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L’Inghilterra alla scoperta dell’Oriente. Il nesso esotismo-erotismo nella traduzione delle Mille e una notte di Sir Richard Francis Burton

La letteratura ha il potere di trasmettersi da una generazione all’altra e da una cultura all’altra, perché le storie inventate spesso funzionano al di là del tempo e dello spazio. Questo è il caso, tra altri, delle Mille e una notte, di cui tutti, anche i bambini, conoscono la trama del racconto-cornice. Dopo aver studiato ciò che c’è dietro a questo immenso universo di storie, ho subito preso coscienza della vastità di argomenti e questioni che ancora non sono stati risolti a riguardo. In realtà, per quanto se ne dica, delle Mille e una notte non si sa molto, ma è il mistero della loro origine che ne accresce l’interesse: l’autore è anonimo, sfuggono dalla società da cui provengono, si sono sviluppate in epoche diverse e in vari luoghi (Baghdad, il Cairo, l’India…), ma soprattutto sono state riscritte da molti narratori. Impossibile, quindi, nonostante una vastissima bibliografia di studi, arrivare a stabilire ed identificare quale sia la reale identità delle Notti, anche perché le numerose edizioni che ne sono state fatte, apportano tutte un qualcosa di nuovo al fulcro dell’opera e impediscono, dunque, di giungere ad una conclusione univoca.
Neppure per l’autore, sconosciuto, si può arrivare ad una conclusione univoca. In realtà, questo è sconosciuto per la semplice ragione che non esiste, nel senso che non ne esiste uno solo, ma molti. A partire dal 1700, con l’orientalista francese Galland, l’Europa ha dovuto prendere atto che la popolarità di Sheherazade e Harun al Rashid aveva ormai superato quella di Gulliver e Robinson Crusoe, protagonisti dei primi romanzi nati in Inghilterra nello stesso periodo: fu proprio il successo delle traduzioni delle Notti in Inghilterra ad influire in parte sulla nascita dei primi romanzi inglesi.
Ci si soffermerà soprattutto su una di queste traduzioni inglesi delle Notti, quella di Richard Francis Burton (1821-1890), un orientalista che ha contribuito più degli altri a diffondere la popolarità delle Notti nella sua madrepatria. Il motivo del suo successo è certamente il suo desiderio di presentare una versione integrale di questa immensa raccolta con la convinzione che la volgarità e l’indecenza fossero concetti legati al tempo e al luogo, perciò fece sì che anche quando lo stile e la forma delle Notti erano vicini all’espressione volgare, essi restassero tali. Infatti, nella sua traduzione delle Mille e una notte, è presente un forte nesso tra esotismo ed erotismo, ossia un desiderio di svelare ai suoi lettori un Oriente che rappresenta la controparte, in termini d’erotismo, dell’Inghilterra vittoriana.
La sua biografia verrà poi messa a confronto con quella di Edward William Lane (1801-1876), a dimostrazione di come due letterati inglesi dell’800, con un diverso modo di approcciarsi all’Oriente e alla traduzione delle Mille e una notte, siano però stati entrambi in grado di diffondere il loro successo, grazie ad un interesse verso di esse più etnografico che dilettantistico.
La fortuna delle Notti di Burton, così come il loro declino, è dunque in gran parte dovuto a ciò che lui stesso ereditò dai suoi predecessori Payne e Lane: soprattutto nei confronti di quest’ultimo era insita una vera e propria rivalità (scaturita essenzialmente dalla loro diversa concezione di tradurre le Notti) che diventerà palese con la nostra analisi di uno dei racconti più “pornografici” delle Notti, la storia del Facchino e delle ragazze: essa ci aiuterà proprio a capire meglio quanto, nella sua traduzione, il sesso e le donne abbiano un ruolo fondamentale, pur coi loro aspetti contraddittori: a volte si mostrano deboli, ma in altre sono scaltre e di temperamento forte e potente.
La chiave di lettura di questo lavoro è dunque basata su una particolare interpretazione che non sempre è stata analizzata, o quantomeno compresa a fondo, dai critici delle Mille e una notte: la condizione della donna e le opinioni sul sesso nell’Inghilterra del 1800 e il modo in cui questi temi si rispecchino nelle Notti di Burton.
L’obiettivo di questo lavoro è quello di soffermarsi su uno dei suoi aspetti più innovativi rispetto alla società del suo tempo: la denuncia verso l’ipocrisia della borghesia britannica ottocentesca che fingeva di “redimere”, ma che in realtà assoggettava e sfruttava maggiormente i popoli colonizzati. Con ciò non si vuole solo avvalorare un Burton “progressista”, ma anche sottolineare i suoi limiti, ad esempio la sua visione razzista nei confronti degli ebrei e soprattutto la sua misoginia.Nonostante ciò, è importante dire a suo favore che le sue opinioni a proposito delle donne andrebbero collocate prima di tutto nel contesto del maschilismo patriarcale ottocentesco, e non solo in base alle ideologie post-sessantottine.

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4 INTRODUZIONE La letteratura ha il potere di trasmettersi da una generazione all‟altra e da una cultura all‟altra, perché le storie inventate spesso funzionano al di là del tempo e dello spazio. Questo è il caso, tra altri, delle Mille e una notte, di cui tutti, anche i bambini, conoscono la trama del racconto-cornice. Il re di Persia, dopo aver fatto uccidere la moglie infedele, sceglie ogni notte una sposa diversa e la fa morire il giorno dopo. A spezzare questa tragica catena è Sheherazade, figlia di un visir, che interrompe ogni notte una storia nuova nel punto più interessante, finchè il re si rende conto del suo errore e le risparmia la vita. Dopo aver studiato ciò che c‟è dietro a questo immenso universo di storie, ho subito preso coscienza della vastità di argomenti e questioni che ancora non sono stati risolti a riguardo. In realtà, per quanto se ne dica, delle Mille e una notte non si sa molto, ma è il mistero della loro origine che ne accresce l‟interesse: l‟autore è anonimo, sfuggono dalla società da cui provengono, si sono sviluppate in epoche diverse e in vari luoghi (Baghdad, il Cairo, l‟India…), ma soprattutto sono state riscritte da molti narratori. Impossibile, quindi, nonostante una vastissima bibliografia di studi, arrivare a stabilire ed identificare quale sia la reale identità delle Notti, anche perché le numerose edizioni che ne sono state fatte, apportano tutte un qualcosa di nuovo al fulcro dell‟opera e impediscono, dunque, di giungere ad una conclusione univoca. Neppure per l‟autore, sconosciuto, si può arrivare ad una conclusione univoca. In realtà, questo è sconosciuto per la semplice ragione che non esiste, nel senso che non ne esiste uno solo, ma molti. A partire dal 1700, con l‟orientalista francese Galland, l‟Europa ha dovuto prendere atto che la popolarità di Sheherazade e Harun al Rashid aveva ormai superato quella di Gulliver e Robinson Crusoe, protagonisti dei primi romanzi nati in Inghilterra nello stesso periodo: fu proprio il successo delle traduzioni delle Notti in Inghilterra ad influire in parte sulla nascita dei primi romanzi inglesi. Ci si soffermerà soprattutto su una di queste traduzioni inglesi delle Notti, quella di Richard Francis Burton (1821-1890), un orientalista che ha contribuito più degli altri a diffondere la popolarità delle Notti nella sua madrepatria. Il motivo del suo successo è certamente il suo desiderio di presentare una versione integrale di questa

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Informazioni tesi

  Autore: Serena De Luca
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Studi Orientali
  Corso: Lingue e civiltà orientali
  Relatore: Roberta Denaro
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 49

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Parole chiave

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mille e una notte
orientalismo
richard francis burton 1821-1890
sesso
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