INTRODUZIONE
Il presente lavoro intende ripercorrere l’iter filosofico e storico-
politico di Herbert Marcuse, un pensatore di cui si è discusso molto
negli anni ‘60 e ‘70 e che è stato poi trascurato o dimenticato dalla
critica e dai lettori contemporanei. Sono rare oggi le pubblicazioni
sulla figura e l’opera di Marcuse, e sulla Scuola di Francoforte; la
letteratura critica sulla Scuola e sui suoi esponenti è costituita da testi
che risalgono ormai agli anni ‘80, salvo qualche rara eccezione.
Questo lavoro vuole essere, dunque, la riproposizione di un pensiero a
torto trascurato, nel quale si ravvisa una problematica di estrema
pregnanza e di autentica contemporaneità. L’analisi di fondo del
pensiero marcusiano appare attualmente un’operazione che può
rivelarsi utile ai fini di un’effettiva individuazione e di un
approfondimento dei temi e dei problemi essenziali del nostro tempo.
Questa convinzione sorregge l’impianto del presente studio.
Herbert Marcuse nasce a Berlino nel 1898. Dopo un iniziale
interessamento alle problematiche connesse con l’esistenzialismo
heideggeriano, nel 1933 approda all’Istituto per le Ricerche Sociali di
Francoforte, dove a contatto con il pensiero di Adorno e Horkheimer,
modifica i propri orizzonti filosofici e diventa uno dei maggiori
esponenti della “Teoria critica della società”.
Tale teoria, che scaturisce dalla matrice hegelo-marxiana e si
arricchisce della problematica freudiana, raccoglie l’eredità del
marxismo occidentale degli anni ’20, e si inserisce in questa tradizione
apportandovi notevoli contributi in vista di una “ridialettizzazione”
della teoria degenerata in senso positivista e dogmatico. In definitiva
la Teoria critica viene a configurarsi come una filosofia e una teoria
sociale, critica della razionalità occidentale classica (borghese e
liberale) e contemporanea (tecnologica e consumista).
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Queste considerazioni sono centrali nell’economia del discorso che si
intende portare avanti; particolare attenzione è dedicata all’iter
intellettuale da cui sono derivate le tesi dei teorici critici: dalla
rivoluzione mancata degli anni ‘20 in Germania attraverso l’urto del
nazismo, all’impatto con la realtà deludente della società del
dopoguerra, nella sua versione capitalista e sovietica.
Il confronto con il pensiero di Horkheimer e Adorno, quali membri
della Scuola di Francoforte, si pone come centrale in un lavoro di
analisi dell’opera marcusiana, non solo perché egli condivide con loro
la formulazione di una nuova impostazione critica di analisi della
società, ma anche perché la sua produzione più matura è posteriore ai
lavori più impegnativi di Adorno e Horkheimer, di cui rappresenta una
prosecuzione e un compimento specialmente nel settore socio-politico.
Marcuse è debitore ai maestri di Francoforte e non esita a
riconoscerlo; tuttavia conserva una originalità di esperienza
intellettuale, che si evidenzierà nel corso del lavoro, che lo condurrà
molto spesso lontano dalla posizione dei “maestri” e verso esiti di
pensiero e di prospettiva del tutto differenti.
In seguito si sono presi in esame i presupposti filosofici del discorso
marcusiano, l’humus culturale dal quale scaturisce tutta la
problematica del filosofo tedesco. Vedremo come nella ricerca di un
pensiero che sappia essere concreto e storicamente determinato,
Marcuse incontri Hegel e come, procedendo su questa strada, trovi in
Marx l’inveramento della filosofia hegeliana, la quale non riesce a
“liberarsi” dall’opprimente sfera dell’Assoluto. Con Marx la dialettica
diventa realmente una forza storica.
Questo bagaglio teorico verrà poi arricchito con la scoperta di Freud.
L’integrazione tra il pensiero di Freud e quello di Marx costituisce uno
dei momenti più interessanti di tutta la teorizzazione marcusiana, in
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quanto denso di conseguenze anche sul piano politico e non solo della
teoria. È questo sicuramente il contributo più originale che Marcuse e
la Scuola di Francoforte hanno dato al marxismo: l’attenzione al
soggetto e alle sue dinamiche inconsce, ai bisogni e alla struttura
istintuale primaria, hanno permesso a Marcuse di comprendere e
vedere con molta più lucidità e acume, di quanto non facessero i
marxisti ortodossi, fenomeni caratteristici della società di massa che
impedivano un cambiamento in senso rivoluzionario dello stato di
cose esistente.
Da queste basi filosofiche nasce tutta la produzione matura di
Marcuse, e all’analisi de L’uomo a una dimensione e Eros e civiltà
sono dedicate le parti conclusive del lavoro di tesi. Si tratta, come
evidente, delle opere più originali e teoreticamente più dense
dell’autore, che in esse compie analisi penetranti dei mali della società
contemporanea delineando una prospettiva di liberazione dell’eros
dalla repressione che avanza un modello utopico che non vuole essere
impossibile. È in questi scritti che prendono forma le tesi più famose
del filosofo tedesco, quelle della desublimazione repressiva,
dell’ unidimensionalità, della pacificazione dell’esistenza , che
analizzeremo in seguito.
In questo contesto appaiono fondamentali le opere dell’ultimo periodo
dell’attività intellettuale di Marcuse. Accanto a Soviet marxism, una
rigorosa denuncia del socialismo sovietico traditore degli autentici
ideali rivoluzionari, si prenderanno in esame scritti che nulla di nuovo,
in realtà, apportano alla vecchia teorizzazione marcusiana, ma che
piuttosto ne costituiscono un approfondimento sul piano propriamente
politico. È infatti in questo periodo, caratterizzato dal fenomeno della
contestazione giovanile europea e americana, che la Teoria critica
mette alla prova sé stessa dialogando con un movimento che si vuole
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rivoluzionario e che guarda alle analisi sulla società contemporanea di
Marcuse come ad un “vangelo”.
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CAPITOLO 1
MARCUSE E LA SCUOLA DI FRANCOFORTE. GENESI E PERCORSO DELLA TEORIA CRITICA 1. LA SCUOLA DI FRANCOFORTE E IL DELICATO
MOMENTO STORICO IN CUI SI INQUADRA Nel 1933 Herbert Marcuse entra a far parte dell' Istituto per la Ricerca
Sociale di Francoforte. Da questo momento fino al 1941 1, egli
collaborerà con Horkheimer e colleghi alla formulazione della Teoria
critica della società. Filosofia e teoria critica 2 è un saggio del ’37;
con esso Marcuse dà un valido contributo alla enunciazione della
nuova visione critica della società. Quale membro della Scuola, egli
ne condivide le impostazioni e gli interessi principali non senza
tuttavia conservare una propria originalità di esperienza intellettuale
ed una propria autonomia di vedute su alcune importanti questioni,
come vedremo in seguito.
È certamente importante iniziare il nostro discorso partendo
dall’analisi del contesto storico in cui la Scuola si trova ad operare,
perché questo ci consente di comprendere i problemi e gli eventi di
fronte ai quali si sono trovati i nostri intellettuali e conseguentemente
le scelte operate in campo teorico e pratico .
L' Institut fur Sozial Forschung è una piccola ma illustre facoltà
fondata negli anni '20 da un gruppo di intellettuali appartenenti
all'area marxista grazie ad un lascito di Felix Weil, un milionario
progressista.
Organo dell’Istituto è il Grunbergs archiv dal nome dell’allora
1. Il 1941 è la data di pubblicazione di Reason and revolution, e segna la fine
della collaborazione di Marcuse con l’Istituto. Le divergenze nel gruppo di
Francoforte si erano fatte troppo forti perché si potesse continuare insieme.
2. H. Marcuse, Filosofia e teoria critica, in Cultura e società, saggi di teoria
critica 1933-1965 , tr. it. a cura di C. Ascheri, Torino, 1969.
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direttore Grunberg, uno storico della classe operaia.
La storia della Scuola di Francoforte è tuttavia più recente di quella
dell'Istituto e si può affermare inizi con l'assunzione a direttore di
Max Horkheimer nel 1930 3. Alla Scuola aderì un nutrito gruppo di
filosofi, studiosi di scienze sociali e psicoanalisti tra i quali citiamo:
Fromm, Benjamin, Neumann, Pollock, oltre a quello che possiamo
considerare il nucleo delle Scuola: Horkheimer, Adorno e Marcuse. Si
tratta di intellettuali che possiamo genericamente denominare di
sinistra, tutti accomunati dalla scarsa propensione alla partecipazione
diretta alla lotta politica, con l'unica eccezione di Marcuse che nel
1917-18 era stato esponente dell'USPD (la sinistra
Socialdemocratica) 4 .
Organo della Scuola è la Zeitschrift fur Sozialforschung che nel 1933
prese il posto del precedente Grunbergs archiv . La rivista iniziò le
pubblicazioni in uno dei momenti più delicati della storia e in
particolare della storia del movimento operaio dell'Europa
Occidentale. Nel 1929 si aprì infatti nel sistema capitalistico una crisi
di portata storica che non si risolse, secondo quanto aveva previsto
Marx, in un crollo definitivo del capitalismo e nel passaggio ad una
nuova forma, il socialismo. La “Grande Depressione” condusse
invece ad un riassetto dell' economia capitalistica; in quegli anni si
assiste al passaggio dal capitalismo concorrenziale, fondato sul libero
mercato, al capitalismo monopolistico, fondato sulla pianificazione
economica 5. Negli stessi anni in Italia e in Germania si verifica il 3. G. Therborn, Critica e rivoluzione, Bari, 1972, pag.7.
4. Al di là delle propensioni, i membri della Scuola intendevano mantenersi
indipendenti rispetto a qualsiasi interesse di partito. Essenziale è che, nel rapporto
tra teoria e prassi, la prima conservi una sua propria autonomia di riflessione.
5. F. Pollock, in qualità di economista dell’Istituto, sarà quello che dedicherà i
maggiori sforzi alla teorizzazione di questa svolta. Per una buona analisi
dell’argomento: R. Buttiglione, La crisi dell’economia marxista, Roma, 1979.
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trionfo dei regimi dittatoriali, rispettivamente fascista e nazista: questi
regimi, come nota l’Apergi, " invece di subire un riflusso con la
grande crisi, trovarono proprio nei processi di disgregazione
economica, sociale e istituzionale, messi in moto in Europa dopo il
'29, ulteriore occasione di espandersi” 6. Mentre in Italia il
movimento fascista reprime la rivoluzione proletaria e in un certo
senso ne prende il posto, in Germania il movimento rivoluzionario
viene sconfitto con l’aiuto dello stesso partito socialdemocratico.
Quest’ultimo sale al governo ma non riesce ad esercitare alcuna
apprezzabile influenza in senso socialista sulla struttura di potere del
paese. Le dittature fascista e nazionalsocialista procedono ad una
vera e propria eliminazione degli esponenti dei movimenti
rivoluzionari costringendoli ad emigrare e in molti altri casi
eliminandoli fisicamente. Mentre il movimento rivoluzionario
occidentale andò incontro, in questi anni decisivi, ad una situazione di
grave crisi politica, di stallo organizzativo e ideologico, in Unione
Sovietica, d’altra parte, la rivoluzione stava ormai prendendo una
piega insperata, dando vita ad un regime dittatoriale e poliziesco
lontano da ogni autentica realizzazione del socialismo. Rivoluzione
mancata ad Ovest, rivoluzione tradita ad Est, dunque.
Con la fine della fiducia nel prossimo avvento della rivoluzione in
Occidente e con il disvelarsi del carattere repressivo dello Stato che
emerge dalla Rivoluzione d’Ottobre, l’equilibrio su cui si regge la
costruzione teorica del marxismo si rompe. Del resto la
consapevolezza che la ricerca marxista dovesse assestarsi su una
frontiera più avanzata, per adeguare i propri apparati categoriali alla
qualità nuova del riassetto capitalistico, visse come manifesto
6. M. Apergi, Marxismo e ricerca sociale nella Scuola di Francoforte, Firenze,
1977, pag.11.
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programmatico della “ZfS” già nell’articolo di apertura firmato da
Horkheimer e intitolato Osservazioni sulla scienza e la crisi 7. La
“ZfS” nasce, dunque, in un momento di grande crisi del marxismo
occidentale e di evoluzione in senso dogmatico – positivista del
marxismo sovietico. I nostri autori, che prendono coscienza
dell’impotenza teorica del marxismo dinanzi al nuovo assetto politico
–economico, intendono operare in vista del necessario aggiornamento
–superamento delle categorie marxiane che stentano a trovare verifica
nel nuovo assetto economico sociale. La teoria marxista, notano i
francofortesi, fu formulata nel secolo scorso in tutt’altre condizioni
storiche e oggi il capitalismo monopolistico di Stato sembra essere
capace di padroneggiare tutte le contraddizioni che emergevano,
secondo l’analisi di Marx, dalla sfera economica e che legittimavano
l’attesa della rivoluzione proletaria. Queste contraddizioni infatti non
sono state superate, ma appaiono bloccate, impotenti a svolgersi nel
senso di un capovolgimento rivoluzionario. L’operazione di revisione
del marxismo, compiuta con grande rigore e lucidità da Marcuse e gli
altri membri della Scuola, ha valso loro molte critiche da parte
marxista. Tuttavia riteniamo, come molti dei più acuti studiosi della
Scuola di Francoforte, che uno dei maggiori meriti della Scuola sia
stato proprio quello di voler riflettere sulla storia del proprio tempo
restando fedeli ad un’intenzione emancipatrice, anche a costo di una
revisione del marxismo così radicale da implicarne un’uscita da esso.
Il giudizio sulla Rivoluzione d’Ottobre, la comprensione del
fascismo, l’analisi dell’insuccesso rivoluzionario in Germania, sono
quindi i problemi cruciali con i quali Marcuse e i colleghi dell’Istituto
sono chiamati a confrontarsi in quegli anni, e la nascita della Teoria
7. Ivi, pag.12.
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critica della società va compresa in questa atmosfera spirituale e
all’interno di queste problematiche.
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2 . Il mondo borghese e le sue contraddizioni
La crisi del mondo borghese, venuta a piena maturazione con lo
scoppio della prima guerra mondiale, è il primo importantissimo dato
storico da cui partire per comprendere le ragioni che portano alla
formulazione della Teoria critica della società. Quest’ultima nasce
infatti come denuncia delle contraddizioni interne al sistema liberale:
l’irrazionalità del sistema globale mette in moto la critica al sistema
stesso.
Tutti i membri della Scuola, come noto, provenivano da famiglie
borghesi; cresciuti ed educati secondo i precetti della morale borghese,
essi vivono sulla propria pelle le contraddizioni e le ambiguità
presenti in essa. “Mentre nella vita sociale valgono le regole della
concorrenza, della reciproca estraneità, della menzogna e della
sfiducia, all'interno della famiglia il bambino apprende ancora una
morale ebraico-cristiana che prescrive l'amore reciproco, il perdono
delle offese, la fedeltà ecc. (…). L'ideologia borghese tradizionale, che
deve riflettere ambedue i lati dell'esistenza borghese, è
necessariamente contraddittoria." 8. Nella società borghese liberale,
così come sperimentano i nostri pensatori, il principio del libero
scambio e dell'eguaglianza, principi informatori dell'economia e più in
generale della società, sono strettamente connessi allo sfruttamento e
all'oppressione della stessa società. Il principio dello scambio degli
equivalenti è il fondamento dell'eguaglianza e della giustizia borghese,
e allo stesso tempo dell'isolamento sociale, della concorrenza, della
lotta di tutti contro tutti, dell'ingiustizia e disuguaglianza, che dalla
giustizia ed eguaglianza formali sono continuamente riprodotte.
8. L. Geninazzi, Horkheimer & Co.: Gli intellettuali disorganici, Milano, 1977,
pag.30.
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L’individualità borghese, nella forma che assume nella sfera privata,
entra necessariamente in contraddizione con la forma che assume
questa stessa all’interno dello scambio sociale. I principi di giustizia e
di vita retta inculcati in famiglia, sono costantemente contraddetti dal
comportamento assunto all’esterno dal borghese per il conseguimento
del successo, che si fonda sullo sfruttamento del più debole e sulla
concorrenza spietata. " Feci esperienza del contrasto fra ciò che
professavano e ciò che operavano concretamente i membri della
borghesia ", dice Horkheimer, esprimendo una esperienza comune a
molti dei nostri teorici 9. La prima guerra mondiale è il momento in
cui tutte quelle contraddizioni esplodono e i valori borghesi sembrano
definitivamente crollare sotto l'urto della catastrofe. Gli intellettuali
borghesi vivono con smarrimento e angoscia il fallimento di tutto ciò
che gli era stato insegnato nelle case paterne. Il contrasto tra ciò che
professano gli ideali borghesi e la realtà squallida che ad essi si
contrappone, è troppo forte per chi, come i francofortesi, detesta
l’ipocrisia e la menzogna dominanti e intende eliminare lo scarto tra
essenza ed esistenza 10. L’esperienza traumatica della guerra, con tutto
ciò che significa, serve a mediare il passaggio a convinzioni e idee
sulla ingiustizia dello stato di cose esistente e a far maturare la
consapevolezza della necessità di un suo rovesciamento in vista di
una reale attuazione di quei principi invocati dalla borghesia nella
Rivoluzione Francese. In quel periodo drammatico si diventa
socialisti con una certa “facilità” e questo vale anche per i
francofortesi, i quali aderiscono al marxismo prima di averne una
9. M. Horkheimer, Prefazione a Aus der pubertat (manca trad. italiana), Munchen,
1974, pag.7.
10. Marcuse, in particolare, dedicherà più di un saggio all’analisi della società
borghese – liberale. La sua riflessione sarà illuminante per la comprensione della
genesi delle contraddizioni insite in essa. Per questo argomento rimando al
paragrafo 4 di questo capitolo.
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conoscenza approfondita e solo dopo rimeditano le posizioni assunte
sotto l’impatto della guerra e della situazione politica del dopoguerra.
Allora l’angoscia e lo smarrimento dell’intellettuale borghese di fronte
alla guerra, conduce senza troppe mediazioni alla scelta del socialismo
come di quello strumento a un tempo pratico e teorico capace di
canalizzare la volontà di lottare per una società giusta, fondata
sull’universale solidarietà umana. Lungo questa ricerca, Marcuse,
Horkheimer e gli altri incontrano il proletariato, come del soggetto
destinato dalla storia a svolgere una funzione universale, quella di
battersi per il cambiamento della società borghese.
Oggi, fa notare Marcuse in più di una delle sue opere, la società
dispone degli strumenti materiali e intellettuali che le consentono
finalmente di attuare, sul piano pratico, quei valori di libertà e felicità
che sino ad ora sono rimasti confinati in un ambito solamente ideale, e
il fatto che queste risorse non vengano utilizzate per la felicità degli
uomini è una delle contraddizioni più forti del sistema, visto che è
venuta a cadere la necessità economica della repressione.
Negli studi sul totalitarismo fascista e nazista, i nostri autori
sosterranno, come vedremo, che la società borghese aveva già in sé
tutti i germi del suo rovesciamento nella barbarie. Il nazismo e il
fascismo non sono stati episodi isolati, marginali. Marcuse è chiaro e
la sua critica è radicale: fascismo e nazismo sono scaturiti dalla
corrente principale del pensiero occidentale. Il nazionalsocialismo si
presenta come momento della verità della cultura, anzi della
razionalità borghese.
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