INTRODUZIONE [...] Учітесь, читайте,
І чужому научайтесь,
Й свого не цурайтесь.
1
Taras Ševčenko, “Messaggio ai miei connazionali morti
e vivi, e non ancora nati, in Ucraina e non in Ucraina”.
L’Ucraina che si affaccia al mondo oggi è conosciuta soprattutto come un paese di
forti flussi migratori. Secondo alcuni studiosi, il numero di persone che hanno lasciato il
paese, lavoratori stagionali e agricoli inclusi, nell’anno 2007 è giunto a 15 milioni. In Italia,
secondo i dati dell’Istat, risiedono oltre 120 mila
2
ucraini, i dati non ufficiali portano la cifra a
450 mila e anche di più,
3
di cui circa l’85% sono donne. La maggior parte di esse è impegnata
nel settore dell’assistenza sociale ciò non esclude la loro partecipazione alla vita culturale
della comunità, anche perché le statistiche riportano i dati sull’alto tasso di laureati, ovvero di
laureate, tra le immigrate ucraine.
4
Basta prendere un giornale della comunità russofona che
esce in Italia, per rendersi conto che queste donne hanno voglia di esprimere le proprie
testimonianze attraverso la scrittura.
5
Molti concorsi letterari locali e nazionali coinvolgono
gli stranieri immigrati di prima o di seconda generazione, molte case editrici scoprono tra essi
i veri “casi letterari”.
Tuttavia, come puntualizza Armando Gnisci, studioso di letterature comparate ed
esperto in letterature migranti, vi sono gli scrittori che migrano e gli immigrati che scrivono,
6
vale a dire vi sono scrittori che cambiano paese e lingua e che creolizzando il contesto
culturale in cui si trapiantano e “accrescono la presenza del letterato nel mondo”, e vi sono i
migranti fatti scrittori solo grazie all’esperienza dell’immigrazione.
I protagonisti di questa ricerca però non si catalogano facilmente né in una, né in
un’altra classe. Sono scrittori o, meglio, scrittrici della Diaspora ucraina del Novecento. La
lunga e travagliata storia del Paese ha fatto sì che molti suoi intellettuali si trasferissero
1
“ [...]Studiate, leggete,/ imparate dagli altri,/ e non rinnegate ciò è vostro.” Ševčenko T., “I mertvym, i
žyvym, i nenarodženym zemljakam mojim v Ukrajini i ne v Ukrajini moje družnjeje poslanije”, Malyj Kobzar ,
Folio, Kharkiv 2005, p. 198.
2
“Istat, tre milioni gli stranieri in Italia.Romeni e ucraini raddoppiati in tre anni”, La Repubblica,
02/10/2007, http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/istat-stranieri/istat-stranieri/istat-stranieri.html
3
“Va ša dumka pro Vsesvitnij Forum Ukrajinciv” , BBC Ukrainian,
21/08/2006, ”http://www.bbc.co.uk/ukrainian/forum/story/2006/08/060818_forum_forum_ukr_sp.shtml.
4
Il 29,3%, dati Caritas/Migrantes, elaborazione su dati censuari lstat, “L’Ucraina parla al femminile” , Sole 24
ore, 5/03/2007 – N. 63.
5
La Nostra Gazzetta esce a Napoli, www.lanostragazzetta.it.
6
Gnisci A., Creolizzare l’Europa, Meltemi Editore, Roma 2003, p. 172.
1/110
altrove. Alcuni di loro cambiando paese cambiarono la lingua in cui scrivevano, ma molti
scelsero di continuare a scrivere in ucraino perché si rivolgevano agli ucraini: quelli sparsi per
il mondo o quelli rimasti in madrepatria. La figura di un letterato che preserva o fa evolvere la
tradizione culturale di un paese assente dalle mappe geografiche d’Europa per buona parte del
XX secolo porta per forza un carico di responsabilità civiche. Come percepivano queste
responsabilità le scrittrici appartenenti a diverse ondate migratorie provenienti dall’Ucraina?
Come la percezione dell’appartenenza cambiava con il passare delle generazioni?
I so ciologi che si occupano delle dinamiche legate all’immigrazione sottolineano
che l’età dei giovani immigrati al momento d’arrivo è un fattore determinante nell’orientare,
in linea di massima, le traiettorie e i percorsi di inserimento nel contesto economico e sociale
locale che li accoglie.
7
Il suddetto fattore fa parlare delle generazioni d’immigrazione , dette
generazione G1, G 1,25, G 1,5, e via dicendo, tanto che si potrebbe parlare di “effetto dei
quarti”.
Tabella 2. Generazioni di figli d’immigrazione
8
Generazione d’immigrazione Età d’arrivo al paese di accoglienza Generazione 1 Dopo i 17 anni
Generazione 1,25 13-17 anni
Generazione 1,5 6-12 anni
Generazione 1,75 0-5 anni
Generazione 2 Nati nel paese d’immigrazione dei
genitori (figli delle coppie miste
compresi)
Come annotano Capello e Vietti (2008): “Il fatto di essere nati qui [in Italia] , o di esservi
arrivati in seguito, influenza il senso di appartenenza, le abitudini linguistiche, i rap porti con i
genitori, le modalità di aggregazione. In questo ultimo ambito, per esempio, i risultati
dell’indagine mostrano che le G2 [seconde generazioni d’immigrazione] hanno modalità
analoghe a quelle dei giovani autoctoni, mentre già le G 1,75 mostrano un maggior
attaccamento ai connazionali”.
9
7
Capello C., Vietti F., a cura di, Generazioni a confronto. Le seconde generazioni in due quartieri di Torino:
Barriera di Milano e Vanchiglia-Vanchiglietta, materiali dell’omonimo laboratorio, stampato pres so il
Centro Interculturale di Torino 2008, p. 1-19.
8
Fondazione Giovanni Agnelli, Approssimandosi. Vita e città dei giovani di seconda generazione a Torino,
sintesi di ricerca, Torino 2007.
9
Capello C., Vietti F., op.cit., p. 8.
2/110
Per quanto riguarda gli scrittori della Diaspora ucraina, l’appartenenza ad una
certa generazione d’immigrazione condiziona sopratutto la scelta della lingua in cui scrivono
e, in molti casi, l’attaccamento ad una o altra tradizione letteraria.
La scelta di declinare la storia letteraria dell’emigrazione ucraina al femminile non
è casuale. I conflitti armati del XX secolo in Europa, e i primi anni del nuovo Millennio
caratterizzati dalla disparità economica tra i paesi mettono in risalto una nuova ipostasi di
donna scrittrice, cioè la scrittrice migrante che affronta contemporaneamente non solo le
problematiche legate al genere, ma anche tutto lo spessore dei quesiti riguardanti la ricerca
identitaria nazionale all’interno dei mutevoli contesti sociali europei novecenteschi.
L’esperienza di una scrittrice migrante è, quindi, multilaterale. Le voci delle autrici ucraine
emigrate che si fanno sentire da ogni angolo del mondo, ci offrono delle testimonianze
preziose quanto drammatiche sull’Ucraina stretta tra due regimi totalitari, sulle sanguinose
repressioni contro gli indipendentisti, sulle tragedie che segnano la memoria di un popolo per
sempre: il genocidio per fame, l’ Holodomor e il disastro di Černobyl'. Allo stesso tempo le
voci delle scrittrici migranti mettono a confronto le culture, mettono in discussione le
tradizioni, cercano le proprie radici, trovano i linguaggi molto personali plasmati
dall’esperienza plurilingue nella vita che riserva loro ben due handicap da portare: essere
donne ed essere straniere.
In questa tesi, dunque, vorrei esplorare la letteratura e cultura migrante ucraina
novecentesca al femminile, visto che il ruolo delle protagoniste dell’emigrazione del nuovo
secolo appartiene indubbiamente alle donne. Vorrei indagare che cosa spinga le scrittrici ad
emigrare, che cosa spinga le immigrate a scrivere, quale Ucraina portino nella loro memoria,
quale patria costruiscano nelle loro opere, e come questa patria accolga, apprezzi o respinga
queste sue figlie.
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CAPITOLO I
IL CONTESTO STORICO-SOCIALE DELLE PRINCIPALI ONDATE
D’EMIGRAZIONE DALL’UCRAINA NEL NOVECENTO Пустеля чужини —може й найбільша підстава для нашої надії на велике майбутнє нашої літератури.
Юрій Косач 10
1.1. Gli ucraini nel mondo: alcuni accenni alle dinamiche migratorie dall’Ucraina
nel Novecento.
Il termine “Diaspora ucraina” è correntemente usato dagli studiosi di etnologia in
Ucraina e designa un insieme di persone di nazionalità o di origine ucraina residenti fuori dai
confini dell ’Ucraina . I dati statistici riguardo ai numeri degli ucraini che vivono in vari paesi
del mondo sono molto relativi. L’arbitrarietà di tali dati è dovuta al fatto che i dati degli
organi statali di statistica, quelli delle associazioni culturali e quelli forniti dagli enti religiosi
si calcolino con l’utilizzo degli strumenti, metodi e canali di ricerca molto diversi tra loro. Per
quanto riguarda gli ucraini delle ex-repubbliche sovietiche e di alcuni stati dell’Europa
orientale, va detto che essi non avevano possibilità di dichiarare o di sviluppare la propria
identità etnica fino a uno o due decenni fa. Ad ogni modo, oggi nel mondo si contano tra 47 e
50 milioni di ucraini, ovvero le persone che in questo modo si identificano o che sono ucraini
di origine. La maggior parte di loro vive in Ucraina, mentre si calcola che l’emigrazione
residente in altri paesi conti oggi più di 5 milioni di persone.
11
Secondo i dati dell’ultimo censimento fatto in Ucraina nel marzo del 2001, la
popolazione del paese conta 48.457,000 persone di cui il 77,8% dichiara di essere di
nazionalità ucraina (37.541,7 persone).
12
Purtroppo, vista la complessità dei fenomeni
migratori degli ultimi anni, è difficile definire il numero degli emigrati per i motivi di lavoro,
coloro che per le istituzioni ucraine risultano residenti in Ucraina mentre si trovano a lavorare
in Russia o nei paesi dell’Europa occidentale. Si noti che proprio questo tipo di emigrazione è
10
“Il deserto della terra straniera – è forse il più fondato motivo per la nostra speranza nel grande futuro
della nostra letteratura”. Jurij Kosač in Kosač. Ju., “Vil’na ukrajins’ka literatura”, MUR, 1946 in Basilija
Ch.D., “Do istoriji Ukrajins’koho Mystec’koho Ruhu”, Naukovi zapysky , Brjuchovec’kyj, a cura di,
Nacional’nyj universytet “KMA”, Stylos, Kyjiv 1999, in vol. 19 Filologični nauky, Morenec’, 2001, p. 51-
55.
11
Pachlovska O., Civiltà letteraria ucraina, Carocci, Roma 1998, p. 945. Alcune fonti riportano i numeri più
alti: da 10 a 15 milioni se si contano anche i lavoratori ucraini all’estero, cf. l’articolo su Diaspora in
Wikipedia, Libera Enciclopedia.
12
I dati dell’Istituto Statale di Statistica accessibili sul sito dell’Ente: http://www.ukrcensus.gov.ua/.
4/ 110
dominante nell’ultima ondata migratoria partita dall’Ucraina a metà degli anni Novanta.
L’istituto di sociologia presso l’Accademia Nazionale delle Scienze riporta la cifra di 4
milioni e 500 mila lavoratori emigrati dall’Ucraina che si trovano in questo momento
all’estero.
Tabella 1. Paesi con il maggior numero di lavoratori immigrati ucraini
13
Paese Dati stimati Dati ufficiali
Federazione Russa 2 milioni 169 mila
Stati Uniti
d’America
500 mila dati assenti
Italia 500 mila 196 mila
Polonia 450 mila 20 mila
Spagna 250 mila 53 mila
Repubblica Ceca150 mila 51 mila
Portogallo 75 mila 44,6 mila
Grecia 75 mila 20 mila
Regno Unito 40 mila dati assenti
Paesi Bassi 40 mila dati assenti
Come abbiamo già notato, quest’ultima ondata migratoria dall’Ucraina ha come
protagonista un lavoratore che parte per l’estero intento a soggiornarci per un periodo più o
meno prolungato e ritornare in patria non appena i guadagni accumulati gli permettano di
raggiungere un certo livello di benessere in patria. Pare chiaro a questo punto che questi
lavoratori immigrat i, pur partecipando in qualche misura alla vita culturale della comunità,
per ora non costituiscono un nucleo della vita culturale della Diaspora ucraina, vista la loro
posizione precaria all’interno sia della società ospitante sia di quella rimasta in madrepatria.
Parlando però della Diaspora ucraina, è necessario sottolineare che solo in parte
essa è costituita dagli immigrati. Nei paesi confinanti una grande parte degli ucraini è
autoctona, poiché in epoche diverse si trovava sui territori annessi o occupati, per esempio in
alcune zone di Russia, Polonia, Romania, Ungheria, Slovacchia, Moldova . In alcuni casi
invece si tratta di popolazione deportata dai territori ucraini, per esempio verso le regioni
settentrionali ed orientali della Federazione Russa durante la collettivizzazione degli anni
Venti e Trenta, o durante il periodo delle repressioni di mas sa (il report relativo solo all’anno
1945 dichiara che dalle regioni occidentali dell’Ucraina furono deportati in Siberia o
nell’Estremo Oriente 18 mila contadini con le loro famiglie e 13 mila persone che rifiutarono
13
I dati presentati dal collaboratore dell’Istituto di sociologia presso l’Accademia Nazionale delle Scienze
durante una conferenza stampa il 09/04/2008, disponibili sul sito http://newsru.ua.
5/ 110
di fare il servizio militare nell’Armata Rossa
14
). Negli anni seguenti , a causa della politica
dell’industrializzazione sovietica , migliaia di ucraini erano reclutati come forza lavoro nelle
diverse regioni della Russia e delle altre repubbliche dell’Urss. La Federazione Russa occupa
il primo posto tra i paesi-ospitanti della cosiddetta Diaspora Orientale che comprende appunto
la Russia e le ex-repubbliche sovietiche (soprattutto il Kazakistan e la Moldova).
Tuttavia, la componente dell’emigrazione è stata nel Novecento una costante
sociale dei processi demografici in Ucraina. La formazione della Diaspora detta
“Occidentale” è dovuta esclusivamente al fenomeno di emigrazione. Tra i paesi con forte
presenza di ucraini ci sono gli Stati Uniti d’America, il Canada, il Brasile, l’Argentina,
l’Australia, i paesi dell’Europa occidentale come la Francia, la Germania e il Regno Unito. I
censimenti dei primi anni Novanta fatti negli Stati Uniti e in Canada rilevano, rispettivamente,
oltre un milione di persone che si identificano come ucraini negli USA e circa 500 mila nel
Canada, di cui circa l’ 80-85% sono nati nei rispettivi paesi e cioè sono gli ucraini di seconda
generazione.
15
Per motivi politici, come abbiamo già accennato, gli ucraini della Diaspora
orientale non avevano possibilità di consolidarsi come gruppo etnico. La Diaspora occidentale
invece, al giorno d’oggi, risulta essere meglio organizzata e più attiva. Si può dire, che solo da
pochi anni si nota finalmente una vera riconciliazione tra la cultura prodotta dalla Diaspora e
quella prodotta in Ucraina nell’ultimo secolo. Per esempio il programma per l’esame di
maturità dell’anno 2008 in Ucraina contempla alcuni autori emigrati: Ivan Bahrjanyj, Vasyl’
Barka, Ulas Sam č uk e Jevhen Malanjuk.
16
I temi di cooperazione tra la Diaspora e l’Ucraina
in diversi settori diventano talmente attuali al giorno d’oggi che il 18-20/06/08 a Leopoli si è
svolto un Congresso Internazionale “Diaspora: un fattore di affermazione dello Stato Ucraino
nella comunità mondiale”, cui hanno partecipato oltre 300 relatori, diversi enti di cultura e
ricerca, politici e studiosi.
17
1.2. Fasi dell’emigrazione La prima fase dell’emigrazione ebbe inizio alla fine del secolo XVIII e durò fino
alla Prima Guerra Mondiale. Il fattore scatenante fu l’estrema povertà dei contadini delle
regioni occidentali dell’Ucraina che all’epoca si trovavano sotto il dominio asburgico. I primi
ucraini arrivarono nel Nord-Est degli Stati Uniti d’America formando vere e proprie
14
Smolij V.A., a cura di, Istorija Ukrajiny , Alternatyvy, Kyjiv 1997, p. 415.
15
Ibidem, p. 405.
16
Il programma intero è disponibile sul sito della ex-Ministro di Cultura Oksana Bilozir: http://bilozir.com.
17
Il resoconto del Congresso è disponibile sul sito Kobza – Ucraini in Russia,
http://kobza.com.ua/content/view/2367/29/.
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comunità incentrate attorno alla parrocchia. Più o meno nello stesso periodo i contadini delle
regioni della Haly č yna e della Bukovyna partirono per il Canada. Anche in questo paese
molte associazioni ucraine crescono attorno ai centri religiosi, anche se non mancano le
istituzioni culturali denominate Prosvita (Istruzione) e le scuole bilingui.
Durante la seconda fase , che ebbe luogo nel periodo tra le due guerre
caratterizzato anche dalla Grande Depressione che maggiormente colpì gli USA, il flusso
degli emigrati ucraini si diresse verso l’Argentina e verso alcuni paesi europei come la
Francia. È necessario sottolineare come i drammatici eventi di quegli anni cambiarono il
volto dell’ emigrato ucraino: non era più un povero contadino in cerca di un libero pezzo di
terra, ma un emigrato politico, un intellettuale, un funzionario governativo, un militare, un
piccolo proprietario terriero, proveniente per lo più dall’Ucraina orientale. Dopo i tentativi
falliti di costruire uno stato indipendente di Repubblica Ucraina molti dei suoi fondatori e
sostenitori si rifugiarono all’estero temendo il terrore bolscevico. La lotta politica fu
pressapoco l’unica ragione di vita di questi emigrati. I centri più attivi furono Varsavia, Parigi,
Praga. L’UPA ( Ukrajins’ka Povstans’ka Armija , Armata Insurrezionale Ucraina) si ritirò in
Polonia. In esilio si formarono i govern i; quello di Petljura creò il suo Comando Generale a
Tarnow, in Polonia. Quando nel 1923 la Polonia tolse il suo appoggio a Petljura, molti ucraini
si rifugiarono in Cecoslovacchia che si mostrava aperta e tollerante nei confronti degli ucraini.
In questo modo Praga diventò il centro principale dell’emigrazione intellettuale ucraina. Un
altro paese che accolse molti emigrati politici dall’Ucraina fu la Germania, dove trovarono
rifugio molti funzionari dei governi indipendentisti ucraini. L’emigrazione ucraina diventava
sempre più politicizzata, per cui le organizzazioni di matrice politica dichiaravano
apertamente come loro scopi la lotta contro il comunismo e l’indipendenza dell’Ucraina. Una
delle organizzazioni più efficienti e longeve fu l’OUN ( Orhanizacija Ukrajins’kyh
Nacionalistiv , Organizzazione dei nazionalisti ucraini ), di cui molti rappresentanti di spicco,
personaggi di notevole cultura e spessore , riuscirono a costruire un legame tra l’Ucraina e il
resto del mondo.
La terza ondata dell’emigrazione partì alla fine della Seconda guerra mondiale nei
campi di lavoro in Germania si trovavano circa 3,5 milioni di cittadini dell’Urss: prigionieri di
guerra e profughi, di cui 2 milioni e 200 mila erano ucraini. Non tutti loro furono restituiti
all’esercito sovietico per far rientro in patria, dove, come sappiamo adesso, molti erano stati
accusati di tradimento e spediti nei lager. Coloro che si trovavano nelle zone di occupazione
americana, fecero domanda di essere accolti come rifugiati politici. Circa 200 mila persone
7/ 110
acquisirono lo status di displaced persons e in seguito emigrarono negli USA e in altri paesi.
18
La fase seguente dell’emigrazione ucraina contempla gli anni Settanta-Ottanta del
Novecento. Gli emigrati di questo periodo erano molto meno numerosi rispetto a quelli delle
altre ondate migratorie e quasi tutti loro facevano parte dell’ élite intellettuale. Emigrare
dall’Unione Sovietica in quegli anni voleva dire andare incontro alle innumerevoli difficoltà
ed affrontare il rischio di repressioni anche per i famigliari. Tuttavia, in alcuni casi , al
contrario, le persone “scomode” venivano espulse dal paese come “non degni di essere
cittadini sovietici”. Benché numericamente gli emigrati di questa fase non contribuissero
all’accrescimento quantitativo della Diaspora, con il loro arrivo la sua attività politica divenne
più decisa. Come esemplifica O. Pachlovska (1998), nel 1983 la Diaspora colse occasione del
50° anniversario della carestia degli anni 1932-1933 (l’ Holodomor) per “rivelare al mondo le
dimensioni dell’Olocausto ucraino”.
19
L’Holodomor , la carestia creata artificialmente dalla
politica criminale delle autorità sovietiche in Ucraina per “colpire a morte il nazionalismo
controrivoluzionario ucraino”, fece secondo diverse fonti da 3,5 a 7 milioni di vittime.
20
Attualmente sono circa 19 i paesi che hanno riconosciuto l’Holodomor come genocidio del
popolo ucraino. L’Assemblea Parlamentare dell’OSCE nella sua risoluzione
“Sull’Holodomor del 1932-1933 in Ucraina” relativa alla XVII Sessione tenutasi ad Astana,
Kazakistan dal 29/06/08 al 03/07/08, invita l’ONU e i governi del mondo a riconoscere la
tragedia e ad appoggiare l’iniziativa ucraina nello svelare la verità su questo crimine contro
l’umanità.
21
Il 2008 è proclamato in Ucraina – in concomitanza con il 75°anniversario della
18
Pachlovska O., op.cit., p.947.
19
Pachlovska O., op.cit., p.947.
20
Wikipedia, Enciclopedia libera, “Holodomor” su http://it.wikipedia.org/wiki/Holodomor.
21
Organization of Security and Co-operation in Europe, 03 luglio 2008, “Resolution on the Holodomor 1932-
1933 in Ukraine” in Astana Final Declaration on the final day of its 17th Annual Session in Astana, su http://
www.oscepa.org.
8/ 110
Illustrazione 1: Il
monumento alle vittime
di Holodomor a Kiev ,
fonte on-line 39.
tragedia – l’anno di commemorazione delle vittime dell’ Holodomor.
22
Ma mentre il mondo
solo ora inizia a rendersi conto dell’accaduto, gli scrittori e gli attivisti della Diaspora ne
parlavano già dagli anni Quaranta: è famoso l’articolo di Ivan Bahrjanyj “Perché io non
voglio tornare nell’Unione Sovietica?” pubblicato a Vienna nel 1947,
23
in cui l’autore cerca di
aprire gli occhi della comunità mondiale sui crimini commessi dal governo sovietico contro il
proprio popolo. Lo scrittore emigrato Vasyl’ Barka descrisse l’ Holodomor nel suo celebre
romanzo Žovtyj Knjaz’ (Principe Giallo) già nel 1959, ma ci è voluto quasi mezzo secolo per
far sì che la comunità mondiale scoprisse l’orrore dell’ Holodomor . La Diaspora è stata tra i
primi portavoce della tragedia di Černobyl', mentre le fonti ufficiali sovietiche cercavano di
sotterrare i fatti, mettendo in pericolo le vite di molti cittadini delle repubbliche colpite dal
disastro ecologico.
Dunque, già a partire dal Dopoguerra la Diaspora ucraina faceva parte dei
programmi strategici anticomunisti dell’Occidente, ma negli anni Settanta-Ottanta iniziò ad
esserne una vera e propria arma, non senza subire le conseguenze della strumentalizzazione
politica.
1.3. La mappa culturale della Diaspora 1.3.1. Stati Uniti d’America
Una delle prime comunità di emigrati ucraini a formare le organizzazioni e le
associazioni importanti per la vita sociale fu la comunità ucraina degli Stati Uniti. I ricercatori
hanno appurato che il primo emigrato ucraino in America fu un ex-sacerdote , Ahapij
Hončarenko, arrestato dalla polizia zarista per le letture “rivoluzionarie” e scappato all’estero.
Nel 1865 egli arrivò in America e si stabilì a San Francisco dove diventò l’editore del
periodico “Alaska Herald” importante per la vita politica e sociale americana.
24
Tuttavia,
Ahapij rimase a lungo un caso isolato. Invece l’inizio dell’immigrazione di ma ssa avvenne nel
1877 quando negli USA arrivarono i contadin i della Transcarpazia destinati al lavoro nelle
miniere di carbone della Pennsylvania. Proprio il bisogno di forza lavoro in determinate
22
L’archivio dell’Holodomor, con i documenti, foto e video della tragedia è disponibile sul sito
http://www.archives.gov.ua/, mentre la lista dei funzionari responsabili di organizzazione di Holodomor è
stata resa pubblica dall’Ufficio di Sicurezza Ucraina il 18/07/08 sul sito ufficiale dell’Ente:
http://www.ssu.gov.ua/.
23
Bahrjanyj I., “ Čomu ja ne choču povertatysja do SRSR?”, Ukrajins’kyj suchodolovyj instytut, parte 4,
Vienna 1946, p. 18.
24
Smolij A., op.cit., p. 407.
9/ 110