Prem essa Sono pa ssati dieci anni dalla morte di Diana Spencer a Parigi. Anni in cui molto è stato detto e
scritto. Ancora oggi le tesi si accavall ano, non è stato stabilito con certezza s e lo schianto della
Mercedes scura contro il tredicesi mo pilone del tunnel dell'Al ma fu causato da una precisa volontà
omi cida, o se si trattò invece di una crudele fatalità.
A dieci anni di distanza si rincorrono go ssip, m isteri, testimon ianze tardive, speculazioni che
non perm ettono di stabilire la verità sulla dinam ica dei fatti della notte tra il 30 e il 31 agosto 1997:
sull'incidente e, soprattutto, sulle ore im me di ata me nte successive.
Scopo di questo lavoro non è ripercorrere le varie ipotesi formu late nel corso di questo lungo
te mpo, ma di analizzare il “fenomeno Diana” esploso nei giorni precedenti il suo funerale e che
ancora oggi ha strascichi evidenti. Non si è ma i os servato tanto cordoglio, tanta visibile
partecipa zione per un personaggio pubblico. In tutto il mondo m ilion i di persone hanno pianto Lady
D, le hanno eretto sacrari improvv isati, le hanno dedicato un pen siero s ui siti internet, sui giornali,
nelle chiacch iere tra conoscenti. I sudditi di Elisabet ta II, ritratt i secondo lo stereotipo come
individui “gelidi” e poco inclini alle manifest azioni d'affetto, si sono riversati nelle strade, hanno
portato fiori, acceso candele, pianto per la terribile mor te della “principessa triste“.
Allo stesso modo questo lavoro met terà in luce l'impor tant e ruolo svolto nei giorni
im me di ata me nte successivi alla mor te della principessa dai medi a, che dopo aver scandagliato per
anni ogni min im o dettaglio della sua vita, non risparm iando critiche e beffe, si s ono occupati nel
mo me nto tragico di incanalare il cordoglio popolare verso forme visibili e “tangibili” e di costruire
l'im ma gin e di una “santa” dei nostri tempi.
2
Introd uz ione 1. Diana Spencer: costruzione di u n fe nom en o me diatico Diana Frances Spencer nacque il 1° luglio 1961, da Lord Edward, ottavo conte di Spencer e ricco
proprietario terriero e da Lad y Frances Roche, di famig lia altret tanto blasonata, che lasciò il mar ito
e i quattro figli (tre femm in e e un maschio) quando questi erano bamb ini per fuggire con un altro
uomo. L'abbandono della madre ed il rapporto conflittua le con la matr igna dotarono Diana di un
caratter e schivo, riservato e fragile, tanto che s offrì per anni, persino durante il ma trim on io, di
disturbi alim ent ari.
La terzogenita della famig lia Spencer ricevet te il nome di Diana, la dea italic a della natura
selvaggia, della caccia e delle fore ste, rappresentata con l'arco e le frecce e sempre accomp agnat a da
cervi e a volte da un carro, poi as sim ila ta alla greca Arte mide, che rappresentava la luna. Per i
Roman i Diana era s oprattutto la dea della castità e della luce lunare, simbol eggia ta dalla falce che le
ornava i capelli. Secondo la tradizione greca Diana aiutò la madr e a partorire il fratello Apollo, dio
della luce, e per questo divenne protettrice del parto, delle donne e dei figli. La leggenda narra che
fu tal men te i mpressionata dai dolori del parto che decise di fare voto di castità e diventò
imp erm ea bile all'a more e mol to vendicativa con i giovani che la insidiavano: il mi to più noto è
quello di Atteone, trasform ato in cervo perché aveva osato spiarla mentr e faceva il bagno. La dea
non am ava essere contraddet ta, era dotata di un caratt ere intransigent e e vanitoso, che si
man ifestava soprattutto con le fanciulle che si credevano più avvenenti di lei. Il s uo culto sorse s ul
lago di Nemi, s ulla cui sponda settentrional e sorgevano il sacro bosco e il santuario di Diana
Nemorensis.
La profonda relazione tra la divinit à e i bo schi porta i mm ed iata me nt e alla men te il luogo di
sepoltura della principessa Diana, un isolotto al centro di un laghetto artificia le nella tenuta di
Althorp, di proprietà degli Spencer: è la prima component e a non essere seppellit a nella cappella di
fam igli a, ma si è preferito lasciarla riposare all'ombra di due querce, per tenere in vita il mito di
“Signora del lago” e per creare un luogo di pellegrin aggio dove chiunque po ssa ricordarla.
Negli anni della giovinezza la futura principessa Diana conduce una vita affine a quella della
magg ior parte delle ragazze della s ua età: con tre amiche va a vivere in un quartiere residenziale di
Londra e, poco portata per gli studi, si mant iene lavorando com e baby sitter o ma estra d'a silo. La
svolta, l'illum inaz ione dei riflettor i, è il 24 febbraio 1981, giorno in cui al mondo intero è
3
annunciato il fidanza me nto con il Principe del Galles. Diana ha solo 20 anni, è tim ida, impa ccia ta,
quasi “g offa” nel mag lione infor me e nel taglio di capelli poco curato: tradisce l'emo zione, guarda il
giornalista che la intervista con il collo reclinato, quasi a volersi nascondere. E' una ragazza
inna morat a, ma imbara zzat a di fronte a tanta attenz ione da parte dei med ia, forse perché non si
rende conto dell'i mport anza di diventare la mogli e dell'erede al trono d'Inghilterra. Il futuro mar ito,
Carlo, appare sicuro di sé, for se anche per la magg iore età e, intervistato, sostiene di essere
inna morato “qualunque cosa l'amore sia”.
Da quel mo me nto in poi, in un crescendo di curiosità morbosa, la vita della riservata Diana viene
sviscerata sotto ogni aspetto: i m edia indagano nel suo pas sato, rivelano l'infanzia difficil e,
intervistano chiunque abbia avuto a che fare con la futura principessa e alim entano il paragone con
la Cenerentol a di Perrault, la giovane e povera orfana protagonista di una favola dal lieto fine
assicurato: il riscatto dalla ma trigna cattiv a e il matri mo nio con il principe. N ei fatti l'accostam ento
non reggerebbe, perché Diana discende da una fam igli a ben più impor tant e e antica dei Windsor,
ma la gente si accontent a di credere alla po ssibilità che la favola pos sa realiz zarsi anche nella vita
reale.
Il matri mo nio, celebrato il 29 luglio 1981 nella cattedrale di St. Paul, è uno dei primi “eventi
med iat ici” della storia: è seguito in diretta da 750 mil ioni di spettatori in tutto il mondo e anche in
questa occasione la stamp a svolge un ruolo import ante, s pingendo il popolo inglese a partecipare a
quel mom en to di gioia per il futuro re e per la monarch ia tutta. Diana, infatti, sembra portare una
ventata di novità in una istituzione orma i antiquat a, e grazie alla s ua giovane età e ad una bellezza
fuori dal comun e, entra nel cuore di tutti gli inglesi, com e titola il tabloid The D aily Star il giorno
dopo la cerim onia: “Diana captured a prince and conquered a nation“.
La giovane principessa, tuttav ia, è infastidita da tutta questa attenz ione medi atic a (“The most
daunting aspect was the med ia attent ion”), né comprende cosa pos sa trovare la gente di tanto
interessante nella s ua esistenza (“it took a long time to understand why people were so interested in
me ”), fino a che non diventa chiaro a lei stessa che la storia della sua vita è per la gente comune
com e la realizzaz ione di un s ogno, una favola a lieto fine concretizza tasi nella vita vera, “ a fair y
stor y that eve yb od y wanted to w ork” 1
.
Nel cor so degli anni, in particol are dopo la nascita dei due figli Willi am ed Harry , l'im ma gine di
Diana cambi a: non ha più l'aspetto impa ccia to dei primi temp i, indossa vestiti firm ati, lancia la
tendenza del caschetto biondo (che conserverà quasi sempre identico, com e una sorta di march io di
riconosci men to), si impegn a nel s ociale. Celebri sono il suo impegno per sconfiggere il pregiudizio
verso i mala ti di Aid s, la lotta in prima linea contro le mine antiuo mo ( una delle più note fotografie
1 “A fair y story that ever y bo d y wanted to work”, BBC Panorama Int ervie w, 1995
4
che la ritraggono la im mor tal a mentr e si appresta alla bonifica di un territorio min ato ), il tentativo
di sen sibiliz zare l 'opinione pubblica s ui problemi del Terzo Mondo; collabora personalmen te con
Madre Teresa di Calcutta, mort a proprio il giorno del s uo funerale, e le loro personalità vengono
spesso affiancate co me esempi di donne fortemen te impegn ate per i meno fortunati, sebbene con
mot ivaz ioni e scelte personali diverse.
Man mano che Diana vive sotto i riflettori, cresce l'affetto incondiziona to da parte della gente.
Non solo perché ella sembra dare una nuova luce alla monar chia inglese, distante anni luce dai
bisogni della gente comune, m a anche perché in molt i s'identificano in lei. La principessa è una
donna affascinante, ma infelice : mal sopportata dalla fam igli a reale, è insoddisfatta a causa di un
ma tri mon io che lei stes sa, nella celebre intervista rilascia ta nel 1995 alla BBC, definirà “un po '
affollato ” 2
. Il marito Carlo, infatt i, aveva da sempre una relazione con Camil la Parker-Bo wles, dal
2006 sua mogl ie, più vecchia e meno attraente di Diana, e non aveva potuto sposarla perché la
Regina glielo aveva imp edito, non tollerando che l'erede al trono d'Inghilterra convolasse a nozze
con una donna divorziata. I continui tradi ment i avevano causato alla Principessa una infelicit à tale
da portarla alla bulim ia 3
e a due tentativ i di suicidio 4
.
I giornali scandalistic i inglesi, prontissimi a cogliere e raccontare pettegolez zi, spes so creati o
ingiganti ti ad arte, raccontano ogni min im o dettaglio della vita di Diana e la dipingono come una
donna sofferente, perenne ment e “ in crisi”, incapace di fronteggiare le difficoltà che la vita le
prospetta. Sembrerebb e quasi una vittim a del sistem a medi ati co, ingordo di dettagli s ulla sua vita
privata, inclusi i particolari più segreti: gli aman ti, i problem i ali ment ari, l'insuccesso del suo
ma tri mon io. Allo ste sso tempo, però, Diana utilizza i med ia a s uo favore, mostrandosi impe ccabi le
nelle occasioni mondane, proponendo un 'im ma gin e di donna forte e di s uccesso, di madre
affettuosa, di personaggio pubblico che s frutta la propria popolarità per attirare l'attenzione del
mondo sui problemi reali.
Sono proprio gli a spetti apparentem ent e contraddit tori della vita di Diana che la fanno amare dal
popolo, soprattutto perché sembra inseguire il mito del “p otere che dis sacra il potere“, co me
sostiene Manuel Vazquez Montalbàn
5
, ma allo stesso te mpo questi alim entano anche la s fiducia
verso l'istituzione monarch ica, contro Carlo in man iera particolare, perché ha o sato lasciare una
2 “There were three of us in th is marria ge, so i t was a bit crowded” , BBC Panorama I nte rview, 1995
3 “ Yes, I had bu limia for a number of ye ar s” , BBC Panorama I nte rview, 1995
4 “ I did inflict upon m ys elf. I didn't like m ys elf, I was ashamed beacuse I couldn't cope wi th all the pressures “, BBC
Panorama Int erview, 1995
5 Manuel Vazquez Montalbàn, “La d y Di, adultera, ver gine e martire” , Il Manifesto (settembre 1998),
ht tp://www.monde- dip lomatique.it/ricerca/ric_vi ew_lemonde.php3?page =/L eM onde -archivio/Settembre-
1998/9809 lm29.01.htm l&word [ 11-11-2007 ]. Nell'a rticolo il noto scrittore mo stra il suo stupore per come la
principessa Diana sia stata acclamata al mo mento della morte quasi fosse una santa e per come l'opinione pubblica
non abbia abbandonato l'idea che el la sia stata una sorta di martire del la brama di pet tegol ezzi dei mass media,
nonos tante la sua condot ta di v ita non rientrasse in canoni tradizional mente considerati esempio di virtù.
5
donna bella e social men te impegn ata e si è dimostr ato un uomo poco sensibile e un padre as sente.
Diana, inoltre, procla ma continuam en te che vorrebbe una monarchia m eno rigida, più attenta ai
bisogni reali del paese
6
.
L'intervista del 1995 rilascia ta al programm a s erale della BBC Panorama segna la definitiva
rottura tra la principessa e la famig lia di suo mari to: per la prim a volta un me mbro della fam iglia
reale parla aperta men te in un program ma televisivo e Diana non si censura. Racconta senza
inibizion i, quasi a volersi liberare di un peso, delle reciproche infedelt à che hanno segnato il suo
ma tri mon io, dei problem i alim entari, del rapporto conflittual e con la regina Elisabetta, dell'a more
per i suoi figli, dell'im pegno s ociale, dell'eterna rivale Cam illa. Nulla è lasciato al caso, ogni
particol are, dal trucco nero sugli occhi particolar me nt e marcato, alle espressioni, alle risposte alle
domand e precedente me nte concordate, è studiato alla perfezione, allo scopo di rendere la sua
im ma gin e ancora più vicina a quella dei 21 m ilion i di inglesi che la guardano. Diana si augura di
diventare “ la regina dei cuori della gente“ 7
, piuttosto che la mog lie di un sovrano imposto dalla
discendenza e poco amato dai sudditi. Molti i fattori che hanno favorito l'em ergere del “mito di
Diana”: la tram a della sua vita simi le ad una soap opera, l'imp egno attivo tra la gente bisognosa, il
fascino, l'identifica zione di molt e categorie sociali, dalle donne tradite agli omosessuali. In mo lti la
considerano una “fuori casta”, una s orta di “martire ” di una comb inaz ione di elem enti cattiv i: la
freddezza dei Reali, la morbosità del pubblico per la sua vita, la crudeltà dei media nel fornirne i
particol ari.
Il 31 Ago sto 1997 la fairy story giunge ad una conclusione, che non è l' happy end che mol ti
avrebbero desiderato. Durante la notte la Mercedes nera guidata da Henry Paul su cui viaggiavano
Diana, il nuovo co mpagno Dodi Al Fa ye d e la guardia del corpo Trevor Rees-J ones, si schianta
contro il tredicesim o pilone del tunnel dell'Alma, a Parigi. Ancora oggi non si sa con esattezza se si
sia trattato di un incidente, causato dall'alta velocit à per sfuggire all'assalto dei paparazzi, o se
l'autista avesse abusato di alcol e non fo sse quindi abbastanza lucido per guidare, com e risulterebbe
dalle analisi.
Nell'ottobre 2007 fotografie inedite hanno fatto riaprire le indagini s ul caso a Scotland Yard: le
im ma gin i mostrano l'autista visibil men te alterato, al suo fianco Rees-Jones e in secondo piano, sul
sedile posteriore, si scorgono il biondo caschetto della principessa, di spalle per o sservare l'avanzata
dei fotoreporter e una parte del volto di Al Fay ed .
La favola è finita, Diana è mor ta, senza aver goduto di una vera rivincit a, proprio nel mo me nto
6 “ I would l ike a monarch y that has more contact with its people - and I don't mean by rid ing round bic yc le s and
th ings like that, but ju st having a more in-depth understanding ” , BBC Panorama Int erview, 1995
7 “ I'd like to be a queen of people's hearts, in people's hearts, bu t I don't see m ys elf being Queen of thi s countr y.“,
BBC Panorama Int erview, 1995
6
in cui sembrava più felice, alla fine di un 'estate passata in giro per il mondo, su y at ch lus suosi, nelle
locali tà di vacanza più rinom ate, ritratt a s ulle copertine delle riviste di ogni lingua. E
im me di ata me nte la gente scende nelle strade, piange, prega, come fos se mort a una persona di
fam igli a, come se Diana avesse rappresentato finora il simbolo della rivincit a po ssibile per tutti, a
cui ora nessuno può più credere.
A nutrire il cordoglio le polem iche sull'incidente, le ipotesi di complo tto, le voci secondo le quali
qualche mese prima della morte Diana aveva rivelato il ti more che Carlo volesse ucciderla, perché
era disdicevole che la madr e dell'erede al trono avesse un comp agno di religione musul man a, dal
quale secondo indiscrezion i aspettava un figlio.
Ecco come nasce, alle soglie del XXI secolo, epoca in cui i medi a esercitano un forte “q uarto
potere”, che affianca e spesso si contrappone a quelli tradizional i, un vero e proprio fenomeno
med iat ico. Nell'epoca dell'apparire, in cui chiunque aspira ai quindici minut i di celebrità pro spettat i
da Andy Warhol, la gente comune piange qualcuno che non ha ma i incontrato, che esiste s olo in
quanto im ma gine s u uno schermo o su una rivista e che rappresenta l'occasione per esprimere un
cordoglio ma i sfogato e per liberare dolori ed infelic ità repres si.
Marc Augè spiega questo fenomeno sostenendo che oggi “viviamo in parte di finzioni, nel senso
del ter mine che intende racconti, rom anzi, creazioni im ma gin arie” 8
. Egli argom enta questa
affer mazion e s ostenendo che nelle nostre vite individual i e in occasione delle man ifesta zioni di vita
collet tiva, tendia mo a recitare. Il nostro intrinseco bisogno di narrazione si esprime nei tabloid nel
mo me nto in cui una delle figure della vita mondana internaz ionale può essere associata ad eventi
norma li della vita biologica e sociale: nascita, matr im onio, divorzio, mala tti a, mort e. Allo stesso
te mpo, però, non ci accontent iam o delle finzioni perché la narratività che vi si esprime è senza
autore, in quanto la narrazione non crea nuove im ma gini, ma parte da imm ag ini già esistenti e resta
ancorata agli stereotipi che vi si collegano. Le finzioni, dunque, sono più amb igue che ambiv alen ti:
non sono né men zogne né creazioni, non si distinguono in man iera netta dalla verità e dalla realtà
ma intendono s osituirvisi. Lad y Diana, s empr e s econdo Augè, era un 'im ma gin e, s ubìta e costruita
allo stes so tempo, com e l 'i mm ag ine che ogni individuo cerca di dare di sé. Questa i mm agin e,
quotidiana me nte molt ipli cat a per anni, è riuscita ad e ssere per la gente più famil iare delle persone a
fianco delle quali vivono, perché è rimasta fedele, nono stante le peripezie della vita della
principessa. Nella nostra società in cui l'im ma gine imper a, essa non è né la vita pubblica né la vita
privata, m a è l'esistenza stessa, il modo di esistere agli occhi degli altri, secondo una logica che
8 Marc Augè, Finz ioni di f ine secolo , Bollati Borin ghieri, 2001, p.11. Nel volu me l'autore analizza una serie di eventi
rilevanti degli ul timi temp i, dalla m orte di La d y Diana alla vittoria frances e della C oppa del mondo d i calcio,
so ttolineando come ognuno di questi fatti porti i n sé aspetti veritieri e al tri di finzione, a seconda del pun to di vista
da cui sono vissut i.
7
suona più o meno come “appaio dunque s ono“: molti personaggi esistono in quanto legitti ma ti
dall'i mm ag ine che ne danno i m edia. Proprio per questo in occasione della mor te della principessa
la tragedia personale di una “ celebrità“ è diventat a dram ma collet tivo dell'intero villaggio globale,
un evento med iati co pieno di valenze simbo liche che solo la morte, specie se tragica, può dare,
riproposte al diretto “consumo” del pubblico sotto forma di “s pettacolo ” del lutto.
2.Il si stem a giornalistico britannico
Negli anni '30 del XIX secolo i giornali quotidiani erano riservati alle élites , in particolar e
politic i e uom ini d'affari che se ne servivano per tenersi aggiornati sugli avvenim ent i internazional i,
sui conflitti bellic i, s ull'anda mento dei m ercat i, s ui prezzi delle m erci. Negli Stati Uniti in quegli
stessi anni l'estensione del diritto di voto maschi le e la battagl ia per una scuola libera statale
contribuirono a modifi care il mode llo del giornale quotidiano: il prezzo scese da s ei c ents ad un
penny ( “ Rivoluzione della penny press “ ), cambi arono i lettori e gli argomen ti trattati. Per la prim a
volta qualsiasi fatto poteva es sere una notizia, perché gli avveni ment i raccontat i sui giornali
facevano parte dell'esistenza quotidiana dei lettori: nasceva il moderno concetto di notizia e in
particol are la centralit à della cronaca di hu man interest in quanto filo diretto (per contrasto o
assimi laz ione) con l 'esperienza personale di vita del lettore. Secondo Walter Lipp man ogni giornale
dovrebbe essere un “diario stampa to del paese natio“ 9
, nel senso che la funzione di informare si
comb ina con un 'emp ati a che ogni testata tende a stabilire con esigenze, tradizioni, linguaggio, idee,
gusti del proprio pubblico.
Il giornalis mo inglese moderno nasce nel 1870 anno in cui viene approvato l' Educational Act , la
legge sull'istruzione ele ment are che allarga la gam ma dei lettori di giornali e, come era accaduto
negli USA circa quaranta anni prima, i quotidiani abbandonano gli articol i di politi ca interna o
internaz ionale e si dedicano soprattutto a storielle divertent i o a fatti di cronaca.
Il primo quotidiano “ leggero” è The Star che nasce nel 1888, seguito nel 1896 da The Daily
Mail , il quale in breve raggiunge il milion e di lettori grazie al prezzo ba sso e agli argom enti che si
rivolgono a classi s ociali minori. Da questo mo men to i nuovi popular paper s (The Daily Mirro r,
The Daily Mail ) s uperano in tiratura i quality papers (The D aily Telegraph, T he Ti mes ) che hanno
magg iore influenza sui lettori più colti, ma non riescono ad ottenere una gran tiratura: oggi infatti
solo il 15% della tiratura dei quotidiani nazionali riguarda i giornali di qualità, mentre il restante
85% è co stitui to dai giornali popolari e dai tabloid.
I popular (The D aily Mail, The Daily Expres s ) e i tabloid (The Sun, The Mirror ) prediligono
9 Walter L ippman, L' opinione pubblica , Roma, Donzell i, 1995
8
trattar e scandali e notizie di cronaca sensazionalisti che, utiliz zano un linguaggio gro ssolano e
spregiudicato, più simi le alla lingua parlata, colpiscono con titoli ad effetto stampa ti in gras setto,
sono caratteri zza ti da pagine colorate, con brevi articoli e gro sse fotografie. D anno poco s pazio a
notizie di politica interna ed estera, ma preferiscono piuttosto rubriche fisse, oro scopi, previsioni del
te mpo, giochi enig mistic i e, in modo particolar e, le notizie dedicate allo sport che occupano a volte
il 50% dello spazio disponibile. Oltre al contenuto, essi si differenziano dai quotidiani tradizional i
per il forma to: sono infatti stampat i in formato tabloid, di dimension i ridotte rispetto al normal e, per
agevolare la lettura soprattutto in treno e in m etropol itana. La concorrenza tra i giornali scandalistici
è spietata e oltre alla corsa all'ulti mo scoop, gli editori ricorrono spesso a gadget, inserti, omaggi.
I broadsheet invece, che corrispondono ai tradiziona li quotidiani, si rivolgono a classi sociali
elevate, usano il colore con parsimonia, s ono caratt erizz ati da articoli lunghi e accurati che
privilegi ano temi di politic a e notizie internaz ionali. A differenza dei tabloid, cercano di presentare i
fatti in mani era oggettiva, senza fare ricorso ad emo zioni o giudizi di valore. Se per i tabloid le
emo zioni devono essere privilegiat e rispetto alla notizia, per i quotidiani è esattam en te il contrario:
ciò che conta è dare la notizia senza fronzoli, spetta al lettore giudicarl a e formarsi un 'opinione.
I tabloid, che da sempre si sono intro messi in ogni a spetto della vita di Diana, hanno avuto un
ruolo fondamen tal e nella “s etti ma na delle rose“, i giorni precedenti il suo funerale. Non solo hanno
aum enta to vertiginosam ente le copie vendute, che già am mo ntavano a 10 mil ioni al giorno (cosa
verifica tasi anche in Italia, dove il Corriere della Sera aumentò in quei giorni di circa 150mil a
copie le s ue vendite), ma es si hanno anche indirizz ato il cordoglio popolare, s pingendo la gente a
radunarsi di fronte ai luoghi simbo lo della vita di Diana, hanno spinto con titoli poco gentili la
fam igli a reale, la Regina in particolare, a romper e la linea del silenzio s celta dopo l'incidente, hanno
recla ma to e ottenuto la celebraz ione di un funerale di stato. Segno evidente del fatto che, nel corso
della sua vita, Diana non fu tanto vittim a, quanto creatura dei mez zi di comuni cazion e di m assa, in
base ad un rapporto a metà tra l'uso e la s otto missione: la principessa si serviva degli organi
televisiv i e di stamp a per provocare, mostrarsi al meglio, perorare le s ue cause, e allo stesso te mpo
questi approfittavano della s ua presenza per costruire un m ito da offrire ai fruitori di giornali e
television i. Per sino dopo la s ua mort e i med ia, principali accusati della sua mort e, fornirono a
questa donna una rivalsa su chi in vita non l'aveva ma i apprezzata: la Regina dovette infine cedere
alla pressione popolare e media tic a e sciogliere il gelo impen etrab ile dietro cui si era trincerata per
non dover affrontare i suoi sudditi che adoravano la sua acerri ma nemi ca.
9