Introduzione L'idea di questa tesi nasce dalla volontà di approfondire il sottile e labile
rapporto tra stampa e ricostruzione storica. Al suo interno ci si è voluti
soffermare sull'informazione italiana nel corso del primo conflitto mondiale,
più precisamente a partire dall'attentato di Sarajevo, per giungere infine alle
conseguenze della disfatta italiana di Caporetto. Nel primo capitolo si è
ritenuto opportuno costituire una cornice storica, nella quale inquadrare più
facilmente il successivo lavoro di approfondimento: l'analisi del quotidiano
“ Gazzettino ”, scelto in quanto giornale più diffuso nell'area veneta.
Grazie al materiale ricavato da atlanti storici e dal supporto di alcuni testi
dedicati alla storia del giornalismo, è stata realizzata una traccia cronologica
che affronta i vari passaggi intercorsi tra il giugno del 1914 e la fine del
1917, nel variegato panorama della stampa italiana. L'ultimo anno di guerra
non è stato analizzato per due motivi: innanzitutto le edizioni del Gazzettino
dopo l'1/11/17 non sono state reperite, in secondo luogo si è preferito
studiare lo scollamento tra stampa e realtà storica, arrivata al suo culmine
nei giorni della disfatta di Caporetto. Così facendo non è stato analizzato il
vero ruolo che ebbe la stampa nel 1918, grazie al volere del comandante
supremo Armando Diaz.
I quotidiani analizzati subiscono negli anni della guerra una profonda
trasformazione e influenzano fortemente la società italiana, ancora alla
ricerca di un'identità precisa. Ampio spazio viene dato al dibattito tra le
diverse ideologie politiche rappresentate dai giornali, i quali, tramite i propri
direttori ed editori, saranno i principali responsabili dell'entrata in guerra
contro l'Austria. La prima parte della tesi, oltre a chiarire i cambiamenti nella
caratterizzazione dei giornali durante il corso del conflitto, serve anche a
capire come la stampa abbia cercato di far fronte all'arduo compito di
rendere la realtà della guerra accettabile e giusta agli occhi e al cuore del
suo pubblico.
Sono stati spiegati i motivi per cui le informazioni pubblicate fossero spesso
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manipolate e così i relativi interessi politici ed economici sottostanti.
Inoltre è stato dato spazio all'avvento della censura governativa, la quale ha
imposto la piattezza informativa dei quotidiani di guerra, mentre l'analisi
della discussa figura del corrispondente ha fatto luce sui retroscena che
hanno caratterizzato il flusso di informazioni tra fronte e redazione
giornalistica. Per la vastità dell'argomento trattato si è preferito soffermarsi
su episodi particolarmente significativi della guerra italiana, criticandone la
rappresentazione distorta fatta dai giornali. Tramite le attuali informazioni
storiche è stato possibile infine confrontare “ciò che è stato detto con ciò
che è stato fatto” per rendere palese al lettore differenze e analogie tra le
“diverse verità” sostenute dalle testate.
Il secondo capitolo, il più originale del lavoro, riguarda l'analisi del
quotidiano veneto il Gazzettino , compresi i numeri risalenti al periodo
29/6/14 - 1/11/17. Lo scopo di questa ricerca è quello di ricostruire la
versione del primo conflitto mondiale che il Gazzettino offrì al lettore,
mettendone in luce contraddizioni, interpretazioni, mancanze e intenti
comunicativi. Tutto ciò per dimostrare come la percezione degli eventi
quotidiani, mista alla versione dei fatti propagandata dal direttore del
giornale, si discosti decisamente dalla realtà storica condivisa ai giorni
nostri.
Allo stesso tempo si fa notare come il Gazzettino sia, già allora, un
quotidiano autorevole e almeno fino al maggio del 1915, attendibile. Il
motivo di questa considerazione è dovuto alla scelta del giornale di riportare
in prima pagina articoli provenienti dai maggiori quotidiani italiani ed europei
dell'epoca, offrendo così un panorama vasto e completo dei fatti politici
nazionali. All'inizio del capitolo sarà presentato il giornale, dalla sua
fondazione, alla sua caratterizzazione stilistica e organizzativa di partenza.
Nell'analisi del periodo bellico invece, saranno privilegiate le notizie
riguardanti la situazione italiana toccando i temi della neutralità del '14, del
dibattito interventista, del nazionalismo, della censura di guerra, della
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manipolazione delle notizie “scomode”, fino ad arrivare alla disfatta di
Caporetto. Non mancheranno però nella tesi, riferimenti alla situazione
estera, per metterne in luce, anche qui, le diverse versioni riguardo le
battaglie più importanti della guerra e la selezione accurata dei dispacci da
pubblicare e quelli da evitare, per offrire al lettore lo scenario voluto. Il
criterio prescelto per sviscerare le complessità del giornale è
essenzialmente cronologico. Si vuole infatti dare la possibilità al lettore di
scorrere mano a mano tutti i diversi episodi, riportando le notizie giornaliere
più significative. A tal proposito, vista l'abbondanza di informazioni sul
medesimo argomento, si è scelto di riportare spesso e volentieri notizie
contro-corrente, curiosità e approfondimenti per mettere in luce pregi e
difetti del Gazzettino ma anche le opinioni diverse dei differenti stralci di
giornale, da un lato decisamente ingenue e dall'altro profeticamente
illuminanti.
Capitolo I La stampa nazionale 1) Le reazioni dei giornali italiani di fronte all'esplosione del conflitto L'attentato di Sarajevo del 28 giugno raggiunse le redazioni dei giornali
italiani in un momento di instabilità governativa dovuta all'insediamento del
conservatore Antonio Salandra, al posto del riformista Giovanni Giolitti, il
quale aveva dominato la scena politica italiana dall'inizio del XX secolo.
Analizzando i principali quotidiani liberali nel luglio del 1914 si notano
almeno d ue elementi comuni: da un lato l' estrema frammentazione delle
notizie che si susseguono vorticosamente e dall'altra la conseguente
mancanza di coerenza nelle posizioni sostenute di giorno in giorno. La
difficoltà di affrontare un avvenimento così importante si traduce nella
formazione di diverse correnti di pensiero che saranno analizzate nei
prossimi paragrafi. Il Corriere della Sera è sicuramente il quotidiano più
influente della scena politica nazionale e in questi giorni si allinea su una
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scelta editoriale prudente. Il giornale milanese è storicamente a favore della
Triplice Alleanza, pertanto sono chiari gli intenti del direttore Luigi Albertini di
creare nell'opinione pubblica un clima distensivo nei confronti di Austria e
Germania. In un'interessante lettera destinata al corrispondente capo del
giornale, Andrea Torre, Albertini spiega come vi sia un'enorme
responsabilità nel pubblicare notizie tendenti a danneggiare l'immagine
dell'Austria per non scatenare una crisi grave tra i due paesi.
1
Alla luce di
questo si può notare come la notizia di Sarajevo venga data in sordina e
che le corrispondenze sull'uccisione dell'arciduca e l'analisi sulle
conseguenze politiche dell'evento vengano confinate nelle pagine interne. Il
primo editoriale dedicato all'attentato esce in data 14 luglio a firma Vico
Mantegazza e tende anch'esso a minimizzare la portata dell'assassinio,
escludendo che questo possa generare un nuovo conflitto.
2
“A mano, a
mano che i giorni passano - dice Brunello Vigezzi ne “l'Italia neutrale”- e lo
spettro di una guerra europea si materializza sempre più, i maggiori
quotidiani liberali mettono da parte l'attrito austro-italiano nei Balcani
riportando l'attenzione sulla Triplice Alleanza” . Il primo agosto il Corriere , in
un articolo intitolato “L'abuso della semplificazione”, rinuncia ad esprimere
un opinione sull'eventualità della guerra italiana decidendo di affidarsi
esclusivamente alla volontà del governo. Questo atteggiamento fa trapelare
per la prima volta come Albertini, al di là delle simpatie austriache di
facciata, sia favorevole a un mutamento nella condotta dell'Italia (il giorno
prima aveva scritto alla moglie: “Se l'Inghilterra scende in campo noi dovremmo
farlo o con l'Austria o contro l'Austria. Io vorrei contro”) .
3
Altre testate liberali come la Stampa di Alfredo Frassati e la Tribuna di
Olindo Malagodi, dopo l'ultimatum tedesco, sostengono invece come l'Italia
debba prestare fedeltà alle alleate, affinché possano essere difese da
eventuali insidie. Al contrario, prendono le distanze dagli austro-tedeschi sia
il Secolo XIX , che esclude la possibilità di un accordo con gli Imperi centrali 1 L. Albertini, Epistolario 1911-26 , Milano, A. Mondadori, 1968 p. 239 e 249
2 V. Castronovo e N. Tranfaglia, La stampa italiana nell'età liberale , Bari, Laterza, 1979, p. 241
3 L. Valiani, Recenti pubblicazioni sulla prima guerra mondiale in “Rivista Storica Italiana”, LXXII,
n° 3, set. 1960, p. 450
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e il Sole che non nasconde la sua ostilità verso l'Austria.
4
La stampa
nazionalista, prima della dichiarazione di neutralità del 2 agosto, adotta una
tattica di attesa: se da una parte si vede con timore un possibile
ingrandimento dell'Austria, dall'altro si teme che combattere con la Triplice
Intesa (Francia, Inghilterra e Russia) possa rafforzare queste potenze nel
mar Mediterraneo, rendendo ancor più flebile il peso italiano in questa zona.
Alfredo Rocco scrive il primo agosto sul Dovere Nazionale come l'Italia, per
salvaguardare i suoi interessi, debba diffidare sia dai nemici storici austriaci
e francesi e soprattutto mobilitare l'esercito per allontanare ogni rischio di
sopraffazione.
5
La stampa cattolica (l' Italia , il Momento , l' Avvenire d'Italia ),
ovviamente si allinea nel generale sentimento (anche se per molti solo
formale) di appoggio alla Triplice Alleanza, vista la volontà di sostenere la
cattolica Austria piuttosto che gli slavi ortodossi. Non mancano però anche
qui le voci pacifiste dell' Osservatore Romano e dell' Avvenire Cattolico , di
fatto sorde alle campane di guerra, oltre ad un foglio come l' Azione che il
29 luglio, nell'articolo “Contro la Guerra”, scrive: “Badi, vivaddio, il governo
italiano a non portare in questo momento uomini e armi, cioè sacrifici e vite, a
nessuno, tanto meno all'Austria! L'Italia non è ancora uscita da una guerra. Aborra
da quest'altra guerra! Il popolo cosi vuole” .
6
A proposito di popolo, la stampa
socialista, storica portavoce dei diritti dei meno abbienti, appare la più
tormentata del paese. Il giornale più significativo della sinistra: l' Avanti, di
Benito Mussolini, pubblica il 26 luglio un editoriale intitolato: “Abbasso la
guerra”, dove i celebri toni retorici e sopra le righe del futuro Duce esortano
l'Italia a non entrare nel conflitto, appellandosi allo slogan proletario: “Non
un uomo non un soldo!”. Solo una settimana dopo, il 2 agosto, esce un altro
editoriale (“Il nostro dovere”) dove c'è già una significativa marcia indietro:
viene capito infatti che la guerra è inevitabile e l' Avanti chiede al governo di
capire chi sono i nemici e quali gli alleati del paese. Si avverte dunque una
contraddizione di fondo tra gli ideali antimperialisti e pacifisti del movimento
operaio e la speranza che una guerra possa essere lo strumento giusto per
4 B. Vigezzi, L'Italia neutrale , Milano-Napoli, Ricciardi editore, 1966 p. 196-7
5 V. Castronovo e N. Tranfaglia, La stampa italiana nell'età liberale , cit., p. 244-5
6 Ivi p. 245
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rinnovare la lotta politica, rivoluzionando gli equilibri governativi italiani.
Un esponente del partito socialista come Ernesto Cesare Longobardi, pur
mantenendo un atteggiamento di fondo contro la guerra, comincia a fare
chiare valutazioni sui due blocchi di potenze, privilegiando l'Intesa per vari
motivi. In caso di una vittoria austriaca, infatti, la paura per i socialisti era
che venisse restaurata una coalizione cattolica e antidemocratica nel
continente, mentre con la vittoria anglo-francese l'Europa sarebbe stata
sotto l'influenza di paesi dove le libertà politiche e l'influenza del popolo
sullo Stato erano ormai consolidate.
7
Si fa notare, come in questa
considerazione, non venga dato il giusto peso al ruolo della Russia, paese
facente parte dell'Intesa e sicuramente più tirannico ed elitario di Austria e
Germania.
2.1) I quotidiani nazionali dopo la dichiarazione di neutralità Dopo il 2 agosto del 1914 sulle colonne di quasi tutti i giornali la fa da
padrone il sentimento di soddisfazione e appoggio al governo per aver
scongiurato l'intervento nel conflitto. La stampa nazionalista però non si
limita a una passiva accettazione bensì, come si legge sull' Idea Nazionale
del 6 agosto, parla di una neutralità “virile, armata e vigilante” .
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Il fondatore/direttore del giornale Roberto F. Davanzati, afferma che la
neutralità italiana equivale ad un' uscita dalla Triplice e che l'esigenza di
tutelare i propri interessi nell'Adriatico e nei Balcani avrebbe reso
necessaria una guerra contro l'Austria, segnando così una precisa scelta di
campo che sarebbe rimasta inalterata. La stampa liberale preferisce invece
non mutare il suo atteggiamento filo-governativo, caratterizzato da alcune
critiche ai paesi alleati, senza però intromettersi nella vita politica del paese,
in totale appoggio alle future scelte che il governo dovrà compiere.
Per capire meglio il pensiero liberale basta leggere il Corriere del 7 Agosto,
il quale, spiega come l'Italia sia stata coerente con gli accordi dell'Alleanza,
che prevedeva l'ingresso in guerra di un paese alleato solo a carattere
7 V. Castronovo e N. Tranfaglia, La stampa italiana nell'età liberale , cit., p.247
8 Ivi p. 249
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