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formano un corpo unitario volto alla ricerca sull‟essere
nell‟ambito dell‟analitica esistenziale1.
Per arrivare a formulare questo pensiero personale e
originale rispetto alle scuole filosofiche a lui
contemporanee, Heidegger affrontò un lungo cammino. Nel
primo capitolo abbiamo tentato di darne una sintesi,
trattando distintamente i due poli che furono
costantemente il suo riferimento: i contemporanei con cui
si confrontò, e i pensatori della storia della filosofia,
di cui diede una sua interpretazione e critica. La
trattazione dello sviluppo del pensiero heideggeriano, ci
condurrà poi ad esaminarne il contenuto nel secondo
capitolo, in cui sono esaminate le tre opere prima
citate, mettendo per ognuna in particolare luce il tema
della libertà e il contributo che essa conferisce alla
ricerca su tale tema.
Nel capitolo terzo abbiamo analizzato la critica
successiva alla filosofia di Heidegger, trattando in
particolare quattro grandi filosofi del mondo cattolico
(H.U. von Balthasar, T.Tyn, C.Fabro e L.Pareyson), che su
di essa si sono espressi in modi molto differenti fra di
loro, mettendone in luce aspetti positivi e negativi
anche in riferimento alla teologia. Chiuderemo infine la
ricerca tirando le fila dell‟analisi compiuta e
aggiungendo una conclusione personale.
1 Abbiamo escluso tra gli scritti appartenenti al primo
Heidegger la conferenza L’essenza della verità. Per le ragioni
di questa esclusione rimandiamo all‟introduzione del § 2.
5
Capitolo 1 Sviluppo del pensiero
Quando negli anni ‟20 dello scorso secolo, il primo
pensiero di Martin Heidegger venne alla luce e si fece
conoscere al pubblico, la Germania era il centro di
maggior fermento della filosofia europea. Mentre in
Francia era diffuso lo spiritualismo di Bergson e in
Italia imperversavano l‟idealismo di Croce e Gentile, in
Germania si contendevano la scena diverse scuole di
pensiero in contrapposizione fra loro: il neo-criticismo
o neokantismo, lo storicismo, il neo-empirismo, la
filosofia della scienza, la fenomenologia e
l‟esistenzialismo2. Questo clima di fermento si sviluppò
in un momento storico particolare: la Germania usciva con
una grave sconfitta dalla prima guerra mondiale e nel
paese si era sviluppata una volontà di rinascita
nazionale e culturale. In questi anni, mentre era
professore ordinario a Marburgo, Heidegger sviluppava il
suo primo pensiero e scriveva le opere che lo avrebbero
fatto conoscere al pubblico: Essere e Tempo (1927), Kant
e il problema della metafisica (1929), Che cos’è
metafisica (1929) e L’essenza del fondamento (1929)3.
2 Per le notizie storiche sul contesto filosofico le fonti da
noi usate sono: N.Abbagnano, Storia della filosofia,
vol.1,2,3,4, Torino, UTET, 2005; G.Vattimo, Introduzione ad
Heidegger, Bari, Laterza, 2005; P.Chiodi, L’esistenzialismo,
Torino, Loescher, 1994; P.Prini, Storia dell‟esistenzialismo.
Da Kierkegaard ad oggi, Roma, Studium, 1989
3 Per le notizie sulla vita di Heidegger le fonti utilizzate
sono: le due biografie di E.Nolte, Martin Heidegger tra
politica e storia, Bari, Laterza, 1994 e di R.Safranski,
6
Per arrivare alla stesura di questi scritti Heidegger è
passato attraverso una lunga elaborazione e maturazione
in un contesto storico-filosofico, che in parte lo ha
influenzato e che in parte lui ha criticato. In questo
primo capitolo ripercorriamo quindi in una prima parte le
correnti di pensiero e i pensatori contemporanei con cui
Heidegger venne in contatto, e in una seconda, i filosofi
della storia con cui si è confrontato e che hanno
ispirato la sua filosofia.
1. Il confronto con il pensiero contemporaneo
Alla scuola del neokantismo
Il neo-criticismo è una corrente di pensiero diffusasi
principalmente nelle due scuole di Baden e di Marburgo
nella seconda metà dell‟Ottocento e nella prima parte del
Novecento4. Tale corrente aveva l‟obiettivo del ritorno a
Kant, secondo il motto di Otto Liebmann: Zurück zu Kant!,
per elaborare, seguendo il suo insegnamento, una
filosofia come riflessione critica sulla scienza ed in
particolare sulle condizioni di validità dell‟attività
conoscitiva dell‟uomo. Il neo-criticismo si distanzia
così dal positivismo, in quanto è contrario
Heidegger e il suo tempo, Milano, TEA, 2005; le due
introduzioni ad Heidegger di G.Figal, Introduzione ad
Heidegger, Pisa, ETS, 2006 e di G.Vattimo, Introduzione ad
Heidegger, Bari, Laterza, 2005
4 Per l‟approfondimento sulla tematica del giudizio e sui
rapporti fra Heidegger e il neokantismo abbiamo fatto
riferimento al testo di G.Bertuzzi, La verità in Martin
Heidegger: Dagli scritti giovanili a «Essere e Tempo»,
Bologna, ESD, 1991
7
all‟affermazione di un carattere assoluto della scienza e
al contempo critica l‟idealismo e lo spiritualismo per
l‟integrazione di elementi religiosi o metafisici nel
sapere scientifico.
Heidegger conosce il neokantismo da uno dei suoi
principali esponenti: Heinrich Rickert, del quale fu
allievo all‟università di Friburgo5. Anche se il problema
dell‟essere, che ha segnato tutta l‟opera di Heidegger,
era estraneo a tale pensiero, egli parte di qua per
elaborare il pensiero. Di stampo neokantiano furono,
infatti, le pubblicazioni precedenti a Essere e tempo.
Per prima la dissertazione di laurea La teoria del
giudizio nello psicologismo (1913)6, in cui Heidegger
sostiene un tema classico del neokantismo: la
rivendicazione della validità della logica contro il
pensiero psicologista, che riduceva le logiche a leggi
empiriche e fisiche. La sfera psichica, mutevole e
empirica, dev‟essere distinta dalla sfera logica,
immutabile. Il soggetto dunque coglie i significati in
quanto validi e, in quanto tali, sono sottratti dal
fluire del tempo. Lo psichico viene interpretato come
base operativa del logico, che è il luogo dello spirito,
a cui già il primo Heidegger conferisce un‟alta dignità.
Al contempo egli non vuole nemmeno cadere
nell‟autonomismo dell‟io e riconosce una realtà autonoma
al mondo. I suoi primi passi si muovono, quindi, nella
5 Heidegger appartenne all‟università di Friburgo dal 1909 al
1923 prima come studente poi come libero docente. Qui conobbe
Rickert, che fu professore ordinario fino al suo trasferimento
ad Heidelberg nel 1916 (cfr. E.Nolte, Martin Heidegger tra
politica e storia, Bari, Laterza, 1994)
6 Gli psicologisti che Heidegger prende in considerazione
sono: Wilhelm Wundt, Heinrich Maier, Franz Brentano e Theodor
Lipps (cfr. G.Bertuzzi, La verità in Martin Heidegger: Dagli
scritti giovanili a «Essere e Tempo», Bologna, ESD, 1991)
8
scuola prima cattolica e successivamente neo-kantiana, in
un realismo critico.
Questo tema comincia ad essere messo in discussione dalla
sua tesi di libera docenza La dottrina delle categorie e
del significato in Duns Scoto (1916). Heidegger era
interessato a Duns Scoto per due motivi, che lo
avvicinavano a Kant. In primo luogo Scoto fu il filosofo
medioevale della critica della ragione e per questo
assunse verso la Scolastica il ruolo che ebbe Kant verso
l‟illuminismo tedesco di Wolff: egli delimitò il campo
della ragione naturale nei problemi metafisici e cercò di
fondare il valore della conoscenza scientifica sul
riconoscimento dei suoi limiti. Questa ricerca aveva lo
scopo di respingere le presunzioni della ragione che si
innalzava fino alla conoscenza della vera essenza di Dio
e in questo modo intaccava la fede stessa, che è l‟unico
strumento in possesso dell‟uomo per questa conoscenza. La
ragione quindi deve limitarsi al proprio ambito e
lasciare alla fede il proprio. Il secondo motivo era il
nominalismo moderato. Scoto critica il realismo che
considerava l‟universale, realmente presente, come forma
della sostanza, individuata dalla materia e propone
l‟idea originale della haecceitas, quale principio di
individuazione ultima dell‟ente composito di materia e
forma. Per Scoto non esiste che l‟individuale, a cui
conferisce un valore metafisico superiore a quello della
tradizione scolastica, mentre l‟universale deriva
dall‟opera astrattiva dell‟intelletto7.
7 Per questo Heidegger afferma che Scoto «ha trovato in
confronto con altri scolastici anteriori, una più grande e più
fine vicinanza (“haecceitas”) alla multiformità e possibilità
di tensione della vita reale. Ma allo stesso tempo egli sa
staccarsi dal piano della complessità vitale, volgendosi con
la stessa agevolezza verso il mondo astratto della
matematica». (M.Heidegger, La dottrina delle categorie e del
significato in Duns Scoto in G.Bertuzzi, La verità in Martin
9
Questa posizione è importante per Heidegger perché
rappresenta una lettura di Aristotele già moderna in
nuce: gli enti individuali non si distinguono fra loro,
in quanto ognuno ha la propria haecceitas, ma si
distinguono in quanto il pensiero li differenzia. Esso,
infatti, universalizza e in base a questo ha la capacità
di distinguere, ciò che nella realtà esiste come
individuale.
L‟incontro con Scoto avviene in uno spirito ancora
neokantiano per Heidegger8, ma pone il problema che
comincerà a farlo allontanare da tale scuola: la validità
delle categorie. Che connessione hanno le categorie con
l‟oggetto conosciuto? E con il soggetto storico, spirito
vivente? Il problema, per il momento soltanto accennato,
del soggetto storico distinto dall‟ io trascendentale
sarà ciò che allontanerà Heidegger dalla scuola
neokantiana.
Tale problema si amplia nella prolusione per la docenza
Concetto di tempo nella storiografia (1916)9, in cui
diventa centrale il tema della vita della coscienza come
storicità e in cui le categorie non vengono più pensate
solo come funzioni del pensiero di un io trascendentale.
Heidegger: Dagli scritti giovanili a «Essere e Tempo»,
Bologna, ESD, 1991, pp.68-69)
8 Il giudizio, infatti, è interpretato come l‟atto in cui la
coscienza prende possesso del suo oggetto, determinando il suo
valore e il suo senso. Tale teoria si accosta a quella di
Rickert.
9 In questo studio Heidegger affronta la questione del diverso
significato del concetto di tempo nell‟utilizzo scientifico
della fisica rispetto a quello della storiografia. Per la
fisica, il tempo è un concetto necessario alla definizione del
movimento e viene considerato in termini quantitativi. Per la
storia, il tempo è considerato in termini qualitativi, in
quanto mira a mettere in rapporto il dato storico con il
valore culturale. Avendo differenti fini, quindi, la fisica e
la storia utilizzano diversi significati del concetto di tempo
(cfr. G.Bertuzzi, La verità in Martin Heidegger: Dagli scritti
giovanili a «Essere e Tempo», Bologna, ESD, 1991, pp.117-120)