INTRODUZIONE Gabriel Tarde e René Girard sono due autori diversi sia fra di loro sia rispetto alla co -
munità scientifica in cui erano immersi nel momento in cui nascevano le loro teorie. Il
primo si laureò in legge e si occupò principalmente di teorizzare una criminologia diver -
sa da quella lombrosiana, il secondo in archivistica-paleografia. Tarde, prima di ottenere
una cattedra in filosofia moderna, si ritroverà ad occupare incarichi giudiziari, Girard,
invece, inizia con un libro di critica letteraria del tutto polemico nei confronti delle in -
terpretazioni accademiche. Entrambi si ritrovano a proporre un pensiero che va ad ab -
bracciare il più possibile ogni aspetto dell’oggetto da loro preso in esame: “l’uomo e la
società”.
Come il marxismo, o l’evoluzionismo, la teoria di Girard è «anti-popperiana, non falsi -
ficabile […], che si basa su un uso evidenziale e comparativo dei dati antropologici ed
etnologici, inclusi i miti e i riti»,
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e questo si può dire anche di Tarde, seppure cronologi -
camente anteriore a Popper.
Girard, essendo ancora dedito al suo lavoro, periodicamente risponde alle accuse, ai
paragoni e alle associazioni che puntualmente il panorama filosofico, e non solo, gli sot -
topone:
1
Introduzione di Pier Paolo Antonelli e João Cezar de Castro Rocha in René Girard, Origine della cultu -
ra e fine della storia , Raffaello Cortina Editore, Milano, 2003, p.XVI
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INTRODUZIONE
Ammetto che il mio lavoro sia dedicato alla ricerca di un metodo che
preveda la possibilità di pensare in un ordine di tempo considerabil -
mente ampio e allo stesso tempo di ricavare nozioni rilevanti per la
comprensione della cultura umana, però la questione popperiana della
“falsificabilità” è, in realtà, uno specchietto per le allodole: non stiamo
parlando qui di un fenomeno naturale che può essere esaminato e
smontato in laboratorio. […] In campi quali la biologia evolutiva o la
paleontologia o l’archeologia le teorie devono essere valutate con cri -
teri diversi, e comunque la raccolta di dati fisici e culturali è il punto
di partenza per tutte le teorie elaborate in questi campi 2
È anche a livello psicologico che necessitiamo di una rassicurante teoria che abbracci
tutto e che ci aiuti a spiegare ogni singolo momento delle nostre giornate. Ovviamente,
sia Tarde che Girard, non pretendono di spiegare tutto: riconoscono la validità delle altre
teorie, sanno puntualizzarne la differenza con la loro, riescono a trovare i punti di inter -
secazione e la complementarietà. Capiscono, cioè, quando possono o non possono rein -
terpretarle nei loro termini.
Girard stesso riconosce nel pensatore di Sarlat un merito indiscutibile: «A proposito di
Tarde devo poi dire che la sua opera segna un passaggio importante all’interno della sto -
ria delle idee: la scomparsa del concetto di imitazione all’inizio del XX secolo, un feno -
meno che trovo molto interessante».
3
Tarde e Girard rappresentano, quindi, le estremità
di un gap , poiché fra l’uno e l’altro ci sono anni di silenzio sull’argomento della mime -
si.
Seppur con termini diversi, con risultati diversissimi e, soprattutto, con intenti molto
distanti (Tarde è molto ricordato in criminologia, Girard punta a discorsi legati al mondo
dell’antropologia), entrambi trattano l’imitazione come fenomeno basilare da cui nasce,
cresce e si evolve il mondo che ci circonda, con le sue istituzioni e i suoi costumi. Non
sono gli unici, nella storia del pensiero mondiale, ad avere intuito la plasticità, l’assenza
di un’apparente logica, l’assurdità e la “finzione” delle istituzioni. Si tratta di difetti ap -
2
René Girard, Origine della cultura e fine della storia , op. cit ., p.125
3
René Girard, Origine della cultura e fine della storia , op. cit ., p.104
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INTRODUZIONE
parenti, in quanto la loro logica è fondata sul religioso e soprattutto sulla necessità del -
l’uomo di mettere in ordine e di evitare il caos.
Il pensiero di Tarde parte da un concetto che vede l’imitazione come mezzo secondo
dalla quale si propaga un’invenzione. Gli individui che compongono la società hanno
una naturale tendenza ad adeguarsi alle mode che si irradiano di paese in paese. L’indi -
viduo tardiano è un soggetto di cui ci si deve fidare, una società destinata ad un equili -
brio definitivo, un futuro libero da lotte che potrebbero compromettere la sopravvivenza
della specie umana.
Un individuo, per Tarde, è sostanzialmente un ente psicologico: preda del sonnambuli -
smo, imita il suo passato (nell’abitudine e nei momenti in cui prevalgono i sentimenti
conservatori). Esso emula anche le innovazioni e le invenzioni utili importate da un
contesto sociale diverso dal suo (nei periodi in cui, per definizione tardiana, prevale la
moda). Il tutto secondo leggi logiche o extralogiche che regolano la diffusione di inven -
zioni nate dalla mente di individui in cui, per via di fortuiti contrasti fra credenze e desi -
deri, nascono idee e concetti nuovi.
Quando, in tempi molto antichi, un padre di famiglia ebbe il potere di sottomettere psi -
cologicamente la sua famiglia, si creò il primo nucleo di società in cui il culto del padre
e dei suoi avi costituì la base di una proto-religione che tenne uniti i primi germogli di
civiltà. Tarde, come molti altri pensatori dopo di lui (fra cui Durkheim) , ritrova nei pri -
mi culti il “collante sociale” che fa ipotizzare ad un’etimologia di religione come religa -
re , cioè unire e legare.
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Meno fiducioso dell’uomo, ma altrettanto legato al concetto di religione come fonda -
mento della società, è il pensiero girardiano. René Girard vede nel mimetismo la princi -
pale causa di un conflitto fondatore che ha portato la società a linciare un membro di
essa, colpevole di essersi trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. È un mime -
tismo in cui la violenza viene inconsciamente imitata. Tale atto criminoso si sviluppa da
una crisi mimetica in cui i membri della società lottano a causa di rivalità sorte dalla
loro attitudine all’imitazione di desideri altrui.
4
Tale etimologia è stata interpretata, nella filosofia antica e medievale, come legare gli uomini a Dio (Lat -
tanzio nel Divinae institutiones IV, 28 e Sant’Agostino nel Retractationes I, 13)
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INTRODUZIONE
Ciò che è fondamentale nel pensiero di questo illustre pensatore franco-americano, è il
riconoscere in questo linciaggio originario l’origine del rito, quindi, della religione. Il
rito viene visto da René Girard come il tentativo di ricostituire l’ordine, o di evitare pre -
ventivamente il disordine, emulando, tramite vittime surrogate, quel misterioso benesse -
re che la società ha provato nell’uccidere collettivamente il primo capro espiatorio.
Ma non è solo la religione arcaica ad interessare Girard, infatti, egli vede nel cristiane -
simo una svolta ai riti tradizionali. La tradizione giudaico-cristiana è l’unica a difendere
la vittima, l’unica che cerca di svelarne la sua innocenza. Il cristianesimo svela ciò che i
miti arcaici hanno voluto nascondere: in essi la vittima è sempre realmente colpevole e
merita realmente la morte. La Bibbia, al contrario, si pone in difesa del capro espiatorio
contro la folla inferocita e sanguinaria.
L’effetto del cristianesimo è per Girard evidente: seppure non lo ammettiamo, seppure
rivestiamo le nostre idee di un vestito laico ed illuminista, ed inoltre le nostre istituzioni
oggi difendono le vittime e i più deboli grazie all’influenza che il cristianesimo ci ha si -
lenziosamente trasmesso. Oggi i fenomeni di linciaggio sono più che mai vivi, lo si
vede ogni qualvolta un feroce assassino viene arrestato 5
ma, per fortuna, c’è sempre una
parte di società più razionale che sa frenare l’istinto di “lavare il sangue con il sangue”.
Infine una breve digressione sulle neuroscienze. La scoperta dei neuroni specchio ha
riavvicinato il dibattito sull’imitazione alla scienza, contaminando però, a volte, il valo -
re dei risultati scientifici con speculazioni esagerate imputabili alla folk-neurobiology ,
ovvero la reinterpretazione, troppo semplificata, operata da chi non è propriamente
esperto del settore.
La terza parte sarà dedicata alla descrizione di questa scoperta tutta italiana e del suo
incontro con René Girard. I neuroni specchio si attivano sia quando un soggetto compie
un’azione, sia quando osserva un altro farla. Sembra quindi che la nostra tendenza ad
imitare abbia un fondamento neurale che prescinde dalla nostra volontà di eseguire le
stesse azioni che vediamo.
Una trattazione che spiega, in parole semplici, quel che gli scienziati di Parma hanno
rilevato tramite dati numerici e grafici. Si tratta di livelli di ossigeno e di impulsi elettri -
ci che tramite l’elaborazione computerizzata diventano immagini dei nostri misteriosi
5
È di questi giorni evidente la reazione della folla contro lo zio-assassino di Sara Scazzi.
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INTRODUZIONE
cervelli. Un modo per scoprire quanto la scienza possa confermare le ipotesi di pensato -
ri che appartengono più al mondo umanistico che non a quello strettamente scientifico.
Cercherò di avvicinare la biologia alle scienze umanistiche, per aprire un ipotetico di -
battito interdisciplinare da cui, ambo le parti, troverebbero spunti per crescere ed affron -
tare nuovi orizzonti di ricerca.
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GABRIEL TARDE Biografia Il 10 marzo 1843, a Sarlat (Dordogne), nacque Jean-Gabriel Tarde.
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Il padre abbando -
nò la carriera militare per ragioni familiari e studiò diritto per poi divenire giudice nella
sua città natale. Perduta la prima moglie, Honorine de Repoire, si risposò a quaranta -
quattro anni con la diciannovenne Anne-Aline Roux. Da questo matrimonio nacque Ga -
briel. La famiglia Tarde era una delle più antiche del Périgord e fra i rappresentanti più
famosi vi era l’astronomo Jean Tarde (1561-1676), vicario generale del vescovo di Sar -
lat, insignito da Enrico IV del titolo onorifico di elemosiniere del re. Si racconta che
questo astronomo conobbe Galileo Galilei durante un viaggio a Firenze. Jean Tarde ac -
quistò una casa, a La Roque Gajac, in cui Gabriel trascorreva le vacanze.
Nel 1850, a causa di un aneurisma improvviso, il piccolo Gabriel subì la scomparsa del
padre. La giovane vedova, allora ventottenne, riversò tutto il suo affetto sull’unico fi -
glio. Donna severa e intelligente, la madre di Gabriel riusciva a sedare con calma tene -
rezza gli eccessi di nervosa sensibilità del figlio. A 11 Jean-Gabriel, per volontà della
madre, entrò nel collegio dei Padri Gesuiti prima come esterno, e successivamente come
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Ricostruzione biografica basata su Franco Ferrarotti (a cura di), Scritti Sociologici di Gabriel Tarde,
UTET, Torino, 1976, pag.27 e seguenti (Nota biografica) e su Roberta Bisi, Gabriel Tarde e la questione
criminale , F. Angeli, Milano, 2001, pp.9-10.
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GABRIEL TARDE
interno. Seppur dimostrando d’essere un valente studioso, vincendo premi e mostrando
indipendenza di spirito, Gabriel cercò diverse volte di fuggire e mantenne, per il resto
della sua vita, un ricordo ed un giudizio negativo su tale esperienza scolastica.
Dieci anni dopo la morte del padre, Gabriel Tarde conseguì il diploma ed uscì dal col -
legio dei Gesuiti; influenzato dalla lettura di Lamartine si dedicò alla produzione poeti -
ca. Successivamente, però, abbandonò la poesia per dedicarsi agli studi filosofici, tornò
tuttavia a comporre saltuariamente altre poesie.
Due anni dopo, nel 1862, contrasse una grave miopia che lo rese quasi cieco incidendo
parecchio sulla sua giovinezza, ma che tuttavia lo spinse ad approfondire la sua inclina -
zione filosofica durante la solitudine forzata dalla malattia. Purtroppo, tale dolorosa
esperienza fece sfumare il progetto di iscriversi alla École Polytechnique per studiare
scienze. Quando la salute migliorò, si iscrisse alla facoltà di legge di Toulouse che, per
desiderio della madre, l’avrebbe portato ad una carriera giuridica sicura e tranquilla.
Tuttavia la sua forza spirituale e la sua profonda analisi introspettiva, lo portarono a non
abbandonare lo studio e la lettura dei filosofi; fra le sue letture di quel tempo spiccano
Hegel e Cournot.
Nel 1865 Gabriel e sua madre decisero di trasferirsi a Parigi dove Gabriel ritrovò la
gioia di vivere. Nel 1867, appena concluse gli studi, tornò a Sarlat dove fu nominato
giudice supplente e mantenne l’incarico per quattro anni. Fu proprio in quel periodo che
elaborò le idee fondamentali alla base di tutta la sua opera e la sua ricerca. Dopo una
breve parentesi biennale a Ruffec, dove Tarde fu nominato Sostituto Procuratore della
Repubblica, venne ritrasferito a Sarlat (come giudice istruttore) e vi rimase fino all’età
di 51 anni. Iniziò a scrivere i suoi primi articoli che prefiguravano il contenuto della sua
prima opera: Les lois de l’imitation (1890) .
Nel 1877, a Perigueux, sposò Marthe Bordy-Delisle, figlia di un magistrato di Bor -
deaux, con la quale ebbe tre figli: Paul, Alfred e Guillaume. I due fecero il viaggio di
nozze a Firenze e Roma. Nel giro di sei anni Gabriel pubblicò sei libri e diversi articoli.
Entra in rapporti con Lombroso, Garofalo e Ferri. Nel 1886 prese posizione contro
Lombroso pubblicando l’opera “ La criminalité comparée ” che rivestì la criminologia di
un aspetto più sociologico. Iniziò anche una feconda collaborazione con la rivista “ Ar -
chives d’anthropologie criminelle ” diretta da Lacassagne.
Nel 1891 Anne-Aline Roux morì, nel 1894 venne nominato dal Dubost capo della sta -
tistica criminale presso il Ministero della Giustizia che portò Tarde a ritrasferirsi a Pari -
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GABRIEL TARDE
gi, ma questa volta con la moglie e i figli. Tenne un corso universitario a L’École des
Sciences Politiques nel 1896 e l’anno seguente iniziò una serie di conferenze che gli
vennero richieste dal College Libre des Sciences Sociales . Nello stesso anno venne no -
minato Cavaliere della Legion d’onore.
Nel 1899 gli amici Théodule Ribot e Louis Liard lo incitarono a intraprendere la car -
riera universitaria e premettero per la sua candidatura. Con la morte del filosofo Nouris -
son, Tarde tentò di trasformare la cattedra di «Filosofia Moderna» rimasta libera in una
cattedra di «Sociologia». La proposta fu bocciata dal Senato accademico che comunque
gli diede la cattedra nel mese di gennaio (Tarde presentò le dimissioni dal Ministero del -
la Giustizia). Undici mesi dopo divenne già titolare della sezione “filosofia” al posto di
Charles Lévêque.
Purtroppo l’attività frenetica favorì il ritorno dei disturbi alla vista che lo costrinsero a
diminuire gli impegni e le letture quotidiane. Nel 1904 appare nel mese di aprile il suo
ultimo articolo “ Notice sur la vie et les travaux de Charles Lévêque ”, il mese dopo, il 12
maggio, Gabriel Tarde muore improvvisamente. I funerali si svolsero a La Roque Gajac
ed il feretro, portato in spalla dalle persone del posto, ripercorse le strade della sua gio -
vinezza.
Nonostante la sua carriera sia stata caratterizzata da importanti riconoscimenti, Tarde
non ebbe discepoli e la sua importanza fu oscurata dalla grandezza di Émile Durkheim,
quest’ultimo considerato a tutti gli effetti come punto di partenza della sociologia fran -
cese.
Tarde non è un universitario, il suo pensiero si è sviluppato in solitu -
dine sui dirupi dell’alta Dordogne; manca un po’ di rigore e di disci -
plina, ma è intriso di linfa, e come lo stesso Tarde disse della donna, il
suo “sapore selvatico” non gli nuoce 2
Le leggi dell’imitazione Quest’opera, pubblicata a Parigi nel 1890, è la linea guida del pensiero di Gabriel Tar -
de. Si tratta delle fondamenta di un pensiero che sfocia nei campi più disparati, dalla cri -
2
La frase è stata citata nel libro di Roberta Bisi, Gabriel Tarde e la questione criminale , op. cit ., p.22, è
(così come segnato nella nota del libro) in A. Espinas, G. Tarde – La criminalité comparée , “Revue Philo -
sophique”, 1887, vol.24, (pp.81-91), p.91
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GABRIEL TARDE
minologia alla storia e così via: «La scarsa sistematicità dell’opera di Tarde […] fa sì
che non sia agevole ricostruire in maniera organica il pensiero di questo autore».
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Io af -
fronterò l’analisi di questo trattato senza mettere etichette al pensiero dell’autore. Ridur -
re un pensiero in due soli vocaboli, come “sociologo individualista” per esempio, apri -
rebbero confronti con il pensiero di Durkheim e di altri sociologi (per non parlare poi
del lungo ed aspro dibattito con Lombroso) che porterebbero fuori strada il tema fonda -
mentale che voglio affrontare: l’imitazione. Essa è, in Tarde, un fenomeno basilare nella
trasmissione d’invenzioni.
4
In realtà non bisogna pensare che l’imitazione sia, per Tarde,
l’unica spiegazione dei fenomeni sociali: «Se Tarde considera l’imitazione come un fat -
tore sociologico determinante, quello che spiega il passaggio caratteristico dal compor -
tamento individuale al comportamento collettivo, non per questo lo ritiene, ben al con -
trario, la causa prima e neppure una delle cause, dell’attività sociale e tantomeno dell’e -
voluzione storica».
5
L’imitazione di Tarde, così come descritta nella sua prima grande
opera, è comunque complementare 6
a quella di René Girard, ma approfondirò questo
concetto più avanti. Ora eseguirò l’analisi del pensiero lasciando le considerazioni e i
confronti, per quanto possibile, alla conclusione.
L’onda dell’imitazione 3
Paola Ronfani, La Sociologia Giuridica di Gabriel Tarde , “Sociologia del diritto”, V, 1978, 1, (pp.13-
39), pp.14-15
4
Forse perché affascinato dalle recenti scoperte sull’elettromagnetismo, che appassionavano il panorama
scientifico di quel tempo (le Equazioni di Maxwell furono pubblicate nel 1864), l’imitazione è posta in
analogia alle onde fisiche e Tarde vi fa riferimento parecchie volte sin dalle prime pagine.
5
La frase è stata citata nell’articolo di Paola Ronfani, La Sociologia Giuridica di Gabriel Tarde , op. cit. ,
p.36 ed appartiene (così come segnato nella nota dell’articolo) a Jean Milet, Gabriel Tarde et la philoso -
phie de l’histoire , Librairie philosophique J. Vrin, Paris, 1970, p.212.
In realtà Pierre Favre – in una nota – ci avverte di leggere il libro di Milet con attenzione: «l’autore è così
favorevole a Tarde che non ne vede mai i limiti, e l’ha letto con gli occhiali spiritualisti che fanno fre -
quentemente dire a Tarde il contrario di ciò che ha scritto». Pierre Favre, Gabriel Tarde et la mauvaise
fortune d'un «baptême sociologique» de la science politique , in «Revue française de sociologie», 1983,
24-1, (pp.3-30), pp.6 (traduzione mia)
6
Nonostante entrambi ritengano l’imitazione fondamentale per capire i fenomeni sociali, le differenze
sono enormi, soprattutto per quanto riguarda il ruolo stesso dell’imitazione.
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