3
INTRODUZIONE
Il presente lavoro ha come obiettivo quello di analizzare in maniera
organica, le principali criticità presenti nel nostro ordinamento
sindacale. L’interesse per tale materia nasce dai fatti economici e dai
rapporti industriali che, dopo quasi venti anni di assoluto silenzio e
disinteresse da parte dei media e dell’opinione pubblica, tornano alla
ribalta a causa del definitivo mutamento delle condizioni economiche
delle nostre imprese e dei rapporti di forza intercorrenti fra capitale e
lavoro.
La mia curiosità per la tematica è stata catturata dal dibattito apertosi
sul contratto collettivo aziendale stipulato fra Fiat e parte dei sindacati
riguardante la nuova organizzazione del lavoro che si intendeva
introdurre nello stabilimento di Pomigliano d’Arco con l’obiettivo di
aumentare la produttività del lavoro e favorire nuovi investimenti da
parte dell’azienda.
Da questo spunto, a causa della notevole complessità della materia,
nasce l’esigenza di analizzare l’argomento partendo dalle sue basi,
ovvero come in ogni materia giuridica, dal dettato costituzionale e in
che modo le problematiche del lavoro e del diritto sindacale si
innestano all’interno della Suprema Carta.
Individuate le modalità in cui la Costituzione legittima l’esistenza del
sindacato e le sue funzioni di rappresentanza, si è analizzato il
documento piø importante per i lavoratori: Il contratto collettivo
nazionale del lavoro, che rappresenta il substrato minimo di tutele a
cui, in linea di massima, tutti i lavoratori possono fare riferimento.
L’evoluzione di tali contratti, inoltre, rende nota la dinamica dei
4
rapporti industriali, con la possibilità di individuare le posizioni di
forza o di debolezza degli attori contrattuali.
Nel secondo capitolo si sono studiate le modalità in cui i lavoratori
sono rappresentati all’interno degli stabilimenti produttivi aziendali,
tracciando anche qui una breve storia del fenomeno delle
rappresentanze aziendali e sulle modalità in cui si è, negli anni,
riformata la materia sia per via legislativa nel 1970 con l’introduzione
delle Rsa, sia per via contrattuale tramite la creazione delle Rsu nel
1993. Tale analisi si estende anche ad individuare i principali diritti
delle rappresentanze sancite dallo Statuto dei Lavoratori. Lo studio
delle rappresentanze è importante in quanto esse discutono e
sottoscrivono i contratti collettivi aziendali che, presumibilmente,
saranno destinati ad essere utilizzati estensivamente nei prossimi anni
per fronteggiare le nuove sfide che la crisi economica e la
globalizzazione imporranno alle imprese italiane e ai lavoratori.
Nel terzo capitolo si analizza quello che può essere considerato il
“peccato originale” del nostro sistema sindacale; l’efficacia soggettiva
del contratto collettivo, ovvero chi siano i lavoratori che
effettivamente godono delle tutele e delle condizioni normative
indicate nella contrattazione collettiva sia di primo livello, quella
nazionale, sia di secondo livello, quello aziendale. La mancata
applicazione del dettato costituzionale, infatti, ha portato dal
dopoguerra ad oggi a notevoli problemi soprattutto da questo punto di
vista, costringendo la giurisprudenza e la dottrina ad un notevole
impegno volto ad estendere il piø possibile gli ambiti di applicazione
del contratto stesso al fine di garantire alla piø ampia platea possibile
di lavoratori le tutele introdotte da questi accordi. In particolare si è
analizzato il contratto collettivo aziendale in quanto tipologia
5
contrattuale che ha conosciuto un notevole sviluppo soprattutto negli
ultimi anni e che, a mio avviso, è destinato ad affermarsi come il
documento protagonista delle lotte sindacali. Al fine di adattare lo
studio relativo all’efficacia dell’accordo collettivo agli ultimi
accadimenti contrattuali, si è analizzata nello specifico l’efficacia dei
contratti collettivi separati. Questi, fino a pochi anni fa, erano
considerati un problema secondario scarsamente affrontato da dottrina
e giurisprudenza e che adesso, invece, rischiano di rappresentare il
nuovo paradigma della contrattazione collettiva. Ciò determina
moltissimi problemi connessi, non solo alla loro reale applicabilità,
ma anche ai diritti sindacali finora ritenuti pacificamente attribuibili a
determinati sindacati.
Il quarto capitolo dedicato al caso di Pomigliano d’Arco rappresenta
realmente una summa degli argomenti e delle criticità evidenziate nei
capitoli precedenti in quanto è possibile descriverlo brevemente come
un contratto collettivo aziendale separato che si muove, caso quasi
unico nel suo genere, all’interno di un settore in cui coesistono due
contratti collettivi nazionali sottoscritti da associazioni rappresentative
nel comparto metalmeccanico: uno firmato unitariamente e l’altro solo
da alcune associazioni sindacali dei lavoratori.
L’interrogativo finale che questa tesi intende affrontare è quello
relativo alla reale applicabilità del contratto collettivo aziendale
predisposto presso lo stabilimento di Pomigliano d’Arco sulla base
dell’attuale assetto normativo, delle pronunce giurisprudenziali e della
dottrina attualmente prevalenti e, successivamente, quali siano le
prospettive futuri ed auspicabili. Tale analisi è necessaria in quanto
una riforma del nostro ordinamento, anche sindacale, è essenziale al
fine di rispondere a quelle che sono le necessità di crescita economica
6
del nostro paese e di difesa dei posti di lavoro. Per questo motivo, la
risposta al quesito riveste un’importanza fondamentale che va ben
oltre il singolo caso analizzato in quanto, molto probabilmente, è da
considerarsi solo la punta di un iceberg all’interno del nostro
panorama di relazioni sindacali con effetti sempre piø evidenti
nell’economia moderna sempre piø globalizzata e concorrenziale.
3
INTRODUZIONE
Il presente lavoro ha come obiettivo quello di analizzare in maniera
organica, le principali criticità presenti nel nostro ordinamento
sindacale. L’interesse per tale materia nasce dai fatti economici e dai
rapporti industriali che, dopo quasi venti anni di assoluto silenzio e
disinteresse da parte dei media e dell’opinione pubblica, tornano alla
ribalta a causa del definitivo mutamento delle condizioni economiche
delle nostre imprese e dei rapporti di forza intercorrenti fra capitale e
lavoro.
La mia curiosità per la tematica è stata catturata dal dibattito apertosi
sul contratto collettivo aziendale stipulato fra Fiat e parte dei sindacati
riguardante la nuova organizzazione del lavoro che si intendeva
introdurre nello stabilimento di Pomigliano d’Arco con l’obiettivo di
aumentare la produttività del lavoro e favorire nuovi investimenti da
parte dell’azienda.
Da questo spunto, a causa della notevole complessità della materia,
nasce l’esigenza di analizzare l’argomento partendo dalle sue basi,
ovvero come in ogni materia giuridica, dal dettato costituzionale e in
che modo le problematiche del lavoro e del diritto sindacale si
innestano all’interno della Suprema Carta.
Individuate le modalità in cui la Costituzione legittima l’esistenza del
sindacato e le sue funzioni di rappresentanza, si è analizzato il
documento piø importante per i lavoratori: Il contratto collettivo
nazionale del lavoro, che rappresenta il substrato minimo di tutele a
cui, in linea di massima, tutti i lavoratori possono fare riferimento.
L’evoluzione di tali contratti, inoltre, rende nota la dinamica dei
4
rapporti industriali, con la possibilità di individuare le posizioni di
forza o di debolezza degli attori contrattuali.
Nel secondo capitolo si sono studiate le modalità in cui i lavoratori
sono rappresentati all’interno degli stabilimenti produttivi aziendali,
tracciando anche qui una breve storia del fenomeno delle
rappresentanze aziendali e sulle modalità in cui si è, negli anni,
riformata la materia sia per via legislativa nel 1970 con l’introduzione
delle Rsa, sia per via contrattuale tramite la creazione delle Rsu nel
1993. Tale analisi si estende anche ad individuare i principali diritti
delle rappresentanze sancite dallo Statuto dei Lavoratori. Lo studio
delle rappresentanze è importante in quanto esse discutono e
sottoscrivono i contratti collettivi aziendali che, presumibilmente,
saranno destinati ad essere utilizzati estensivamente nei prossimi anni
per fronteggiare le nuove sfide che la crisi economica e la
globalizzazione imporranno alle imprese italiane e ai lavoratori.
Nel terzo capitolo si analizza quello che può essere considerato il
“peccato originale” del nostro sistema sindacale; l’efficacia soggettiva
del contratto collettivo, ovvero chi siano i lavoratori che
effettivamente godono delle tutele e delle condizioni normative
indicate nella contrattazione collettiva sia di primo livello, quella
nazionale, sia di secondo livello, quello aziendale. La mancata
applicazione del dettato costituzionale, infatti, ha portato dal
dopoguerra ad oggi a notevoli problemi soprattutto da questo punto di
vista, costringendo la giurisprudenza e la dottrina ad un notevole
impegno volto ad estendere il piø possibile gli ambiti di applicazione
del contratto stesso al fine di garantire alla piø ampia platea possibile
di lavoratori le tutele introdotte da questi accordi. In particolare si è
analizzato il contratto collettivo aziendale in quanto tipologia
5
contrattuale che ha conosciuto un notevole sviluppo soprattutto negli
ultimi anni e che, a mio avviso, è destinato ad affermarsi come il
documento protagonista delle lotte sindacali. Al fine di adattare lo
studio relativo all’efficacia dell’accordo collettivo agli ultimi
accadimenti contrattuali, si è analizzata nello specifico l’efficacia dei
contratti collettivi separati. Questi, fino a pochi anni fa, erano
considerati un problema secondario scarsamente affrontato da dottrina
e giurisprudenza e che adesso, invece, rischiano di rappresentare il
nuovo paradigma della contrattazione collettiva. Ciò determina
moltissimi problemi connessi, non solo alla loro reale applicabilità,
ma anche ai diritti sindacali finora ritenuti pacificamente attribuibili a
determinati sindacati.
Il quarto capitolo dedicato al caso di Pomigliano d’Arco rappresenta
realmente una summa degli argomenti e delle criticità evidenziate nei
capitoli precedenti in quanto è possibile descriverlo brevemente come
un contratto collettivo aziendale separato che si muove, caso quasi
unico nel suo genere, all’interno di un settore in cui coesistono due
contratti collettivi nazionali sottoscritti da associazioni rappresentative
nel comparto metalmeccanico: uno firmato unitariamente e l’altro solo
da alcune associazioni sindacali dei lavoratori.
L’interrogativo finale che questa tesi intende affrontare è quello
relativo alla reale applicabilità del contratto collettivo aziendale
predisposto presso lo stabilimento di Pomigliano d’Arco sulla base
dell’attuale assetto normativo, delle pronunce giurisprudenziali e della
dottrina attualmente prevalenti e, successivamente, quali siano le
prospettive futuri ed auspicabili. Tale analisi è necessaria in quanto
una riforma del nostro ordinamento, anche sindacale, è essenziale al
fine di rispondere a quelle che sono le necessità di crescita economica
6
del nostro paese e di difesa dei posti di lavoro. Per questo motivo, la
risposta al quesito riveste un’importanza fondamentale che va ben
oltre il singolo caso analizzato in quanto, molto probabilmente, è da
considerarsi solo la punta di un iceberg all’interno del nostro
panorama di relazioni sindacali con effetti sempre piø evidenti
nell’economia moderna sempre piø globalizzata e concorrenziale.