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INTRODUZIONE
La letteratura ha il potere di trasmettersi da una generazione all‟altra e da una
cultura all‟altra, perché le storie inventate spesso funzionano al di là del tempo e
dello spazio. Questo è il caso, tra altri, delle Mille e una notte, di cui tutti, anche i
bambini, conoscono la trama del racconto-cornice. Il re di Persia, dopo aver fatto
uccidere la moglie infedele, sceglie ogni notte una sposa diversa e la fa morire il
giorno dopo. A spezzare questa tragica catena è Sheherazade, figlia di un visir, che
interrompe ogni notte una storia nuova nel punto più interessante, finchè il re si rende
conto del suo errore e le risparmia la vita.
Dopo aver studiato ciò che c‟è dietro a questo immenso universo di storie, ho
subito preso coscienza della vastità di argomenti e questioni che ancora non sono
stati risolti a riguardo. In realtà, per quanto se ne dica, delle Mille e una notte non si
sa molto, ma è il mistero della loro origine che ne accresce l‟interesse: l‟autore è
anonimo, sfuggono dalla società da cui provengono, si sono sviluppate in epoche
diverse e in vari luoghi (Baghdad, il Cairo, l‟India…), ma soprattutto sono state
riscritte da molti narratori. Impossibile, quindi, nonostante una vastissima
bibliografia di studi, arrivare a stabilire ed identificare quale sia la reale identità delle
Notti, anche perché le numerose edizioni che ne sono state fatte, apportano tutte un
qualcosa di nuovo al fulcro dell‟opera e impediscono, dunque, di giungere ad una
conclusione univoca.
Neppure per l‟autore, sconosciuto, si può arrivare ad una conclusione univoca. In
realtà, questo è sconosciuto per la semplice ragione che non esiste, nel senso che non
ne esiste uno solo, ma molti. A partire dal 1700, con l‟orientalista francese Galland,
l‟Europa ha dovuto prendere atto che la popolarità di Sheherazade e Harun al Rashid
aveva ormai superato quella di Gulliver e Robinson Crusoe, protagonisti dei primi
romanzi nati in Inghilterra nello stesso periodo: fu proprio il successo delle
traduzioni delle Notti in Inghilterra ad influire in parte sulla nascita dei primi romanzi
inglesi.
Ci si soffermerà soprattutto su una di queste traduzioni inglesi delle Notti, quella
di Richard Francis Burton (1821-1890), un orientalista che ha contribuito più degli
altri a diffondere la popolarità delle Notti nella sua madrepatria. Il motivo del suo
successo è certamente il suo desiderio di presentare una versione integrale di questa
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immensa raccolta con la convinzione che la volgarità e l‟indecenza fossero concetti
legati al tempo e al luogo, perciò fece sì che anche quando lo stile e la forma delle
Notti erano vicini all‟espressione volgare, essi restassero tali. Infatti, nella sua
traduzione delle Mille e una notte, è presente un forte nesso tra esotismo ed erotismo,
ossia un desiderio di svelare ai suoi lettori un Oriente che rappresenta la controparte,
in termini d‟erotismo, dell‟Inghilterra vittoriana.
La sua biografia verrà poi messa a confronto con quella di Edward William Lane
(1801-1876), a dimostrazione di come due letterati inglesi dell‟800, con un diverso
modo di approcciarsi all‟Oriente e alla traduzione delle Mille e una notte, siano però
stati entrambi in grado di diffondere il loro successo, grazie ad un interesse verso di
esse più etnografico che dilettantistico.
La fortuna delle Notti di Burton, così come il loro declino, è dunque in gran parte
dovuto a ciò che lui stesso ereditò dai suoi predecessori Payne e Lane: soprattutto nei
confronti di quest‟ultimo era insita una vera e propria rivalità (scaturita
essenzialmente dalla loro diversa concezione di tradurre le Notti) che diventerà
palese con la nostra analisi di uno dei racconti più “pornografici” delle Notti, la storia
del Facchino e delle ragazze: essa ci aiuterà proprio a capire meglio quanto, nella sua
traduzione, il sesso e le donne abbiano un ruolo fondamentale, pur coi loro aspetti
contraddittori: a volte si mostrano deboli, ma in altre sono scaltre e di temperamento
forte e potente.
La chiave di lettura di questo lavoro è dunque basata su una particolare
interpretazione che non sempre è stata analizzata, o quantomeno compresa a fondo,
dai critici delle Mille e una notte: la condizione della donna e le opinioni sul sesso
nell‟Inghilterra del 1800 e il modo in cui questi temi si rispecchino nelle Notti di
Burton.
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1. L’influenza delle Mille e una notte di Burton nella
letteratura inglese vittoriana
1.1 Un secolo di traduzioni inglesi delle Mille e una notte (1801-
1916)
Attraverso una lettura generale dell‟evoluzione delle Mille e una notte, si constata
come sia un libro senza un vero ed unico autore e come sia peculiare il fatto che,
paradossalmente, chi lo legge in originale, ossia nei paesi arabi, ha più difficoltà ad
apprezzarlo rispetto ad un non-arabista, che si serve dell‟aiuto delle traduzioni
europee, soprattutto di quelle inglesi di Edward William Lane (1801-1876), John
Payne (1842-1916) e Richard Francis Burton (1821-1890). Ma è altresì importante
non sottovalutare il traduttore francese Antoine Galland (1646-1715) che fu il
promotore del successo delle Notti in Occidente. Viaggiando in Medio Oriente prima
come segretario dell‟ambasciata francese, poi come collezionista di oggetti per
musei, rimase affascinato da un gran numero di storie e favole raccontate e ascoltate
in quei luoghi. Al suo ritorno in Francia nel 1704 iniziò così a pubblicare la sua
traduzione Les Mille et une nuits, contes arabes traduits en françois, adattata in base
al gusto e alle esigenze estetiche e morali dei suoi contemporanei.
Le Notti di Lane in tre volumi, composti dal 1839 al 1841, attinsero soprattutto
dall‟edizione di Bulaq.
1
Payne, invece, tra il 1882 ed il 1884, realizzò nove volumi,
servendosi delle traduzioni di Calcutta II.
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I dieci volumi di Burton furono infine
pubblicati nel 1885, attingendo dall‟edizione di Calcutta II con qualche uso di
Calcutta I, Bulaq e Breslau. Assieme ai sei volumi delle sue Supplemental Nights
(1886-88) si raggiunse un numero di ben 468 storie. Le Supplemental Nights
contenevano storie che occupavano lo stesso spazio dei tre volumi di Payne intitolati
“Tales from arabic”, alcune storie inedite di Galland, storie tradotte dal manoscritto
1
Edizione completa araba stampata nel 1835 nell‟Ufficio di stampa dello Stato a Bulaq vicino il Cairo
fondato da Muhammad Ali.
2
The Alif Laila or the Book of the Thousand Nights and one Night, Commonly known as “The
Arabian Nights Entertainments”, now, for the first time, published complete in the original Arabic,
from an Egyptian manuscipt brought to India by the late Major Turner, editor of the Shah-Nameh.
Edited by W. H. Macnaghten. In four volumes, Calcutta 1839-1842.
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di Wortley Montague da Jonathan Scott (1754-1829)
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e alcune appendici contenenti
l‟indice delle storie, note aggiuntive sulla bibliografia delle Notti di Kirby, la
biografia del libro e l‟opinione della stampa.
Oltre ad essere “un libro senza autore”, le Notti inglesi non rientrano del tutto né
nel genere di una traduzione, né nel canone di letteratura inglese. Infatti,
generalmente, una traduzione può essere paragonata ad una “finestra” su di una
nuova letteratura o cultura: una “finestra”, non una “porta”, poiché si riesce a vedere
dall‟“altra parte”, ma non a passarci. Le Notti, invece, rappresentano un‟eccezione,
perché hanno lasciato la propria “casa” per mettersi a servizio di culture che non
sempre le hanno comprese, forse soprattutto per la loro eterogeneità.
Un'altra trappola in cui sono cadute è quella di vivere in un “bivio” che non le
rende peculiari né del canone della letteratura occidentale, né di quella orientale.
Sebbene però si sia verificata una preclusione a studiarle nella loro essenza, allo
stesso tempo se n‟è legittimato lo studio, grazie alla loro capacità di penetrare in un
mondo fantastico che va oltre la propria entità culturale specifica.
Inoltre sono sempre state considerate né in termini solo letterari, né solo orali,
dunque rappresentanti di un “anfibio culturale”.
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E‟ certo che in epoca medievale
molte di esse furono scritte, ma David Pinault identifica anche delle caratteristiche
orali nei testi. Si è soliti pensare che la mancanza di un testo scritto canonico delle
Notti sia un segno del loro basso livello culturale, ma se si va a fondo nello studio
della letteratura araba medievale dei primi secoli dell‟Islam, si scoprirà come il
normale modo di “pubblicare” un libro fosse di leggerlo a voce alta in pubblico,
proprio per l‟enorme valore dato al concetto di “trasmissione orale”. Basti pensare
agli hadith del Profeta Muhammad, fino ad arrivare al Kalila wa Dimna di Ibn al
Muqaffa‟(720-757) e alle maqamat di al- Hariri (1054-1122). L‟Europa ha ereditato
questa doppia identità delle Notti, fatta sia di fonti orali che letterarie, e affermare
che siano l‟una o l‟altra è sbagliato, poiché sono entrambe e nessuna.
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Altra importante caratteristica è che nessuna traduzione in inglese è riuscita a
sorpassare il suo predecessore o a nascondere al lettore il fatto che ci fosse altro da
ciò che aveva in mano. In tal modo le Mille e una notte, in varie forme ed edizioni,
sono riuscite a penetrare in ogni strato del pubblico. E‟ risultato altresì difficile per i
3
La sua traduzione, The Arabian Nights Entertainments (1811) fu la prima traduzione letteraria in
inglese dell‟opera di Galland.
4
Cfr. E. SALLIS, Sheherazade through the looking glass, p.42
5
Ivi, p.39
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traduttori inglesi ignorare l‟importanza dei testi arabi, ripetutamente usati per
ridefinire le loro versioni: essi erano il segreto dietro le scene. Di certo il testo
inglese ebbe ed ha vita indipendente, ma deve essere sempre connesso al suo doppio
arabo, poiché solo insieme sono state lo stimolo e la risorsa per rinnovarsi l‟un
l‟altro.
Nonostante queste contraddizioni interne, le Notti sono riuscite a divulgarsi in
gran parte della cultura letteraria europea, a partire da quella francese per merito di
Galland. Le sue Notti apparvero per la prima volta alla corte del tramontante re Sole,
dopodiché cominciarono ad essere lette con successo clamoroso nei saloni delle
donne aristocratiche, oltre che ad essere imitate da molti scrittori. Ad esempio, nel
1788 la collezione ginevrina del Cabinet de fèes pubblicava un gruppo di racconti ad
opera di Cazotte e Chavis, che in parte si presentava come continuazione di Galland.
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Tuttavia anche dapprima che la sua traduzione fosse completata, in Francia e in
Inghilterra circolavano versioni ed estratti dei suoi racconti.
Erano dunque lette solo a scopo d‟intrattenimento e di piacere, mentre uno studio
serio sulle origini e sull‟identità delle Notti ebbe inizio in Francia e in Inghilterra solo
nei primi decenni del 1800 con lo sviluppo dell‟Orientalismo come disciplina
accademica.
1.2 L’influenza delle Notti sui primi romanzi inglesi
Se ci si chiede qual è stata l‟influenza delle Notti nella letteratura occidentale, si
potrebbero dare infinite risposte. Come affermò Borges con vena paradossale: “è un
libro così vasto che non è necessario averlo letto”.
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. Quasi ogni letterato del 1700 e
del 1800 come Voltaire (1694-1778) o Coleridge (1772-1874) -per citarne alcuni- vi
trovava, sfogliandone le pagine, una forma di evasione dalla realtà. Se poi ci si
sofferma sulla letteratura inglese, è evidente come molti scrittori ne traevano spunto
per realizzare i loro capolavori.
Anche nell‟Ulisse di James Joyce (1882-1941), che ottenne una copia delle Notti
di Burton (chiamato “Old Bruton” in Finnegans Wake), sono visibili miraggi della
vecchia Baghdad e Bassora nella Dublino del ventesimo secolo. In questo suo
6
Cfr. F. GABRIELI, Le mille e una notte, p. XXII, vol. I
7
Cfr. R. IRWIN, The Arabian Nights: a Companion, p. 237