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rimasta abbastanza forte da evitare la repentina erosione dei programmi
protezionistici sorti nei tempi in cui il numero di produttori agricoli era
maggiore. Questo fenomeno si verifica in parte a causa della lentezza
nell aggiustamento della rappresentanza politica rispetto al decrescente numero
di persone operanti nel settore agricolo ed in parte per il fatto che il potere
politico in molte societ Ł in qualche misura land-based (Houck, 1987).
Le motivazioni di ordine economico che conducono al sostegno
pubblico del settore agricolo riguardano, principalmente, la necessit di:
− dare stabilit al mercato : l instabilit del mercato dei beni
agricoli Ł dovuta all inelasticit della domanda e dell offerta
interne, all incertezza sull andamento dei mercati internazionali
delle c.d. commodities , nonchØ alle variabili climatiche e ad
altre problematiche tipiche del settore (quali possono essere le
invasioni di insetti, le malattie che colpiscono i capi di bestiame,
ecc.);
− sostenere i redditi degli agricoltori: in quanto nella maggior
parte dei Paesi la crescita di tali redditi nel lungo periodo Ł stata
ed Ł tuttora inferiore rispetto alla crescita del reddito per gli
operatori di altri settori. Le misure per raggiungere questo
obiettivo operano tipicamente influenzando i mercati in cui i
produttori vendono i propri prodotti ovvero acquistano le
materie prime necessarie; in alternativa possono essere previsti
pagamenti diretti agli agricoltori non legati al tipo di produzione
effettuata ed alla quantit di output commercializzato;
− regolamentare gli scambi commerciali con l estero per garantire
l approvvigionamento delle derrate agricole: la completa
autosufficienza nella produzione di beni agricoli Ł una
situazione limite teorica che ha scarse probabilit di verificarsi
dal punto di vista pratico, piø verosimile Ł il caso in cui uno
Stato sia importatore netto ovvero esportatore netto di beni
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agricoli (caso quest ultimo che si verifica sicuramente per i
Paesi grandi esportatori di beni agricoli del c.d. gruppo di
Cairns del Doha Round, cioŁ Argentina, Australia, Bolivia,
Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala,
Indonesia, Malaysia, Nuova Zelanda, Paraguay, Filippine, Sud
Africa, Tailandia, Uruguay). Negli Stati importatori netti si
tende a considerare eccessivamente dispendioso (per l utilizzo
di valuta estera e le possibili connesse perdite su cambi) o
pericoloso per la salute e la sicurezza pubblica
l approvvigionamento dei beni necessari sul mercato
internazionale, di conseguenza vengono messi in atto
programmi di sostegno per la produzione di beni sostituti delle
importazioni agricole. Similmente, i Paesi esportatori netti
possono introdurre misure di sostegno alle imprese esportatrici
per favorire la propria economia e migliorare il saldo della
propria bilancia commerciale.
Negli ultimi decenni la World Trade Organisation, al fine di
promuovere il libero scambio ed ottenere tutti i benefici ad esso connessi, ha
preso in considerazione anche le misure protezionistiche a favore del settore
agricolo, cercando di far approvare agli Stati membri degli accordi relativi alla
loro graduale riduzione.
Il presente lavoro si propone di analizzare la misura protezionistica
classica, il dazio all importazione (Capitolo 1), ed un insieme di misure che
sono state definite con il termine di concessioni fiscali (Capitolo 2), nonchŁ
di stimare i loro effetti sul commercio internazionale di beni agricoli (Capitolo
3).
Mentre i dazi sono stati oggetto di abbondante analisi in letteratura,
nonchØ di tentativi sempre piø estesi di regolamentazione da parte della World
Trade Organization, solo recentemente l attenzione degli studiosi si Ł rivolta
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alle concessioni fiscali al settore agricolo, sia perchØ sono meno evidenti in
termini di bilancio pubblico (mentre ai dazi sono connesse entrate pubbliche,
alle concessioni fiscali possono essere connesse soltanto delle minori entrate
fiscali, c.d. tax expenditure , le quali per non sono oggetto di rilevazione
contabile), sia perchØ sono meno conosciute vista la difficolt e la continua
mutevolezza di una materia quale il diritto tributario.
In considerazione del fatto che sia i dazi che le concessioni fiscali
hanno influenza, direttamente o meno, sul libero scambio, si analizza infine il
commercio internazionale dei beni agricoli e si stima l impatto su di esso di
queste misure, considerando quattro attori principali: Europa, America del
nord, Asia e Resto del mondo.
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1. I dazi sui beni agricoli
1.1 I dazi nella teoria economica
Il libero scambio massimizza la produzione mondiale ed avvantaggia
tutti i Paesi. Ci nonostante in pratica tutti i Pa esi impongono alcune restrizioni
al libero flusso del commercio internazionale, le quali vengono in genere
giustificate in termini di benessere nazionale, protezione dell industria nascente
o salute pubblica, ma che sono in realt sostenute da gruppi di interesse del
Paese stesso e motivate anche dalla necessit dello Stato che li impone di
migliorare la bilancia dei pagamenti e di ottenere un maggior gettito fiscale.
Il meccanismo tradizionale piø importante di protezione commerciale Ł
il dazio, che Ł una tassa ovvero un imposta che grava sul bene scambiato
nel momento in cui attraversa un confine nazionale.
Il dazio all importazione , che risulta di piø frequente applicazione Ł
un imposta sul bene estero importato, mentre il dazi all esportazione sono
un imposta sul bene interno esportato.
Questi ultimi vengono frequentemente imposti dai Paesi in Via di
Sviluppo sulle loro esportazioni tradizionali (cioŁ soprattutto materie prime e
risorse naturali) con l intento primario di incrementare le entrate dello Stato, in
quanto i dazi all esportazione presentano l importa nte vantaggio di essere di
facile riscossione e, inoltre, non richiedono l implementazione di costosi
meccanismi amministrativi per la loro applicazione. Essi causano tuttavia un
aumento dei prezzi sul mercato internazionale, con la conseguenza che la
domanda internazionale del bene diminuisce e sul mercato interno aumenta la
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quantit disponibile per il consumo di tale bene. L aumento della quantit
offerta internamente causa, a sua volta, una diminuzione del prezzo sul mercato
interno, con la conseguenza che nell immediato aumenta la rendita del
consumatore e diminuisce la rendita del produttore1.
Viceversa, i Paesi industrializzati impongono dazi o altre restrizioni
commerciali per proteggere alcune industrie, di solito ad alta intensit di
lavoro, mentre per aumentare le entrate impiegano per lo piø le imposte sul
reddito.
I dazi possono, inoltre, essere ad valorem, specifici o misti. Il dazio ad
valorem Ł espresso come una percentuale fissa del valore del bene scambiato.
Il dazio specifico Ł espresso come una somma fissa per unit fisica del bene
scambiato. Infine, il dazio misto Ł una combinazione di un dazio ad valorem e
di un dazio specifico.
I dazi sono andati generalmente riducendosi nei Paesi industrializzati a
partire dalla seconda guerra mondiale, tuttavia il commercio dei beni agricoli Ł
ancora soggetto a barriere relativamente alte, sia dirette quantitative, sia di tipo
non tariffario (Krugman e Obstfeld 2008, Dominick Salvatore 1999, Houck
1987).
1.1.1 Analisi di equilibrio parziale di un dazio in un Paese
piccolo
Gli effetti di equilibrio parziale di un dazio possono essere analizzati
tramite i grafici della Figura 1.1.1.a e della Figura 1.1.1.b, in cui viene
rappresentata, rispettivamente, la situazione sul mercato interno e la situazione
1
I concetti di rendita del consumatore e di rendita del produttore vengono spiegati infra. Li si
introduce nel contesto della trattazione degli effetti dei dazi all esportazione perchØ si tratta di
un analisi di sintesi, nel seguito infatti si approfondisce l analisi per i dazi all importazione.
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sul mercato internazionale del bene X relativamente ad un Paese, per ipotesi, di
piccole dimensioni.
L ipotesi del Paese piccolo sta ad indicare che il Paese non Ł in
grado, variando i prezzi, il livello di domanda ovvero il livello di offerta del
bene X, di produrre variazioni sul mercato mondiale dello stesso bene X.
In Figura 1.1.1.a, Dx Ł la curva di domanda e Sx Ł la curva di offerta
del bene X, entrambe sul mercato interno.
In assenza di commercio internazionale, l intersezione di Dx e Sx
definisce il punto di equilibrio E, con i relativi livelli di offerta di bene e di
prezzo di equilibrio.
In condizioni di libero scambio al prezzo mondiale P1 il Paese consuma
una quantit di X pari ad AB, della quale una quant it pari ad AC Ł prodotta
internamente ed una quantit pari a CB Ł importata.
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La linea orizzontale St rappresenta la curva, con elasticit 2 infinita,
dell offerta estera del bene X al Paese in condizioni di libero scambio. Tale
curva Ł la medesima riportata nella Figura 1.1.1.b, con la denominazione
ES(R) ( excess supply, rest of the world ). In Figura 1.1.1.b l asse delle
ordinate misura la quantit di importazioni del Pae se.
2
L elasticit Ł il rapporto tra le variazioni (percentuali o infinitesimali) di due variabili. In
termini formali, date due variabili y e x, l elasticit di y rispetto a x si misura con la formula:
y
x
x
y
x
y
yx ∆
∆
=
∆
∆
= %
%η
in cui
100%
0
01
x
xx
x
−
=∆
L elasticit misura dunque la sensibilit di y risp etto a variazioni di x.
Laddove possono essere definite variazioni infinitesimali di y e x, Ł possibile esprimere
l elasticit in termini di derivata di y rispetto a x:
y
x
dx
dy
yx =η
Nel caso di elasticit infinita, la reattivit Ł ma ssima. Qualsiasi minima variazione di x provoca
una grossa risposta di y.
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In assenza di dazi la quantit importata dal Paese Ł pari a df
(equivalente alla quantit CB in Figura 1.1.1.a) ed Ł definita dal punto di
intersezione tra le curve di eccesso di offerta del resto del mondo (ES(R)) e di
eccesso di domanda del Paese in libero scambio (ED).
Se il Paese impone un dazio di ammontare unitario P2-P1, il prezzo di X
sale a P2
3
. A tale prezzo il Paese consuma una quantit di X pari a GH, in parte
(GJ) prodotti internamente, ed in parte (JH o l equivalente de) importati.
La linea orizzontale Sf+t in Figura 1.1.1.a rappresenta la nuova curva
dell offerta estera del bene X al Paese, comprensiva del dazio. Sul mercato
internazionale del bene X l imposizione del dazio comporta uno spostamento
verso il basso in misura pari al dazio della curva ED, che raggiunge la
posizione ED*, cioŁ l eccesso di domanda del Paese in seguito all imposizione
del dazio. L intersezione tra ED* ed ES(R) determina una nuova ed inferiore
quantit di importazioni del Paese.
Tornando ad analizzare il mercato interno (Figura 1.1.1.a), la
diminuzione della quantit importata (c.d. effetto commercio estero o effetto
importazione) Ł data dalla somma del valore assoluto di due effetti: l effetto
consumo del dazio (cioŁ la riduzione del consumo interno) che Ł pari a BN;
l effetto produzione (cioŁ l espansione della produzione interna risultante dal
dazio) che Ł pari a CM.
L aumento di Px nel Paese in seguito all imposizione del dazio produce
un effetto consumo tanto maggiore quanto piø elastica e piatta Ł la curva Dx.
Allo stesso modo, quanto piø elastica Ł Sx, tanto maggiore Ł l effetto
produzione. Di conseguenza, quanto piø elastiche sono Dx e Sx nel Paese, tanto
maggiore Ł l effetto importazione del dazio (cioŁ tanto maggiore Ł la riduzione
delle importazioni nel bene X) e tanto minore l effetto entrate fiscali.
3
Il differenziale di prezzo pu essere interpretato , indifferentemente, come spostamento della
curva di domanda (se il dazio Ł pagato direttamente dal consumatore) verso il basso in misura
pari alle entrate unitarie addizionali dei produttori in seguito all imposizione del dazio, ovvero
come spostamento della curva di offerta internazionale (se risulta pagato dal produttore estero)
verso l alto in misura pari all ammontare unitario del dazio. Nei grafici riportati viene adottata
la prima interpretazione.
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Altra conseguenza dell imposizione del dazio Ł l effetto entrate fiscali
(cioŁ le entrate riscosse dal governo), il quale pu essere misurato
indifferentemente sul mercato interno o sul mercato internazionale (Ł infatti
pari all area MJHN in Figura 1.1.1.a, ed all area kled in Figura 1.1.1.b, le due
aree sono congruenti a causa della coincidenza della base che rappresenta la
quantit importata e dell altezza che rappresen ta l importo unitario del
dazio -) (Krugman e Obstfeld 2008, Dominick Salvatore 1999, Houck 1987, G.
Coda-Nunziante 1970).
1.1.2 Effetti dell imposizione di un dazio sulla rendita del
consumatore e del produttore
L incremento del prezzo del bene X da P1 a P2 porta ad una riduzione
della rendita del consumatore e ad un aumento della rendita del produttore.
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Il grafico (A) della Figura 1.1.2.a mostra la perdita di rendita del
consumatore causata dal dazio, pari all area AGHB: prima dell imposizione
del dazio, i consumatori consumavano pagando P1, cioŁ pagando per ogni unit
quanto erano disposti a pagare per l ultima unit d el bene X (corrispondente al
punto B del grafico), ma la soddisfazione che ricevono i consumatori per le
unit precedenti del bene X da loro acquistate Ł superiore (e sarebbero perci
disposti a pagare anche prezzi piø alti per tali unit ).
Di fatto, l altezza della curva di domanda esprime il livello di prezzo
massimo che i consumatori sarebbero disposti a pagare per ogni unit del bene
piuttosto che restarne senza. La differenza fra ci che i consumatori sarebbero
disposti a pagare per ogni unit del bene (indicata dall altezza di Dx in quel
punto) e ci che essi effettivamente pagano per que lla unit (cioŁ lo stesso
prezzo che pagano per l ultima unit che acquistano ) Ł chiamato rendita o
surplus del consumatore.
Graficamente, essa Ł rappresentata dall area al di sotto della curva di
domanda e al di sopra del prezzo corrente.
Il grafico (B) della Figura 1.1.2.a mostra l aumento della rendita del
produttore in seguito all imposizione del dazio, che Ł dato dall area AGJC. La
curva di offerta, essendo data dalla sommatoria orizzontale delle curve di costo
marginale dei produttori, rappresenta in ogni suo punto il prezzo minimo a cui i
produttori sono disposti a cedere quell unit margi nale (tale prezzo rappresenta
infatti il costo necessario a produrla). Al prezzo di mercato, mentre l ultima
unit ceduta non genera rendita marginale (per la c oincidenza fra la retta del
prezzo di mercato e la curva di offerta in corrispondenza di tale unit ), per le
unit precedenti l agricoltore riceve invece un pre zzo maggiore del prezzo
minimo a cui Ł disposto a cedere (costo marginale) e la somma dei differenziali
fra questi due prezzi Ł la rendita del produttore.
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L aumento della rendita del produttore viene talvolta indicato come
effetto di sussidio del dazio (Krugman e Obstfeld 2008, Dominick Salv atore
1999).
1.1.3 Costi e benefici di un dazio
Le nozioni di rendita del consumatore e di rendita del produttore sono
utilizzate per calcolare i costi ed i benefici del dazio. Facciamo riferimento alla
Figura 1.1.1.a, per la quale abbiamo rilevato che in seguito all imposizione di
un dazio il prezzo sale da P1 a P2, il consumo diminuisce da AB a GH, la
produzione aumenta da AC a GJ, le importazioni diminuiscono da CB a JH ed
il governo del Paese riscuote MJHN in dazi sulle importazioni. Abbiamo
inoltre rilevato, nel paragrafo precedente, come la rendita del consumatore
diminuisca di AGHB e la rendita del produttore aumenti di AGJC.
Dalla figura si pu notare che la riduzione della r endita del
consumatore, pari ad AGHB, Ł in parte riscossa dal governo sotto forma delle
entrate fiscali del dazio (MJHN), in parte oggetto di redistribuzione a favore
dei produttori interni (AGJC) sotto forma di aumento della rendita del
produttore, mentre la somma delle aree dei triangoli CJM e BHN rappresenta il
costo sociale del protezionismo per l economia.
Il triangolo CJM rappresenta la componente di produzione del costo
sociale del protezionismo, ed Ł dovuta al fatto che, con il dazio, alcune risorse
interne vengono trasferite dalla piø efficiente produzione di altri prodotti
esportabili alla meno efficiente produzione del bene X importabile.
Il triangolo BHN rappresenta la componente di consumo del costo
sociale del protezionismo, ed ha origine dal fatto che il dazio fa salire
artificialmente Px distorcendo la struttura di consumo nel Paese.