XI
abitudini delle masse molto più di quanto non avesse fatto la 
radio. Il fenomeno dell’ascolto collettivo, concentrato 
soprattutto nei locali pubblici e nelle case private in occasione 
del rito settimanale di Lascia o raddoppia? ha contribuito a 
creare le premesse di un nuovo modello di socializzazione fino 
ad allora sconosciuto agli italiani.
2
 
La storia della televisione nell’ ambito dell’ analisi 
storica dell’ industria culturale italiana, può essere vista sotto 
due diversi punti di vista in sottile contrasto tra loro: da una 
parte la tv va considerata come una componente importante 
dell’industria culturale, dall’ altra la tv è essa stessa un’ 
industria culturale, cioè uno specifico apparato tecnico, 
istituzionale ed economico dedicato alla produzione e alla 
messa in circolazione sul mercato di suoni ed immagini. 
Verso la fine degli anni Cinquanta, il mezzo tv ha 
acquisito un potere contrattuale maggiore rispetto al resto dell’ 
industria culturale grazie all’ introduzione ed alla rapida 
affermazione delle trasmissioni pubblicitarie.
3
 Inoltre grazie 
alla penetrazione del mezzo nelle abitazioni, nel 1960 – 61, ha 
raggiunto medie paragonabili al resto d’ Europa. L’ indagine 
                                                 
2
 Morcellini M.,  Il mediaevo italiano. Industria culturale, TV e tecnologie 
tra XX e XXI secolo, Carocci, Roma, 2005  
3
 Op. cit.  
  
 XII 
Multiscopo dell’ Istat  del 2003 ha rilevato che guardare la 
televisione oggi è uno dei passatempi preferiti dalla 
popolazione di 3 anni e più, infatti nel 2003 il 94, 7% lo fa 
almeno qualche giorno alla settimana
4
, inoltre risulta che la tv è 
il bene tecnologico più diffuso nelle famiglie (96, 4%)
5
. 
All’interno di questo breve scenario, la TV per ragazzi 
ha avuto inizio nel 1955, un anno dopo le prime trasmissioni, 
con programmi di carattere pedagogico che si sono protratti 
fino agli inizi degli anni Settanta, quando da una tv 
esplicitamente pedagogica si è passati ad una tv che realizza 
programmi di intrattenimento rivolti prevalentemente a tutta la 
famiglia. Su questo argomento si focalizza il lavoro di tesi, che 
si struttura prevalentemente in due parti: quella degli strumenti 
e quella della ricerca.  
Nel primo caso è analizzato il contesto televisivo per 
minori dal 1954 fino ad oggi. Tale excursus storico ha messo in 
evidenza una “commercializzazione dell’ infanzia”, per usare 
le parole di Juliet B. Schor, economista di formazione e 
docente di sociologia al Boston College, con cui si vuole 
intendere come il contesto sociale del bambino sia sempre più 
                                                 
4
 ISTAT, Indagine Multiscopo, Le tecnologie dell’ informazione e della 
comunicazione: disponibilità nelle famiglie e utilizzo degli individui, 2003 
5
 ISTAT, Indagine Multiscopo, Cultura, socialità e tempo libero, 2003 
 XIII
spesso costruito attorno al consumo, dal momento che le firme 
ed i prodotti sono giunti a determinare cosa è “in” e cosa è 
“out”. Inizialmente infatti , educazione e formazione morale 
erano il fondamento esplicito di tutte le trasmissioni. Fino agli 
inizi degli anni Settanta, la televisione ha continuato ad educare 
i minori in modo esplicito e dichiarato. Nel 1976 hanno fatto la 
loro comparsa i cartoni animati, che sembrano coprire quasi 
tutta la programmazione per minori, in un clima in cui la Rai 
trasmetteva programmi adatti a tutti. Questa tendenza si protrae 
anche nel decennio successivo perché aumenta l’offerta dei 
cartoni animati trasmessi all’ interno di programmi contenitore. 
Agli inizi degli anni Novanta si assiste al ritorno della tv 
pedagogica caratterizzata dalla volontà di trasmettere pochi 
cartoni animati e di comprarli in base ai contenuti, unita all’ 
ideazione di programmi educativi.
6
  
La fine degli anni Novanta e l’ inizio del 2000 hanno 
visto la scomparsa dei programmi contenitore col 
mantenimento della fascia oraria dedicata ai bambini invariata 
ed il cambiamento dei gusti televisivi di questi ultimi.   
Nel corso degli anni è anche cambiato il modo di 
concepire il minore, inizialmente inteso come membro della 
                                                 
6
 D’ Amato M., La TV dei ragazzi. Storie, miti, eroi, Rai – VQPT, Torino, 
2002  
 XIV 
famiglia riunita davanti alla tv e non come singolo soggetto a 
cui dedicare programmi specifici, concetto che invece ha preso 
piede agli inizi degli anni Sessanta, fino a concepirlo come 
soggetto commerciale negli ultimi decenni.  
A tale cambiamento si adeguano anche le aziende 
produttrici di prodotti per l’ infanzia. Ad esempio, ogni 
programma loro dedicato è seguito spesso da spot pubblicitari 
che richiamano il merchandising costruito intorno al 
personaggio del programma mandato in onda, a volte 
riportando pochi secondi dello stesso o qualche battuta inserita 
nel contesto dello spot, col sottofondo musicale della sigla del 
programma per aiutare il bambino nell’ associazione mentale 
del prodotto al programma. Analizzando tale aspetto da un 
punto di vista del marketing televisivo nel secondo capitolo, è 
emerso che i bambini, rispetto agli adulti, tendono a scegliere 
sulla base dei loro desideri. Essi scelgono un giocattolo o un 
programma in base alla curiosità o alle esigenze del momento, 
a ciò che vedono fare da altri bambini, agli interessi maturati in 
rapporto all’ età o all’ esperienza. Inoltre è stato descritto in 
che modo sono costruiti i palinsesti delle principali reti che 
trasmettono programmi per bambini.  
 XV
L’analisi del modo in cui sono costruiti i programmi 
loro dedicati, nel terzo capitolo, ha evidenziato un determinato 
percorso psicologico volto da una parte ad attirare l’attenzione 
del bambino e, dall’altra, a suscitare in lui una sorta di 
affezione nei confronti del personaggio principale del 
programma che li attrae, con lo scopo di fidelizzarlo all’ascolto 
e all’acquisto in seguito. 
Nella seconda parte della tesi è stata condotta una 
ricerca su campo su un campione di 103 studenti delle classi 
terze delle scuole primarie della zona Roma Nord, nello 
specifico i comuni di Rignano Flaminio, Faleria, Mazzano 
Romano, Civita Castellana e Sant’Oreste, al fine di capire 
perché i bambini guardano determinati programmi ed in che 
modo la loro funzione induce ad un comportamento di 
acquisto. L’indagine si è strutturata in questo modo: un’attività 
di brainstorming il cui obiettivo è stato indagare il rapporto “io 
e la tv” al fine di individuare il motivo per cui guardano 
determinati programmi, e la somministrazione di un 
questionario il cui obiettivo è stato capire in che modo avviene 
la fruizione televisiva per indagare se la televisione è in grado 
di attuare una trasformazione strutturale dei consumi culturali, 
incidendo così sulla sfera dei consumi materiali. 
 XVI 
Capitolo Primo 
Da ieri ad oggi: programmi televisivi per bambini 
 
 
 
[I cartoni animati] rappresentano la risposta più coerente, in una fase di 
grande espansione della cultura e dell’ immagine elettronica, che il medium 
televisivo abbia prodotto e diffuso per rispondere al grande bisogno infantile di 
fiction.
7
 
 
 
1951 – 1960 
 
A partire dal 1954, la Rai inizia a trasmettere una serie 
di appuntamenti fissi settimanali per generi, con l’intento 
pedagogico di orientare il pubblico verso un consumo 
compatibile con gli impegni scolastici e lavorativi. La tv nasce 
con l’ intento di educare – informare – divertire.  
Il palinsesto per i minori si basa su appuntamenti 
settimanali, e tutta la programmazione può essere suddivisa in 
tre blocchi: programmi di tipo divulgativo didattico dedicati ai 
più grandi; programmi di fiabe, marionette e burattini dedicati 
                                                 
7
 Bertolini P., Manini M., (a cura di), I figli della TV. Una ricerca su 
bambini e televisione, La Nuova Italia, Firenze, 1988, p. 158 
 18
ai più piccoli; film, telefilm, documentari e cartoni animati 
importati dall’ estero rivolti sia ai bambini che alle bambine. 
I programmi iniziano alle 16. 30 e si interrompono dalle 
19. 30 alle 20. 45 e terminano poco dopo le ore 23. La 
domenica durano due ore in più al mattino e due ore in più al 
pomeriggio. I generi proposti sono: prosa, varietà, giochi e 
quiz, documentari e sceneggiati. I programmi per i bambini 
sono trasmessi a ritmo settimanale dalle ore 17. 30 alle ore 19. 
00.
8
 
L’esigenza dell’emittente di compiere una suddivisione 
di genere va inquadrata nella prassi pedagogica degli anni 
Cinquanta ma anche nel riconoscimento che all’infanzia viene 
dato in quegli anni come “mondo specifico”, come mondo a 
parte. La differenziazione per genere delle trasmissioni fa 
appello ai canoni di una cultura fortemente condivisa basata 
sull’ importanza della suddivisione dei ruoli maschio/femmina, 
di cui propone continui modelli di comportamento. Anche la 
caratterizzazione dei programmi per fasce di età risponde ai 
criteri pedagogici di quegli anni e si riferisce alla logica delle 
fasi evolutive dell’ apprendimento. Lo scopo è ottenere l’ 
aderenza delle trasmissioni rispetto ai bisogni e ai problemi di 
                                                 
8
 D’ Amato M., La TV dei ragazzi. Storie, miti, eroi, Rai – VQPT, Torino, 
2002 
 19
ogni fase dello sviluppo della personalità. Ad esempio il 12 
Marzo del 1955 viene trasmesso Burattini all’ italiana. 
Programma pensato per i più piccoli, l’ appuntamento è ogni 
pomeriggio con i burattini di Maria Perego e Federico Caldura 
(tra i più noti  Topo Gigio). L’ intento pedagogico del 
programma consiste nell’ insegnare al bambino dei valori, ed 
ecco quindi tra le tante storie di animazione, il burattino - 
bambino che cerca di fare giustizia nel mondo degli adulti. 
Oppure il burattino del saggio Picchio Cannocchiale che riceve 
lettere dai genitori per avere consigli su come educare i propri 
figli. 
Il 1957 è l’ anno di Zurlì, mago del giovedì. In questo 
programma i bambini diventano protagonisti televisivi. Il 
nuovo programma rivolto ai più piccoli, presentato da Cino 
Tortorella, è una fantasia teatrale con indovinelli sceneggiati: 
sei mimi interpretano quiz, proverbi e caratterizzazioni. 
Compito del conduttore è intuire il potenziale immaginativo dei 
bambini e comunicare con loro attraverso la mimica e non solo 
con le parole. Questo stesso anno vede la nascita di Carosello e 
la trasmissione di Rin Tin Tin in fascia preserale. 
Nel 1959 nasce Lo Zecchino d’ Oro, ideato da Cino 
Tortorella su richiesta del Salone del Bambino, che va in onda 
 20
dal 24 al 26 settembre. I piccoli cantanti, rigorosamente under 
14, si esibiscono accompagnati dal Quintetto di Peppino 
Principe. A partire dal 1961, la trasmissione venne organizzata 
dall’ Antoniano di Bologna e 2 anni dopo si costituisce il coro 
diretto da Mariele Ventre. Nel 1976, diventa un festival canoro 
internazionale sotto il patrocinio dell’ Unicef.
9
 
L’ osservazione del palinsesto dal 1954 al 1969, mette 
in evidenza come l’ educazione, la formazione morale fossero 
il fondamento implicito di tutte le trasmissioni. La morale 
veicolata è quella dell’ operosità, della disponibilità, dell’ 
altruismo fino all’ abnegazione di sé. 
 
 
1961 - 1970  
  
Il 1960 è l’ anno delle Olimpiadi a Roma e di 
Campanile sera. Con l’ inizio delle trasmissioni del secondo 
canale Rai, nel 1961, il palinsesto assume un’ importanza 
centrale nel raggiungimento dell’ obiettivo di massimizzare l’ 
ascolto e di far assumere alla televisione un posto di primaria 
importanza nel sistema dei media e nella vita del pubblico. Il 
                                                 
9
 Grasso A., La tv italiana dalle origini, Garzanti, Milano, 1998 
 21
progetto vede i due canali complementari all’ interno di una 
logica unitaria. L’ obiettivo di allora è offrire al pubblico 
televisivo una possibilità di scelta fra programmi di 
intrattenimento – divertimento ed educazione – informazione. 
Tale complementarietà nel monopolio, esclude la concorrenza 
ma prevede una strategia nella costruzione dei palinsesti basata 
sulla contrapposizione nel prime time di un appuntamento forte 
su un canale e di uno debole sull’ altro. Una novità importante 
di quegli anni, è rappresentata dal progressivo aumento degli 
spazi pubblicitari e dalla dilatazione delle fasce di trasmissione. 
Nell’ ampliamento dell’ orario dei programmi, che passa da 4 a 
12 ore giornaliere, la lunga fascia pomeridiana dedica spazi 
sempre più consistenti ai ragazzi più grandi.
10
  
Il 19 luglio del 1961, da un’ idea di Cino Tortorella, 
nasce Chissà chi lo sa?, quiz per giovani con l’ intento di 
scatenare competizione tra due squadre di sette ragazzi ognuna, 
provenienti da tutta Italia. Per 13 anni, bambini e adolescenti 
rispondono a spensierati indovinelli e scoprono messaggi 
misteriosi. 
Ricalcando l’ onda della tv pedagogica, viene trasmesso 
Giocagiò, programma rivolto ai bambini in età prescolare, che 
                                                 
10
 Metastasio R., La scatola magica, TV, bambini e socializzazione, Carocci 
editore, 2002, p. 29 
 22
acquisiscono un’ identità sempre più consistente, aprendo le 
mura della casa al mondo esterno. 
In questo decennio, la televisione continua ad educare i 
minori piuttosto che a intrattenerli.  
 
 
1971 – 1980 
 
Alla terza rete Rai, nata nel 1969, viene invece affidato 
il compito di proporre una televisione “colta”, con la 
trasmissione di programmi di cultura, musica classica, lirica, 
inchieste, notiziari, oltre allo sport.  
In ragione di una politica di contenimento dei costi, in 
un sistema dove si consolida la concorrenza tra le stesse reti 
Rai, la tv di Stato acquista e trasmette telefilm a basso costo, di 
produzione nordeuropea, come Pippi Calzelunghe e Emil, che 
fanno il loro esordio nel 1970.
11
  
La tv dei ragazzi subisce un mutamento a partire dalla 
fine degli anni Sessanta e si istituzionalizza a partire dal 1976 
con la creazione di una Direzione centrale Programmi TV 
Culturali e di Integrazione scolastica. Viene ribadito l’ 
                                                 
11
 Op. cit., pp. 30 - 31 
 23
impegno di contribuire all’ elevazione del livello educativo e 
culturale del paese. L’ ambito dedicato ai giovani in tutta la 
prima fascia viene equiparato al genere degli adulti. Il servizio 
è articolato in funzione dell’ attualità e dell’ intrattenimento. A 
partire dal 1969 si distinguono due grandi ambiti: la tv dei 
ragazzi e una programmazione finalizzata ad un’ audience più 
vasta: nascono i programmi per le famiglie. Da un punto di 
vista ideologico c’ è stato bisogno di adeguare l’ offerta ad una 
domanda che mette in crisi il mito dell’ autorità ed i modelli 
comportamentali fino ad allora proposti e accettati. Nell’ ampia 
crisi di valori vengono messi in discussione la scuola ed i 
modelli educativi e di socializzazione. Fu logico quindi che la 
Rai, fino ad allora impegnata in programmi educativi, 
rinunciando alla funzione educatrice che l’ ha a lungo 
caratterizzata, scegliere programmi adatti a tutti.
12
 
Quando il 7 febbraio del 1976 compare Heidi sul primo 
canale Rai, si ha l’ avvento del cartone giapponese sulle reti 
televisive italiane. 
Fino ad allora, le reti televisive italiane, sono state 
caratterizzate da programmi educativi fatti per i bambini, ma 
ancora non esistevano i cartoni animati. 
                                                 
12
 Op. cit.