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INTRODUZIONE
La menopausa ha cambiato aspetto negli ultimi vent'anni. Parallelamente è mutato anche
l'atteggiamento verso questa condizione che viene interpretata come una porta d'accesso alla
seconda metà della vita di una donna; infatti, sebbene la durata della vita sia in continuo aumento,
rimane invariata nel tempo l'età della menopausa (Fig. 1). Pertanto tale naturale transizione non
riguarda più la vecchiaia, ma la donna in età lavorativa, ancora nel pieno dei suoi rapporti sociali.
Spesso considerata un tabù o addirittura una malattia, la menopausa va considerata come un
normale gradino evolutivo della vita femminile, anche se si presenta in un periodo in cui la
prevenzione è un evento particolarmente critico (1).
Il cambiamento radicale nello stile di vita, l'elevazione dell'età delle primipare, la diminuzione del
numero di gravidanze, il controllo farmacologico del ciclo mestruale sono fattori che,
probabilmente, hanno contribuito ad alterare gli equilibri endocrini della donna moderna. Inoltre, il
processo menopausale racchiude in sé anche aspetti biologici, psicologici, sociali e culturali che ne
condizionano l'evoluzione.
Numerosi studi longitudinali intrapresi in altri Paesi hanno messo in evidenza come i sintomi e i
problemi legati al climaterio sono il riflesso non solo della carenza estrogenica, evento endocrino
alla base della menopausa, ma anche di fattori sociali e personali (1).
Alla luce di queste informazioni risulta più chiaro come ad esempio nei Paesi orientali, dove la
vecchiaia viene venerata, sebbene i sintomi siano gli stessi, i disagi sono molto più modesti perché,
al contrario di quanto accade nel mondo occidentale, sono accompagnati da importanti
gratificazioni.
Nell'occidente industrializzato lo stress, l'aumento dell'incidenza delle neoplasie ma anche le
migliori possibilità terapeutiche di queste contribuiscono al verificarsi di menopause precoci o
iatrogene e sottolineano la necessità di ampliare continuamente lo spettro d'azione preventivo e
terapeutico. Quest'ultimo anche in campo nutrizionale ha la necessità di adeguarsi ad una società
caratterizzata da una disponibilità sempre più elevata di cibo, uno stile di vita scandito da orari
lavorativi continuati e sedentarietà, l'esaltazione dei modelli di magrezza, i condizionamenti
mediatici che incidono sulle scelte alimentari della popolazione. Queste spesso consistono in diete
restrittive fai da te non raccomandate da figure professionali qualificate e determinano carenze di
nutrienti aggravando lo stato nutrizionale e di salute.
Questo ci ha indotto ad approfondire i rapporti tra alimentazione e menopausa nei suoi aspetti
positivi e negativi e l'eventuale ruolo dell'alimentazione nella prevenzione e nella terapia.
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Infatti, la menopausa non deve essere intesa come un periodo di declino, ma rappresentare per la
donna un cambiamento che dia accesso ad un periodo di nuova vita caratterizzato dall'inizio di un
programma di prevenzione della salute che racchiude valenze positive.
Fig. 1 - Variazioni della lunghezza della vita attesa dalle donne dopo i 20 anni ad iniziare dal 1900 e con proiezioni
sino al 2000 negli Stati Uniti d'America.
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1. DEFINIRE IL FENOMENO
Etimologicamente, il termine menopausa significa “cessazione delle mestruazioni” e questo evento
segna il termine del periodo fertile della vita della donna (1, 2, 3).
Dal punto di vista fisiologico essa è l'interruzione della risposta ovarica alla stimolazione ipofisaria,
causata dall'esaurimento dei follicoli ovarici. Questi cominciano a diminuire di numero già nel feto
e poi in maniera costante durante la vita, sino al periodo premenopausale quando la rapidità di
scomparsa dei follicoli aumenta (1, 3).
L'interruzione dello sviluppo dei follicoli porta alla cessazione della produzione di estrogeni che
sono comunque presenti nella donna dopo la menopausa ma derivano da fonti extraghiandolari,
soprattutto dal tessuto adiposo: nella donna obesa in postmenopausa possono essere più elevati che
nella donna in premenopausa (4).
Si definisce perimenopausa il periodo immediatamente precedente e quello immediatamente
successivo la menopausa; invece si parla di premenopausa per indicare la fase di irregolarità
mestruale che precede la definitiva scomparsa dei cicli e di postmenopausa per indicare il periodo
che inizia un anno dopo la scomparsa delle mestruazioni. Il climaterio, infine, è un termine più
ampio che indica il periodo nel quale la donna passa dalla fase riproduttiva agli anni
postmenopausali (1, 2, 3).
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2. CENNI EPIDEMIOLOGICI
Nell'ultimo decennio il numero delle donne in menopausa ha subito un incremento del 50%, infatti,
nonostante l'età media della menopausa sia rimasta costante, la vita della donna oggi supera,
mediamente, gli 80 anni e un terzo di questa è trascorsa in postmenopausa (1, 2, 5).
Dai dati emersi dal Progetto Menopausa Italia (PIM), che ha attivato oltre 250 “centri per la
menopausa” di ospedali pubblici in tutta la penisola per visitare 130 mila donne, risulta che la
donna italiana entra in menopausa mediamente all'età di 50 anni e 8 mesi, tuttavia il 25% prima dei
45 anni: in particolare, l'1% delle donne presenta una menopausa da disfunzione ovarica prematura
addirittura prima dei 40 anni, il 10% tra i 40 e i 45 anni (menopausa precoce) e il 15% ha una
menopausa iatrogena, causata da terapie chirurgiche, chemioterapia e/o radioterapia sempre prima
dei 45 anni (mediamente a 42). Questi dati indicano non solo una elevata morbilità della menopausa
precoce e iatrogena in particolare, ma anche il fatto che una donna su quattro presenta tutti i sintomi
e il peggioramento di salute causato dalla carenza estrogenica circa otto-dieci anni prima delle altre
(6).
Ci sono fattori, alcuni dei quali certamente modificabili, che anticipano di qualche mese o anche di
1-2 anni la menopausa e tra questi ricordiamo il fumo, il menarca precoce (prima degli 11 anni), la
nulliparità; altri fattori come l'aver avuto figli o l'uso della pillola contraccettiva sono invece
associati ad una menopausa più tardiva di qualche mese.
Da ciò si evince che, nonostante esista una componente genetica nel determinare l'insorgenza della
menopausa, un corretto stile di vita permette, se non di posticipare l'evento, certamente di non
anticiparne la comparsa (5, 6).
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3. MODIFICAZIONI METABOLICHE E COMPLICANZE CLINICHE
L'evento fisiopatologico fondamentale della menopausa è la diminuzione dei livelli circolanti degli
estrogeni. In rapporto a tale modificazione ormonale, si verifica tutta una serie di alterazioni
metaboliche a vari livelli che possono implicare patologie rilevanti quali le malattie cardiovascolari
e l'osteoporosi. E' il caso delle alterazioni a carico del metabolismo lipoproteico e del metabolismo
osseo, ma non solo (2).
3.1 Metabolismo lipoproteico e dislipidemie
Nei paesi sviluppati le malattie cardiovascolari rappresentano oggi la prima causa di morte (il tasso
di mortalità della popolazione italiana è pari a 415 decessi su 100 mila abitanti e, in particolare, 446
per le donne) e, seppur l'incidenza della patologia vascolare aumenti progressivamente con l'età,
dopo la cessazione della funzione ovarica il profilo lipidico va incontro a modificazioni
significative attraverso meccanismi molteplici (7).
Fino all'epoca della menopausa, le donne, rispetto agli uomini, godono di una relativa “immunità”
verso le patologie cardiovascolari, infatti l'incidenza di queste è inferiore. Dopo la menopausa
questa protezione diminuisce progressivamente e l'incidenza spontanea di accidenti cardiovascolari
nelle donne tende a uguagliare quella degli uomini (8, 9).
Studi trasversali hanno dimostrato che nelle donne in menopausa i livelli del colesterolo totale, del
colesterolo-LDL, delle VLDL, dei trigliceridi e della lipoproteina(a)-Lp(a) sono più elevati rispetto
ai corrispondenti gruppi di donne ancora in età fertile. Infatti gli estrogeni, stimolando la
degradazione delle lipasi epatiche, sono in grado di mantenere elevati i livelli di HDL; inoltre
aumentano non solo la rimozione dal circolo delle LDL ma inibiscono anche la loro ossidazione,
evento di importanza cruciale nell'aterogenesi (9).
Il rischio cardiovascolare sembra correlato positivamente alle LDL (“colesterolo cattivo”) e
negativamente alle HDL (“colesterolo buono”): in particolare nella donna bassi livelli di colesterolo
HDL e ipertrigliceridemia hanno un potere predittivo per la patologia aterosclerotica più forte
rispetto all'uomo (8, 9).
Le modificazioni dei lipidi osservate nelle donne intorno ai cinquant'anni sembrano proprio in
rapporto al deficit estrogenico della menopausa e non semplicemente in rapporto all'età; tali
alterazioni appaiono più precocemente nelle donne che hanno subìto una menopausa chirurgica (8).
Con la menopausa quindi la donna perde la naturale protezione contro le patologie cardiovascolari
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che le era fornita dalla costante presenza degli ormoni femminili (5).
Infine, nelle donne in menopausa già coronaropatiche la circonferenza della vita sembra essere
l’elemento chiave, indipendentemente dall’indice di massa corporea, nel determinare il grado di
mortalità (Fig. 2).
Fig. 2 – Mortalità registrata in donne coronaropatiche in menopausa (Kanaya et al).