2
Scopo di questa tesi é, dunque, cercare di comprendere come e perché il Perù non
abbia ancora imboccato un sentiero di sviluppo stabile e sostenuto.
Cercherò, cioè, di mostrare come il Perú non sia ancora uscito dai mali tipici di
un’economia “non sviluppata” e di evidenziare come ciò sia sì dovuto
all’applicazione di teorie inadatte alla peculiare realtà peruviana, ma anche come
abbiano svolto un ruolo significativo l’evoluzione delle strutture sociali e,
soprattutto, delle mentalità collettive.
Questa tesi è strutturata nel seguente modo.
La prima parte è un’estesa panoramica sull’evoluzione economica peruviana fino
al 1995. Porrò prima in evidenza come il Perú non sia mai divenuto uno stato
nazione, nel senso inteso da Chabod, e darò poi il giusto rilievo alla persistenza di
alcune caratteristiche tipiche dell’America Latina quali il populismo, il dirigismo
economico e l’autoritarismo nelle loro varie espressioni.
Cercherò a questo punto di valutare in dettaglio l’orientamento dei singoli governi
e gli effetti dell’“applicazione” delle diverse strategie di sviluppo economico, delle
quali sempre sottolineerò le debolezze in relazione allo specifico contesto
peruviano.
La seconda parte tratterà delle tendenze di lungo periodo dell`economia peruviana
che studierò in relazione con alcuni aspetti di carattere sociologico, quali
l’evoluzione delle mentalità collettive, e politico, analizzando in dettaglio il
problema della frammentazione sociale.
Infine, nella terza ed ultima parte, tenterò di valutare il più accuratamente possibile
l’attuale modello fujimorista, ponendone in rilievo la sostenibilità nel medio-lungo
periodo sia sotto l`aspetto politico, quanto sotto quello più propriamente
economico.
3
Concluderò discutendo le prospettive future del paese alla luce dell`evoluzione
dell`economia latinoamericana e mondiale.
4
1. UNA VISIONE PANORAMICA DELLO SCENARIO
1.1 Contesto geografico e risorse naturali
Il Perú è diviso in tre grandi regioni: la Costa, la Sierra e la Selva.
L’angusta fascia costiera, che copre circa il 12% del territorio nazionale, ospita
circa il 64% della popolazione2.
Il suolo é abbastanza fertile, anche se é necessaria l’irrigazione. Vaste zone del Sud
non sono ancora coltivate per la mancanza di un adeguato sistema di irrigazione.
Vengono coltivati cotone, riso e zucchero secondo la zona. Esistono altre
coltivazioni, la cui produttività non è, però, molto elevata.
Sulla costa, almeno fino agli anni ’70, prevale generalmente la grande impresa
agricola gestita secondo logica capitalista. Tuttavia, per ciò che concerne la
produzione di riso e cotone, predomina lo schema della piccola impresa, spesso
familiare o cooperativa.
Nel Nord esistono importanti riserve petrolifere, il cui sfruttamento ha ricevuto
notevole impulso dagli anni ’80, quando il prezzo internazionale del greggio si
stabilizzò
I principali centri abitati si trovano nella regione costiera, anche se, negli ultimi
decenni, si è accentuato il processo di concentrazione nella capitale Lima.
La sierra comprende la regione Andina, caratterizzata da gravi difficoltà nelle
comunicazioni viarie (praticamente non esiste un collegamento stradale fra i
principali centri abitati della regione, mentre le direttrici di penetrazione dalla costa
sono rimaste carenti, anche per problemi legati al terrorismo, fino agli anni ´90).
Circa il 30% della popolazione peruviana vive nella Sierra, spesso impiegata
nell’agricoltura di sussistenza dove abita la stragrande maggioranza della
popolazione indigena del paese.
2
I censimenti mostrano come questo dato sia in progressivo aumento dagli anni ’40. Per avere una idea negli anni ’40
questa percentuale ammontava al 25%, nel 1961 al 39% e nel 1970 al 45%.
5
A partire dagli anni ’70 e, soprattutto negli anni ’80, si é registrata una forte
immigrazione verso Lima, dovuta in buona parte al fallimento della riforma agraria
ed alla violenza terroristica. Si deve, comunque, rilevare l’importanza dei centri
abitati più importanti per l’integrazione della regione nell’economia di mercato,
dal momento che nella regione andina si trovano i più importanti giacimenti
minerari del paese.
Oro, zinco, piombo, rame ed argento vengono qui estratti in quantità considerevole
praticamente dall’epoca incaica.
La struttura della proprietà terriera, prima della riforma agraria, era caratterizzata
dal latifondo estensivo. Dopo la riforma, si ebbe un’eccessiva parcellizzazione
della proprietà fondiaria, solo in parte mitigata dalla creazione di cooperative.
Questo spiega in buona misura perché l’agricoltura non sia ancora riuscita a
superare il puro livello della sussistenza.
Le principali attività del settore primario sono l’allevamento, la produzione di
grano, mais e patate: caratteristica comune sono i bassi rendimenti e solo uno
sporadico uso della tecnologia moderna. Soltanto una limitata parte della sierra, se
escludiamo i giacimenti minerari, é aperta al mercato, grazie alla costruzione della
carrettera central negli anni ’20-’30.
Attualmente Lima ottiene circa la metà del proprio fabbisogno alimentare dalla
sierra, anche se si deve sottolineare, ancora una volta, come l’integrazione nella
moderna economia di mercato della regione andina abbia riguardato solo una
limitata parte della popolazione
La Selva -la “frontiera peruviana”- copre circa il 60% dell’area totale del paese
anche se ospita solo circa il 6% della popolazione.
Vaste aree sono tuttora inesplorate. I programmi di colonizzazione, implementati
con una certa regolarità dalla seconda metà del XIX secolo, sono sempre risultati
6
un fallimento a causa della mancanza di infrastrutture e delle avverse condizioni
climatiche3.
Iquitos, il maggiore centro abitato, ebbe, tuttavia, una grande importanza nel XIX
secolo durante il boom del caucciù. Parte di questa importanza verrà forse
riacquistata nei prossimi decenni grazie alla sfruttamento delle risorse petrolifere.
1.2 Razze e culture
Ciò che colpisce anche il semplice visitatore é l’incredibile, forse unica al mondo,
diversità di culture che caratterizza il Perú. Anche se negli ultimi anni si é avuta
molta migrazione dalla Sierra verso la Costa, ancora, quando si va verso
l’entroterra da Lima, sembra di andare in un altro paese.
Nel Perú hanno convissuto e tuttora convivono molte culture che hanno mantenuto
intatti gran parte dei loro connotati originari. Anche se, ad esempio, la religione
cattolica portata dai conquistadores pervade l`intero paese non é raro trovare nelle
popolazioni andine interessanti elementi di sincretismo con l’antica fede incaica
(ad esempio l`adorazione alle cime dei monti più alti -gli apu- ed i sacrifici annuali
alla Madre Terra di lama ed alpaca). La stessa composizione razziale della
popolazione ne é un indicatore interessante: prevalgono l'elemento amerindio
(circa il 564%) e quello meticcio (30%) mentre i bianchi di origine europea, detti
criollos, sono circa il 12%5. All`interno del gruppo dei criollos le origini sono poi
ancora più disparate: in Perú si incontra praticamente una comunità originaria di
quasi ogni paese europeo6.
3
Tra cui la “Carrettera Inframarginal de la Selva”, che doveva collegare il Brasile al Perú, tanto cara a Belaunde Terry
4
Piú in dettaglio: 48% di razza e lingua quechua e 8% di razza e lingua aymará .
5
Esistono inoltre piccole minoranze cinesi, giapponesi ed africane.
6
I nostri connazionali sono circa 120000, soprattutto a Lima. La nostra comunitá cominció a formarsi alla fine del XIX
secolo. Era una immigrazione di solito “ricca”, attratta cioé dalle possibilitá di investimento che offriva il paese.
7
1.3 Cenni sulla storia politica del Perú
Sin dall’indipendenza, l’instabilità e l`esclusione hanno rappresentato una
caratteristica costante della politica peruviana.
Già ad una prima lettura superficiale si nota come nel paese le fasi di stabilità siano
state poche e di breve durata, spesso precarie.
La politica ha continuato ad essere incentrata sul singolo leader, caudillo,
presidente eletto o dittatore che sia. Una tale tendenza é del resto comune ad altri
paesi dello stesso continente, tanto che la figura del dittatore pare essere l`unico
mito prodotto genuinamente nel continente latinoamericano7. Quando non vi é
stato il governo dell’”uomo forte” il paese viveva drammatici vuoti di potere, come
nei primi 20 anni dopo l`indipendenza, in balia dei caudillos e dei ganomales8.
Un altra costante della politica peruviana é stata la violenza: i colpi di stato (il
golpe) ed i tentativi di golpe sono stati una caratteristica quasi sempre presente9sin
dall'indipendenza mentre le persecuzioni dei partiti politici sono praticamente
cessate solo negli anni ’80 del nostro secolo 10. Il paese ha conosciuto pure
l`insurrezione armata prima negli anni ’60 e poi negli anni ’80 -’90 con Sendero
Luminoso, definito da molti studiosi “il movimento sovversivo più violento che sia
mai esistito” (Strong, Rospigliosi, De Gregori).
L`altra caratteristica fondamentale della politica peruviana é stata l`esclusione. Chi
non fa parte della coalizione dominante viene escluso ed emarginato, a volte
persino perseguitato. Il dialogo tra maggioranza ed opposizione, quando vi é stato,
era spesso immaturo. E’ da ultimo una caratteristica comune che chi vince le
elezioni nomini nei posti chiave i propri protetti o vi coopti i potenziali oppositori.
7
Come emerge, per esempio, dai romanzi di G. García Marquez (“L’ autunnno del patriarca”) e di Roa Bastos (“Io il
Supremo”).
8
Versione peruviana del caudillo rurale.
9
Una dozzina solo nel XX secolo. Abbiamo contato solo quelli portati a termine con successo.
10
L`APRA ad esempio, pur essendo il partito con il maggior numero di simpatizzanti, é rimasto fuori legge dal 1933 al
1945 e poi ancora dal 1948 al 1956. Non ha potuto presentare candidati propri fra il 1956 ed il 1960 e l`ascesa alla
presidenza della repubblica del suo leader, Haya de La Torre é stata bloccata in due occasioni (1932 e 1962).
8
Infine, solo dal 1980 il suffragio é veramente universale.
1.4 Il potere dello stato in Perú e la società civile
Nel discutere il potere dello stato (le capabilities) facciamo riferimento, come
nell’analisi weberiana, a quelle funzioni amministrative e coercitive in grado di
“penetrare la società, regolare le relazioni sociali, estrarre le risorse e disporne
l’utilizzo in una determinata maniera”(Pasquino). Gli stati in grado si svolgere con
efficacia questo insieme di compiti possono essere definiti “forti”; al contrario si
tratta di “stati deboli”.
Il Perú sin dall’indipendenza fu tradizionalmente uno “stato debole” caratterizzato
fino alla metà del XX secolo dal ganomalismo, un particolare sistema di
intermediazione fra il governo centrale e la maggioranza della popolazione, indios
e mestizos esclusi dal sistema di potere.
Il sistema funzionò per quasi 130 anni in quanto da un lato i ganomal11
acquisivano legittimità e vedevano rafforzata la propria autorità mentre lo stato
centrale manteneva un pur limitato controllo sull’entroterra garantendo così
l’ordine a costi molto ridotti.
Il basso livello di presenza dello stato in vaste zone del paese era accompagnato da
una debole capacità organizzativa. Come molti altri paesi attestati su analoghi
livelli di sviluppo socio-economico, il Perú é stato storicamente incapace di
regolare l’economia e di amministrare le proprie risorse attraverso adeguate
politiche economiche. Il paese non é mai stato storicamente in grado, forse fino ai
agli anni ’90, di “fare pagare le tasse”12mentre le interferenze delle élite economica
sono sempre state notevoli13, almeno fino agli anni ’70.
11
I ganomal erano spesso i latifondisti. Lo schema di relazioni era di natura feudale: il ganomal garantiva sicurezza e
mantenimento in cambio di lavoro e fedeltá.
12
La riscossione delle impostre era affidata fino al 1963 alle imprese private.
13
Fino al 1968 il governatore del BCRP era nominato dalla associazione degli industriali, che includeva pure quelle
banche commerciali che egli avrebbe dovuto regolare.
9
La storicamente debole struttura statale, la mancanza di capacità organizzative ed il
tradizionale sistema di intermediazione fra lo stato e la società, su cui riposava
l’ordine socio-economico peruviano, hanno cominciato a subire duri colp i durante
la prima presidenza di Fernando Belaunde Terry (1963-1968) per venire distrutti
durante la prima fase del governo militare (1968-1975). Con il regime del generale
Velasco lo stato ha aumentato notevolmente il proprio potere all’interno della
società soprattutto in campo economico. Il tentativo di forgiare nuove istituzioni
controllate dall’alto, nell’ambito di un nuovo ordine economico incentrato sul
“capitalismo di stato” e sulle raccomandazioni del modello ISI, fu però un
fallimento.
La crisi economica, persistente dalla metà degli anni ’70, l’incapacità di controllare
le domande economiche della popolazione ed il sempre maggiore attivismo
politico delle masse, degenerato a volte in violenza, avrebbero però minato
fortemente le capabilities dello stato peruviano nei quindici anni successivi alla
rimozione del Gen. Velasco.
La crisi economica dovuta all’applicazione di un modello di crescita totalmente
inadatto alla peculiare realtà peruviana e la rottura del tradizionale ordine socio-
economico fecero entrare il paese in una grave crisi che avrebbe profondamente
compromesso l’efficienza delle strutture statali.
La pressione fiscale crollò nell’anno 1990, complice pure l’iperinflazione, a livelli
ridottissimi. Di conseguenza le infrastrutture pubbliche si deteriorarono in misura
notevole e lo stato non fu più nemmeno in grado di limitare i danni provocati dal
terrorismo di Sendero Luminoso (SL) e di Tupac Amaru, rispettivamente di
ideologia maoista e filocubana.
Nel 1989 solo il 20% delle strade peruviane era asfaltato, le infrastrutture erano
ridotte a livelli penosi14 e la criminalità dilagava.
14
Mancavano aule scolastiche, le strutture sanitarie erano fatiscenti e lo stato aveva interrotto l`opera di manutenzione
di strade e ferrovie.
10
In molte zone del paese la sovranità di Lima era puramente teorica in quanto
Sendero Luminoso aveva creato se non vere e proprie “zone liberate” almeno “aree
di influenza” in cui le strutture statali erano collassate e si era così creato un vuoto
di potere solo in parte riempito dalle organizzazioni senderiste.
Anche il livello di preparazione e di motivazione dell’apparato statale subì duri
colpi in particolare per il crollo dei salari (quando venivano pagati) reali, che fra il
1988 ed il 1990 divenne drammatico.
La corruzione ed il clientelismo divennero pratiche quotidiane finanche nelle Forze
Armate e nella Polizia15, che, fino agli anni ’70, avevano brillato nel contesto
sudamericano per professionalità16 ed onestà.
Solo con gli anni ’90 lo stato tornerà ad essere “forte” nel senso sopra specificato,
riuscendo finalmente a sconfiggere il terrorismo ed a garantire la stabilità
economica. La stessa amministrazione pubblica, sottoposta ad un radicale processo
di riforma, ha migliorato notevolmente il proprio livello di preparazione (e di
onestà) in un tempo relativamente breve.
Oggi, cioè, lo stato peruviano non é più “debole”.
Dal punto di vista della società civile, il velazquismo promosse un vasto ed
articolato processo di mobilitazione delle masse di cui però venne ben presto perso
il controllo. Lo stato cioè ad un certo punto non fu più in grado di rispondere alle
domande dei ceti popolari che, sotto l’aspetto economico, erano diventate radicali.
La burocrazia statale si trovò così scavalcata dai partiti di sinistra che però, per la
loro posizione antisistema spesso demagogica, non furono capaci di interagire con
le strutture sociali ed il resto della società civile. La incapacità della sinistra di
varare un progetto coerente e, soprattutto, di rispondere alle esigenze dei ceti
popolari portò alla radicalizzazione di alcuni settori della popolazione che
15
La rivalitá fra I due corpi divenne quasi assurda: cap[itó piú volte che rifiutarono di prestarsi aiuto a vicenda durante
attacchi dei terroristi.
16
Soprattutto la preparazione culturale degli ufficiali delle FFAA era notevole. Il Gen. Morales Bermudez, ad esempio,
presidente fra il 1975 ed il 1980, era uno stimato economista autore di parecchi articoli in tema di finanza pubblica.
11
questionarono non solo le politiche economiche ma pure la legittimità delle
strutture statali.
Ciò é tra l’altro una spiegazione dell’emergere di Sendero Luminoso (SL) nel 1980
e di Tupac Amaru nel 1984 .
SL poi non solo mise a dure prova le strutture statali ma anche le organizzazioni e
la società civile peruviana, che, nel 1990, era in uno stato di totale prostrazione, sia
per la violenza politica, sia per la drammatica situazione economica.
Con il Fujimorato le tradizionali organizzazioni per la rappresentanza degli
interessi collettivi hanno subito un colpo definitivo da cui finora, soprattutto il
sistema partitico, non hanno saputo riprendersi.
1.5 Alcune tendenze di lungo periodo
La storia economica del Perú post-coloniale può essere sinteticamente descritta
come una successione di grandi cicli di esportazione (Thorp, Bentham).
L'evoluzione storica delle esportazioni può essere divisa in tre grandi cicli distinti,
dalla durata approssimativa di circa mezzo secolo ciascuno.
Il primo, l’era del guano, inizia negli anni ’30 del XIX secolo e si conclude quasi
50 anni dopo con la Guerra del Pacifico (1879-1883), nella quale il Perú, sconfitto
dal Cile, dovette subire la prolungata occupazione di vaste zone e sopportò la
distruzione della propria economia17.
La seconda inizia con la ricostruzione del dopoguerra, negli anni ’80 del XIX
secolo, si consolida durante la “rinascenza peruviana” e continua fino a tutti gli
anni ’20 del nostro secolo, arrivando a conclusione nei primi anni della Grande
Depressione.
Il terzo periodo vede il proprio inizio alla fine degli anni ’30, copre la rapida
crescita degli anni ‘40-’50 (con l’eccezione del periodo 1945-1948) e termina con
il collasso dei prezzi delle materie prime nel 1974-1976.
17
In particolare l`economia andina verrà da allora in poi marginalizzata completamente.
12
Negli anni delle tre fasi summenzionate vi fu un elevato tasso di espansione delle
esportazioni ed una certa stabilità economica.
Se prendiamo come riferimento il lavoro di Bruno Seminario 18, dal 1830 al 1870 le
esportazioni aumentarono ad un tasso annuale medio attorno al 7%. Lo stesso
valore si riscontra nella seconda fase, fra il 1890 ed il 1920.
Fra il 1948 ed il 1970 il ritmo fu ancora più alto, approssimandosi al 10%.
Tali tassi di crescita stanno a dimostrare come, in ogni boom ciclico, le opportunità
date dalla evoluzione dei mercati esteri hanno fortemente stimolato l’aumento
dell’offerta esportabile peruviana. La stabilità della crescita é poi riflesso del
relativamente19 elevato grado di diversificazione delle esportazioni primarie che
rende il paese meno vulnerabile agli shocks esterni soprattutto se comparato con
altre economie latinoamericane dove l`offerta esportabile é limitata ad uno o due
prodotti (pensiamo a Cuba o alla Bolivia).
Non si intravede ancora l`inizio di un quarto ciclo di boom delle esportazioni
peruviane anche se molti analisti ne ritengono uno abbastanza probabile, per
ragioni di natura ciclica, nei primi anni del nuovo secolo.
Non sorprende più di tanto scoprire come i periodi di maggiore crescita del paese -
la “repubblica aristocratica” e l’oncenio20 fra il 1895 ed il 1930, i regimi di Odría
e Prado fra il 1948 ed il 1962 ed infine il fujimorato dopo il 1992- corrispondano a
fasi di apertura al commercio estero e di boom delle esportazioni (Thorp,
Bentham). D’altro lato gli anni di crisi e di instabilità -fra il 1882 ed il 1885, fra il
1930 ed il 1940, fra il 1968 ed il 1969, fra il 1977 ed il 1979 e, poi, fra il 1983 ed il
199021- corrispondono, escluso in buona parte l’ultimo, a periodi di crisi delle
esportazioni o di chiusura ai mercati esteri. Spesso la fine delle fasi di boom
esportatore ha visto il paese affrontare una fase di incertezza talvolta drammatica
18
“Crecimiento econòmico en el Perù:1896-1995. Nuevas evidencias estadìsticas”, ed. Universidad del Pacifico, Lima
1998
19
Relativamente ad un modello primario-esportatore.
20
Cosí é conosciuto il periodo della dittatura di Augustino B. Leguía fra il 1919 ed il 1930.
13
che ha suscitato un dibattito molto ampio sull’adozione di una strategia di crescita
alternativa.
Nel 1883, alla fine della disastrosa Guerra del Pacifico, il clima di incertezza e di
vuoto di potere durò praticamente fino alla “rivoluzione aristocratica” (1895) di
Nicolás de Pierola. La classe dirigente peruviana venne più volte tentata di
abbandonare la strategia fino ad allora seguita abbracciando, come già avevano
fatto alcuni paesi europei, il protezionismo e cercando una propria “rivoluzione
industriale”. La grande depressione e la seconda guerra mondiale22misero a dura
prova la sostenibilità del modello esportatore e fecero sorgere un nuovo interesse
per l’industrializzazione. Fra il 1945 ed il 1948 il Perú entrò così in una breve era
di protezionismo, controlli ed intervento pubblico23 drasticamente interrotta dal
golpe conservatore del Generale Odría.
Da ultimo, con le difficoltà di fine anni ’60, il golpe militare del Generale Velasco
cambiò radicalmente la strategia di sviluppo del paese, andando decisamente verso
l’adozione di un modello con sostituzione di importazioni e fortissimo intervento
statale.
Attualmente la sostenibilità della strategia neoliberista continua ad avere un
proprio punto debole nel settore esterno.
Una caratteristica comune delle crisi economiche vissute dal paese, escludendo la
fase posteriore alla Guerra del Pacifico, é infatti dovuta alla continua tendenza a
presentare problemi negli equilibri esterni con valori negativi nella bilancia dei
pagamenti. Tali crisi sono state sempre dovute ad elementi esogeni quali il crollo
21
Con l`eccezione del biennio eterodosso 1985-1987. Si sotttolinea comunque come alla fine degli anni ’80 la crisi fu
piú che altro dovuta alla pessima gestione della politica economica da parte del governo di Alan García.
22
Il Perú vi entró solo a giugno del 1942 e dichiaró inizialmente guerra solo alla Germania ed al Giappone in quanto vi
era una forte comunitá italiana, molto influente politicamente ed apertamente fascista.
Il governo peruviano estese la propria dichiarazione di guerra anche al nostro paese solo alcuni mesi piú tardi in seguito
alla minaccia USA di limitare gli acquisti di materie prime in Perú e di porre un embargo a quelle del cotone e dello
zucchero, allora di vitale importanza. La nostra comunitá, a differenze di quella tedesca e di quella giapponese, non
venne peró sottoposta né ad internamenti né a confische di beni.
23
La crisi vissuta dal paese fu drammatica. L`intervento di Odría favorí il ritorno al vecchio modello in una fase
particolarmente favorevole della congiuntura mondiale e garantí 8 anni di crescita. Odría viene ancora visto da molti
peruviani di una certa etá come “un salvatore della patria”.
14
dei prezzi dei prodotti di esportazione, una fase di recessione a livello mondiale o
avverse condizioni naturali come nel 1983. La principali manifestazioni di una
crisi sono poi sempre state un improvviso e forte aumento dell’indebitamento
esterno unito al crollo delle riserve di valuta pregiata quando i governi tentavano
disperatamente di evitare una caduta del tasso di crescita.
Il Perú è tuttavia stato in grado di sopravvivere alla congiuntura negativa onorando
sempre il pagamento del debito estero24, tranne in due occasioni: alla fine della
Guerra del Pacifico25 e nel 193826.
L’investimento estero ha poi sempre rappresentato una variabile di crescita
importantissima come si può dedurre dal fatto che i flussi più consistenti di
capitale foraneo si hanno in coincidenza di fasi di boom delle esportazioni.
Attualmente é l’asse portante del modello neoliberale e, anche se non siamo certo
in una fase di boom, la stabilità macroeconomica e la certezza sui diritti di
proprietà ne hanno attratto flussi molto consistenti.
In estrema sintesi, due sono le caratteristiche di lungo periodo dell’economia
peruviana: la dipendenza da variabili esogene incontrollabili e la tendenza a
dipendere dall’estero.
24
Vi sarebbe una terza volta: il default unilaterale, dovuto a ragioni piú che altro politiche, del 1985.
25
I creditori vennero compensati nel 1890 con la cessione di azioni delle ferrovie dello stato e con il monopolio dello
sfruttamento del guano (Contratto Grace).
26
Nel 1953 i creditori verranno pagati con tanto di interessi. Il Perú per il resto ha sempre avuto fama di pagatore
scrupoloso e puntuale.