CAPITOLO I
INTRODUZIONE
“La stregoneria e la persecuzione delle streghe sono temi che riguardano l'intera umanità”.
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Nello stereotipo comune streghe e stregoni si radunavano durante la notte, in genere in
luoghi solitari, nei campi o sui monti; arrivavano in volo dopo essersi spalmate di unguenti
cavalcando bastoni, manici di scopa talvolta in sella ad animali. Giunti a questi raduni,
comunemente chiamati sabba costoro rinunciavano alla fede cristiana, profanavano i
sacramenti e prestavano omaggio al Diavolo, presenti in forma umana o più spesso semi-
animale; seguivano danze, banchetti e infine orge. Prima di rientrare a casa ricevevano
unguenti malefici preparati con grasso di bambino e altri ingredienti 2
. Questa descrizione è
data dallo storico Carlo Ginzburg e riflette i fondamentali elementi ricorrenti, nonostante le
varianti esistenti siano numerosissime. “Questa varietà” secondo lo storico “si contrappone
all'uniformità delle confessioni dei partecipanti a questi presunti convegni notturni”.
Attraverso i processi condotti tra Quattrocento e Seicento in Europa, come dai trattati di
demonologia basati su tali processi, emerge un'immagine molto simile a quella descritta. La
cultura europea produsse immagini della stregoneria in cui la prospettiva demonologica
cristiana fu preponderante; dopo sant'Agostino (354-430 d.C.) ogni forma di superstizione
o magia, sia bianca che nera fu vista come risultato di un patto segreto o dichiarato con il
Diavolo. Secondo i teologi medioevali come Burcardo di Worms (965-1025) le streghe
erano persone che “accecando sé stesse con illusioni demoniache, si attribuivano in realtà
poteri che non possedevano”. I teologi tardo medioevali consideravano le streghe come
agenti di una vasta cospirazione progettata contro la società cristiana: esse erano in grado di
procurare enormi danni e quindi dovevano essere eliminate. Altri, come uno dei primi
avversari delle persecuzioni, Johann Weyer (1515-1588), vedevano le streghe come donne
malinconiche verso le quali bisognava comportarsi con indulgenza e amore al fine di
sanarle dalle loro folli rappresentazioni. Per i sostenitori del razionalismo europeo e
dell'Illuminismo la stregoneria non esisteva e l'uccisione di queste presunte streghe era una
pura e scandalosa ingiustizia: come sosteneva August Ludwig Schlozer (1735-1809) era la
condanna a morte di poveri innocenti. Durante il Romanticismo Jacob Grimm (1785-1863)
definì le streghe “Donne sagge” le quali avrebbero protetto i segreti di una cultura popolare
1 W. Behringher, Le streghe , Il Mulino, Bologna 2008, p. 8.
2 C. Ginzburg, Storia notturna. Una decifrazione del sabba , Einaudi, Torino 1989, p. XIII.
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antica e per tale ragione sarebbero state bersaglio di persecuzioni da parte della chiesa. Lo
storico della Rivoluzione francese Jules Michelet (1798-1874) le riteneva “medichesse del
popolo” vittime dello strapotere feudale e precorritrici della rivoluzione sociale. La
psicologia moderna stessa con Sigmund Freud prevede alla base delle rappresentazioni della
stregoneria “moti pulsionali rimossi nell'inconscio e nelle streghe una proiezione tesa a
deviare le proprie paure e la propria aggressività” 3
. Grazie a questi accenni iniziali possiamo
capire come, in realtà con il concetto tradizionale di stregoneria, la questione da affrontare
è quella della lotta contro il “male”, l'origine delle sofferenze, della crudeltà, delle disgrazie
e delle malattie. In riferimento al principio iniziale delle rappresentazioni della magia, delle
metamorfosi animali del volo magico è impossibile trovare diretta testimonianza. Esistono
però alcuni studiosi di preistoria che pongono l'attenzione su alcuni manufatti, pitture
rupestri e parietali ritenuti di ambito magico e religioso; a più certi elementi si arriverà solo
con la scrittura.
CREDENZA
In relazione alla credenza sulla stregoneria esistono numerosi studi odierni, anche da aree
extraeuropee quali le asiatiche. Argonauti del Pacifico Occidentale di Bronislaw Malinowski
ricerca su campo del 1922 riguardo al fenomeno del mago cattivo e delle streghe volanti;
oppure Soulstealers. The Chinese sorcery scare of 1768 di Philip Kuhn del 1992 che descrive un
caso di panico da streghe in una progredita cultura asiatica; Witchcraft in Western India di
Sohaila Kapurs che illustrò la dimensione dei movimenti asiatici moderni contrari alla
stregoneria in relazione all'India induista. In aree della vecchia America del Nord troviamo
uno studio Navaho Witchcraft di Clyde Kluckhohn, 1967; in area africana troviamo lo studio
Witchcraft in contemparary Tanzania curato da R. Abrahamns. Da questo gruppo di studi
risulta in genere che le disgrazie inattese, il sorgere di malattie improvvise e incurabili sono
riconducibili all'azione di “persone cattive”, o di poteri magici, o incantesimi, inoltre gli
accusati di stregoneria avevano spesso una lunga serie di sospetti alle spalle, raccolti da
vicini di casa per mezzo di prolungate osservazioni e tra l'altro spesso furono intere
famiglie a risultare sospettate. Simili considerazioni si trovano nell'opera Stregoneria, oracoli e
magia tra gli Azande di E.E.Evans-Pritchard una ricerca realizzata nell'Africa occidentale
colonizzata, su una popolazione rurale, la quale dimostrò il normale rapporto tra magia e
comunità contadina. L'autore spiega come, mediante l'arte oracolare, lo specialista (o
Witch-doctor) è capace di scoprire il responsabile che causa incidenti e punirlo di
3 W. Behringher, Le streghe , cit., pp. 9-10.
2
conseguenza 4
. Dall'analisi dell'immaginario stregonesco, sono emersi legami con un
fenomeno extraeuropeo conosciuto come sciamanesimo, termine proveniente dalla lingua
tungusa. Uno studio relativo a tali relazioni è stato compiuto da Mircea Eliade (1907-1986),
Lo sciamanesimo e le tecniche dell'estasi , in cui conclude ribadendo che il fenomeno sciamanico
costituisce una presenza universale. Lo stesso fenomeno estatico è considerato dallo storico
Carlo Ginzburg quando descrive i “Benandanti”, un gruppo di persone, le quali durante le
estasi notturne combattevano contro le streghe. Fondamentalmente europea, invece,
sempre legata alla credenza nelle streghe, è l'interpretazione sviluppatasi dalle dottrine
teologiche cristiane della tarda Antichità; per i Romani (con delle eccezioni come gli scettici,
tra cui Orazio) era comune credere alla magia, e di conseguenza venire punito per il suo
cattivo uso ( maleficium ). Un simile atteggiamento si dimostra costante a partire dalla “Legge
delle dodici tavole” (ca. 450 a.C.) fino ad arrivare alla legislazione del tardo-Impero. I maghi
giudicati responsabili di malefici erano arsi vivi sin dai tempi di Diocleziano (imperatore dal
284 al 305 d.C.), mentre la magia tesa al bene rimase inizialmente impunita.
Contrariamente, i cristiani erano scettici sugli effetti della magia e ritenevano che fosse
demoniaco fare ricorso ad essa, sia per buoni che per cattivi fini. Di conseguenza già
dall'epoca di Costantino II (imperatore dal 337 al 361 d.C.) il mago venne indicato come
primo nemico del genere umano (umani generis inimicar ) e per ogni magia, bianca o nera che
fosse, fu prescritta la pena capitale. La legislazione contro gli incantesimi è confluita nel
Codex Theodosianus e successivamente nel Codex Justinianeus cioè la codificazione del diritto
ordinata da Giustiniano I (imperatore bizantino dal 527 al 565 d. C.). “Con la ricezione del
diritto romano nell'Europa tardo medievale e primo rinascimentale, il codice ebbe
ripercussioni di lunga durata”. Nel De doctrina christiana Agostino, uno dei Padri della Chiesa,
gettò le basi di una teoria cristiana della magia, esponendola come segue: “chi pratica azioni
magiche si aspetta un'impossibile reazione fisica che può essere raggiunta solo grazie al
demonio” 5
. La magia, in senso lato, gli amuleti, l'interpretazione dei sogni premonitori e i
sortilegi, ricevettero così lo status di simboli che richiedevano la presenza e l'intervento del
demonio. Nella spiritualità dell'Alto Medioevo i maghi e coloro che credevano nei maghi,
furono considerati sempre di più persone poste in una condizione di errore religioso
meritevoli di punizioni e penitenze. ( I cosiddetti penitenziali sono ricchi di disposizioni
simili). Nel XIII secolo il cristianesimo prese diversa posizione in relazione alla magia a
seguito di concezioni sempre più intense del peccato. Nella Summa contro gentiles , Tommaso
d'Aquino (1225-1274) commentò dettagliatamente la dottrina di sant'Agostino, secondo la
4 Ivi, pp. 19-20
5 Ivi, pp. 24-25.
3
quale oggetti e pratiche magiche erano segni di un patto segreto con il Diavolo e diede
inoltre l'impressione di credere che realmente le azioni delle streghe potessero essere
concluse con l'aiuto satanico. Giudici inquisitori medievali come Bernardo Gui, autore di
una Practica Inquisitionis, arricchirono il sapere del tempo con esempi riguardanti le tecniche
utilizzate dai maghi. E' però difficile dire fino a che punto fosse accettata dalla gente
comune la demonizzazione della magia, dato che nei numerosi atti processuali il demonio
assume uno spazio rilevante, ma d'altra parte, i maghi interrogati fino in età moderna,
difendevano energicamente le loro azioni ritenendole effetti di cause naturali. Spesso e
volentieri si ricorreva alla magia bianca e alle pratiche divinatorie persino dagli strati più
elevati della società ed inoltre gamma estesa di strumenti magici era ampiamente utilizzata.
La magia nera era respinta per i danni di cui maghi e streghe erano considerati diretti
responsabili e non Dio o il Diavolo, come avevano invece sostenuto i teologi. Come
sostenuto da De Martino ne Il mondo magico , la magia non era contraddittoria in sé stessa
rispetto la fede della Chiesa. Infatti come quest'ultima, la magia scandiva le tappe più
importanti e le difficili situazioni della vita, anzi poteva persino portare buone azioni. La
magia era indispensabile in quanto costituiva l'antidoto contro la stregoneria, al di là di ciò
che la Chiesa pensasse.
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Le streghe in Europa erano da un lato in conflitto con le forze naturali, dall'altro con i
vicini di casa: la persona responsabile dello scoprire le streghe (Witch-doctor) è una figura
universale, con il compito di convalidare, attraverso oracoli oppure divinazioni, i sospetti
covati contro determinate persone. Tuttavia nell'Europa contadina il radicarsi delle accuse
di stregoneria non comportava un denuncia immediata presso un tribunale; per il
danneggiato era più importante liberarsi della magia o riparare i danni subiti; infatti per
aumentare l'efficacia dei tentativi di contro-magia si ricorreva spesso a formule di tipo
rituale. Nei primi atti dei processi contro streghe, si può trovare spesso indicato che
attraverso pratiche simili la presunta magia sarebbe stata cancellata. Questa
regolamentazione proveniente dai ceti inferiori, per i casi di sospetta stregoneria e in
assenza di autorità o giurisdizioni competenti, ha avuto una lunga storia in Europa. Nelle
carte processuali si trovano indicazioni secondo cui una determinata persona aveva già a
carico sospetti da anni addietro; oppure si legge di famiglie ritenute composte da streghe,
già da generazioni passate. Il fatto che negli atti ufficiali, di questi manifesti casi sospetti
non si trovi traccia ci permette di capire come la persecuzione non fosse affatto una regola
stabilita.
Spesso a subire le accuse erano donne e ciò può essere spiegato in parte perché nella
6 Ivi p. 27.
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teologia cristiana la predominanza di donne nei casi di tentazione demoniaca era una
questione topica; questa spiegazione però non è unica perché in altre nazioni quali Irlanda,
Islanda, la maggior parte delle persone processate era costituita da uomini. Questo tipo di
discriminazione ha interessato gli storici, come Christina Larner (1934-1983), la quale ha
sostenuto che i maschi danno sfogo all'aggressività ricorrendo alla violenza, l'aggressività
femminile trova prevalentemente sfogo verbale. La concentrazione di accuse su anziane
donne viene spiegata in questo modo partendo dal presupposto che queste ultime
avrebbero avuto motivi per nutrire risentimento e avrebbero goduto di una maggiore
libertà dal controllo diretto dei maschi. Robert Muchembled, e altri storici, hanno rilevato
che le dicerie diffuse nei villaggi a proposito di malefici sospetti (= fare del male ad altri
tramite azioni magiche) erano occupazioni tipicamente femminili.
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Le conversazioni private
delle donne erano decisive nel diffondersi della cattiva fama e il certi casi potevano essere
portate davanti a un tribunale come prove.
Altro piano interpretativo importante è fornito dagli “studi sulla psicologia di coloro che
credono alle streghe in una prospettiva di ricerca sui pregiudizi”, in cui la credenza in
un'individuale destino condizionato da forze oscure e il pensare secondo categorie rigide
sono caratteristiche della struttura mentale propria della personalità autoritaria. Theodor W.
Adorno (1903-1969) suppose che la debolezza dell'io fosse una delle principali cause degli
stereotipi e dell'attaccamento alla superstizione. In tempi più recenti questo fenomeno è
divenuto notevole tema storiografico, anche se ancora nel 1967 K. Thomas parlava di
argomento “bizzarro” nell'opera L'importanza dell'antropologia per lo studio storico della stregoneria
inglese ; la sua fortuna può essere dovuta in prima impressione sia a ragioni scientifiche che
extra-scientifiche 8
. Da una parte la tendenza sempre più diffusa a fare indagini tra i
comportamenti ed atteggiamenti di gruppi subalterni, non privilegiati, come contadini e
donne, ha indotto gli storici a creare un punto d'accordo con i temi antropologici.
Dall'altra, gli ultimi vent'anni hanno visto l'emergere non solo del movimento femminile,
ma anche un'insofferenza crescente verso costi e rischi legati al processo tecnologico;
“rinnovamento storiografico, femminismo, riscoperta di culture travolte dal capitalismo,
hanno contribuito, a vari livelli e misure, alla fortuna di questo genere di studi”.
Esaminando più da vicino le ricerche di questi anni, colpisce che, tranne alcune eccezioni,
esse continuarono come in passato a concentrarsi quasi esclusivamente sulla persecuzione,
limitando l'attenzione nei confronti degli atteggiamenti di coloro che furono perseguitati.
9
7 Ivi pp. 29-30.
8 C. Ginzburg, Storia notturna. Una decifrazione del sabba ,cit., p. XIV.
9 Ibidem.
5
Egli raccolse poi una documentazione molto vasta sulle credenze nella stregoneria
nell'Inghilterra, tra Cinquecento e Seicento e la esaminò da tre punti di vista: psicologico
(“spiegazione...dei movimenti dei partecipanti al dramma della accuse di stregoneria”):
sociologico (“analisi...della situazione in cui per lo più le accuse venivano mosse”);
intellettuale (“spiegazione...delle concezioni che le rendono plausibili”)
10
. E' assente un
esame del significato che le credenze avevano per coloro che commettevano il reato di
stregoneria. Nelle confessioni di costoro si incontra una ricchezza simbolica non riducibile
a bisogni di rassicurazione psicologica, a tensioni tra vicinato o alle idee generali sulla
causalità diffuse nell'Inghilterra dell'epoca. Bisogna dire certamente che quanto
maggiormente le confessioni andavano a coincidere con le dottrine demonologiche del
Continente, più c'era probabilità che fossero state rese sollecite dai giudici. Ma
successivamente, riconosce nei processi elementi troppo stravaganti per poterli attribuire
alla suggestione.
La giustificazione per tale scelta è data in una saggio di H.R.Trevor-Roper, The European
Witch-craze of the 16
th and 17
th Centuries. E' una presentazione a carattere generale nella quale
cerca di tracciare le linee fondamentali della persecuzione europea, evitando l'utilizzo dei
contributi antropologici. Egli si pose una domanda:
“Com'è possibile che una società colta ed erudita come quella europea abbia scatenato,
proprio nell'età della cosiddetta rivoluzione scientifica, una persecuzione basata su una
delirante nozione di stregoneria (Witch-craze), frutto della rielaborazione sistematica
compiuta dai chierici del Tardo Medioevo e di una serie di credenze popolari?” 11
Queste ultime sono state definite dall'autore come “bizzarrie e superstizioni”, “disturbi di
natura psicopatica”, “idee assurde, nate dalla credulità contadina e dall'isteria femminile”.
Quando venne rimproverato di aver indagato con scarsa adesione la mentalità contadina,
egli rispose di non aver esaminato “le credenze nella stregoneria (Witch-beliefs) che sono
universali, ma la delirante teoria della stregoneria (Witch-craze) che è limitata nello spazio e
nel tempo” e soprattutto è molto diversa dalla prima. Precedentemente aveva proposto di
vedere in streghe ed ebrei capri espiatori la conseguenza delle diffuse tensioni sociali;
evidentemente però, l'ostilità contadina verso le streghe è analizzabile dall'interno, senza
che sia implicata un'adesione ideologica ai suoi presupposti. Le credenze nei raduni
notturni, riconoscibili nelle “allucinazioni” e nelle “idee assurde, nate dalla credulità
contadina e dall'isteria femminile” divennero oggetto concreto di indagini storiografiche a
partire dal momento in cui “uomini colti” come inquisitori e demonologi furono in grado
10Ivi, p. XV.
11 Ivi p XVI.
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