4Il risultato fi nale della valutazione dovrà comunque evidenziare: l’analisi
dettagliata dell’attività in esame, la defi nizione delle misure di sicurezza
previste, la stesura del programma e, quando necessario, interventi migliorativi
al fi ne di raggiungere un livello di sicurezza adeguato per le persone ivi
operanti o presenti ad altro titolo.
Nella seguente tesi, ci occuperemo, della radioprotezione nel reparto di
medicina nucleare tradizionale di Matera.
La Medicina Nucleare è una disciplina con attività diagnostica e terapeutica
la cui specifi cità risiede nell’impiego regolamentato di radionuclidi artifi ciali.
sia in vivo che in vitro, in forma “non Sigillata”.
La diagnostica medico-nucleare in vivo si fonda essenzialmente sulla
possibilità di studiare fenomeni fi siopatologici utilizzando dei radiofarmaci,
i quali, una volta somministrati nell’organismo umano sottoforma di semplici
radionuclidi o di molecole radiomarcate, si comportano come traccianti di
un particolare fenomeno biologico, permettendo, attraverso l’impiego di
appositi rivelatori, di produrre immagini diagnostiche. La tecnologia che ne
concretizza la realizzazione prende il nome di “Diagnostica per Immagini”
(imaging) e si basa sull’impiego di particolari apparecchiature dotate di
cristalli caratterizzati dalla proprietà di emettere fotoni quando colpiti da
radiazioni di energia superiore a qualche decina di KeV (gamma-camera).
La radiazione emergente dall’organo e contenente le informazioni relative al
suo stato clinico, viene così restituita sotto forma di immagine
L’immagine fi nale (scintigrafi a) è quindi totalmente generata dalla radiazione
emessa dal radionuclide che si è localizzato nell’organo bersaglio sfruttando
un ben preciso meccanismo biologico, il suo contenuto diagnostico avrà una
valenza funzionale e non un semplice carattere morfologico.
Perciò la Medicina Nucleare si differenzia dalle altre discipline come, la
Radiologia, l’Ecografi a e la Risonanza Magnetica Nucleare perché non si
limita a fornire informazioni di tipo morfologico ma rappresenta le funzioni
5biochimiche e fi siologiche dell’organo in esame.
E’ importante sapere che è richiesta la partecipazione attiva dell’organismo
in quanto “si può fare la radiografi a di un cadavere ma non una
scintigrafi a”.
I potenziali rischi in detto reparto riguardano le radiazioni ionizzanti, la
radioattività infatti costituisce un pericolo per l’uomo se assorbita in dosi
elevate e quindi è importante proteggersi.
Questo è lo scopo della radioprotezione.
Qualsiasi attività che implica esposizione alle radiazioni ionizzanti deve
essere giustifi cata, i limiti di esposizione devono essere rispettati così come
i livelli di esposizione, tenuti ai minimi valori ragionevolmente possibili,
tenendo in dovuta considerazione fattori economici e sociali (Principio
ALARA) .
La radioprotezione include tutte quelle misure volte alla protezione della
popolazione e dei lavoratori che svolgono attività che comportano esposizione
alle radiazioni ionizzanti.
Le tecniche di radioprotezione utilizzate sono svariate, in dipendenza dal
grado del potere penetrante della radiazione in oggetto, si distinguono in:
radiazioni alfa, radiazioni beta, radiazioni gamma.
Nonostante la rilevanza sia dal punto di vista numerico che economico e
sociale, il personale della sanità è stato abbastanza trascurato per quanto
riguarda la tutela della salute sui luoghi di lavoro anche se cautelati da decenni
dalla Costituzione (art. 32, 35, 41), dal Codice Penale (art. 437, 451, 590),
dal Codice Civile (2087). e dall’art. 9 dello Statuto dei Lavoratori.
1. ALARA è una politica atta a minimizzare rischi conosciuti, mantenendo l’esposizione ai livelli più bassi
ragionevolmente possibili tenendo in considerazione i costi, la tecnologia, i benefi ci per salute pubblica ed altri fattori
sociali ed economici. Oggi, il principio ALARA è usato soprattutto nel contesto della protezione dalle radiazioni
ionizzanti, dove i limiti non sono stabiliti sulla base di una soglia, ma piuttosto sulla base di un “rischio accettabile”. In
queste circostanze, è ragionevole minimizzare un rischio che si presume possa esistere anche a livelli inferiori ai limiti
raccomandati, considerato che ciò che costituisce un “rischio accettabile” può variare molto da individuo a individuo.
6I riferimenti normativi per la radioprotezione sono regolati dal D.P.R. 185/64,
dal DLgs 230/95 ( modifi cato da DLgs. 241/00, DLgs. 357/01, DLgs. 151/01,
legge 39/02) e dal DLgs. 187/00 (modifi cato dall’art. 39 della legge 01/03/02
n°39).che riguardano norme di sicurezza degli impianti, protezione dei
lavoratori e attuazione delle EURATOM a cui bisogna attenersi per tenere
bassi i valori di esposizione alle radiazioni.
7LA MEDICINA NUCLEARE CONVENZIONALE E
RADIOTERAPIA METABOLICA
1.1 Cosa si intende per Medicina Nucleare
La Medicina Nucleare è quella branca specialistica della medicina che si
avvale dell’uso di radionuclidi artifi ciali, impiegati in forma non sigillata a
scopo diagnostico, terapeutico e di ricerca biomedica.
Le sorgenti non sigillate sono sostanze non incapsulate in vario stato fi sico e
chimico, facilmente disperdibili.
La medicina nucleare con l’uso dei radionuclidi per studi di fi siologia, ha
sviluppato numerose metodiche utilizzate in diagnostica (in vivo e in vitro),
nella ricerca scientifi ca e, per alcune forme patologiche, in terapia.
In base alla parte dell’organismo e alle diverse funzioni di ciascun organo
sono disponibili numerosi tipi di radiofarmaci.
I radionuclidi vengono introdotti nell’organismo mediante iniezione, per
via orale o inalazione e possono comportarsi come traccianti funzionali,
permettendo studi diagnostici in vivo, o possono concentrarsi in tessuti
patologici, permettendone sia il riconoscimento e sia l’irradiazione
terapeutica.
Le immagini medico-nucleari vengono ottenute per mezzo della rilevazione
di radiazioni emesse da radiofarmaci distribuiti nell’organismo. Il
paziente emette radiazioni gamma o x che vengono registrate da apposite
apparecchiature in grado di ricercare l’immagine corrispondente.
Col termine scintillazione si defi nisce il fenomeno fi sico sfruttato da queste
apparecchiature per trasformare in energia elettrica l’energia quantica dei
fotoni gamma o x, le immagini da esse fornite vengono dette scintigrafi e.
La distribuzione nell’organismo del radiofarmaco dipende dalla costituzione
8chimico-fi sica dello stesso, dalla via di somministrazione, dalla capacità di
attraversare barriere biologiche e di essere trasportato dai carrier (proteina
trasportatrice di ioni e di piccole molecole organiche attraverso le membrane
cellulari), e dalle condizioni metaboliche del paziente.
Le immagini scintigrafi che esprimono la distribuzione spaziale o spazio-
temporale del radiofarmaco.
Spesso le informazioni ricavate sono esprimibili anche in forma di parametri
numerici, permettendo di ottenere dati di ordine semiquantitativo o
quantitativo.
La peculiarità di queste immagini è, quindi, di essere funzionali, cioè
l’espressione morfologica di una funzione vitale. Perché, infatti, una sostanza
radioattiva possa concentrarsi in un tessuto qualsiasi dell’organismo è
necessario che il tessuto stesso sia vivo e funzionante.
L’impiego per uso diagnostico comprende:
• applicazioni in laboratorio, totalmente in vitro
• applicazioni in vivo e in vitro ossia studi di patologie mediante
conteggi della radioattività nei fl uidi corporei dopo aver somministrato
opportuni radiofarmaci ai pazienti da esaminare.
• Applicazioni in vivo, di imaging morfo–funzionale, comunemente
chiamate scintigrafi e, che presentano un campo di applicazione
potenzialmente vastissimo in quanto, utilizzano il radiofarmaco
adatto, possono essere studiate numerose funzioni fi siologiche e le
loro eventuali alterazioni.
I radiofarmaci che vengono usati in terapia sono, per lo più, differenti rispetto
a quelli usati in diagnostica perché emettono radiazioni corpuscolare in grado
di dissipare tutta la loro energia in uno spazio molto piccolo (<1 cm); ciò
permette una radioterapia metabolica selettiva e mirata.
Ovviamente come per gli usi diagnostici anche per gli usi terapeutici è
fondamentale una costante ricerca per la messa a punto di nuovi radiofarmaci
9che presentino sempre migliori caratteristiche fi siche e farmacologiche.
Il razionale dell’uso della medicina nucleare in terapia è che il radiofarmaco
somministrato al paziente, concentrandosi nei tessuti patogici, possa irradiarli
e distruggerli risparmiando, per quanto possibile, quelli sani.
Come esempio di terapia metabolica può considerarsi, in campo oncologico,
la radioterapia metabolica del carcinoma tiroideo, di primaria importanza
nella ricerca biomedica.
Di particolare interesse, a questo riguardo, sono le nuove possibilità fornite
dalla tomografi a ad emissione di protoni (PET) che può utilizzare le stesse
molecole che normalmente entrano nel tessuto metabolico dei tessuti, come
ad esempio il glucosio. Infatti, l’uso di radionuclidi emittenti positroni,
come il Carbonio-11, l’Azoto-13, l’Ossigeno-15, il Fluoro-18, permette
di marcare le molecole biologiche sostituendo uno o più isotopi stabili con
il loro isotopo radioattivo, con il pregio di non modifi care in alcun modo
le altre caratteristiche fi siche e chimiche, mantenendo quindi invariate la
distribuzione e la funzione.
1.2 Quali sono i danni per il paziente esposto a radiazioni
Sottoporsi ad una indagine diagnostica, presso un centro di medicina nucleare,
non deve generare preoccupazioni riguardo alla pericolosità o alla dolosità
delle metodiche impiegate.
In moti casi, ironizzando, il disagio maggiore è l’attesa, per motivi tecnici e
per l’esecuzione di alcuni esami.
Anche se l’esposizione a grandi quantità di radioattività, in termini di dose
assorbita equivalente, può essere pericolosa, le piccole quantità selezionate
dal medico nucleare sono assolutamente sicure, in media 3 mSv per una
procedura, pari alla quantità di radiazioni che ciascuno di noi riceve ogni
10
anno per le normali attività quotidiane.
Le tecniche di imaging radionuclidico hanno il pregio di essere poco o per
nulla invasive e gravate da un tasso di morbidità estremamente basso; il
paziente per la stragrande maggioranza delle indagini subisce, al più, una
semplice iniezione endovenosa. Sono poche le metodiche che prevedono
una maggiore invasività.
I radiofarmaci usati possono essere considerati del tutto sicuri in quanto,
in anni di impiego clinico rigorosamente controllato in tutte le medicine
nucleari del mondo, è stato osservato un numero esiguo di reazioni avverse.
La medicina nucleare, al contrario della radiologia che è ormai ben conosciuta
anche dal pubblico, è però ancora circondata da un alone di mistero e di
timore, legato più che altro all’aggettivo “nucleare”.
Questo termine, che fa riaffi orare alla memoria olocausti bellici e tragedie
recenti, indica che le radiazioni utilizzate - i raggi gamma - provengono
dai nuclei atomici, al contrario dei raggi “x” utilizzati in radiologia che
provengono dagli orbitali elettronici.
A tale proposito è bene ricordare che le radiazioni elettromagnetiche sono
tutte uguali: dalle radiazioni emesse dai normali campi elettrici (50-60
cicli/secondo) alle onde radio, allo spettro visibile, alle radiazioni “UV”,
“x” e gamma, l’unica caratteristica che le differenzia è la loro lunghezza
d’onda e quindi la loro energia che è inversamente proporzionale ad essa. In
particolare, non c’è alcuna differenza, a parità di energia, fra una radiazione
“x” di impiego radiologico ed una radiazione gamma di impiego medico-
nucleare.
Attenendosi a quanto affermato, viste le basse dosi generalmente utilizzate
per le indagini medico-nucleari, il rischio più temuto, quello cioè di indurre
una neoplasia, è sicuramente estremamente basso. Unica controindicazione
è la gravidanza, durante la quale non è possibile escludere potenziali danni
all’embrione o al feto: l’esecuzione di una scintigrafi a in una gravida