2
Prologo.
Prima di affermarsi come istituzione, il cinema è dovuto crescere cercando di trovare
una propria strada, che lo conducesse verso il divenire un organismo autosufficiente e
che lo liberasse dalle radici delle arti di cui è figlio: fotografia e teatro su tutte. La scelta
di concentrare la mia analisi sul periodo compreso tra il 1912 e il 1919, dunque, si
spiega con l'importanza da esso assunta per la maturazione del nuovo mezzo di
comunicazione.1 Come scrive Gaudreault, infatti:
anche se il cinematografo è “nato” nel 1895 (o giù di lì), il cinema “verrà alla luce”
soltanto successivamente, nel corso degli anni Dieci... Detto altrimenti: il cinema
non sarebbe esistito se non dopo la conclusione del periodo chiamato cinema delle
origini...2
Come afferma sempre André Gaudreault, “ogni nuovo medium, infatti, nella fase del
suo debutto, è caratterizzato dal fatto che i suoi primi passi riproducano servilmente gli
altri media di cui esso stesso sarebbe più o meno una derivazione”3.
Prima che il cinema diventasse un medium autonomo, il cinematografo non
soltanto ha subito l'influenza degli altri media o degli altri spazi culturali in voga a
fine secolo, ma è stato al contempo spettacolo di magia, féerie, numero di café-
1 Considerare anche gli anni Venti e Trenta richiederebbero a mio avviso uno studio a parte per via di
diversi fattori quali l'introduzione ufficiale del sonoro, dei film a colori e, aspetto da non sottovalutare
dal punto di vista sia linguistico che stilistico, l'avvento della dittatura fascista dopo la marcia su
Roma del 1922.
2 A. Gaudreault, Cinema delle origini o della «cinematografia-attrazione», Il Castoro, Milano 2004, p.
28.
3 Ibidem, p. 19.
3
Il cinematografo è un'arte?
Le solite questioni di lana caprina! E' il cinematografo!
E' certo che i poeti possono per suo mezzo anche parlare all'umanità. Di qui
la sua grande importanza!
Ma per ora quanti farisei, quanti presuntuosi vacui, quanta povera ricca
gente in questa bella attività.
Per chi potrà è apparso ora un grande nuovo compito!
Sem Benelli, Un giudizio di Sem Benelli, Il Cinema Illustrato, Anno I, Num. 4, Roma, 7 luglio
1917, p. 4
concert, numero di vaudeville, lanterna magica, e via dicendo. Le intersezioni
intermediali nell'ambito della cinematografia sono così feconde alla fine del XIX
secolo che un gran numero di vedute animate pagano giustamente il loro tributo ad
altri media, o spazi mediatici, spesso a seconda del soggetto affrontato.4
Tuttavia, il seguito popolare e industriale che lo spettacolo cinematografico attraeva,
cresceva sempre di più. Uno dei segnali grazie ai quali è possibile percepire l'aumento
di importanza del cinematografo, è la comparsa di una stampa specializzata –
collocabile intorno al 1907 – e, su di essa, di una discussione attorno alla presunta e
pretesa artisticità del cinema. Sovente, infatti, si ritrovano articoli nei quali vengono
esaltati il cinematografo e le sue qualità artistiche, tra cui la Lingua delle films5 e
Lingua cinematografica6 (“Il merito degli artisti americani invece sta nel fatto di avere
essi cercato per i primi di creare o decifrare [...] la lingua della film […]. Concludendo,
i primi cercano di agire secondo la lingua cinematografica e, solo secondariamente,
cercano di recitare bene.”), antenati di quello che anche oggi è conosciuto come il
linguaggio cinematografico e sintomi della presenza di un potenziale (non ancora del
tutto espresso) stilistico autonomo del neonato medium, condizione necessaria per
l'elevazione dello stesso al rango di arte. A tal proposito si legge in un articolo del 1916:
La cinematografia, ad essere arte, deve riconoscere i propri mezzi d'espressione e i
propri limiti; deve, sopra tutto, liberarsi della schiavitù dell'arte drammatica [...].
Quanti della numerosa falange di scrittori, di direttori e di attori, possono vantare
un'anima cinematografica? Ben pochi, e vi apparirà chiaro se considerate la maggior
parte delle pellicole che vi si svolgono innanzi nei teatri: in due o tre appena si
mostrano i segni della 'tecnica', quelli artifici, quei trucchi (come dicono) che sono
gli ottimi mezzi d'espressione del cinematografo. [...] Non si è ancora usciti dal
chiuso cerchio della fotografia: fanno le pellicole, come dovessero essere una serie
bene ordinata di fotografie, ciascuna delle quali è in sé compiuta, e non già
rappresentazioni organiche svolte dal principio alla fine con rigorosa continuità. [..]
Ma il cinematografo ha da essere ben altro.7
Oppure:
Il cinematografo, fino ad oggi, è stato semplicemente e puramente un genere
commerciale lucrosissimo e come tale si sono adoperati e si adoperano per esso tutti
4 Ibidem, p. 48.
5 Aurèle Sydney, Pregi e difetti degli artisti cinematografici americani e latini, «Lux – Rivista
internazionale dell'industria cinematografica», Anno I, N. 1, Febbraio 1918, Roma, p. 21.
6 Ibidem.
7 Goffredo Bellonci, Manifesto per una rivoluzione cinematografica, «Apollon – Rassegna di arte
cinematografica», Anno I, Volume II, N. 2, Settembre 1916, p. 1.
4
i generi più indigeni di notorietà (avrei dovuto scrivere rèclame, ma è bene
cominciare ad essere italiani in tutto).
Ci sono le eccezioni, è vero. E di queste eccezioni desidero parlare e di esse
discutere, perchè il cinematografo possa redimersi dal commercio e trasformarsi in
arte.
Ma le case editrici sanno benissimo dove il cinematografo è arte e dove è
commercio. E se si ostinano in quest'ultimo, è colpa esclusiva del pubblico.8
O ancora, come afferma addirittura Augusto Genina:
Il cinematografo dunque, potrà divenire forma di arte purchè gli artisti anziché
rimanerne lontani, cerchino di studiarlo e comprenderne a fondo il suo non difficile
linguaggio tecnico. Il cinematografo non è teatro, non è romanzo. Partecipa dell'uno
e dell'altro in quanto è illustrazione animata, meglio la rappresentazione visiva
dell'uno e dell'altro.9
Naturalmente, non esistevano solo posizioni così lucide e mature. C'era anche chi
sosteneva fin troppo entusiasticamente e senza ombra di dubbio l'artisticità dello
spettacolo cinematografico e chi, al contrario e senza troppa lungimiranza, si schierava
dalla parte dei detrattori sostenendo la piccolezza e la meccanicità del cinematografo (e
della fotografia) di fronte all'arte antica e nobile del teatro:
La fotografia – e la cinematografia s'intende – per tutta la idealizzazione possibile
alle loro forze, possono usare il flou, speciale «fuori fuoco», e possono giuocare
con ombre profonde e trasparenti. Questo è tutto. Nessuna deformazione, nessun
artificio d'arte – si perdoni il bisticcio – nessun altro intervento dell'uomo può
avvenire fotograficamente – e cinematograficamente. La ragione per cui la
fotografia non è arte, ma si può accostar solo, più o meno suggestivamente, all'arte
– la quale è grande, è grande – la ragion per cui la forografia, così fatta, resta più o
meno sempre meccanica, nelle mani dei più, fa sì che la cinematografia patisca le
stesse deficienze della fotografia madre. Il Teatro ha ben altri e ben più fini ed
elevati mezzi di suggestione e di emozione! Non ci stiamo a canzonare col darci ad
intendere che con la macchina si può far lo stesso. La questione del teatro
cinematografico può esser difesa discussa e celebrata, solo in un giornale organo di
case produttrici, ma non tra persone intelligenti! Si può fare, col teatro
cinematografico, magari una cosa graziosa, ma non una cosa grande! Si potrebbe
fare grande – ma grande di altre doti – ove si lasciassero i castelli di cartapesta e si
cercassero i castelli veri e le foreste vere [...]. La missione del cinematografo ed i
suoi nervi sono ben altri! In America hanno compreso questo e fanno la
cinematografia esatta, chiara, a fuoco. Cioè naturale, fotografica, veristica. In
Europa non si è compreso questo e si crede che la missione del cinematografo si a
puramente teatrale.10
8 Ottorino Modugno, L'arte nuova, «Italia cinematografica», Anno I, N.2, Napoli, 30 Aprile 1917, p.1.
9 Augusto Genina, Ruggero Ruggeri fa del cinematografo, «Penombra – Rivista d'arte
cinematografica», a. I, n. V, Ottobre 1918, p. 198.
10 Biagi, L'industria cinematografica – Produzione europea e produzione d'oltre Oceano, «Cronache
5
Sui rapporti fra arte e cinematografo si è discusso anche troppo, in questi ultimi
anni, con risultati non proporzionali allo sforzo della discussione. Ancora oggi i più
non saprebbero rispondere senza perplessità e senza riserve alla domanda se la
cinematografia sia o non sia un'arte. [...] [I]l cinematografo offre all'artista i mezzi
che finora gli mancavano. Davanti all'obbiettivo egli può radunare i mezzi
rappresentativi che gli occorrono e sistemarli, armonizzarli, correggerli, finchè non
abbia raggiunto la perfezione voluta. Egli può scrivere in tutti i particolari la sua
opera, non diversamente dal musicista e da ogni altro genere di artisti. [...] Non è
dunque il cinematografo, in sé e per sé, che possa costituire un'arte nuova. Esso è
meccanismo e non arte. Ma è un meccanismo che offre un mezzo di conservazione
e di diffusione per un'arte che ne difettava.11.
Come si diceva, è proprio in questo periodo che si assiste alla nascita e alla
proliferazione delle pubblicazioni cinematografiche specializzate, che cominciano a
separarsi da quelle teatrali. Un caso specifico, per riportare un esempio, è quello della
rivista Il Cinema-Teatro, edito a Roma dal 1911, che vede aumentare esponenzialmente
gli articoli cinematografici a discapito di quelli teatrali man mano che il cinema acquista
maggiore importanza nel nostro Paese. Oppure quello, qualche anno più tardi, della
rivista Il Tirso in cui a partire dal 1914
appare la rubrica «Il Tirso nel cinematografo», che diviene poco dopo «Il Tirso al
cinematografo» [...] Con l'ingrsso di Ugo Ugoletti nel gennaio del 1915 il cinema
ottiene un posto quasi fisso [...]. Nell'ottobre Ugoletti e Dionisi-Vinci annunciano
la divisione in due del giornale, che con il n. 31 dell'anno XII utilizzerà Il Tirso al
cinematografo come testata a parte, ma con numerazione in comune con Il Tirso.12
Il proliferare della stampa specializzata, rappresentò un passo fondamentale per il
cinematografo in quanto un ulteriore passaggio fondamentale verso la piena
maturazione di un'arte è rappresentato dal formarsi di un discorso letterario proprio,
consistente in dibattiti, critiche, interpretazioni e, soprattutto, dotato di una terminologia
specifica. Ed è proprio sul nascente lessico cinematografico che verrà incentrato questo
studio.
d'attualità», Anno I, N.1, Roma, 25 Aprile 1916, p. 10.
11 A. R., Vecchie e nuove questioni, «Apollon – Rassegna di arte cinematografica», Anno IV, N. 3, 31
Marzo 1919, p. 1.
12 Riccardo Redi (a cura di), Cinema scritto : il catalogo delle riviste italiane di cinema, 1907-1944,
Roma, Associazione italiana per le ricerche di storia del cinema, 1992.
6
Il dizionario cinematografico degli anni Dieci risentiva ancora in maniera pesante
dell'influenza del teatro, della fotografia e prima ancora dal cinema ambulante, della
lanterna magica. Come riporta Sergio Raffaelli in L'italiano nel cinema muto,
Allora infatti al cinema primordiale, che nei suoi pochi settori vitali rimaneva
anche onomasticamente collegato al popolare intrattenimento ottocentesco d'arte
varia e in particolare degli spettacoli ottici, subentrò un cinema influenzato invece
n ogni suo aspetto, e quindi pure nell'onomaturgia, delle arti nobili, quali il teatro e
la letteratura, e dall'industria.13
In ogni campo, da quello più attinente alla sfera economica a quelli più artistici e
tecnici, si assistette dunque ad un proliferare di voci che il cinema fece sue per definire
aspetti che la nascente arte condivideva con le precedenti: i procedimenti chimici di
sviluppo della pellicola, i nomi di macchinari e di supporti erano inizialmente del tutto
simili a quelli dell'arte fotografica, mentre i termini più aderenti alla sfera dello
spettacolo e del prodotto finale, del film in quanto opera, facevano riferimento ai
corrispettivi teatrali.
Queste parole iniziavano proprio negli anni Dieci a differenziarsi, subendo qualche lieve
modifica o trasformazione radicale al fine di plasmarsi per aderire in maniera più
precisa al neonato cinema, apportando così cambiamenti che rappresentavano il suo
tentativo di emancipazione e di istituzionalizzazione.
Trovare un proprio linguaggio, un lessico specifico, uno stile, farsi accettare sono
traguardi che richiedono una lunga fase di ricerca e di sperimentazione. Ciò avviene,
man mano, anche con lo sviluppo di materiali tecnici appropriati creati ad hoc e con
l'esperienza che con il tempo alcuni addetti accumulano, fino a diventare professionisti
del genere capaci di mescolare le esperienze pregresse, le capacità e le loro velleità fino
a trovare, appunto, un nuovo modo d'espressione (senza dimenticare, ovviamente, la
sfida dell'alfabetizzazione al nuovo mezzo dei fruitori).
Solo un confronto diretto con la realtà di quegli anni può aiutarci a capire quale fu lo
sforzo eseguito dal mondo del cinema per elevarsi ad arte riconosciuta e indipendente;
una storia presente che non tiene conto del proprio passato, delle proprie origini non può
che essere un castello costruito nell'aria, sottoposto a scosse che potrebbero minarne le
13 Sergio Raffaelli, L'italiano nel cinema muto, Firenze, F. Cesati, 2003, p. 150.
7
certezze.
Non basta però conoscere il linguaggio artistico, c'è bisogno anche di tracciare un
quadro completo sulla terminologia per consentire un dibattito tra passato e presente in
grado di generare un futuro.
8
Atto I – Cinematografo, un nuovo mondo.
I modi di definire quest'arte nascente nel periodo qui preso in considerazione erano
molteplici. Già dal 1896 il termine Cinematografo compariva nel nostro Paese come
italianizzazione del nome dato all'apparecchio inventato dai Fratelli Lumière (tuttavia,
già un anno prima, l'invenzione fu presentata nel nostro Paese con l'originale nome
Cinématographe). Da quel momento, il suo uso venne sdoganato e conobbe, man mano
che l'invenzione prendeva piede e le potenzialità del mezzo venivano svelate, una lunga
serie di sinonimi che invasero la carta stampata, la lingua parlata e, perché no, anche la
letteratura – un esempio su tutti, Quaderni di Serafino Gubbio Operatore, romanzo,
diciamo così, cinematografico di Luigi Pirandello, pubblicato in forma definitiva nel
1925 ma iniziato intorno al 1915, anno al quale si possono fare risalire i termini
cinematografici.
Il modo più usato per riferirsi al mondo del cinema, a quest'arte in fasce, era
cinematografo. Mi pare doveroso, in questo caso, riportare una testimonianza
precedente gli anni Dieci, anche per poter affermare che questo termine, nell'arco
temporale analizzato, era già una realtà compiuta e affermata. Riporta, infatti, un certo
Gajo nel 1907:
La vita! Il cinematografo è e deve essere il trionfo della vita. Se le «azioni»
cinematografiche sono opportune e magari necessarie per contentare i gusti del
pubblico un po' grosso, si collochino almeno nell'ambiente del vero.14
Questo, in ogni caso, non era l'unico modo usato per riferirsi al mondo cinematografico.
Il sinonimo più frequente era Cinematografia, che come afferma Sergio Raffaelli in
Cinema Film Regia, è un “derivato di cinematografo […] per influsso formale e
semantico di fotografia intesa come 'immagine' ”15. Alternativo a quest'ultimo, seppur
poco utilizzato, anche cinegrafia compariva sulle cronache dell'epoca.
14 Gajo, Il cinematografo, in «Corriere della sera», 21 Agosto 1907, p.3 citato in Sergio Raffaelli,
Cinema, film, regia : saggi per una storia linguistica del cinema italiano, Roma, Bulzoni, 1978, p. 65.
15 Sergio Raffaelli, Cinema, film, regia : saggi per una storia linguistica del cinema italiano, Roma,
Bulzoni, 1978, p. 65.
9
Rare volte in cinematografia abbiamo registrato un successo personale
entusiastico e completo come quello riportato da questa valentissima attrice.16
Si sa come la cinematografia abbia potuto, da qualche tempo, aprirsi trionfalmente
la via verso più elette idealità artistiche.17
Qualche frettoloso classificatore può scambiare per «letteratura» tutto questo
sustrato di poesia, ma, in cinegrafia, è condannevole letteratura l'abuso di
forme proprie della letteratura.18
Un po' più rare, invece, erano le abbreviazioni Cinema e cine19, che conosceranno una
maggiore diffusione solamente con il decennio successivo.
Redimiamo il Cinema!20
Più unica che rara l'espressione quadro mobile che, secondo Sergio Raffaelli, è stata
verosimilmente “ricalcata sull'inglese moving picture [e] sembra equivalere a “cinema”
per sineddoche (poiché quadro è inteso nel diffuso significato primitivo di “immagine”
[…])”21 e che sempre l'autore di Cinema Film Regia propone:
Nessun'altra industria ha preso in così breve spazio uno sviluppo così grande, né è
stata trasformata per innovazioni vittoriose d'ordine tecnico e artistico da una tale
evoluzione, come l'industria del quadro mobile.22
Ulteriori espressioni usate in luogo di Cinematografo fanno risaltare piuttosto il
carattere artistico (o pseudo-artistico) implicito nel nuovo mezzo di espressione23: le
16 Fandor, Lucciola, in «La Cine-Gazzetta», Anno I, N.9, Roma, Martedì 10 Aprile 1917, p. 1.
17 Franz., Le ostilità sono aperte, «Il Cinema-Teatro: Notiziario internazionale dell'arte
cinematografica», a II, n.24, Roma, 4 maggio 1912, p. 1.
18 G. d'A., Un maestro della sceneggiatura: G. M. Viti, «Apollon – Rivista di arte cinematografica», 31
Marzo 1919, pagina non segnalata.
19 Umberto Paradisi, Tipi da “Cine”, «”Film”- Corriere dei Cinematografi», a IV, n.14 Napoli-Roma
Mercoledì 9 Maggio 1917, p. 2.
20 Umberto Paradisi, Redimiamo la 'film', «Cinematografia italiana ed estera», Anno VII, Num 145,
Torino, 5 Febbraio 1913, p. 2712.
21 Sergio Raffaelli, Cinema, film, regia : saggi per una storia linguistica del cinema italiano, Roma,
Bulzoni, 1978, p. 70.
22 Autore non segnalato, Titolo non segnalato, «In Penombra – Rivista d'arte cinematografica», Marzo
1919, citato in Sergio Raffaelli, Cinema, film, regia : saggi per una storia linguistica del cinema
italiano, Roma, Bulzoni, 1978, p. 70.
23 Termine peraltro utilizzato anche all'epoca come dimostra l'articolo di un autore comparso in Vicende
trascendenti realizzate sullo schermo, «Cinemundus», N. 5, Maggio 1919, p. 18.
10
più comuni erano Arte cinematografica24, Arte nuova e Nuovissima arte, seguite da
Arte nova25 e Sesta arte (oggi diventata invece settima arte), “definizione […] data da
Ricciotto Canudo nel 1911.”26
Certo la guerra [...] ha fatto un po' da freno a questo incedere maestoso dell'arte
nuova verso il giardino legittimamente fiorito del progresso.27
Abbiamo voluto soltanto in via d'eccezione vedere praticamente in che consista
l'ardua e bella fatica di tutti coloro ce oggi in Italia adunano i loro sforzi e le loro
energie per l'affermazione della nuovissima arte.28
Un cinematografista francese interpellato su ciò che pensava dell'arte
cinematografica, ha dato questa vivace, entusiastica e perspicace risposta: 'il
cinematografo? .... Ma è la sesta fra le arti belle, un'arte che sarebbe ai primi passi.
Una sesta arte che [...] aspetta il suo autore classico per aprirle la via alla gloria.29
Addirittura, su questa linea, comparivano anche i latinismi Ars-nova30 e Ars
cinematographandi, seppure il loro utilizzo risultava presumibilmente limitato a due
precise occasioni, nel titolo di un articolo il primo e in un contesto metaforico nel quale
vengono nominati Ovidio e Orazio il secondo:
Il periodo della selezione è giunto a maturità e l'ars cinematographandi non
attende più i suoi Orazi e i suoi Ovidi.31
E', però, soprattutto nei seguenti sinonimi di cinematografo che si riscontra il debito del
lessico cinematografico nei confronti del teatro. Al tempo stesso, comunque, queste
stesse parole contengono un tentativo di differenziazione netta dall'arte di cui è figlio il
24 Autore non segnalato, I nostri echi – Esposizione internazionale, un articolo non firmato comparso ne
«Il Cinema-Teatro: Notiziario internazionale dell'arte cinematografica», a II, n.24, Roma, 4 maggio
1912, p. 1.
25 Antonio Plaustro, Arte nova, «Odiernismo», Anno I, N. 9, Roma, 15 Agosto 1914, p. 5.
26 Giovanni Grazzini, Le mille parole del cinema. Dizionario portatile dello spettatore, Roma-Bari,
Laterza, 1980, p. 192.
27 Autore non segnalato, “Film” in giro – Dal vechio al nuovo anno – Lettere genovesi, «”Film”-
Corriere dei Cinematografi», a. V, n.1, Napoli-Roma-Torino Sabato 12 Gennaio 1918, p. 13.
28 Alberto Sannia, Cicero pro domo..., «”Film”- Corriere dei Cinematografi», a V, n.22, Napoli-Roma-
Torino Mercoledì 7 Agosto 1918, p. 6.
29 Gance, Che cosa è il cinematografo?, «Il Cinema-Teatro: Notiziario internazionale dell'arte
cinematografica», a II, n.27, Roma, 26 Maggio 1912, p. 2.
30 Ol: ati., Quale dovrebbe essere l'intrinsecazione e quale la missione dell' “Ars-nova”, «L'Alba
Cinematografica», Anno I, N. 7, Catania, 15 Dicembre 1915, p. 1.
31 Saverio Procida, Il mistero del libretto, «L'Arte Muta», Anno I, N.1, 15 Giugno 1916, p. 54.
11
cinematografo grazie all'accostamento di una parola indicante l'arte in generale o il
teatro seguita da un termine che palesava la principale differenza tra le due arti: la
mancanza, nel cinema degli anni Dieci, della parola. Teatro muto32, Teatro del
silenzio, Teatro silenzioso33, Scena Muta, Arte silenziosa34, Arte muta35, Arte del
silenzio e Palcoscenico muto compaiono in maniera più o meno frequente nella stampa
cinematografica di quel periodo (altre espressioni, come per esempio Teatro senza
parola36, Scienza del silenzio, Scena silenziosa, Scenografia muta, Teatro veduto o
semplicemente Silenzio37, compaiono invece raramente e possono essere considerate il
neologismo di un determinato giornalista o uno sforzo di adattamento al contesto
dell'articolo).
Ecco alcuni esempi di utilizzo dei termini sopra indicati:
L'Arte del silenzio continua la sua opera fascinatrice.38
Mai come in questo momento turbolento, è venuta a galla tutta la genialità dell'arte
del silenzio39
Caino è veramente uno dei più completi e dei più organici lavori di arte muta che
siano mai stati immaginati e tradotti in realtà di vita, sulla scena silenziosa40
Noi ci spieghiamo, dunque , il grande successo di Andreina, sulla scena muta, per
queste peculiari qualità di passione intima […].41
E tutto ciò senza trascurare quanto la tecnica ha saputo finora fare suo nel teatro
32 Franz., I criminali della cinematografia, «Il Cinema-Teatro: Notiziario internazionale dell'arte
cinematografica», a II, n.26, Roma, 19 Maggio 1912, p. 1.
33 Pio Costante Giannella, Eleonora Duse e il “Teatro silenzioso”, «”Film”- Corriere dei
Cinematografi», a IV, n.14 Napoli-Roma Mercoledì 9 Maggio 1917, p. 9.
34 Francesca Bertini, L'arte e gli artisti nel cinematografo, «L'Arte Muta», Anno I, N.1, 15 Giugno 1916,
p. 43.
35 Ugo Falena, Antoine e il teatro muto, «In Penombra – Rivista d'arte cinematografica», a I, n 7,
Dicembre 1918, p. 270.
36 Autore non segnalato, Informazioni - “Resurrezione” di Tolstoi, «”Film”- Corriere dei
Cinematografi», a IV, n.12 Napoli-Roma Venerdì 20 Aprile 1917, p. 12.
37 Tito Alacevich, Cronaca cinematografica di Roma, «”Film”- Corriere dei Cinematografi», a IV, n. 28,
Domenica 30 Settembre 1917, p.2.
38 Autore non segnalato, Angelica Bellini, «”Film”- Corriere dei Cinematografi», a IV, n.15 Napoli-
Roma Sabato 19 Maggio 1917, p. 7.
39 Autore illeggibile, Attendendo “Attila”, «”Film”- Corriere dei Cinematografi», a IV, n. 27, (data
illeggibile) 1917, p. 4.
40 Autore non segnalato, Informazioni – Il “Caino” di L. Carlucci con Elena Makowska, «”Film”-
Corriere dei Cinematografi», a IV, n. 27, (data illeggibile) 1917, p. 16.
41 N., “Film” in giro – Le “prime” a Napoli, «”Film”- Corriere dei Cinematografi», a IV, n.9, Napoli-
Roma Lunedì 19 Marzo 1917, p. 10.
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