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Cap. I – LE GREENWAYS IN ITALIA.
1.1. Cosa si intende per greenway.
1.1.1. Il significato di greenway.
Il termine “greenway” è stato utilizzato per la prima volta nel 1959 da William H.
White all’interno del suo testo “Securing Open Space for Urban America”.
Il termine greenway è, quindi, di origine anglosassone, e deriva dall’unione dei
termini “greenbelt”, che letteralmente significa cintura verde, e del termine
“parkway”, che letteralmente significa strada parco. Quindi, il termine greenway,
racchiude una serie di concetti che rappresentano l’evoluzione storica di alcuni
grandi temi della pianificazione territoriale e urbanistica dall’Ottocento fino ai giorni
nostri. (Siena F., 2004)
In altre parole, greenway è il frutto dell’unione delle parole:
-green termine inglese che tradotto letteralmente sta per “verde”, e che vuole
indicare non solo il concetto di natura e ciò che è vegetato, ma tutto ciò che è
apprezzabile, al patto che sia fruibile, dal punto di vista ambientale e quindi
naturalistico, paesaggistico, storico, architettonico e culturale;
-way traducibile con il termine via o percorso, si riferisce sia alle vie di
comunicazione (strade, ferrovie, fiumi, ecc.) che all’idea di movimento e di attività,
comprendendo così nell’utilizzo persone e animali.
Così facendo, percorsi pedonali privi di elementi vegetali, ma piacevoli dal punto di
vista ambientale (ad esempio i percorsi nei centri storici) possono essere
considerati delle greenways, al contrario percorsi ricchi in vegetazione, ma
sgradevoli dal punto di vista ambientale, poichØ ad esempio in prossimità di strade
fortemente trafficate non rientrano in tale categoria. (Senes G., 2004)
Anche in passato, si può riscontrare nelle tipologie di intervento e modalità di
organizzazione delle città e del territorio, un’attenzione per il concetto di percorso
verde, inteso come via piacevole dal punto di vista ambientale. Basti pensare alle
strade realizzate dagli antichi Romani, ricche di alberature, con viste piacevoli e
che offrissero sempre ospitalità ai viaggiatori.
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Realmente, tuttavia, il concetto di greenway, vero e proprio, è stato compreso ed
accettato solo di recente.
Come tutti i concetti di recente scoperta, il movimento greenways è in continua
evoluzione e assume sfumature di significato sempre nuove. Per spiegare cosa
sono le greenways, quindi, non esiste una definizione ufficiale, accettata nella
generalità dei casi dal punto di vista scientifico o avente una certa base normativa,
e non esiste nessuno, che possa dare una risposta autorevole. (Toccolini A.,
2004); (Siena F., 2004)
Una delle definizione piø generali di greenway, tradotto letteralmente in italiano
come “via verde”, è quella adottata dall’Associazione Italiana Greenways
riprendendo e sintetizzando i lavori di C. Little (1990) e di J. Fabos et al. (1995):
"il termine Greenways può essere interpretato come un sistema di territori lineari
tra loro connessi che sono protetti, gestiti e sviluppati in modo da ottenere benefici
di tipo ricreativo, ecologico e storico-culturale" (articolo 1).
In un’ottica di mobilità, le greenways possono costituire un sistema di percorsi
dedicati a una circolazione non motorizzata in grado di connettere le popolazioni
con le risorse del territorio (naturali, agricole, paesaggistiche, storico-culturali) e
con i "centri di vita" degli insediamenti urbanistici, sia nelle città sia nelle aree rurali
(articolo 2). (Associazione Italiana Greenways)
Tale definizione risulta al quanto generale, ma non potrebbe essere altrimenti,
poichØ l’idea moderna di greenway è abbastanza recente e gli approcci da parte
dei ricercatori, pianificatori e operatori molteplici (dovuti alla diversa enfasi che può
essere data alle numerose problematiche connesse). (Toccolini A., 2004)
Attualmente l’unica linea guida piø condivisa è quella della “dichiarazione di Lille”.
L’ 11 e 12 settembre del 2000 l’ AEVV-EGWA (Association EuropØenne
des Voies vertes, European greenways Association e Asociaciòn Europea de Vìas
verdes) ha organizzato un convegno internazionale, al quale hanno partecipato
tutti i membri, rappresentanti le associazioni europee piø importanti che si
occupano del tema greenways.
Il convegno è stato organizzato alla luce degli impegni assunti durante precedenti
incontri internazionali (Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo,
Rio de Janeiro, 3-14 giugno 1992 e successivi sviluppi nel contesto di Agenda 21)
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e in risposta alla crescente domanda di attività ricreative a basso rischio e
accessibili a tutti, con conseguente beneficio per la salute pubblica.
In questo le Greenways si sono dimostrate efficaci, promuovendo gli spostamenti
non motorizzati tra casa, scuola e aree di lavoro e creando un sistema di trasporto
intermodale. Da tali presupposti, dopo due giorni di lavori, il 12 settembre 2000
l'esecutivo ha redatto una “Dichiarazione”, approvata all’unanimità, che consiste in
una pianificazione completa delle azioni da intraprendere, a livello europeo e a
livello dei singoli governi locali, per quanto riguarda la costruzione di vie di
comunicazione riservate esclusivamente agli spostamenti o viaggi non motorizzati,
nel rispetto di standard sostenibili.
La Dichiarazione di Lille è quindi un piano d’azione per lo sviluppo sostenibile, su
scala europea, nazionale e locale con il coinvolgimento piø ampio possibile di tutti
i portatori di interesse che operano su un determinato territorio, al fine di
sviluppare una "Rete europea di Greenway" riservata agli utenti non motorizzati.
Durante tale incontro, si è proposto l'adozione della seguente definizione per le
Greenways:
“Vie di comunicazione riservate esclusivamente per viaggi non motorizzati,
sviluppate in modo integrato, che migliorino sia l'ambiente che la qualità della vita
della zona circostante. Questi percorsi devono rispettare i parametri di larghezza,
pendenza, e condizione di superficie per assicurare che siano facili da usare e
basso rischio per tutti gli utenti, anche i meno abili.” (Dichiarazione di Lille, 2000).
La dichiarazione sottolinea il fondamentale utilizzo di linee ferroviarie dismesse e
alzaie di fiumi e canali, come base ideale per la realizzazione di greenways.
I firmatari di questa dichiarazione hanno sottoscritto il loro impegno a lavorare per
lo sviluppo della "Rete Europea delle Greenway".
Per facilitare l'adozione e lo sviluppo di tutte queste proposte i firmatari di questa
Dichiarazione, hanno proposto l'istituzione di:
• una Commissione Permanente Europea, «Greenway Network», affidata
alla EGWA per mantenere i collegamenti con il Comitato Consultivo
Europeo richiesto dalla Commissione Europea, per elaborare e finalizzare
un Carta Europea delle Greenways, per la promozione, l'informazione, il
coordinamento e la valutazione dello sviluppo delle Greenways;
• una Conferenza Europea biennale per la valutazione delle politiche;
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• delle piattaforme nazionali per la promozione e il coordinamento dello
sviluppo delle Greenways;
• delle linee di bilancio specifiche all'interno dell'Unione Europea, gli Stati
• membri e autorità regionali. (European greenways Association)
A questo incontro ne sono seguiti altri, tra tutti citiamo il piø recente, tenutosi Il 10
e l’11 giugno del 2010 a Madrid, in occasione del quale, i partecipanti hanno
riconfermato il loro impegno nello sviluppare un "European Green Network" ,
riservato alla mobilità e costituito, per la maggior parte da greenways. Tale
impegno riprende quanto affermato nel 2000, dalla dichiarazione di Lille e
risponde a quanto richiesto, sempre a Madrid, dai ministri del turismo in un
incontro informale. In questo incontro, tenutosi nell’aprile del 2010, i ministri hanno
enfatizzato l’importanza di rafforzare l’immagine dell’Europa proponendo un
turismo sostenibile dal punto di vista ambientale, culturale e sociale con
particolare attenzione per le categorie piø svantaggiate.
Le Greenways rappresentano ad oggi, a distanza di dieci anni dalla dichiarazione
di Lille, la strategia piø efficace nel favorire la mobilità sostenibile, la
consapevolezza ambientale nei cittadini e nel recuperare infrastrutture in disuso.
In ultimo si è discusso dell’European Greenways Award, promosso
dall’associazione Europea Greenways, che permette la diffusione delle best
practices a livello europeo, che si conferma come uno strumento irrinunciabile per
il perseguimento degli obiettivi preposti nel 2000 con la dichiarazione di Lille.
(European greenways Association)
Nonostante una radice comune, il movimento delle greenways in Europa si è
sviluppato in maniera differente dagli USA, influenzato dalle diversità geografiche,
economiche, culturali e di sviluppo sociale e urbanistico.
In America, al termine greenways viene da sempre associato il significato di area
verde lineare multifunzione (ad esempio un corridoio verde), con la conseguenza
che vengano chiamate greenways sia ampi corridoi (ad esempio, territori lineari
lungo corsi d’acqua, comprensivi al loro interno di una piø o meno complessa rete
di percorsi) sia singoli percorsi. Perciò, in America, le dimensioni e, in particolare,
l’ampiezza delle greenways, comunemente intese come corridoi verdi possono
variare da uno ad alcune centinaia di metri a seconda del contesto attraversato.
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In Europa, invece, nel significato del termine greenways risulta predominante il
concetto di percorso dedicato ad una circolazione non motorizzata. Questi tracciati
devono essere in grado di connettere le popolazioni con le risorse del territorio
(naturali, agricole, paesaggistiche, storico-culturali) e con i centri di vita degli
insediamenti urbani, sia nella città sia nelle aree rurali.
Il movimento in Europa, quindi, associa il termine greenway ad una funzione di
infrastruttura pensata per un trasporto o un movimento sostenibile e difficilmente
rispondono ad una funzione prevalentemente ecologica. (Associazione Italiana
Greenways, 1999); (Toccolini A., 2004);
Molta influenza, sulla nascita del movimento delle greenways ebbero, alcuni dei
parchi realizzati da Olmstred e il concetto di greenbelt (inteso come sistema di
parchi, aree con verde agricolo ed aree naturali poste attorno alla città con
funzione ricreativa e produttiva) introdotto da E. Howard in Inghilterra e portato
avanti sapientemente per la città di Londra da Sir Adercrombie. Tra Ottocento e
Novecento il ruolo del verde si evolse nel senso che il passaggio da una funzione
puramente estetica assunse un valore sociale e un ruolo di compensazione delle
aree edificate, sviluppatosi in modo massiccio in seguito agli intensi fenomeni di
industrializzazione ed urbanizzazione. Questi nuovi elementi vennero appunto
introdotti da Olmsted, che ebbe il merito di utilizzare i parchi come strumenti di
riqualificazione dei luoghi, intesi non tanto come elementi isolati, ma come facenti
parte di un sistema di verde che genera una parkway. All’esperienza americana
fece seguito quella europea e di particolare importanza furono gli studi
sull’organizzazione razionale dello spazio urbano attraverso il verde di Howard,
strenuo sostenitore della città-giardino.
¨ possibile affermare che, mentre negli Stati Uniti il passaggio dalle parkways
olmstediane alle greenways moderne è stato un processo pressochØ “continuo”, in
Europa risulta molto piø discontinuo, frammentato e diversificato per i diversi
paesi.
Le prime aree verdi lineari, progettate per il movimento europeo, erano dapprima
chiamate “cours” (in italiano “corsi”) e poi “boulevard”. I boulevard
rappresentavano delle vere e proprie greenways urbane, in quanto erano dei
grandi viali alberati caratteristici delle città europee, spesso ricavati sui tracciati
delle mura difensive abbandonate (i baluardi appunto). Queste infrastrutture
venivano realizzate per la circolazione delle carrozze, che percorrevano il grande
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viale centrale, solitamente largo circa 18 m. Questo si incrociava con un sistema di
controviali, di circa 6 m, dedicati alla circolazione dei pedoni. L’esempio piø
famoso sono i boulevard di Parigi, fatti realizzare dal Barone Haussman alla metà
del 1800.
Il processo, iniziato con i boulevard francesi, passato dalle greenbelt inglesi, ha
richiesto in questi ultimi anni la diretta influenza degli Stati Uniti per essere
“risvegliato”, e per acquistare una maggiore consapevolezza delle proprie radici
culturali. (Senes G., 2004)
Prima degli anni Novanta esisteva un fermento sia culturale che operativo, che si
manifestava in singole iniziative e realizzazioni, con una chiara mancanza di
unitarietà e appartenenza ad un grande movimento internazionale (europeo e
mondiale).
Nel 1998 nasce, L’European Greenways Association, al fine di incentivare e
divulgare questo movimento. Tra gli obbiettivi che si pone l’organizzazione, sin
dall’inizio, c’è proprio la ricerca di un’uniformità delle greenways europee e la
ricerca di una collaborazione e spirito d’insieme sul tema per tutto il continente.
Il tema greenways in Europa è stato di recente oggetto di una forte espansione.
Questa esplosione è indubbiamente la conseguenza di due fenomeni solo
recentemente divenuti di grande portata:
-la questione ambientale, relativa all’inquinamento di aria, acqua e suolo, sia nelle
città che nelle campagne;
-la crescente attenzione verso la qualità della vita, sempre piø giudicata in
funzione della reale accessibilità e fruibilità del verde nonchØ dell’offerta di
opportunità ricreative. (A. Toccolini, 2004)
Negli ultimi decenni si è sviluppato un vero e proprio movimento culturale attorno
alle vie verdi, noto come "greenways movement", dovuto al riconoscimento dei
benefici che le greenways possono apportare.
I vantaggi e il benessere sociale, che una rete di mobilità dolce può apportare in
un territorio, risultano essere molteplici. Infatti la mobilità dolce:
• migliora la connessione, permettendo alle persone di spostarsi e di
raggiungere altri luoghi e altre persone;
• favorisce la circolazione dolce;
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• trattandosi di una mobilità libera e indipendente, garantisce che l’offerta sia
rivolta a piø soggetti contemporaneamente, qualsiasi sia il grado di età, la
condizione sociale, lo stato di salute;
• riduce gli effetti negativi dell’inquinamento dell’aria e della congestione
cittadina.
• permette una migliore cura del territorio anche attraverso il presidio e la
riduzione delle aree soggette a degrado;
• aumenta la percentuale di popolazione che svolge attività fisica quotidiana
con una riduzione dei costi pubblici per la salute;
• aumenta gli incentivi economici, contribuendo a promuovere lo sviluppo
rurale e la riqualifica di quartieri svantaggiati (aumento del valore degli
immobili);
• promuove lo sviluppo di una nuova forma di turismo, attivo, responsabile e
sostenibile;
• favorisce la riscoperta delle risorse naturali e culturali del territorio.
(Regione Lombardia, 2009);
La rete si pone quindi l'obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone
attraverso il recupero del rapporto tra uomo e territorio, contribuendo a ridare
identità e riconoscibilità a luoghi troppo spesso compromessi dalla crescita
disordinata delle città e dall'abbandono e dall'incuria delle aree rurali. (Toccolini A.,
2004)
Questi percorsi giocano un ruolo importante per la salute pubblica e nel suscitare
l’interesse della popolazione per le arie naturali ed urbane che essi attraversano,
favorendo così un turismo ed un divertimento sostenibile.
Diversi studi hanno dimostrato come la costruzione di percorsi non motorizzati
incoraggi l’attività fisica, il camminare, l’andare in bici anche in individui sedentari,
permettendo il mantenimento o l’aumento di attività fisica tra i residenti delle
comunità che essa attraversa.
Inoltre i percorsi verdi portano alla scoperta o alla riscoperta di nuovi luoghi, opere,
e paesaggi. Questo fenomeno avviene anche per gli stessi residenti, molte volte
ignari di cosa veramente li circonda. (Fitzhugh E.C., 2010)
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Bisogna sottolineare che, purtroppo, non sempre tutte le aspettative, sui benefici
apportati da una greenway, vengono concretamente soddisfatte, causa una bassa
qualità nel realizzare e/o gestire l’opera.
1.1.2. I percorsi non motorizzati.
I percorsi dedicati alla mobilità non motorizzata sono molteplici e riservati a
diverse categorie di trasporto (ciclismo, passeggiate, equitazione, ecc.).
Rientrano nei percorsi dedicati alla mobilità non motorizzata, i sentieri, le piste
ciclabile, le vie pedonali, le alzaia, il lungolago, le ippovie, le reti ecologiche, ecc..
(Coenders G. e Mundet L., 2010), che condividono il concetto di fruizione
esclusiva da parte dell’uomo.
Molte volte un percorso può essere identificato come una greenway se rispetta
alcune caratteristiche tipiche di una greenway.
Tali percorsi, per poter essere definiti greenways, devono infatti, da una parte,
essere fisicamente separati dalla rete stradale ordinaria, dall’altra, consentire una
circolazione dolce e accessibile al maggior numero possibile di categorie, incluse
quelle piø deboli (bambini, anziani e disabili). (Sener G., 2004)
Un percorso non motorizzato può però avere caratteristiche appartenenti a due o
piø tipologie, questo perchØ la scienza delle vie verdi non si compone di elementi
caratteristici tali da permettere sempre definizioni oggettive insindacabili.
Ad esempio, alcune volte si può verificare che una greenway sia costituita da dei
piccoli tratti urbani che presentano caratteristiche tipiche delle pista ciclabile.
Si possono avere tanti altri casi di sovrapposizione, che sono il frutto
dell’intersecarsi di numerose caratteristiche, quali il tipo di contesto, la tipologia di
fruitori, la struttura e la morfologia del percorso, le dimensioni, i servizi annessi,
ecc.. Tuttavia le stesse caratteristiche citate, rappresentano la fondamentale
distinzione tra le varie tipologie di percorsi naturali.
Il designare come greenway un percorso, comunque, non risulta semplice e
scontato. L’incertezza è data dal fatto che non esiste una definizione precisa ed
inequivocabile di greenways, a causa dell’impossibilità di realizzare un unico testo
capace di delineare l’ambito delle greenways, visto che queste infrastrutture
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colgono principi ed obbiettivi riguardanti diversi ambiti, dalla sostenibilità del
territorio al trasporto, dagli ecosistemi al turismo o allo sport, ecc..
Comunque esistono alcuni aspetti ed elementi che differenziano le vie non
motorizzate e ne permettono la loro individuazione.
Per cercare di chiarire meglio l’argomento riportiamo, di seguito, anche le
definizioni delle principali tipologie di percorsi non motorizzati che molte volte
vengono considerati, erroneamente, delle greenways.
Le piste ciclabili, secondo la definizione del Nuovo Codice della Strada (articolo 3,
punto 39) sono: "parte longitudinale della strada, opportunamente delimitata,
riservata alla circolazione dei velocipedi". Esse si distinguono in piste realizzate in
sede propria e in piste realizzate in corsia risevata. In entrambi i casi, si tratta di un
percorso protetto e riservato alle biciclette, non accessibile al traffico motorizzato.
Tali percorsi (da non confondersi con i percorsi ciclopedonali) vengono creati allo
scopo di separare il traffico ciclabile da quello motorizzato e da quello pedonale, e
quindi di migliorare la sicurezza stradale e lo scorrimento dei veicoli. Invece,
l’itinerario ciclo-pedonale viene definito, sempre dal Nuovo Codice della Strada
(art 2 punto f.bis): “Strada locale, urbana, extra-urbana o vicinale, destinata
prevalentemente alla percorrenza pedonale e ciclabile e caratterizzata da una
sicurezza intrinseca a tutela dell’utenza debole della strada”.
Sentieri: sono percorsi in fondo naturale destinati esclusivamente alla mobilità
pedonale e formatosi in seguito al frequente passaggio di uomini e animali,
normalmente presenti sia in pianura, che collina o montagna (come da Codice
della Strada Art. 3 Comma primo n° 48). Hanno largh ezza tale da non consentire il
transito con autoveicoli e mezzi agricoli ma solo in bicicletta o a piedi.
Strade rurali: percorsi caratterizzati da flussi veicolari occasionali e condizionato
dalla morfologia del territorio collinare.
Si distinguono dalle strade urbane per la presenza di situazioni di forte dissesto
della superficie, con conseguenti situazioni di scarsa praticabilità, riferita a tratti
anche estesi, (erosione dei bordi, solchi longitudinali, affioramenti della
massicciata, ecc.) determinati, in particolare, dall’azione del dilavamento delle
acque piovane. Tali percorsi si formano nel tempo grazie al continuo transito di
mezzi appartenenti all’ambito rurale.
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Fig. 1.1. Huntsville Greenways Fig. 1.2. Pista ciclabile lungotevere Roma;
(http://hushedcasket.com);
Fig. 1.3. Sentiero Sistina - Marsaglia Fig. 1.4. Strada rurale nella Provincia di
(www.cailanzo.it); Alessandria (www.provincia.alessandria.it);
Le greenways, le piste ciclabili, i sentieri e le strade rurali sono tipicamente dei
percorsi utilizzati per spostarsi senza l’uso di mezzi motorizzati. Da questa
affermazione possiamo trarre delle prime distinzioni tra le tipologie di vie verdi.
Le greenway sono dedicate e progettate per una circolazione non motorizzata; le
piste ciclabili sono dedicate e progettate per la circolazione dei ciclisti; i sentieri
sono dedicati per una circolazione pedonale; le strade rurali non sono nØ
progettate nØ dedicate a una circolazione non motorizzata.
Per quanto detto, solo le greenways e le piste ciclabile vengono progettate per la
circolazione non motorizzata, infatti la pavimentazione dei sentieri e delle strade
rurali, non è altro che il risultato del passaggio di escursionisti, ciclisti, mezzi
agricoli, ecc..
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Le strade rurali non sono dedicate a utenti non motorizzati, infatti esse nascono
per lo spostamento dei mezzi agricoli (oggi tutti motorizzati). Mentre le piste
ciclabile e i sentieri non sono pensati per una multiutenza.
Le greenways nascono con l’obbiettivo di svolgere piø funzioni (ecologica,
ricreativa, storico-culturale, educativa), anche se all’interno di una greenway può
esistere una funzione prevalente e caratterizzante, in ragione sia della disponibilità
di risorse sia di eventuali obiettivi che pianificatori e progettisti si sono posti, in
relazione a specifiche esigenze dell’utente. (Salici A., 2010)
Ciò che caratterizza una greenway è, il fatto di essere dedicata a una mobilità
lenta e “dolce”: lenta nel senso di essere strutturata su velocità basse (da pochi
chilometri all'ora), dolce nel senso di non risultare mai impegnativa per pendenza,
dislivelli, difficoltà in generale.
In tal senso, l'utente tipo di una greenway è un utilizzatore che privilegia la
piacevolezza ambientale del percorso rispetto allo sfruttamento delle
caratteristiche estreme del mezzo. (Toccolini A., 2004)
Questa caratteristica, della circolazione dolce, non si ritrova nei sentieri che
presentano forti pendenze e richiedono un consistente impegno fisico.
All’interno del concetto di multiutenza e mobilità dolce le greenway si pone
l’obbiettivo di permettere l’accesso e l’utilizzo anche a categorie piø deboli quali
bambini, anziani e disabili, che sarebbero invece impossibilitati nel percorrere
sentieri e strade rurali, a causa dei difficili fondi (molte volte sconnessi), delle
pendenze e dei pochi servizi presenti.
Per le greenway risulta fondamentale il concetto di continuità dei percorsi. Una
greenway deve essere concepita, progettata e gestita come un sistema di integrità
fisica che deve emergere come un continuum sul territorio, anche se realmente
presenta alcune interruzioni.
Il concetto di continuità non appartiene certamente alle strade rurali che hanno lo
scopo solo di collegare zone rurali con la viabilità ordinaria o direttamente con le
abitazioni. (Salici A., 2010)
Per sintetizzare quanto detto, si riporta di seguito una (tabella 1.1.) riassuntiva che
riporta le principali argomentazione sulla base delle quali si differenziano le varie
vie dedicate alla mobilità non motorizzata.
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PISTE CICLABILI SENTIERI STRADE RURALI GREENWAYS
Il percorso è
dedicato alla
circolazione
non
motorizzata?
Si Si No Si
Il percorso è
progettato
per la
circolazione
non
motorizzata?
Si No No Si
Sono
pensate per
una
multiutenza?
Non
necessariamente
No
Non
necessariamente
Si
Sono adatte
ad una
mobilità
"dolce"?
Non
necessariamente
Non
necessariamente
Non
necessariamente
Si
Sono
accessibili
ed utilizzabili
per le
categorie
deboli?
Si
Non
necessariamente
Non
necessariamente
Si
Si prevede
la continuità
dei
percorsi?
Si Si
Non
necessariamente
Si
Tabella 1.1. Schema di sintesi sulle caratteristiche che distinguono le greenways dalle altre vie
verdi.
Nella discriminazione del concetto di greenway bisogna sempre precisare che
essa può avere una forte valenza ecologica ma non deve essere considerata una
rete ecologica.
Esiste comunque un’area di sovrapposizione: percorsi che si sviluppano all’interno
di aree ricche di vegetazione naturale e lungo i corsi d’acqua possono costituire
elementi di una rete ecologica. In questo caso le greenways possono svolgere le
funzioni tipiche delle reti ecologiche. (Toccolini A., 2004)
In questo modo l’ambiente dove si estende la greenway si caratterizza per una
forte biodiversità che contribuisce a mantenere la stabilità degli ecosistemi.
Tali fattori arrecano un valore aggiunto per l’infrastruttura che viene percepita
dall’uomo come: fonte di piacevolezza, di svago, di bellezza, di educazione
mediante l’osservazione della natura e motivo di varietà paesaggistica.
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Allo stesso modo le reti ecologiche non sono necessariamente greenways. Infatti,
in molti casi i percorsi delle reti ecologiche escludono la presenza umana a
protezione dell’ecosistema naturale. (Malcevschi S., 2010)
1.1.3. La funzione delle greenways.
Le greenways nascono con l’obbiettivo di svolgere piø funzioni quali quella
ecologica, di trasporto, sociale, ricreativa, storico-culturale ed educativa. All’interno
di una greenway può esistere una funzione prevalente e caratterizzante, questa è
data dalla sua vocazione, che varia in ragione sia della disponibilità di risorse che
di eventuali obiettivi posti da pianificatori e progettisti in relazione alle specifiche
esigenze dell’utente che si vuole attrarre.
Le tipologie, le forme, le dimensioni e le funzioni che una greenway può assumere
sono, quindi, molteplici, esse variano a seconda dei contesti in cui vengono
realizzate e degli scopi per cui sono create.
Tutto ciò che compone e circonda una greenway ne differenzia la sua vocazione,
e ne condiziona il tipo di utilizzo. Il tipo di vocazione che una via verde assume
influenza anche il modo in cui valutarla. In base al tipo di contesto e alla necessità
si hanno diversi tipi di materiali, attrezzature e arredi da adoperare. Inoltre anche
la tipologia e il comportamento di fruizione risulta differente. (Siena F., 2004);
(Senes G., 2007).
¨ importante comprendere l’ambito attraversato dalla greenway. I percorsi verdi
possono svilupparsi in abitato storico, zona residenziale, zona boscata, zona
agricola, waterfront urbano, waterfront extraurbano, ecc..
Le funzioni comuni a tutte le tipologie di vocazione sono quelle ricreative e sociali.
Queste, forse, rappresentano le funzioni piø importanti per le quali le greenways
riscuotono maggior successo. Esse, infatti, rispondo alla richiesta di spazi aperti
dove poter praticare sport (ciclismo, jogging, equitazione, ecc.) oppure dove
trascorrere il tempo libero e svagarsi.
Per tanto un percorso che rispetti le caratteristiche basi di una greenway adempie
sempre alle funzioni di trasporto, sociale e ricreative, mentre molte volte non si
hanno per tutti i percorsi la presenza delle funzioni ecologica e storico-culturale. Di
seguito analizzeremo e descriveremo proprio quest’ultime due tipologie di funzioni,