4 
 INTRODUZIONE 
 
11 Settembre 2000: il terrorismo internazionale sfida gli Stati Uniti d’America ed 
il resto del Mondo. I governi cercano soluzioni. L’esigenza di contrastare il 
fenomeno diventa imminente, improrogabile. Si mettono in piedi tutte le strategie 
più disparate e ci si rende conto che, probabilmente, la più efficace è quella di una 
lotta diretta al cuore economico di tali gruppi, alle loro risorse finanziarie.  
Pertanto, tutti i paesi iniziano ad adattare i propri ordinamenti alle direttive che gli 
organismi sovranazionali emanano, con la comune finalità di prevenire una 
strumentalizzazione dei circuiti finanziari e bancari da parte dei terroristi, ovvero 
di contrastare il riciclaggio finanziario. 
Ma questo fenomeno non ha soltanto un carattere internazionale; anche le 
organizzazioni criminali locali, non a stampo terroristico, per crescere, svilupparsi 
o anche solo per sopravvivere hanno bisogno di occultare i propri reati, e pertanto 
anche l’origine illecita dei loro proventi. 
L’industria dell’illecito presenta un potenziale economico più vasto di quello che 
si possa immaginare; si è ramificata nei diversi settori dell’economia, riuscendo a 
contrastare le barriere apportate dalle novità legislative, di indirizzo comunitario, 
ed approfittando della  nuova idea europeistica di un abbattimento delle frontiere e 
della conseguente globalizzazione. 
L’economia legale viene intaccata sempre in modo più invasivo dalle 
“intromissioni” del mondo criminale e a tutto ciò si affianca una crescente 
difficoltà nell’identificare le operazioni che esteriormente sono del tutto legali, ma 
che si differenziano dalle altre per l’illiceità dell’origine dei fondi. 
Allo stesso tempo, però, la fase del riciclaggio rappresenta il momento cruciale in 
cui le attività economiche legali e illegali entrano a contatto tra loro; ricordiamo, a 
tal proposito, che le organizzazioni criminali non potrebbero né utilizzare, né 
reinvestire i propri proventi senza prima averli ripuliti. Pertanto il momento in cui 
un soggetto decide di riciclare diventa, anche, l’istante migliore per combattere ed 
evitare il fenomeno.
5 
Da qui l’intento della normativa dei vari paesi di instaurare una collaborazione 
attiva con gli intermediari bancari e finanziari, che rappresentano i canali 
maggiormente utilizzati dalle organizzazioni criminali per occultare i propri fondi. 
Le conseguenze più disastrose del riciclaggio sono da considerarsi con riferimento 
all’intero sistema economico – finanziario, ovvero alla sua corretta 
concorrenzialità, che, sicuramente, viene meno, e alla struttura dei tassi. 
Nel presente lavoro, si specificheranno le analisi economiche effettuate sul 
fenomeno del riciclaggio, che: 
- a livello microeconomico, riguarderanno sia le organizzazioni criminali 
che hanno la necessità di riciclare, evitando il rischio di scoperta del reato, 
sia gli intermediari che, oltre ad essere vittime del sistema, potrebbero 
agire da operatori collusi, e decidere di prendere parte al reato 
confrontando i benefici ed i costi (in termini di sanzioni) che ne possono 
derivare; 
- a livello macroeconomico, inquadreranno gli effetti del riciclaggio 
sull’intera economia legale e le scelte ottime del legislatore nel contrastare 
il fenomeno. 
Negli ultimi due paragrafi si analizzeranno le scelte normative di politica 
antiriciclaggio prese in due differenti paesi della Comunità Europea: Italia e 
Spagna. Paesi, questi, che oltre alla necessità di fronteggiare le organizzazioni 
criminali a livello interno, hanno anche l’urgenza di smantellare le reti del 
riciclaggio che possono agevolare eventuali atti terroristici. La Spagna, dopo tutto, 
ne ha già subito gli effetti l’11 Marzo 2004 con la serie di attentati che ha colpito 
Madrid. E l’Italia, a sua volta, è consapevole di essere, in questo momento, una 
delle maggiori nazioni esposte al rischio. 
Pertanto, prima di addentrarci nello studio più specifico, bisogna tener presente 
che il riciclaggio di capitali, in definitiva, è uno di quei fenomeni che operano 
dietro le quinte del palcoscenico dell’economia, ma che ha, allo stesso tempo, la 
capacità di condizionare i settori finanziari, economici ed anche la compagine 
sociale di uno Stato. 
 
        Daniela Russo
6 
 
1. RICICLAGGIO FINANZIARIO: ATTORI, MOTIVAZIONI E FASI 
 
Le organizzazioni criminali
1
 costituiscono delle società parallele alle normali 
società che fondano le proprie basi su principi di legge. Al pari di queste ultime, le 
società criminali presentano una propria economia. 
L’economia criminale si basa sul sistema delle estorsioni, sull’inserimento da 
parte delle organizzazioni mafiose nei flussi di sfera pubblica e sul traffico di 
droga. La conseguenza più immediata, che si può notare, è l’inquinamento 
dell’economia legale dovuto al fatto che oltre alla prestazione di beni e servizi 
illegali, le organizzazioni criminali sottraggono risparmio ai normali circuiti 
economici attraverso l’offerta di beni e servizi illeciti (droga…) che distraggono le 
risorse legali dall’impiego in altri settori, e attraverso la sottrazione diretta di 
redditi legali (estorsioni, rapine). 
Anche gli investimenti vengono scoraggiati a causa dei maggiori costi di entrata 
nei settori dell’economia. L’incremento di costi, per il soggetto economico, è 
legato ad un rischio più elevato, di incolumità propria o della propria azienda, ad 
esempio, per il quale si rende opportuno ricorrere ad una polizza assicurativa. 
I riflessi più disastrosi di questa economia non legale si sono avvertiti, soprattutto, 
nel Sud-Italia, favoriti da una serie di particolari condizioni come la mancanza di 
coscienza civile, la pratica dei “favori”, la facile corruzione nell’ambito della sfera 
pubblica. 
“A causa del crimine organizzato l’Italia del Sud ha accumulato nel corso degli 
anni una vastissima gamma di istituzioni extra-governative che hanno portato a 
corrodere lo spazio dell’economia”[Olson, 1984]. 
                                                 
1
  In questo lavoro si prenderà in considerazione la definizione che di criminalità 
organizzata ha dato il Parlamento Europeo nel Programma d’ azione relativo alla criminalità 
organizzata (20 Novembre 1997). Pertanto per criminalità organizzata si intende quell’ 
associazione che: 
-  svolge un’ attività illecita pianificata; 
-  coinvolge più persone che, all’ interno dell’ associazione, hanno compiti precisi; 
-  ha scopo di lucro; 
-  introduce i profitti illeciti nel circuito economico legale. 
 Questo tipo di organizzazione si differenzia perché non lede i diritti dei singoli cittadini 
ma attacca le istituzioni di uno Stato e si serve di esse per raggiungere i propri fini.
7 
Pertanto al maggior rischio e quindi al maggior costo dell’imprenditorialità nel 
Meridione, si è affiancata una totale sfiducia nelle istituzioni legali (la quale 
aumenta all’incrementarsi dell’istituzionalizzazione dell’organizzazione 
criminale).
2
 
Attraverso le attività illecite le organizzazioni criminali ricavano dei proventi che 
necessitano di un’operazione di ripulitura attraverso la quale si possa diminuire la 
probabilità di scoperta del reato da cui i proventi derivano. 
L’azione di riciclaggio è, pertanto, un’attività di occultamento volta alla 
separazione di flussi finanziari dalla loro origine. 
Il riciclaggio si fonda su due caratteristiche fondamentali: 
1) generalità della domanda di riciclaggio: la domanda di ripulitura può 
essere effettuata da qualsiasi operatore criminale e illegale, prescindendo 
dal tipo di reato da cui i proventi illeciti derivano. In qualsiasi caso, 
l’attività di riciclaggio, in quanto attività economica criminale, può 
soddisfare una vasta gamma di bisogni delle organizzazioni criminali; 
2) specificità dell’offerta di riciclaggio: il soddisfacimento della domanda 
di riciclaggio è, come poc’anzi detto, una vera e propria attività economica  
criminale. La caratteristica principale di tale attività è la trasformazione dei 
capitali illeciti in capitali leciti, del loro potere d’acquisto da potenziale ad 
effettivo.
3
 
Chi risponde alla domanda di riciclaggio finanziario? La domanda di 
occultamento viene soddisfatta principalmente dagli intermediari bancari e 
finanziari. Essi, infatti, soddisfano tre bisogni essenziali di ogni operatore 
economico: 
- riducono i costi di transizione; 
- riducono il rischio; 
- coordinano le diverse preferenze temporali. 
Questa situazione è stata, certamente, favorita dallo sviluppo di una rete 
tecnologica che permette un’universalizzazione del mercato di capitali: una 
                                                 
2
  “Criminalità e modelli di economia locale” – M. Centorrino e G. Signorino (1993) in 
Mercati illegali e mafia, a cura di S. Zamagni. 
3
  “Pecunia Olet? Microeconomia del riciclaggio bancario e finanziario” – D. Masciandaro 
in Rivista Internazionale di Scienze Economiche e Commerciali, Vol. 43 (1996), N. 4, pagg 817-
844.
8 
grande quantità di denaro può circolare al giorno d’oggi da una parte all’altra del 
pianeta a costi bassissimi. 
Ma cosa è che pone gli intermediari finanziari in una posizione privilegiata 
rispetto ad altri intermediari? Sicuramente il maggiore patrimonio informativo 
che, per le finalità di occultamento, garantisce che gli scambi e i flussi vengano 
gestiti da operatori specializzati. Tra gli intermediari finanziari, a loro volta, sono 
le banche a rivestire un ruolo particolare. Esse costituiscono, infatti, delle imprese 
che hanno la capacità di offrire una diversificazione dei prodotti, con contratti sia 
di deposito, sia di credito. Risultano, pertanto, depositarie di un alto numero di 
informazioni riservate inerenti sia i beneficiari dei prestiti che gli utilizzatori di 
qualsiasi servizio da esse erogato
4
. 
Si vedrà, infatti, che il tema delle relazioni esistenti tra criminalità organizzata e 
sistema finanziario e bancario è sempre più presente nei piani di regolamentazione 
dei governi, a maggior ragione che è stato riconosciuto il ruolo centrale svolto dal 
riciclaggio nella crescita delle organizzazioni criminali e del loro peso 
nell’economia legale. 
L’attività di riciclaggio può anche essere fortemente correlata con il 
finanziamento al terrorismo (money dirtying); si mira in questo caso a far 
pervenire alle organizzazioni terroristiche i fondi necessari per rendere possibili 
gli atti criminali: in questo senso la funzione di riciclaggio è quella di separare i 
flussi finanziari dalla loro destinazione. 
Le difficoltà delle organizzazioni criminali, sicuramente, sono aumentate in questi 
ultimi anni di “cashless society”
5
: lo sviluppo degli scambi economici ha portato 
alla nascita di nuovi strumenti di pagamento; l’uso del contante, del denaro di 
cassa è stato superato per dare spazio a transazioni elettroniche, trasferimenti 
bancari, titoli, annotazioni contabili. 
Le organizzazioni criminali sono le uniche a presentare invece un’ingente 
ricchezza di denaro “cartaceo”, con l’imminente necessità, pertanto, di 
nasconderlo e occultarlo in quanto indice di anomalia evidente agli occhi degli 
                                                 
4
  “Moneta, banca, finanza. Gli abusi del mercato” – L. Donato, D. Masciandaro, Editore 
Ulrico Hoepli, Milano (2001). 
5
  Cfr. “El delito de blanqueo de capitales” – Eduardo Fabian Caparros, Colex (1998) pag 
110.
9 
organi di vigilanza. Si pensi che in Spagna, nel 1997, si stimava che il 40% del 
totale del denaro circolante rientrasse nel cosiddetto “denaro sucio” (denaro 
sporco)
6
. 
Oltre alla finalità, prima citata, della separazione dei proventi illeciti dalla propria 
origine, un altro scopo fondamentale dell’attività di riciclaggio consiste 
nell’inserimento del denaro ripulito nell’economia legale: si trovano, pertanto, a 
convivere insieme un’economia sana e legittima ed una illecita e patologica che 
modifica gli equilibri economici, la competitività e l’efficienza di chi opera 
correttamente
7
. Da ciò si deduce che sarebbe inutile parlare di riciclaggio 
finanziario in un contesto di reinvestimento dei capitali illeciti nella stessa 
economia illegale, in quanto, dal principio, non si renderebbe necessaria l’attività 
di occultamento. 
Naturalmente, le due finalità – separazione dall’origine illecita e reinvestimento 
nell’economia legale – risultano essere fortemente correlate, in quanto senza la 
prima non si potrebbe reinserire il provento in un’attività lecita e la seconda 
consente di ripulire gli stessi capitali con maggiore efficacia. 
Da notare che un’impresa normale, nell’effettuare degli investimenti nel mercato 
andrebbe, sicuramente, alla ricerca di un maggior rendimento. L’organizzazione 
criminale, invece, si trova, in molte occasioni, a dover rinunciare ad una parte del 
maggior guadagno, scegliendo attività che essenzialmente garantiscano 
l’occultamento ed una minore probabilità di scoperta del reato. 
L’attività di riciclaggio deve essere vista come un processo, cioè un insieme di 
fasi che, se eseguite in maniera consequenziale, portano al fine ultimo di ripulitura 
del denaro. Non può, pertanto, né essere vista come un’operazione immediata, né 
come un semplice risultato: si può sapere in che momento prende vita l’attività di 
occultamento ma non si può sapere quando e in che punto termina. A maggior 
ragione che ogni decisione da parte dell’organizzazione criminale viene presa 
durante lo svolgimento stesso delle operazioni e non al termine (il soggetto 
criminale può, infatti, decidere di ripetere più volte una stessa fase per ottenere 
una ripulitura più profonda). 
                                                 
6
  Dati presi dall’ articolo “ La llegada del Euro alarma al dinero negro” dal settimanale 
Tempo  (19-05-1997). 
7
  “El delito de blanqueo de capitales” – Eduardo Fabian Caparros, Colex (1998).
10 
Questa visione dell’attività di riciclaggio come insieme di fasi ha portato allo 
sviluppo di diversi modelli di analisi di questa tipologia di reato
8
. 
Secondo Zünd
9
, professore svizzero, il processo di riciclaggio può essere 
assimilato al processo naturale di circolazione dell’acqua e si divide pertanto in: 
a) precipitazione: si genera denaro dall’attività illecita, normalmente con 
taglio piccolo; 
b) filtrazione: si opera una prima ripulitura di denaro. Si rende necessario 
diminuirne soprattutto la quantità. Pertanto, viene solitamente convertito 
in monete di taglio più grande; 
c) fiumi sotterranei: il denaro viene reinvestito e inizia a defluire attraverso i 
contatti “nascosti” dell’organizzazione criminale e inizia a trasformarsi in 
altri beni; 
d) laghi sotterranei: il denaro viene convogliato presso un’impresa che si 
occuperà proprio del riciclaggio in cambio del pagamento di una 
commissione; 
e) nuova accumulazione in laghi: il denaro viene trasferito presso altre 
imprese che si trovano in paesi stranieri (centri off-shore); 
f) stazioni di pompaggio: il denaro viene introdotto nell’economia legale 
attraverso conti bancari o acquisto di attività finanziarie opache; 
g) installazione di un depuratore: si effettuano tutte le manovre attraverso 
una persona (avvocato, broker) o un’impresa appositamente installata; 
h) utilizzazione delle risorse: si cerca di raggruppare i fondi dispersi con 
operazioni a media-breve scadenza; 
i) evaporazione: il capitale viene reintegrato al paese di destinazione; 
j) nuova precipitazione: i capitali ripuliti serviranno per finanziare le 
organizzazioni criminali o per effettuare investimenti. Le organizzazioni 
avranno altri proventi da ripulire. 
Questo modello sembra non prendere molto in considerazione il fine più 
importante del riciclaggio, ovvero l’introduzione del denaro ripulito 
nell’economia legale. 
                                                 
8
  “ El delito de blanqueo de capitales” – Carlos Aranguez Sanchez, Marcial Pons (2000). 
9
  “ Geldwasherei: motive, formen, abwehre” – Zund, in Der Schweizer Treuhander, N. 9, 
1990, pag 403.
11 
Ackermann
10
, svizzero anch’egli, ha sviluppato un modello teleologico, 
concentrandosi, invece, sugli obiettivi ultimi del riciclaggio e distinguendoli in 
principali, secondari e complementari. Tra i principali viene ricompresso il fine 
dell’occultamento fisico del capitale per permettere il suo sfruttamento; come 
obiettivo secondario Ackermann segnala l’introduzione del provente illecito 
nell’economia legale, l’elusione fiscale e il finanziamento di nuove attività 
criminali; solo nell’obiettivo complementare viene ricompresso il fine di impedire 
la condanna degli autori del riciclaggio. Il raggiungimento dei tre obiettivi non è 
correlato ad uno schema fisso ma varia in base alle circostanze del momento, alle 
possibilità concrete d’attuare tale reato e ai fattori favorevoli che lo consentono 
(normativa antiriciclaggio poco efficace, stretto segreto bancario…). 
Una struttura più ferrea di riciclaggio viene fornita da Bernasconi
11
 che propone 
un modello a due fasi:  
a) riciclaggio di primo grado (laundering): coincide con l’obiettivo primo 
di separare i capitali dalla loro origine illecita, per evitare in un futuro 
che possano costituire prove del reato; 
b) riciclaggio di secondo grado (recycling): ricomprende l’altra finalità 
importantissima del riciclaggio, e cioè la confusione dei proventi 
illegali con le attività lecite. 
Il modello attualmente più seguito è quello proposto dalla Banca Centrale 
Europea, e adottato anche dal GAFI, nella “Guida contro il riciclaggio di denaro” 
del 1991. 
Secondo tale schema il riciclaggio dei profitti derivanti da attività illegali si 
articola generalmente in tre fasi: 
- fase di placement: il denaro è collocato nel circuito finanziario; 
- fase di layering: i fondi sono dispersi attraverso ulteriori trasferimenti; 
- fase di integration: terminate le prime due fasi, il denaro è introdotto 
nel circuito economico grazie alla creazione di attività produttive lecite 
e/o ulteriori attività illecite, e all’acquisto di beni. 
                                                 
10
  “Geldwasherei – Money laundering – Eine vergleichende Dertellung” – Ackermann, in 
Dem USA und der Schweiz (1992). 
11
  “ Geldwasherei und organisierte kriminalitat” – Bernasconi, in Finanzunterwelt, pag 25, 
1989.
12 
 1.1 Un modello economico 
 
Per meglio definire il fenomeno del riciclaggio finanziario, oltre agli aspetti 
prettamente giuridici e sociali, sembra opportuno approntarne un’analisi 
economica, sì da poter effettuare una comparazione tra i costi e i benefici (sia per 
gli operatori che per gli intermediari) derivanti dal ricorso al riciclaggio. 
La definizione economica del riciclaggio sottolinea le seguenti tre caratteristiche: 
a) l’illegalità: l’attività di riciclaggio riguarda qualunque provento 
originato da azioni criminali o illegali; 
b) la specificità: viene posta in atto utilizzando uno o più intermediari 
bancari, il cui atteggiamento può essere passivo o inconsapevole 
(banca onesta), ovvero attivo o consapevole (banca criminale); 
c) l’occultamento: lo scopo primario di tale attività è quello 
dell’occultamento dell’origine illecita di tali proventi
12
. 
Attraverso un modello macroeconomico reddito-spese (introdotto per la prima 
volta da Reuter –1984 per un’economia illegale basata sul traffico di stupefacenti) 
si può verificare proprio il ruolo del riciclaggio come moltiplicatore 
dell’inquinamento criminale. 
In tale modello
13
 si prende in considerazione un’economia chiusa agli scambi con 
l’estero e il livello di produzione è determinato dalle scelte sia di operatori legali, 
che di operatori criminali. 
Quindi: 
Y = C + I + G – X
c
 + K
c
   [1] 
dove: 
Y = produzione interna legale; 
C = domanda di beni di consumo proveniente dal settore legale; 
I = domanda di beni di investimento proveniente dal settore legale; 
G = spesa pubblica (dello Stato) in beni e servizi; 
K
c
 = domanda espressa dagli operatori criminali; 
                                                 
12
  “Moneta, banca, finanza. Gli abusi del mercato” – L. Donato, D. Masciandaro, Editore 
Ulrico Hoepli, Milano (2001). 
13
  “ Banche e riciclaggio. Analisi economica e regolamentazione” – D. Masciandaro, 
Edibank (1994).