INTRODUZIONE
Questo lavoro intende dare un contributo allo studio dell‟immigrazione italiana
nelle miniere di carbone di Heusden-Zolder in Belgio. L‟analisi sarà svolta
fondamentalmente nel paese di Lindeman, sede principale dell‟accoglienza degli
immigrati italiani, dove sono nata e cresciuta.
La politica migratoria verso il Belgio ha origine con la Costituzione di un accordo fra
l‟Italia e il Belgio. I governi dei due paesi firmarono, il 20 giugno 1946 a Roma, un
trattato che portò a “scambiare” forza-lavoro di italiani con il carbone belga. Con tale
accordo il governo italiano, e De Gasperi in particolare, dimostravano al mondo di voler
contribuire alla rinascita economica dell‟Europa. Nell‟accordo erano previsti per questi
lavoratori, dopo l‟arrivo in Belgio, un corso di formazione e la garanzia di un alloggio.
Il Belgio ebbe il triste privilegio di avere i minatori peggio pagati e, perché non dirlo,
meno tenuti in considerazione, con conseguenze drammatiche, visto che in seguito gli
operai manifestarono una forte ripugnanza verso il duro lavoro in miniera. Le
condizioni lavorative furono pessime e tanta la paura di scendere al buio.
Parallelamente all‟evoluzione sociale viene a presentarsi la riduzione di natalità: la
maggior parte delle famiglie immigrate conta soltanto uno o due figli, dal momento che
il reddito del capofamiglia è a malapena sufficiente al fabbisogno dei suoi familiari.
L‟obiettivo del mio lavoro è:
1. Comprendere non solo le condizioni di lavoro dei minatori, ma anche i disagi
sociali degli immigrati italiani, le modalità dell‟accoglienza in Belgio da parte degli
italiani già sistemati presso le sedi minerarie, come avvennero le sistemazioni presso gli
alloggi, e infine, lo svolgimento dello smistamento una volta arrivati in Belgio.
2. Le difficoltà d‟integrazione, il razzismo e le problematiche legate al rispetto
delle differenze, specialmente presso i minatori, alle garanzie e la dignità della persona
stessa in qualità di immigrante, la difficoltà di comprensione della lingua “flamana” e
“vallona”, l‟inevitabile crisi di identità che caratterizza tuttora la terza generazione,
ossia la mia stessa generazione che non sa se percepirsi “italiana” o “belga” o
“entrambi”.
3. La descrizione delle baracche, utilizzate durante la guerra come campi di
concentramento o lavori forzati da parte dei prigionieri, e in seguito trasformati in
luoghi di forte ubicazione di immigranti, le cosiddette “cité”.
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4. Le condizioni dei minatori celibi o con famiglie e la dettagliata descrizione di
come vivevano e delle loro situazioni di convivenza difficile, ma consolidale, che solo
alla fine degli anni Cinquanta riuscirono a barattare con la costruzione di case per
singole famiglie.
Nel mio lavoro saranno descritti e raccontati soprattutto i motivi per cui gli italiani
lasciarono l‟Italia, prevalentemente per sfuggire da un paese devastato dalla seconda
guerra mondiale, ovviamente il motivo principale per andare “altrove”.
Il mio lavoro ha come obiettivo di raccontare la storia di Heusden-Zolder e la nascita
della miniera, la “cité” di Lindeman, come polo di attrazione dell‟immigrazione italiana
e la sua sistemazione in un contesto multiculturale. È doveroso precisare che a
Lindeman non vivevano e non vivono soltanto italiani, ma anche ucraini, polacchi,
slavi, turchi, marocchini, qualche belga o olandese, con le rispettive famiglie.
Tramite testimonianze orali e personalmente trascritte, interviste e fotografie, intendo
raccogliere la vita quotidiana di persone che si sono trovate tutte in uno unico luogo di
“convivenza”, ossia con la speranza “condivisa” e con l‟intento di ricostruirsi una vita
migliore di quella del luogo di origine.
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CAPITOLO 1
STORIA DELL’IMMIGRAZIONE ITALIANA IN BELGIO:
LIMBURGO E LE MINIERE
1.1. Storia del carbone e nascita della miniera
Cartina del Belgio e le zone carbonifere
Il carbone è un combustibile fossile e ha origini remote come il petrolio e il gas
naturale. A differenza di questi ultimi, il carbone è un combustibile solido e, tra i
combustibili solidi, il più utilizzato al mondo nella produzione di energia elettrica.
Questi tre combustibili, dall‟aspetto assai diverso, hanno in realtà una diversa origine. Il
petrolio e il gas naturale si sono formati dai resti di microscopici organismi acquatici
(plancton, molluschi, coralli, ecc.) sedimentati sul fondo d‟antichi mari; il carbone è
costituito dai resti di piante del passato, le cui strutture e forme, sebbene modificate,
sono ancora riconoscibili al microscopio. Il carbonio rimane il principale componente
del carbone, dopo che gli altri componenti fondamentali della materia vivente originaria
(idrogeno, ossigeno e azoto) sono progressivamente venuti meno durante i processi
chimico-fisici che l‟hanno trasformata. La combustione del carbone libera l‟energia del
sole assorbita dalle piante con la fotosintesi milioni di anni fa, per questo è un prezioso
contenitore di energia solare “fossile”. L‟ambiente favorevole alla formazione del
carbone sono le vaste pianure costiere, lagunari o paludose, dove il clima caldo-umido
ha sviluppato in passato una abbondante vegetazione. Il lento sprofondamento del suolo
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fa sì che i resti vegetali vengano rapidamente sepolti di sabbie e argille portate dai
fiumi. In profondità, in assenza d‟ossigeno, la materia vegetale schiacciata dal peso dei
sedimenti e per effetto del calore e della pressione, subisce un processo di
compattazione e lenta trasformazione in materiali sempre più poveri di acqua e ricchi in
carbonio. Si forma prima la torba, un accumulo di resti vegetali parzialmente
decomposti e impregnati d‟acqua. La lignite è un carbone marrone e tenero che contiene
il 70% di carbonio. Quindi, la litantrace, il carbone più comunemente utilizzato per la
produzione di energia elettrica, e infine l‟antracite, una roccia nera, lucida e compatta,
ha il più alto tenore di carbonio (dal 93% al 98%). E‟ il carbone migliore con un alto
potere calorifico e meno inquinante, ma è utilizzato poco perché è difficilmente
reperibile e quindi molto costoso. La formazione di giacimenti di carbone richiede da
milioni d‟anni, a seconda del tipo di prodotto finale. Il 95% dei giacimenti di carbone, si
trova nell‟emisfero settentrionale, quasi il 60% è ripartito tra Cina, USA ed ex URSS. In
Europa, la fascia dei grandi giacimenti è localizzata nei Paesi centro-settentrionali: Gran
Bretagna, Francia settentrionale, Belgio, Olanda, Germania, Polonia e Russia. L‟Italia
possiede solo piccole quantità di “carboni poveri” (lignite). Questa disomogeneità nella
distribuzione dipende dal fatto che la formazione di grossi accumuli di resti vegetali
richiede terre emerse e climi adatti.
Le terre dell‟attuale Europa centrale, già nell‟era Paleozoica da 530 a 245
milioni d‟anni fa erano saltuariamente invase da mari poco profondi: condizioni
favorevoli allo sviluppo di abbondante vegetazione e alla sua lenta trasformazione in
carbone. Le attuali regioni dell‟Europa meridionale, invece, risalgono all‟età Mesozoica
(da 245 a 65 milioni di anni fa) o più recenti, e si sono formate in mare aperto lontano
dalla costa, ecco perché ospitano solo pochi giacimenti di scarso rilievo. L‟era del
carbone inizia verso la metà del 1600, in seguito all‟esigenza di trovare una fonte
d‟energia alternativa al legno. Fino allora, infatti, il legno era la fonte d‟energia più
utilizzata: è un buon materiale da costruzione, ma un eccessivo sfruttamento dei boschi
portò in molti paesi europei alla progressiva distruzione delle foreste e il legno cominciò
a scarseggiare. Il carbone fossile sembrò, dunque, l‟alternativa più valida a disposizione.
Esso era infatti presente nel sottosuolo di molti paesi del centro Europa e si prestava
molto bene come fonte di energia per le prime macchine a vapore. In pochi decenni la
richiesta di carbone aumentò in maniera esponenziale per alimentare un‟industria
europea sempre più fiorente.
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Il sottosuolo in miniera
In particolare l‟Inghilterra, grazie ai suoi grandi giacimenti, si arricchì e
consolidò la sua posizione di supremazia tecnologica e industriale. Dal 1750, in
Inghilterra prende il via la Rivoluzione Industriale, che va a sconvolgere radicalmente il
sistema economico e sociale. In seguito si propagherà anche negli altri paesi europei,
fino a raggiungere gli Stati Uniti d‟America. L‟entusiasmo per la risorsa “carbone”,
portò ad uno sfruttamento sempre più intensivo dei giacimenti, soprattutto in Belgio,
Inghilterra, Germania, Francia e Russia. In questo periodo, infatti, la produzione
mondiale di carbone passò da poco più di 10 milioni di tonnellate nel 1850, a 800
milioni di tonnellate nel 1900. Fino al 1960 il carbone è stata la risorsa d‟energia fossile
più utilizzata, subendo poi la concorrenza del petrolio, più facile da estrarre e
trasportare. Le operazioni che verificano la presenza di aree carbonifere per valutarne
l‟interesse minerario sono definite “prospezione mineraria”. S‟inizia dallo studio delle
foto aeree per individuare zone geologicamente interessanti, fino allo studio di campioni
di terreno da cui trarre informazioni più dettagliate. Una volta individuato un
giacimento, la sua posizione e conformazione, si procede alla costruzione del cantiere-
miniera. Il carbone si trova a profondità non superiore ai 30 metri, viene estratto in
miniere a cielo aperto, dove il giacimento è reso accessibile dopo l‟eliminazione degli
strati di suolo e roccia sovrastanti con l‟aiuto di cariche esplosive. Per quel che riguarda
i filoni di carbone a profondità maggiori di 30 metri, l‟accesso al giacimento si ottiene
scavando miniere sotterranee, formate da almeno due gallerie, per il passaggio di
minatori e macchinari fino al giacimento. Nelle miniere a cielo aperto, il carbone è
estratto dopo essere stato liberato dalle rocce sovrastanti. Nel caso di miniere
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sotterranee, l‟estrazione si esegue con due modi: quello “dei pilastri abbandonati” e
quello “delle lunghe fronti”. Il primo sistema consiste nell‟estrarre carbone tramite i
pilastri di sostegno del soffitto della miniera. Nel caso dei lunghi fronti vengono invece
utilizzate una serie di strutture di sostegno, dette “armature” che sono facilmente
spostabili e sostengono il soffitto nell‟area di escavazione. Man mano che l‟estrazione
procede, le armature sono spostate e il soffitto frana. I due metodi differiscono per il
dissesto del suolo che provocano. Nel mentre si esporta il carbone e manca un
sostenimento tramite pilastri, il terreno rischia di abbassarsi.
Minatori al lavoro in miniera Costruzione di una galleria in miniera
In aree soggette a vincoli ambientali, si preferisce, dunque, il metodo dei pilastri
abbandonati. Presso fronti lunghi, grazie ad uno sfruttamento più intensivo della
miniera, si produce una quantità di carbone 4 a 5 volte superiore. Una volta estratto, il
carbone viene trattato in modo da renderlo adatto alle esigenze commerciali. In
particolare, viene macinato, vagliato per ottenere le pezzature richieste dal mercato e
lavato per eliminare le impurità.
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Piloni che sostengono il soffitto in miniera
L‟utilizzo del carbone sul mercato richiede che una elevata quantità pura. Il carbone
estratto dalla miniera contiene una mistura di frazioni di grandezza diversa, a volte
contenenti rocce e terriccio. Dunque è necessario uno stadio di preparazione noto anche
con il nome di “beneficiation” e il carbone grezzo è suddiviso in una serie di prodotti
puliti, uniformi e classificati, pronti per la vendita. In alcuni casi il carbone grezzo
possiede un‟elevata qualità tale da soddisfare le richieste dei consumatori, dunque non è
necessaria la “beneficiation” e il carbone può essere semplicemente frantumato e
setacciato affinché si ottenga il prodotto specifico. Una buona preparazione del carbone
prima della sua combustione aumenta l‟omogeneità e l‟efficienza dell‟utilizzo di tale
combustibile, riduce i costi di trasporto e il suo spostamento all‟interno dell‟impianto
produce meno polveri e fa diminuire le emissioni degli ossidi di zolfo. Una volta che il
carbone sarà estratto, occorre trasportarlo dalla miniera agli impianti d‟ utilizzo. Per
brevi distanze ci si serve di camion, mentre il ricorso a treni, chiatte e nastri trasportatori
per il carbone nei quali il minerale fluisce per pompaggio dopo essere stato ridotto in
polvere e mescolato con acqua. Si applicano misure preventive ad ogni stadio: durante il
trasporto e lo stoccaggio per ridurre i potenziali impatti ambientali. Il metodo più
economico d‟estrazione del materiale da strati di carbone dipende dalla profondità e
dalla qualità degli strati e anche dai fattori geologici ed ambientali dell‟area estrattiva.
Se gli strati di carbone sono vicini alla superficie il carbone viene estratto con
una miniera a cielo aperto. Nell‟industria mineraria il metodo spazio e colonna
progredisce lungo la gigantesca vena di carbone, le colonne e le travi di legno stanno in
posizione verticale per sostenere il tetto della miniera di carbone. Uno dei metodi più
pericolosi d‟operazione nell‟industria mineraria di profondità è il termine “rubare le
colonne”. Questo termine si usa allorquando i minatori eseguono l‟operazione estrattiva
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di profondità, tentano di rimuovere e/o ritirare i piloni di sostegno tra le travi di legno,
per estrarre il carbone dallo strato di carbone principale. Questo permette di scavare sul
tetto, ed è un metodo d‟estrazione mineraria molto pericolosa, può causare morti e
incidenti. Un altro metodo è l‟estrazione lungo il muro, condotta lungo lo strato con
l‟uso di supporti idraulici per tetti in grado di progredire da solo, conosciuto come
“tacchi” o “scudi”. Questi supporti sono sistemati in una riga (lunga fino a 400 metri)
conosciuta come “lungo il muro” durante l‟operazione d‟estrazione del carbone, i
supporti progrediscono. Mentre il supporto avanza, la cavità creata dietro al muro viene
denominata “frana”. Infine, l‟estrazione a muro alto è una forma d‟estrazione del
carbone in cui un minatore controlla a distanza, da una postazione di controllo, le
operazioni effettuate, l‟estrazione viene guidata lungo lo strato di carbone,
contemporaneamente si scavano buche di 16 metri. Mentre il carbone viene eliminato
dagli strati, cade su un nastro trasportatore che di conseguenza trasporta il carbone in
superficie. Una grande quantità di capitale viene investito per una unità estrattiva a
muro alto, ma in compenso, i costi in termini di manodopera sono bassi. Altro metodo
d‟estrazione mineraria, l‟estrazione di trivella a muro alto viene generalmente applicata
in una miniera progettata all‟aperto. Un altro sistema per estrarre il carbone è il metodo
sotterraneo, in cui, l‟ambiente non è modificato come nelle miniere a cielo aperto, ma i
minatori sono più a rischio per diversi fattori: per il crollo o allagamenti delle gallerie
all‟interno delle miniere, per mancanza o insufficienza d‟aria e per l‟esplosione del gas
metano o grisou.
Storicamente l‟estrazione del carbone è stata un‟attività estremamente
pericolosa. La legislazione in maniera di sicurezza sul lavoro è stata ovunque a lungo
assai carente in campo minerario. I rischi di miniere a cielo aperto sono principalmente :
l‟insufficienza nelle pendenze, i crolli sotterranei dei tetti della miniera e le esplosioni di
gas. La maggior parte di questi rischi può essere ampliamente ridotti nelle miniere
moderne e i molteplici incidenti fatali sono adesso rari. Miglioramenti dei metodi
estrattivi (per esempio estrazione lungo il muro), drenaggio del gas, lampade di
sicurezza e l‟aerazione, hanno ridotto molti di questi rischi.
Nei paesi meno sviluppati muoiono ancora in migliaia nelle miniere di carbone. Le
malattie croniche ai polmoni, come la pneumoconiosi, sono comuni ai minatori,
causando un‟aspettativa di vita ridotta per coloro che lavorano nelle miniere. La silicosi
è la pneumocionosi più importante, per la sua frequenza e per la sua gravità. L‟affezione
consegue dall‟inalazione di polveri fini contenenti silice allo stato libero. Sono esposti
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all‟inalazione di polveri di silice soprattutto i lavoratori occupati nelle miniere di
carbone.
Vagone in miniera che trasporta legna
I sintomi clinici più frequenti della malattia sono: affanno, tosse secca (dispnea),
dolori al torace. La diagnosi si pone con certezza solo all‟esame radiologico, che mette
in evidenza in entrambi i polmoni le ombre date dai piccoli noduli silicotici. Il decorso
dell‟affezione è cronico, e spesso si complica con la tubercolosi (silico-tubercolosi) che
può assumere aspetto maligno. La silicosi provoca insufficienza cardiocircolatorio dopo
un certo numero di anni, e oltre ad avere carattere evolutivo è purtroppo incurabile, non
essendo possibile eliminare dai polmoni migliaia di granellini di silice e le alterazioni
(noduli silicotici) da essi provocatevi (Rossini, 2006, 31).
L‟estrazione del carbone provoca frequenti impatti ambientali significativamente
diversi. L‟industria mineraria a cielo aperto distrugge molto del valore ambientale del
terreno attraverso cui passa. Tutte le forme di industria mineraria generano, con ogni
probabilità, aree in cui il carbone ha un contenuto solforico significativo; i cumuli di
carbone generano un drenaggio particolarmente ricco di metallo; quando viene esposto
a precipitazioni pioggia. Questi liquidi possono provocare gravi danni ambientali ai
corsi d‟acqua sul terreno della miniera.
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