3
INTRODUZIONE.
Sulla battaglia campale del 1409 svoltasi a Sanluri, in cui si scontrarono gli eserciti di Martino
il Giovane, re di Sicilia, e Guglielmo III visconte di Narbona e Giudice d’Arborea, ad oggi
sono numerosi gli studi e le testimonianze scoperte negli archivi. In questo lavoro si è cercato
di riunire gli elementi piø rilevanti su questo argomento.
Un avvenimento precedente, la pace del 1355 stipulata da Mariano IV Giudice d’Arborea e
Pietro IV re d’Aragona nel paese campidanese, è stato ulteriore oggetto di analisi, sia nella
redazione provvisoria che in quella definitiva.
L’elaborato ha una parte iniziale dedicata ad una “finestra” su Sanluri, la sua storia, e la sua
dimensione odierna.
L’istituzione del Regnum Sardiniae et Corsicae e il conseguente arrivo dei catalani in
Sardegna sono trattati sinteticamente per inquadrare le condizioni storiche in cui si sono
verificati gli eventi che sono il centro di questo lavoro.
L’approfondimento storico inizia con la pace di Alghero del 1354, strettamente collegata a
quella successiva di Sanluri dell’11 luglio 1355.
Riguardo questa sono stati presi in esame tutti i capitoli presenti, i diciassette del memoriale
iniziale realizzato per i procuratori del re, e i ventitre del trattato definitivo.
Un capitolo è stato dedicato al castello di Sanluri, di cui si ha testimonianza scritta a partire
dal 1355, e del quale si affronta il problema della data dell’edificazione. Sulla sua storia si è
realizzato un excursus riguardante i secoli XIV e XV, in cui Sanluri e la sua fortezza hanno
avuto molta importanza nell’ambito delle guerre tra la Corona d’Aragona e il Giudicato
d’Arborea.
Il periodo che va dal 1355 al 1409 è poi trattato sinteticamente, in modo da fornire le
connotazioni generali utili per comprendere il clima che portò alla battaglia di Sanluri.
L’argomento di questo scontro campale è trattato in modo approfondito, con una disamina
delle fonti epistolari e cronachistiche, sia riguardo la battaglia come evento, sia le
conseguenze che essa ha avuto, come ad esempio la deportazione di individui sardi nel
mercato degli schiavi.
Non manca un’analisi sulla leggenda romantica della “bella di Sanluri”, la donna che per anni
è stata identificata come la “carnefice” di Martino il Giovane, come colei che riscattò il
popolo sardo sconfitto.
Alla parte discorsiva è aggiunta un appendice, preceduta da relativa bibliografia, che contiene
una raccolta di fonti documentarie e cronachistiche.
Per concludere, una bibliografia generale.
4
CAPITOLO I. SANLURI: LE SUE ORIGINI E LA SUA EVOLUZIONE. . . .
1. ETIMOLOGIA DEL NOME SANLURI.
Il nome di Sanluri ha subìto varie trasformazioni nel corso dei secoli, per quanto riguarda sia
la lingua scritta che quella parlata. Questo toponimo effettivamente si è preso gioco di molti
studiosi, i quali non sono mai riusciti a dare una risposta certa e sicura sulla sua reale origine.
I nomi delle località sono spesso frutto di antiche eredità linguistiche che, col passare del
tempo, hanno perso il significato originario; è normale che essi subiscano variazioni da parte
della popolazione o a causa di sovrapposizioni linguistiche. Di seguito si prenderanno in
esame alcune varianti di questo nome, che da toponimo poi diverrà persino agiotoponimo.
1
Il primo e piø antico documento in cui si attesta il nome Sanluri è un manoscritto già di
proprietà dei Sanjust di Neoneli, con argomento “Guglielmo, giudice di Cagliari e Ugo di
Basso giudice d’Arborea, alla presenza dei vescovi e dei grandi dei due regni, stabiliscono i
confini tra i loro giudicati – 1206, 30 ottobre”
2
. Il manoscritto è una trascrizione del XVI
secolo realizzata da una copia autentica del 1307, eseguita dal notaio pisano Giovanni Pala
per ordine dei consoli pisani di Oristano. Questo è il passo che riguarda Sanluri: “et calarus
erriu erriu infini a sa bia ki bant dae Sellori et Sanctu Gauinu, et uii est sa pedra fita ki
clamat Pedra de miliariu.”
Altra testimonianza è quella presente nella relazione del 1263 dell’arcivescovo di Pisa
Federico Visconti sulla sua visita pastorale in Sardegna in qualità di Primate e Legato
Pontificio: “Pridie Nonas martii arripuimus iter nostrum prima die apud eumdem Sanctum
Petrum de Noramine, secunda apud Sullurim, tertia apud Terralbam et…”.
3
Nel trattato di pace dell 11 luglio 1355 tra Pietro IV re della Corona d’Aragona e Mariano IV
giudice d’Arborea troviamo: “En nom de nostre Senyor deus amen XI die julii anno a
nativitate domini MCCC quinquagesimo quinto in loco de Sentluri terre calaritane…”
4
Nell’iscrizione su pietra del 1377, apposta e murata sulla facciata della Chiesa di S. Pietro in
Sanluri, il toponimo appare nella forma Selori.
5
1
F. Colli Vignarelli, Sul toponimo Sanluri, in Sanluri Terra e’ lori, Sanluri 1965, pagg. 13-17.
2
A. Solmi, Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel medio evo, Società Storica Sarda, Cagliari 1917,
pag. 413.
3
P. Tola, Codex Diplomaticus Sardiniae, Torino 1861, tomo I , pag. 382.
4
P. Tola, Codex Diplomaticus Sardiniae, op. cit. tomo I, pag. 769; cfr. Appendice, n. 4.
5
F. Colli Vignarelli, Sanluri terra e’ lori , op. cit. pag. 14.
5
Un importante documento è quello della pace tra Giovanni I d’Aragona ed Eleonora
d’Arborea (24 gennaio 1388); qui si trova la conferma di come fosse problematico trovare un
nome definitivo per il paese, infatti, nell’atto vediamo : “a la merce del seæor rey que
Sanctluri axicom es sia en aquella franquesa que es Vila Desgleyes…”; mentre, nella parte
dell’approvazione di tale atto, si legge tra i deputati della universitas di Sanluri un certo
Thomeo de Sellori
6
.
Nel 1479, nell’atto di concessione del Viscontado di Sanluri a Don Enrico Enriquez da parte
del re di Castiglia e Aragona Ferdinando, troviamo in lingua latina l’ablativo Sanctolurio.
7
Nella concessione del titolo di Visconte di Sanluri a Don Pietro di Castelvì, nel 1507 da parte
del re Ferdinando, si parla del vice-comitatus de Sanctluri.
8
Nella Biblioteca Universitaria di Cagliari è rintracciabile il manoscritto delle commedie di Fra
Antonio da Esterzili, del 1688, intitolato: “Libro de comedias escripto por fray Antonio Maria
de Estercili xacerdote capuchino en Selluri…”.
9
Quelli citati sono solo alcuni esempi in cui compare il toponimo Sanluri, per il quale notiamo
dal periodo aragonese in poi, una trasformazione in agiotoponimo; sulla nascita
dell’agiotoponimo vi sono varie discordanze, segnaliamo qui quella tra F. Colli Vignarelli e
Salvatorangelo Ledda.
Il Ledda asseriva che il nome Sanluri derivava da S. Lorenzo, santo a cui è intitolata una
chiesa nel paese: “Nell’intestazione infatti di un volume dei battezzati in Sanluri nell’anno
1589, scritto in catalano, che tuttora serbasi nella Curia Arcivescovile di Cagliari, a questa
parrocchia si accenna intitolandola di Sent Llorens, cioè di San Lorenzo.”
10
Francesco Colli Vignarelli confuta totalmente l’interpretazione del Ledda, trascrivendo
dapprima l’intestazione originale dal quale l’altro diceva di aver tratto l’indicazione, per poi
dimostrare gli errori che lo portarono all’errata interpretazione. Questa è la trascrizione
originale: “In Dei nomine. Amen. Vuij que contan a 10 del mes de juriol 1589 encomensa lo
arbre nou intitulat librorum quinque dela nra Parrochial Iglesia Sanct Cosme y Damian, sent
Curats los Reverents mos (sen) Michel Muntoni, Llorens Atzori y Michel Atzori naturals
6
P. Tola, Codex Diplomaticum Sardiniae, op cit. tomo I, pag. 818.
7
Archivio di Stato di Cagliari, volume L.3, n. 25, carta 1038, edito in F. Colli Vignarelli, Sanluri terra e’ lori ,
op. cit. pag. 14.
8
Archivio di Stato di Cagliari, volume L.3, n. 25, carta 1057, edito in F. Colli Vignarelli, Sanluri terra e’ lori ,
op. cit. pag. 14.
9
A. L. de Martini (a cura di), Libro de comedias / frate Antonio Maria da Esterzili, Cuec Cagliari 2006.
10
S. Ledda, Sanluri:topografia e statistica medico-storica, Sanluri 1884, pag. 11.
6
propriis de la present villa de St. Luri – Selluri”. Il Colli Vignarelli fa notare che “Llorens”
compare una sola volta nel testo ed è il nome di un sacerdote (Llorens Atzori) e non del santo,
in piø evidenzia che la parola “sent” è presente ma con il significato di “essendo”, quindi è un
verbo, non certo traducibile con la parola “santo”!
11
Qualcuno ha elaborato indicando l’etimologia derivante dalla presenza di stagni salati in
Sanluri, parlando del toponimo Sallarium; molte altre ipotesi si accavallano ma una risposta
completamente esaudiente non esiste. Si può affermare che la congettura piø plausibile sia
quella che vede come origine del toponimo la fertilità delle terre sanluresi.
L’ipotesi di cui sopra prevede che il nome di Lori derivi dal latino Labor-laboris
nell’accezione di duro lavoro e per estensione successiva di seminato, grano, cereali.
Effettivamente nella piø vecchia testimonianza scritta di cui sopra si parla di Sellori, ed Ø
indubbio che Sanluri sia stata fin dal tempo dei romani una terra dispensatrice di grano e
cereali in abbondanza, perciò “Lori” può davvero riferirsi a questa caratteristica.
Per quanto riguarda invece l’inizio della parola, cioè Se- si presuppone si tratti di una
abbreviazione o mutazione dal toponimo Su Logu De Lori S(u Logu D)e Lori o S(u Logu)
‘e LoriSelori, proprio come troviamo scolpita sulla facciata della Chiesa di S. Pietro.
12
2. CENNI STORICI SU SANLURI.
Figura 1. Veduta di Sanluri in un'incisione del 1827.
Un breve excursus sulle vicende storiche sanluresi è doveroso, tenendo presente che sugli
argomenti piø rilevanti ai fini del tema trattato si narrerà nei capitoli successivi con un
approfondimento maggiore.
11
F. Colli Vignarelli, Sanluri terra e’lori , op. cit. pag. 16.
12
F. Colli Vignarelli, Sanluri terra e’lori , op. cit. pag. 17.
7
Nel territorio di Sanluri sono presenti rovine di nuraghi, tombe romane e vari reperti che
testimoniano la presenza umana fin da tempi remoti, con dei piccoli centri d’agricoltori e
pastori. Nell’800 fu rinvenuta nell’antico cimitero del paese una pietra con un’iscrizione
votiva; tale pietra permise di scoprire che in epoca romana esisteva un centro con un tempio
dedicato al dio Viduo proprio ove si trova l’odierna Sanluri. Questo fatto contrasta con la
teoria secondo la quale il paese sorse in epoca medievale. I primi documenti scritti che
parlano di esso sono di epoca giudicale, e da essi possiamo apprendere come Sanluri partì da
piccolo borgo appartenente al Giudicato di Cagliari e dipendente dalla curatoria di Nuraminis,
per poi divenire ai primi del XIV secolo, capoluogo della detta curatoria.
13
Dal 1355 Sanluri fu protetta da un castello; la villa, posta su una collina, era destinata a
svilupparsi per importanza strategica, perchØ baluardo settentrionale del Giudicato di Cagliari
al confine con il Giudicato di Arborea, e per la fertilità delle sue terre.
Le guerre fra gli Aragonesi e i Sardi del Giudicato d’Arborea procurarono alterne vicende al
territorio sanlurese.
Data l’importanza del paese ai fini della guerra essa fu occupata nel 1345 dagli Arborensi.
Dieci anni dopo, nel 1355, la spedizione di Pietro IV d’Aragona contro i ribelli sardi portò
alla nuova occupazione Aragonese. Nel medesimo anno fu firmata la pace proprio a Sanluri,
tra il giudice d’Arborea Mariano IV e Pietro IV, e ancora in quell’anno Sanluri mandò i propri
rappresentanti a Cagliari al primo parlamento della Sardegna convocato dal sovrano
d’Aragona.
Sanluri fu data in feudo alla famiglia catalana dei Santa Pau e nel 1358 il feudatario, Ughetto
di Santa Pau, ebbe anche una guarnigione militare e la tutela del castello. Al seguito dei Santa
Pau giunse un nucleo di catalani soldati e borghesi, che diedero maggiore sviluppo alla villa.
Nel 1365 Sanluri fu maggiormente fortificata; si ebbe un “fortalicium” accanto al castello a
protezione del borgo, ma esso non impedì a Mariano IV – dopo un breve assedio – di
riconquistare il controllo della villa e del castello, che allora aveva come castellano Ughetto di
Sanjust. Gli Aragonesi ne ripresero il controllo fino al 1383, quando Brancaleone Doria,
marito di Eleonora d’Arborea, riuscì a riprendere la villa e il castello, allora controllato dal
catalano Berengario d’Entença. Nel 1388 le trattative di pace tra la giudichessa Eleonora e il
re d’Aragona Giovanni I portarono nuovamente Sanluri in mani aragonesi; tre anni dopo ci fu
un ulteriore scontro che vide prevalere gli Arborensi.
In quegli anni di continui sconvolgimenti si può annotare la costruzione della Chiesa di S.
Pietro, iniziata nel 1365 e consacrata nel 1377, come attestato dall’iscrizione posta
13
A. Boscolo, Sanluri (cenni storici), in Sanluri terra e’ lori, op. cit. pag. 27.
8
sull’architrave del portone principale. Da tale iscrizione apprendiamo anche che la villa sotto
gli Arborensi seguiva l’amministrazione dei Comuni rurali, mentre sotto gli Aragonesi vigeva
il feudalesimo, forma non certo apprezzata dai Sardi, abituati all’autonomia.
14
La chiesa di S. Pietro, dalla notevole trabeatura lignea, rimase parrocchia fino all’edificazione
della Chiesa di N.S. delle Grazie nel XVII secolo.
Ai primi del XV secolo, villa e castello – ancora in mani arborensi – furono fortificati, con il
rafforzamento del muro di cinta e lo scavo di un fossato intorno al muro. Il 30 giugno 1409 a
Sanluri avvenne la clamorosa vittoria dell’esercito aragonese di Martino il giovane contro
l’esercito giudicale guidato da Guglielmo III visconte di Narbona e Giudice d’Arborea; il
sovrano aragonese perì nel luglio dello stesso anno a causa della malaria e, secondo una
tradizione romantica, per il “troppo amore” di una schiava definita la “Bella di Sanluri”.
Nel medesimo anno la villa, in cui risiedeva Pietro Torrelles, capitano generale dell’armata
catalana in Sardegna, fu ricostruita e il castello riparato.
Nel 1436 nacque la viscontea di Sanluri, allorquando il sovrano d’Aragona Alfonso il
Magnanimo nominò visconte Giovanni de Sena – uomo d’armi distintosi in battaglia a fianco
di Martino il Giovane – il quale aveva comprato il feudo qualche anno prima da Galcerando
di Santa Pau.
Nel 1470 riprese l’antica lotta tra Aragonesi e Sardi: Leonardo d’Alagon, marchese
d’Oristano, andò contro il vicerØ dell’isola, Nicolò Carroz, assediando il castello e
occupandolo. In quest’occasione morì Antonio de Sena, successore di Giovanni, mentre il
figlio di quest’ultimo – Antonio – si schierò con il marchese e con lui subì poi la prigione nel
castello di Xativa in Valenza.
15
Antonio de Sena perse, insieme alla libertà, anche il suo titolo
feudale oltre ai suoi beni.
Nel 1479 il sovrano Ferdinando il Cattolico cedette il borgo con la viscontea di Sanluri allo
zio Enrico Enriques, il quale nello stesso anno lo rivendette a Pietro di Castelvì; quest’ultimo
nel 1495 lo vendette ancora al proprio fratello Ludovico. Il feudo sanlurese da allora fino alla
dominazione piemontese rimase di proprietà della famiglia dei Castelvì.
Nel 1720 la Sardegna passò a Vittorio Amedeo II; nel 1723 – morto Giovanni Francesco di
Castelvì senza discendenti diretti – il feudo dopo varie liti passò a Maria Caterina contessa di
Villamar e legata ai Castelvì da un ramo collaterale. La nobildonna cedette poi la viscontea al
figlio di primo letto Antonio Giuseppe Aymerich e ai suoi eredi.
14
A. Boscolo, Sanluri (cenni storici) op. cit. pag. 28.
15
A. Boscolo, Sanluri (cenni storici) op. cit. pag. 29.
9
Per quanto riguarda lo sviluppo urbano di Sanluri, si può notare come esso da piccolo borgo si
trasformò sempre piø in grosso centro man mano che calarono le epidemie di peste e le
guerre.
Il numero delle famiglie, da 300 alla fine del XVI secolo era salito a 350 nel 1626 ed a 463
nel 1689
16
.
Nel 1608 i Cappuccini costruirono su un colle una chiesa dedicata a S. Francesco e il
convento.
Le vecchie mura del borgo erano ormai inutili dati i tempi di pace e il paese prese ad
espandersi decisamente oltre di esse; la buona amministrazione dei Consigli comunitativi –
seppure sempre vincolati ai feudatari – portò Sanluri tra il secolo XVIII e il XIX ad una rapida
crescita che vide le famiglie aumentare fino a toccare il numero di oltre 4100 abitanti.
Nel 1839, sotto il regno di Carlo Alberto, ci fu l'abolizione del feudalesimo, ma il sovrano non
volle scontentare la nobiltà feudale: decise, infatti, che i nobili fossero ripagati dalla perdita
delle rendite feudali, con un "riscatto", un compenso che fu addebitato alle comunità rurali,
che dovettero quindi pagare a caro prezzo la loro libertà.
Dopo quest’editto, l’ultimo feudatario, Ignazio Aymerich, cedette dietro equo compenso i
diritti sul feudo e sul grosso centro che aveva già attirato l’attenzione di Carlo Alberto.
Nel 1847, su richiesta delle classi dirigenti sarde, ci fu l'unificazione di Sardegna e Piemonte
sotto un'unica legislazione; l'Isola rinunciò alla propria autonomia e accettò leggi e modi di
amministrazione diversi da quelli che avevano regolato per secoli la sua vita. Portarono
grande disagio l'istituzione del servizio militare obbligatorio, che sottraeva alle famiglie il
prezioso aiuto dei figli maschi, e i pesanti tributi fiscali che gravavano soprattutto sui
tantissimi piccoli proprietari terrieri, ridotti sul lastrico. La speranza del governo sabaudo di
conquistare la fiducia e il consenso dei Sardi non si realizzò: gli squilibri provocati dai
Piemontesi favorirono solo sospetto e rancore nei confronti dello stato
17
.
Dal 1838 al 1848 una Società francese
18
si occupò – incaricata dallo stesso re – della bonifica
dello stagno di Sanluri, perchØ fosse prosciugato e ridotto a coltura.
Negli anni tra il 1874 e il 1878 fu edificato il palazzo municipale; nel 1881 la tranquillità del
paese fu scossa da un moto popolare soffocato nel sangue dovuto a due fattori principali: uno
scarso raccolto e l’imposizione di forti tasse
19
.
16
A. Boscolo, Sanluri (cenni storici) op. cit. pag. 29.
17
http://www.sardiniapoint.it/20.html
18
www.sabattalla.it/sanluri/stagno/bonifica.htm
19
www.sabattalla.it/sanluri/i_moti/i_moti.htm
10
Il castello divenne proprietà dei conti Villasanta, e il generale Nino lo adibì a Museo
risorgimentale nel 1927, con cimeli riguardanti i soldati sardi nelle guerre d’indipendenza e
nel primo conflitto mondiale.
20
3. SANLURI OGGI.
Per concludere la parte introduttiva aggiungiamo qualche cenno sull’odierna cittadina di
Sanluri.
Sanluri è un comune di 8.566 abitanti della provincia del Medio Campidano. ¨ il capoluogo,
assieme a Villacidro, della provincia del Medio Campidano (VS), istituita con legge regionale
del 2001 e resa pienamente operativa solo con le elezioni provinciali del maggio 2005. Il suo
territorio si estende per una superficie di 84,16 chilometri quadrati ad un’altitudine media di
135 metri sul livello del mare. ¨ la sede legale della provincia del Medio Campidano e
dell'Azienda Sanitaria Locale 6.
L'economia in origine era quasi esclusivamente agricolo-pastorale. Attualmente sono settori
rilevanti anche la piccola industria, il commercio e i servizi. Infatti la comunità trae beneficio
da: oltre 200 attività industriali con circa 700 addetti; oltre 400 attività di servizio e
commerciali che impegnano 1.200 addetti; oltre 54 attività amministrative con piø di 1.600
addetti.
Dal punto di vista turistico Sanluri offre diverse opportunità al visitatore: il richiamo
maggiore è esercitato dalla presenza del Castello Giudicale Villasanta, l'unica fortezza
medievale rimasta integra e abitabile in Sardegna. Anche il borgo che si estende a sud del
castello con i suoi viottoli pavimentati in acciottolato contribuisce a creare l'affascinante
atmosfera di altri tempi. Altri siti d’interesse culturale sono il Museo Etnografico dei
Cappuccini e alcune chiese molto antiche.
La chiesa di Nostra Signora delle Grazie è la chiesa parrocchiale, si trova in centro, vicino al
palazzo comunale. Fu costruita tra il 1781 e il 1786 su una preesistente chiesa della quale
resta il campanile gotico. Nella parrocchiale è custodito il Retablo di Sant'Anna. La chiesa di
San Pietro è una piccola chiesa medievale, recentemente restaurata, ubicata nella piazza
principale, quasi di fronte al palazzo municipale. Quella di San Francesco è la chiesa del
convento dei cappuccini, edificata assieme al convento tra il 1608 ed il 1609. Si trova su uno
dei colli piø alti del comune, permette così una vista panoramica di buona parte del paese e
dei suoi edifici, tra cui la parrocchia ed il castello. La chiesa di San Martino si trova nella
strada per Samassi che ogni sabato ospita il mercato. Recentemente restaurata, viene aperta al
20
www.sabattalla.it/castello/il_castello_attualmente.htm
11
pubblico in occasione della sagra di San Martino. La chiesa di San Sebastiano è vicina al
castello. La chiesa di San Rocco si affaccia sulla rapida salita che conduce al Convento dei
Cappuccini. La chiesa di Sant'Anna dal 1726 è sede della Confraternita del Carmine. La
chiesa di San Lorenzo è sita nel centro storico a poca distanza dal castello medioevale.
Sanluri è uno dei pochi paesi, in tutto il territorio del Medio Campidano, che registra un
incremento demografico; dai circa 4.000 abitanti del 1861 si è passati a piø di 8.500 nel 2001.
12
CAPITOLO II. LA SITUAZIONE STORICA IN SARDEGNA NELLA
PRIMA META’ DEL XIV SECOLO.
1. IL REGNUM SARDINIAE ET CORSICAE.
Con la bolla Redemptor Mundi del 20 gennaio 1297, e con la successiva Super reges et regna,
del 6 aprile dello stesso anno, nacque il Regnum Sardiniae et Corsicae. In tale anno, infatti, il
papa Bonifacio VIII per sciogliere l’intricato problema della guerra del Vespro, e per
rimuovere una delle maggiori cause di lotta fra Pisa e Genova, compì due atti in uno: creò un
Regnum Sardiniae et Corsicae e lo diede in feudo al catalano Giacomo II, re d’Aragona e
Valenza e Conte di Barcellona. Costui, però, per rendere reale questo regno – che era solo
nominale – lo doveva conquistare
21
.
Ma il Papa non risolse certo i problemi, visto che l’investitura di Giacomo II fu la premessa
per un confronto acceso tra Corona d’Aragona e repubbliche marinare per gli interessi politici
ed economici nel Mediterraneo.
La Corona d’Aragona era eterogenea per differenze etniche, sociali, istituzionali, economiche
e la sua politica estera vedeva un incessante confronto tra il peso politico ed economico della
borghesia mercantile catalana e la nobiltà terriera aragonese.
22
L’espansione mediterranea era diventata un vero imperativo geo-politico perchØ, dopo
l’unione della Catalogna con l’Aragona nel 1137-1150 si erano presentate ai conti-re di
Barcellona tre direttrici di sviluppo:
- A Sud il proseguimento della “Reconquista” dei territori in mano ai Mori.
- A Nord l’espansione oltrepirenaica verso paesi di razza e cultura affini.
- A Est il Mar Mediterraneo, con i suoi sbocchi appetitosi per un popolo in netta crescita
politico-economica.
Il “caso Sardegna” rientrava perfettamente nella direttrice dell’espansione mediterranea.
Quando Giacomo II intraprese la conquista della Sardegna lo fece con la convinzione che
l’isola sarebbe stata una fonte di ricchezza per la sua Corona. Furono valutate in modo
eccessivo, probabilmente, le risorse sarde e le rendite che Pisa ne traeva. Le rendite che l’isola
doveva produrre svanivano a causa dei costi della guerra; ma il costo diretto delle operazioni
militari era notevolmente inferiore a quello indiretto. Infatti, l’instabilità politica in Sardegna
21
F. C. Casula, Sardegna Catalano Aragonese profilo storico, Sassari 1984, pag. 7.
22
G. Meloni, La Sardegna e la politica mediterranea di Pisa, Genova, Aragona, in Il Medioevo dai Giudicati
agli Aragonesi, vol. II di M. Guidetti (a cura di), Storia dei Sardi e della Sardegna, Jaca Book Milano 1988, pag.
90.
13
provocò l’insicurezza delle rotte marittime di tutto il Mediterraneo occidentale e quindi danni
incalcolabili al commercio catalano, che teoricamente avrebbe dovuto trarre molti benefici
dalla conquista di un’isola così ben situata dal punto di vista strategico
23
.
Conde y Delgado de Molina rimarca, oltre alle note questioni sull’importanza strategico-
commerciale di Cagliari con il suo porto e sulle miniere d’argento di Iglesias, il fatto che la
Sardegna fosse la compensazione della Sicilia, persa in seguito agli accordi di Anagni.
Giacomo II doveva conquistare la Sardegna per non vedere sminuite le sue posizioni nel
Mediterraneo e il suo prestigio personale e dinastico.
24
2. I CATALANI IN SARDEGNA.
Prima dell’arrivo degli Aragonesi in Sardegna passarono 25 anni, caratterizzati da un lento
processo diplomatico utile a creare le condizioni favorevoli sul piano internazionale e in
Sardegna.
I risultati piø importanti di queste trattative furono l’isolamento diplomatico di Pisa, la
garanzia dell’esclusione dell’intervento genovese e il favore papale.
Giacomo II, in Sardegna, aveva dalla sua parte i Doria, i Malaspina e soprattutto il Giudice
d’Arborea Ugone II.
L’accordo feudale con quest’ultimo fu siglato nel 1323, e con esso il sovrano catalano-
aragonese dava in feudo perpetuo al re d’Arborea il Giudicato e le terre “ultra iudicatum”,
rispettando i diritti ed i tributi provenienti dalle ville giudicali in cambio dell’aiuto militare
della “masnada” privata di Ugone II e del suo giuramento di fedeltà.
Il documento fu redatto dal segretario regio Climent de Salavert e furono fatte due copie, una
per parte
25
; lo troviamo pubblicato per esteso anche dal Tola
26
.
Nel 1323 sbarcò l’infante Alfonso in Sardegna e le truppe aragonesi si unirono a quelle di
Ugone II e assediarono Iglesias, conquistata nel febbraio 1324. I patti di resa della cittadina
sulcitana comprendevano il rispetto e la conferma delle istituzioni già presenti ai tempi dei
Pisani, perchØ l’infante optò per una strategia che mirava ad un’intesa con la borghesia locale,
23
M. T. Ferrer i Mallol, La conquista della Sardegna e la guerra di corsa nel Mediterraneo, in J. Carbonell e F.
Manconi (a cura di), I Catalani in Sardegna, Cinisello Balsamo 1984, pag. 35.
24
R. Conde y Delgado de Molina, La Sardegna Aragonese, in Il Medioevo dai Giudicati agli Aragonesi, op. cit.
pag. 257.
25
R. Conde y Delgado de Molina, La Sardegna Aragonese, in Il Medioevo dai Giudicati agli Aragonesi, op. cit.
pag. 260.
26
P. Tola, Codex Diplomaticus Sardiniae, op. cit. Tomo I, doc. CXXXVIII, pag. 456.