INTRODUZIONE
Il lavoro che segue vuole seguire un particolare percorso metodologico
nell‟ affrontare la storia della biblioteca pubblica, un percorso che lascia in
disparte i testi ufficiali e va invece alla ricerca di piccoli indizi tra le pagine
di una rivista. Biblioteche Oggi, il nostro cordon rouge in questo lavoro, da
anni è attivamente presente sulla scena bibliografica internazionale. La
rivista si occupa principalmente di attualità, trattando problematiche e
innovazioni del settore, ma sa regalarci (soprattutto nei numeri meno
recenti) interessanti spunti di riflessione per ricostruire una storia di questo
complesso organismo. E‟ proprio da questi saggi che prende avvio la nostra
trattazione. Seguire il percorso di una biblioteca significa seguire un
viaggio di idee, libri, persone; grazie ad essi è possibile arrivare al cuore
degli avvenimenti che hanno portato alla costituzione della rete
bibliotecaria attuale, avere di quei molti passi una visione forse meno
lineare, ma sicuramente precisa ed appassionante.
Si è deciso in questa sede di dedicare una maggiore attenzione alle vicende
storiche rispetto alle problematiche attuali, una scelta che potrebbe apparire
discutibile. Chi scrive però ha la ferma convinzione che molte delle lacune
nel nostro sistema bibliotecario abbiano radici profonde, antiche, e che un
valido rimedio non possa prescindere dalla conoscenza di tali cause; cosa
che emergerà poi chiaramente dai capitoli a seguire, in cui sarà la voce di
validi bibliografi a sottolineare tale connessione.
La situazione attuale viene comunque analizzata nell‟ ultima parte di
questo lavoro – che, come si vedrà, termina con alcuni interrogativi.
Apparirà paradossale: ma è sembrata la scelta più opportuna per un‟
indagine che non ha la pretesa di fornire schemi o modelli risolutivi. Ben
lungi dal voler rappresentare in sé una risposta, questa trattazione mira
piuttosto a suscitare nuove domande e – perché no – nuovi dubbi. In quello
che viene spesso definito un „mondo in continua evoluzione‟ diventa
fondamentale saper porre domande corrette per fornire poi risposte
adeguate; ciò è vero soprattutto per quanto riguarda la biblioteca pubblica,
un portentoso strumento culturale che, oggi, risulta in troppi casi
appesantito ed ostacolato nelle sue funzioni – quasi fosse un vecchio zio
sonnacchioso di cui non ci si cura troppo se non in caso di necessità.
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L‟ auspicio è che questa „politica dell‟ emergenza‟ cessi di esistere in ogni
biblioteca, lasciando spazio ad una pianificazione razionale e serena; che la
biblioteca diventi non più solo un luogo ma una parte autentica del nostro
vivere sociale, un‟ attitudine piuttosto che un‟ abitudine.
Forse si tratta di un‟ utopia e questo volo pindarico è destinato a
concludersi con un brusco atterraggio: addirittura si potrebbe obiettare (e
nelle pagine seguenti il materiale per farlo non manca) che i pesi sono tali e
tanti da impedire anche solo il decollo. Ma forse, scoprendo come e quando
quei pesi sono stati collocati, sarà più agevole liberarsene.
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1. CENNI DI STORIA DELLE BIBLIOTECHE
ANTICHE IN EUROPA
1.1 Per un discorso introduttivo: terminologia ed
etimologia.
La parola “ biblioteca”, che nell‟ accezione comune indica un insieme
organizzato e completo di libri, deriva dalla fusione di due parole di lingua
greca, “βίβλιον” (libro) e “θήκη” (scrigno); il termine risultante βιβλιοθήκη (
“ripostiglio di libri” ) indicava dapprima l‟ armadio entro cui si custodivano
i testi, quindi passò ad indicare l‟ edificio in sé e nella tarda antichità e per
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tutto il medioevo venne utilizzato per indicare una raccolta di testi.
E‟ questo il caso della Biblioteca Storica βιβλιοθήκη ἱστορική) di Diodoro
Siculo, opera in 40 libri cui l‟ autore lavorò per oltre trent‟ anni. Il termine
βίβλιον (bìblion) differisce da βίβλος (bìblos). Bίβλος era il nome dato alla
corteccia interna del papiro (βύβλος, biúblos), e visto che questo materiale
era usato come supporto per la scrittura, in epoca attica la parola βίβλος
divenne, per estensione, sinonimo di "libro". Anche βίβλιον nasce come
identificativo della "carta" o della "lettera" su cui si scriveva, ma presto
tende a diventare sinonimo non solo di "libro scritto", bensì di "opera
letteraria", di vero e proprio contenuto di cui il libro è mero contenitore.
Mentre nel greco moderno esiste la parola βιβλιοθήκη (vivliothikì, nella
pronuncia itacista), non ve n'è traccia nel greco classico. È attestata però la
voce βιβλιουσλάκιον (bibliofiulákion) con il significato di "deposito di
libri", "archivio di libri". Dione Crisostomo, nel I secolo d.C., dà alla stessa
parola βίβλιον il valore di "biblioteca". La parola viene usata in forme
vicine in lingue come tedesco (Bibliothek), francese (bibliothèque),
norvegese (bibliotek), spagnolo (biblioteca), svedese (bibliotek), danese
(bibliotek), polacca (biblioteka), portoghese (biblioteca), rumena
(bibliotecã), russa (Библиотèка), olandese (bibliotheek), e naturalmente
nel greco moderno (βιβλιοθήκη). In inglese si usa la parola library derivata
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E. COEN PIRANI, “ Le biblioteche”, in Notizie introduttive e sussidi bibliografici, Milano, Marzorati
editore 1974, p. 153.
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dal latino liber, libro. Altre lingue come l'islandese, finlandese, estone,
l'arabo e persiano, usano parole derivate da altre radici che nelle rispettive
lingue significano comunque libro.
E‟ importante rilevare che, poiché il termine βίβλιον indicava in antichità un
qualsiasi rotolo di papiro, il termine “biblioteca” veniva applicato non solo
a raccolte di carattere culturale, ma anche a raccolte di documenti ed atti
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governativi.
1.2 Il Medio Oriente, “culla della civiltà” e scrigno della
conoscenza.
Nell‟ ambito di una trattazione storico – metodologica della
biblioteconomia in Europa, potrebbe apparire a prima vista fuori luogo
occuparsi di un soggetto così remoto e nebuloso come le raccolte librarie
mediorientali del I millennio a. C. In realtà, i due argomenti presentano
diversi punti di collegamento. E‟ prassi scolastica insegnare che nella terra
compresa tra i fiumi Tigri ed Eufrate si svilupparono in età neolitica
fiorenti civiltà, quelle Assira e Sumera, che nel IV millennio a. C.
utilizzavano già un sistema di scrittura cuneiforme. Di poco successive
sono le testimonianze relative alla scrittura geroglifica egizia, mentre per
trovare le prime tracce di un sistema di scrittura nel mondo greco bisogna
attendere il I millennio a. C., con il perfezionamento dell‟ alfabeto sillabico
fenicio. Scolastico dunque non significa obsoleto, non nel nostro caso.
L‟uso della scrittura permetteva a questi popoli di annotare, ordinare,
archiviare grandi quantità di informazioni in un‟ epoca in cui la gran parte
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dell‟ Europa era ancora popolata da pastori.
In secondo luogo, con la fine delle grandi monarchie mesopotamiche prima
ed egizie poi, sarà la Grecia ad ereditare quella che potremmo chiamare l‟
egemonia delle arti, spostando definitivamente l‟asse della cultura ( e
quindi della raccolta di testi) verso l‟ Occidente. Non è un caso che una
grande bibliografa del nostro tempo, Emma Coen Pirani, inizi proprio dalle
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E. COEN PIRANI, “Le biblioteche”, in Notizie introduttive e sussidi bibliografici, Milano, Marzorati
editore 1974, p. 154.
3
L. GODART, L’invenzione della scrittura. Dal Nilo alla Grecia, Torino, Einaudi 1992.
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biblioteche mediorientali il suo trattato sulla storia della biblioteca: Le
biblioteche, il testo cui faremo riferimento per questa prima parte del nostro
lavoro, sottolinea il collegamento fra queste antiche raccolte e la nostra
stessa concezione di “biblioteca”.
Si diceva poc‟ anzi di come le popolazioni mesopotamiche usassero
raccogliere grandi quantità di testi scritti. Di queste grandi biblioteche
antiche, annesse ai palazzi reali, restano in molti casi solo testimonianze
indirette, suffragate in alcuni casi da scoperte archeologiche. Ha caratteri
quasi leggendari la scoperta della biblioteca di Ninive, voluta nel VII
secolo a. C. dal re Assurbanipal , noto tanto per i suoi successi militari
quanto per la sua passione per le arti. Per ricostruire la storia di questa
antichissima collezione è sufficiente affidarsi ai suoi testi: come si evince
dalla lettura della corrispondenza reale, il sovrano ordinò con un editto la
raccolta ( in molti casi l‟ esproprio) di tutto il materiale scritto esistente nel
regno, anche quello risalente a prima del diluvio, perché venisse conservato
a palazzo. Scriveva al governatore di Borsippa:
Ordine del re a Shad*nu. Il giorno stesso in cui tu vedrai questa tavoletta prendi
con te Shuma, Beletir, Apl* e altri eruditi di Borsippa che tu conosci. Raccogli
tutte le tavolette che si trovano nella loro casa o che sono depositate nell‟ Ezida
[ tempio di Borsippa] per quanto numerose siano, nonché le tavolette rare che si
trovano nei tuoi archivi e non esistono in Assiria, cerca anche queste e
spediscimele (…) Inoltre, se trovi qualche tavoletta che non ti ho menzionato
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nella mia lettera e che tu ritieni buona per il mio palazzo, spediscimela!
Assurbanipal si vantava inoltre di saper leggere e scrivere il sumerico e di
avere un bagaglio di conoscenze tale da permettergli di decifrare gli oscuri
testi accadici. La realizzazione di una grande biblioteca, come il
mecenatismo verso le arti, era segno distintivo di potere, in linea con quello
che era stato l‟ atteggiamento della monarchia sumerica: il re Shulgi (2094-
2047 a. C.) della III dinastia di Ur (epoca del cosiddetto “rinascimento
sumerico”) fondò biblioteche nelle città di Ur e Nippur.
La creazione della biblioteca non è soltanto la realizzazione del sogno di
un sovrano pio e dottissimo. La monarchia assira raggiunse la sua massima
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LEBORY - WATERMANN, Royal Correspondance of the Assyrian Empire, Ann Arbor 1930- 31, vol. IV.
Pag. 213.
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