rigidi, di grandi
dimensioni ed enormemente costosi, ogni componente del prodotto finale è
realizzato all'interno della fabbrica, non esiste alcuna sensibilità circa i danni
che la fabbrica produce sull'ambiente, né sulla sicurezza dei lavoratori, né sui
consumi energetici.
Ben presto però l'industria si accorge che non è sufficiente riempire piazzali e
magazzini di prodotti, ma che è più strategico vendere e creare sistemi di
distribuzione efficaci, portare il prodotto verso il cliente; l'impresa si trasforma
e quindi si orienta alla vendita.
Nascono pertanto i grandi distributori, l'intermediazione commerciale, i canali
di distribuzione, i dettaglianti, i concessionari. Va sottolineato però, che in
questa fase, non esiste ancora un rapporto diretto tra produttore e consumatore;
questi resta un ricevitore passivo dei “messaggi” imposti dalla produzione. Il
cliente è passivo di fronte all’impresa.
Gli anni precedenti la grande depressione ( crisi del ’29) vedono al centro i
venditori; la produzione domina e le attenzioni delle imprese sono concentrate
quasi esclusivamente sui costi di produzione e di distribuzione. Con i
consumatori che acquistano le merci alla velocità con cui vengono prodotte,
non c'è alcun bisogno di preoccuparsi di creare una relazione con il cliente, è
sufficiente fare in modo che i percorsi della distribuzione, dal produttore al
consumatore, funzionino efficacemente.
Con il crescere del benessere, alcune imprese cominciano a rendersi conto che i
consumatori possono permettersi di spendere di più, pur di uscire dalla
4 Taylor fu il fondatore dello Scientific management, meglio noto come taylorismo. I principi
operativi del taylorismo sono: a) analizzare le caratteristiche della mansione da svolgere, b)
creare il prototipo del lavoratore adatto a quel tipo di mansione, c) selezionare il lavoratore
ideale, al fine di formarlo e introdurlo nell'azienda.
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standardizzazione. Si avvia la politica della produzione per le esigenze di una
clientela differenziata. Il gusto del consumatore inizia a diventare una
componente nella strategia della produzione di massa.
Se Ford fu il pioniere del vantaggio competitivo basato sul prezzo, Sloan,
presidente della GM
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, fu il pioniere del vantaggio basato sulla segmentazione.
Sul mercato dell'auto viene combattuta una battaglia storica. Mente Henry Ford
continua ad operare in base alla famosa battuta “Date al cliente un’auto di
qualsiasi colore, a patto che sia nera” , la GM adotta la strategia di “offrire
un'auto per ogni borsa, esigenza e personalità”. Grazie a questa politica la GM
sorpassa la Ford come primo produttore mondiale di automobili; tra il 1920 e il
1923 la produzione della Ford crolla, dal 55% al 12%.
Questo processo di valutazione del ruolo del consumatore, rispetto alla
strategia della pura vendita, subisce un passo d'arresto con la seconda guerra
mondiale, quando la scarsa offerta rispetto alla domanda mette nuovamente in
secondo piano le esigenze del consumatore.
Con il graduale passaggio dalla produzione per il magazzino della prima
impresa fordista alla produzione su richiesta del cliente, il prodotto va sempre
più trasformandosi in un servizio al consumatore, l'impresa orientata alla
vendita si trasforma in impresa orientata al cliente.
Con il suo articolo pionieristico, del 1956, ”La differenziazione di prodotto e la
segmentazione del mercato come strategia di marketing alternativo”, Wendel
Smith stabilisce, per la prima volta, una vera e propria strategia di marketing e
ne trae una netta distinzione tra l'impresa che offre una varietà di prodotti
“differenziazione di prodotto”e l'impresa che crea prodotti per specifici
segmenti di mercato “segmentazione di mercato”. Il concetto di segmentazione
si basava sul presupposto che ogni mercato potesse essere suddiviso in gruppi
di acquirenti con bisogni ed esigenze in qualche misura differenti.
Nasce la customer satisfaction
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e, gradualmente ma costantemente, il cliente
5 General Motors
6 Il principio del coustomer satisfaction, ha indotto il mercato ad essere più esigente, a
pretendere un servizio ad hoc, non standardizzato. Ciò ha generato la necessità di produrre
una vasta gamma di prodotti e servizi in piccole quantità, con la conseguente perdita di
produttività. Difatti, se nel periodo fordista venivano posti sul mercato
pochi prodotti e servizi
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diventa l'elemento che sempre più influenza e pilota le scelte e strategie
d’impresa.
Gli anni che vanno dal 1955-1963 in Italia sono molto caldi dal punto di vista
economico ( miracolo Italiano, 6%), i due motivi principali sono la grande
voglia imprenditoriale e l’inserimento del paese nel mercato occidentale.
Non è solo il sistema della produzione che adotta il criterio della customer
satisfaction ma anche il settore dei servizi entra in questo tipo di logica. Nella
realtà, la customer satisfaction non ha raggiunto nel settore dei servizi la
qualità che si riscontra nel settore produttivo; eppure molte statistiche hanno
dimostrato che creare insofferenza nei clienti può portare un'impresa alla
rovina.
Nell'evoluzione del rapporto tra offerta e domanda la centralità del cliente
viene portata all'estremo. Il produttore si trasforma in un ricevitore passivo
della domanda del cliente; è il mercato e non la produzione che stabilisce il
ciclo di vita del prodotto, a prescindere dalla sua perfezione tecnologica, il
valore di un prodotto perde la sua oggettività, per dipendere da un numero di
variabili che sfuggono al controllo della produzione.
Questa esagerata centralità del cliente è sicuramente una cosa positiva, ma da
non utilizzare con eccesso, perché mostra i propri limiti. Uno dei rischi
maggiori è di bloccare, di non far sviluppare le nuove potenzialità d’
innovazione e fantasia dei produttori.
Non solo l'evoluzione dell'impresa, ma anche la maturazione del cliente,
portano, alla nascita dell'impresa “moderna”, preparata a sostenere le nuove
sfide sui mercati.
standardizzati su vasta scala, percependo così dei rendimenti crescenti, la produzione
orientata al coustomer satisfaction e alla qualità totale impone, invece, dei costi crescenti.
Di qui la necessità di ritrovare quelle economie perdute attraverso una nuova e costante
riorganizzazione della produzione in funzione dei continui cambiamenti ambientali che
l'impresa si trova a dover affrontare ogni giorno.
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1.1.1 L’impresa moderna.
L'impresa, in questa rincorsa dei desideri dei consumatori/clienti, di soggetti
caratterizzati da comportamenti emotivi e chiusi nella propria limitata
esperienza per rappresentare la fonte dell'innovazione, è stata la vittima di
questo atteggiamento market responsive
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.
Nell'impresa inizia ad affermarsi il concetto, che il cliente è un partner di essa,
non è ne al di sopra ne al di sotto, si assiste ad una significativa evoluzione del
cliente.
Alcune indagini su clienti di prodotti industriali mostrano, che mentre una
volta il grado di soddisfazione del cliente si fermava, oggi il 50% dei clienti
premia il servizio e la rete di assistenza post-vendita.
Recentemente è stato chiesto ad un gran numero di manager come vedono i
clienti oggi.
Secondo le risposte raccolte i clienti :
stanno diventando più sofisticati e più sensibili al prezzo;
dispongono di poco prezzo;
ritengono che esista una notevole omogeneità nei prodotti dei vari
fornitori;
hanno notevoli aspettative in materia di servizi;
non mostrano fedeltà nei confronti del fornitore;
Con la trasformazione dell’imprese cambia anche la società che da
“stratificata” passa a “differenziata”. Di conseguenza da una struttura sociale
7 Market responsive è la predisposizione dell'impresa a porsi in posizione subalterna rispetto
al consumatore/cliente.
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non più necessariamente orientata in senso verticale, si sta passando ad una
forma articolata e molteplice : la rete.
L'impresa moderna è caratterizzata da un'organizzazione reticolare ( impresa a
rete o impresa rete) in grado di orientare il proprio ambiente interno verso
un'area più vasta, espressione di un mercato operante nel cosiddetto villaggio
globale.
In questi ultimi anni si sta sempre più configurando un ambiente iperdinamico
e altamente concorrenziale. La necessità di offrire un prodotto di alta qualità a
costi contenuti spinge le imprese a trovare sempre nuove soluzioni per
ottimizzare i prodotti, i servizi e i processi, facendo particolarmente leva
sull'innovazione tecnologica, la quale a sua volta, migliorando i canali di
comunicazione, influenza il processo di globalizzazione e, innalzando gli
standard competitivi, incrementa la pressione della concorrenza. Emerge la
necessità di un nuovo paradigma ( e ancor prima di una cultura), capace di
gestire la complessità ovvero di maturare un atteggiamento costruttivo davanti
al cambiamento continuo, trasformando ciò, che, in prima analisi, potrebbe
sembrare l'inizio di una crisi, in una possibilità di crescita. In modo particolare
nel mondo imprenditoriale si afferma sempre più la necessità di un nuovo
paradigma gestionale, un modello manageriale, che si ponga come obiettivo
quello di governare l'instabilità in quanto fonte di business. Si tratta di
trasformare i nostri paradigmi da statici a dinamici.
Paradigmi dinamici che tendono a diffondersi all’interno dell’impresa, al fine
di favorire un contesto creativo per l’emergenza della novità, un’impresa con
una struttura decentrata, a rete, caratterizzata da un ambiente informale
disegnato su misura per la persona, dove vengono favorite le connessioni e
condivisa l’informazione e quindi stimolate meritocrazia e creatività, che
vengono poi remunerate secondo un preciso piano di incentivi, volto a
gratificare e stimolare ulteriormente tali abilità.
L’impresa deve come prima cosa prendere coscienza di sé, al fine di auto
organizzarsi come un qualsiasi organismo vivente. Poiché vivere è conoscere,
un’impresa vivente è un sistema, che apprende e reagisce agli stimoli, auto
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organizzandosi innanzi ai cambiamenti continui, è quindi un sistema che
comprende.
Al fine di strutturare un’impresa a rete auto generativa in grado di auto
organizzarsi spontaneamente è necessario:
applicare il principio di sincerità, a tutte le procedure operative,
definendo poche regole chiare e semplici, al fine di ridurre l'inutile
ridondanza generata da regole complicate;
ridurre i livelli gerarchici definendo una struttura piatta, suddivisa in
unità produttive indipendenti ma correlate in un sistema-rete alimentato
dal flusso di informazioni;
creare un ambiente che favorisca le connessioni tra tutti coloro che
partecipano alla vita dell'impresa;
definire la cultura d'impresa, intesa come somma totale di tutti gli
assunti condivisi e dati per scontati che un gruppo ha appreso lungo la
sua storia, e sviluppare un'etica a servizio della persona;
sviluppare un management partecipativo, per cui il ruolo prevalente dei
manager diviene quello di creare le condizioni per incrementare la
formazione e facilitare l'innovazione;
stimolare la coopetition ( cooperazione e competizione) esterna (
gestendo l'ambiente e così il processo di coevoluzione tra impresa e
mercato) ed interna;
delegare le responsabilità alle squadre di lavoro,
ridistribuendo/diluendo così la complessità all'interno del sistema
impresa;
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garantire un processo di formazione continua e l'accumulazione di
capitale umano in un percorso di sviluppo alla carriera;
condividere l'informazione tra management e lavoratori;
sviluppare una vision condivisa, per cui il singolo possa rappresentare
la vision dell'intera comunità d'impresa;
gestire la diversità delle persone nell’impresa, cercando di percepirne i
vantaggi,allo stesso tempo è necessario risolvere i conflitti e prevenire
le tensioni;
strutturare piani di incentivazione legati ad indici di produttività e
redditività dell'impresa al fine di attirare, motivare e trattenere persone
capaci nell'azienda;
L’impresa non può accontentarsi di sviluppare doti di reattività
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, ma deve
essere pro-attiva
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; il tempo diventa infatti un protagonista nell’analisi
economico-aziendale.
L’impresa che non possiede la dote della pro-attività, sarà costretta a faticose e
costose corse di inseguimento perché si troverà sempre impreparata al
confronto dei competitori pro-attivi.
I fattori critici e di successo dell’impresa pro-attiva sono:
Varietà.
8 Avere un "approccio reattivo" significa essere capaci di reagire ad un evento, ma non di
prevederlo anticipatamente.
9 Avere un "approccio proattivo" significa riorganizzarsi sia dal punto di vista tecnologico
che delle metodologie e soprattutto delle risorse umane, in modo che il sistema Azienda sia
in grado di percepire anticipatamente le tendenze ed i cambiamenti futuri per pianificare le
azioni opportune in tempo.