CAPITOLO 1
Le società di calcio: da sport a business.
In questo capitolo, che fa da introduzione al mio lavoro di ricerca, svolgo una
panoramica sulla evoluzione storica delle società di calcio, dalla loro nascita ai
giorni d‟oggi, sottolineando le crescenti caratteristiche di imprenditorialità che le
suddette società hanno sviluppato nel corso degli anni.
Questo per evidenziare l‟importanza economica che il settore ha raggiunto, che
rende sempre più necessari comportamenti sempre più business-oriented
anche per le società sportive, come per delle vere e proprie imprese.
Nel secondo paragrafo del capitolo effettuo un‟analisi dell‟offerta sportiva per
comprendere come è strutturato il prodotto sportivo e quali sono le sue
caratteristiche peculiari, e un‟analisi del pubblico di riferimento delle imprese
calcistiche, proprio per sottolineare l‟importanza di sviluppare analisi del
portafoglio clienti anche per queste imprese e per evidenziare l‟importanza che i
tifosi ricoprono non solo come supporters della squadra, ma anche come clienti
del club.
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1.1. Quando lo sport diventa industria.
Le società di calcio in Italia nascono sul finire del secolo „800 come “società di
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praticanti” (Il management del calcio, 2008) per spirito di iniziativa spesso di
persone che arrivavano da oltre manica. È infatti in Inghilterra e in tutta la Gran
Bretagna che si sviluppano le prime società calcistiche in senso moderno, già
verso la metà dell‟800, con la forma di associazioni non riconosciute, senza fini
di lucro e soggette quindi a regolamentazioni semplici e non troppo articolate. In
particolare, per puro cenno storico, è nel 1863 che viene redatto il primo
regolamento ufficiale del calcio, sempre in Inghilterra, con norme che sono
molto simili in tanti aspetti a quelle attuali, dopo la creazione della prima società
calcistica nel 1855, lo Sheffield Club.
Il calcio come sport occupa fin da subito le prime posizioni tra gli sport più
seguiti e la velocità di crescita dell‟interesse del pubblico nei suoi confronti è
strabiliante, così come tra gli sportivi (ad oggi, secondo ricerche FIFA, si
contano circa 240 milioni di praticanti, questo per dare un‟idea della
“contagiosità” di questo sport). In pochi decenni le società calcistiche si
moltiplicano a dismisura, soprattutto in Europa e Sud America ma anche in
Africa, Asia e successivamente in tutto il globo, basti pensare che appena nel
1882 in Inghilterra, ricordiamo Paese natio del calcio moderno, si contano già
un migliaio di società.
La grande crescita del numero di praticanti e di appassionati (ad esempio in
Italia oggi si contano circa 36 milioni di appassionati al calcio) trasforma in
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Cfr. Francesco Bof, Fabrizio Montanari, Giacomo Silvestri, FrancoAngeli, . “Il management del calcio. La
partita più lunga.” 2008.
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breve tempo il football nello sport più seguito e praticato in assoluto a livello
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mondiale (tranne qualche eccezione, vedi ad esempio Stati Uniti).
In ogni Nazione si formano campionati professionistici e dilettantistici (per la
cronaca il primo professionistico in Italia è del 1898, organizzato dalla
Federazione Italiana del Football), leghe di società, tornei e coppe di vario tipo,
ai quali si aggiungono trofei internazionali e mondiali, dapprima a livello di
Nazionali e poi anche di Club.
Con lo sviluppo delle radio prima, ma soprattutto delle televisioni e dei trasporti
poi, il calcio assume livelli di internazionalità massimi, in particolare a partire da
gli anni dopo la prima guerra mondiale, cioè quando il calcio si sviluppa in tutte
le classi sociali e non è più uno sport riservato alla sola classe borghese.
Attraverso le televisioni, infatti, i tifosi possono seguire la loro squadra del cuore
in tutte le partite giocate, anche fuori dal suolo nazionale e gli appassionati dello
sport in generale possono seguire match e vicende di squadre straniere
impegnate nei loro campionati nazionali o in trofei internazionali. Ciò consente
ancor più al mondo del calcio di aumentare il proprio bacino d‟utenza, oltre che
alle singole squadre di aumentare la propria visibilità a livello internazionale e di
raccogliere consensi, tifosi, spettatori e pubblico anche al di fuori del proprio
Paese di appartenenza.
Il calcio diventa così un vero e proprio fenomeno sociale, evolvendosi da quelle
caratteristiche che lo classificavano come un mero passatempo o divertimento.
È evidente quindi che, al crescere dell‟importanza di questo sport e
all‟aumentare dell‟internazionalizzazione dello stesso, si sviluppano crescenti
profili di imprenditorialità nella gestione delle società calcistiche.
Soprattutto per quanto riguarda il calcio professionistico (nel 1960 gli atleti
passano dalla figura di associato-praticante a quella di professionista, ovvero
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Negli Stati Uniti il soccer non è lo sport che gode di maggior visiblità. Esso infatti ha preso piede solamente negli
ultimi anni, e comunque non ha ancora raggiunto la popolarità di altri sport come ad esempio Football americano,
baseball e basketball.
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atleta che presta i propri servizi alla società dietro pagamento di uno
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stipendio), esso tende a svilupparsi, a diffondersi e ad assumere sempre
maggior importanza sia dal punto di vista dello spettacolo (intrattenimento) sia
dal punto di vista economico, finanziario e commerciale, in uno scenario in cui
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“aspetti ludici, sociali ed economici si intrecciano in modo continuativo”(cit.
Tanzi, Le società calcistiche, implicazioni economiche di un gioco, 1999).
Inoltre, oltre a fama, pubblico e competizione, crescono anche i costi di
gestione, cosa che spinge le società calcistiche a ricercare fonti di
finanziamento da nuove direzioni,come ad esempio sponsorizzazioni , per
sviluppare altri introiti oltre ai classici incassi da botteghino.
Questa “evoluzione” a carattere imprenditoriale rende inadeguata
l‟associazione non riconosciuta come forma giuridica per le società calcistiche,
che già dagli anni ‟60 del „900 vedono la loro trasformazione in Italia per legge
in società per azioni o di capitali ma senza fini di lucro, voluta in primis dalla
FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio), in modo da poter assicurare una
più attenta e trasparente gestione e amministrazione di tali società, oltre a
facilitare l‟attività di controllo da parte delle autorità competenti.
La trasformazione in società di capitali avviene ovviamente per le società
professionistiche, mentre per le società dilettantistiche la tipologia preferita di
associazione è ancora oggi rappresentata dall‟associazione non riconosciuta.
Da questo momento in poi il calcio può essere considerato a tutti gli effetti un
settore dell‟economia, e il suo peso sull‟economia stessa è andato via via
crescendo grazie ad un giro d‟affari che si è sempre più ingrandito e
consolidato, tanto da arrivare ai giorni d‟oggi a contare migliaia di miliardi di
euro che gravitano intorno al “mondo del pallone”. Basti pensare che in Italia
l‟industria dello sport, “capeggiata” dall‟impresa del calcio in particolare, rientra
nella top ten delle industrie che fatturano di più,con un valore della produzione
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Cfr. Lago, Baroncelli, Szymanski “Il business del calcio: successi sportivi e rovesci finanziari”.2004.
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Cfr. Anna Tanzi, “Le società calcistiche, implicazioni economiche di un gioco”. 1999.
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(che è l‟aggregato che raccogli le tipiche voci di ricavo dei club) superiore ai
1800 milioni di euro (complessivo di serie A, B, C1 e C2) e lo stesso avviene in
molti altri Paesi.
Un altro momento storico importante nella trasformazione dello sport calcio in
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industria è segnato dall‟introduzione del lucro soggettivo nel 1996 (Decreto
Legge n.485). Da questo momento in poi quindi le società calcistiche possono
distribuire gli utili tra i soci, come una vera e propria impresa a tutti gli effetti,
con l‟unico limite previsto nella destinazione di una quota non inferiore al 10%
del risultato d‟esercizio verso scuole giovanili d‟addestramento e formazione
tecnico-sportiva. I quindici anni precedenti a questo decreto legge (dal 1981 al
1996) invece avevano visto le società calcistiche essere governate da principi
di lucro oggettivo, ovvero gli era riconosciuta la possibilità di creare utili ma gli
era negata la possibilità di dividerli tra i soci (Legge 91/1981). Con il decreto del
‟96 invece la società calcistica diviene impresa a tutti gli effetti, anche in via
dell‟introduzione, con il medesimo decreto, della possibilità di includere nell‟atto
costitutivo della società lo svolgimento di attività connesse o strumentali a
quella sportiva. In questo modo le società calcistiche hanno la possibilità
legislativa di ampliare e diversificare le fonti di ricavo, sviluppando attività
“laterali” connesse più o meno direttamente alla principale attività sportiva della
società.
L‟introduzione dello scopo lucro “costituisce lo spartiacque tra sport e
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business” (cit. Rubino, 2004) e dal ‟96 in poi le società calcistiche possono
essere considerate vere e proprie società di capitali con interessi commerciali.
La trasformazione delle società calcistiche apre la strada verso la possibilità di
quotazione in borsa ,anche se in Italia non prende piede come in altri Paesi, e
anche se molte società europee hanno abbandonato recentemente la strada
della quotazione, poiché non ha dato i risultati auspicati per via delle difficoltà
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Cfr. Anna Tanzi, “Le società calcistiche, implicazioni economiche di un gioco”. 1999.
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Cfr. Bof, Montanari, Silvestri, “Il management del calcio: la partita più lunga”. 2008.
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derivanti soprattutto dalla volatilità dei titoli legati ai risultati sportivi e ai rumors
di mercato. Ma aveva soprattutto l‟idea di “perseguire un‟equa remunerazione
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del capitale investito” (cit. Il management del calcio, la partita più lunga, 2008),
obiettivi entrambi che nella realtà Italiana non sembrano essere stati
perseguiti,almeno fino ad oggi, per vari motivi che riprenderemo anche in
seguito.
Segnali incoraggianti verso la ricerca di una gestione che comporti una ritrovata
salute economica comunque iniziano ora ad intravedersi, soprattutto per quanto
riguarda alcuni progetti futuri di importanti società italiane che si stanno
iniziando a muovere su diversi fronti con un ritardo di almeno 10-15 anni
rispetto a molte società straniere. Ma di questo parleremo nei capitoli
successivi.
Ritornando a parlare di “trasformazione economica delle società di calcio” è
importante sottolineare come la metamorfosi che ha a segnato la storia di
queste società ha sviluppato nei dirigenti sportivi una crescente natura
“business oriented”.
Tutto ciò si è tradotto in una managerializzazione delle funzioni aziendali dei
club, sotto l‟impulso dell‟importante obiettivo di coniugare, integrare e
coordinare le attività sportive con le attività di business che le stesse società si
trovano a mettere in atto.
Le società di calcio sono così ad oggi vere e proprie istituti-impresa,che devono
essere gestite in termini di economicità, all‟interno delle quali assume rilevanza
specifica l‟attività economica, che al contempo non è l‟unica attività svolta ma si
affianca ad attività sportive e sociali, ed è come ogni altra azienda soggetta al
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Cfr. Francesco Bof, Fabrizio Montanari, Giacomo Silvestri, “Il management del calcio: la partita più
lunga”. 2008.
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