caratteristica speciale degli animali viventi.
La difficoltà principale è la verificabilità della presenza di una coscienza animale, per
questo è necessario partire dall'ipotesi darwiniana per cui l'evoluzione biologica è stata
influenzata dalla selezione naturale: questa idea non può essere testata in senso letterale
osservando come nel remoto passato particolari animali e piante si sono riprodotte
favorevolmente mentre altre hanno fallito causando così differenze negli attribuiti delle
due. In secondo luogo, nella misura in cui la comunicazione animale esprime pensieri e
sentimenti consci, si apre una porta per formulare e testare ipotesi rilevanti che, in terzo
luogo, stimolano i neuroscienziati a scoprire una netta correlazione neurale del pensiero
cosciente animale. La distinzione tra consapevolezza percettiva e riflessiva allora può
permettere anche di dire che l'animale possiede una auto consapevolezza che deriva dalla
percezione stessa del proprio corpo e delle proprie azioni, questo attraverso
l'osservazione del comportamento degli altri animali o di loro stessi: il criterio di Gallup1
sostiene che l'auto consapevolezza sia un criterio per lo studio della teoria della mente
perché mostra una forma di introspezione da parte dell'animale che pensando agli altri
animali, pensa solo in termini di comportamento degli altri piuttosto che dei propri pensieri
1 G. G. Jr. Gallup, Toward a comparative psycology of mind. In Animal Cognition and behavior, ed. R.L. Mellgren.
Amsterdam: North Holland, 1983
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o sentimenti.
Comunemente viene assunto che la coscienza degli stati mentali può essere basata
soltanto sull'apprendimento e che il comportamento sia emerso dalla selezione naturale
che non può implicare la coscienza, ma il comportamento appreso non viene solo
acquisito o eseguito consciamente e non ci sono metodi adeguati per stimare come è
strettamente collegato alla coscienza (consciuos awareness) negli animali, in primo luogo
perché è difficile determinare se un particolare animale è cosciente. Molti insetti, ragni e
altri animali compiono pattern di comportamento elaborati integrati che riescono ad
applicare perfettamente alla prima occasione appropriata, senza poi alcuna opportunità di
imparare cosa fanno: la questione natura-versus-nutrimento (nature-versus-nurture) viene
complicata dalla difficoltà di stabilire l'importanza relativa delle componenti genetiche e
ambientali che influenzano un pattern dato di comportamento.
La coscienza della propria attività corporea cade in due categorie generali: si può
coscientemente anticipare, pianificare e intendere per come compiere una qualche azione
oppure il comportamento può “solo accadere” (just-happen) come può accadere al corpo
senza alcuna aspettativa conscia e senza essere capace di compiere un'azione. Se gli
animali sono percettivamente consci del loro comportamento geneticamente programmato
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allora la questione che il comportamento istintivo non può implicare consapevolezza deve
significare che il comportamento in questione non viene né pianificato né previsto,
sebbene l'animale possa essere consapevole di quello che fa il suo corpo. Da una parte
quando un animale ha un comportamento istintivo, questo potrebbe essere
completamente consapevole di quello che andrà a fare senza necessariamente aver avuto
un'esperienza a priori di quella intenzione, dall'altra un animale potrebbe scegliere quale
dei suoi programmi genetici attivare in una situazione data.
Sebbene la parola coscienza è collegata spesso nei testi scientifici all'apprendimento e
alla memoria, questa ha cominciato abitualmente ad essere distinta in due categorie di
memoria: la memoria esplicita o dichiarativa che nei soggetti umano implica la coscienza
di ciò che il soggetto può sapere rispetto a quello che ha imparato, e la memoria implicita
che implica dei cambiamenti nel comportamento che possono essere causati da eventi
precedenti di cui il soggetto non era consapevole; ma c'è anche una terza categoria di
memoria, quella episodica che permette di ricordare non solo gli eventi ma come essi
sono collegati nel tempo e nello spazio.
Gli animali che possono pensare consapevolmente possono compiere azioni possibili
nelle loro teste senza il rischio di compierle effettivamente solamente su una base prova-
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e-errori. Considerando e poi rifiutando una azione possibile perché venga deciso che sia
meno promettente di altre alternative è meno rischioso che provarle nel mondo reale, in
cui, per molti animali, un errore può essere fatale. Questo processo è ben riassunto da
Baars 2 quando dice:
Tutti gli animali si impegnano in azioni mirate...cercando cibo, compagni e la compagnia degli
altri... Gli animali vengono studiati in un ambito nuovo con stimoli significanti biologicamente,
ignorando gli eventi vecchi e non interessanti e condividendo la capacità limitata per l'arrivo
dell'informazione...Gli animali possono mostrare tutti gli aspetti osservabili della coscienza?
L'evidenza biologica punta ad un deciso si. Allora essi possono avere un lato soggettivo? Data una
lunga e crescente lista di similitudini, il peso dell'evidenza, mi sembra, è inesorabilmente mossa
verso il si...Sta qui allora la controversia sulla coscienza animale? Il senso che do io è che la
comunità scientifica ha oscillato in questo senso...non siamo i soli esseri coscienti sulla terra.
La necessità è quella di rispondere alla questione posta da Nagel nel 1974 : “What is it
like to be a bat, or any other animals? ” , ovvero che significa essere un pipistrello o
qualche altro animale: i segnali comunicativi usati da alcuni animali forniscono dati empirici
2 B. J. Baars, In the theatre of consciousness.The workspace of the mind, New York : Oxford University Press, 1997,
pag. 33
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sulla base di come molti possano essere inferiti dalle esperienze mentali soggettive,
qualsiasi spiegazione neutrale o obiettiva deve lasciar fuori questo tipo di esperienza ma il
punto è che nelle esperienze c'è la consapevolezza che c'è qualcosa che è come vedere x
o ascoltare y o sentire z. Poiché possedere una mente è una delle capacità più importanti
che distingue gli animali viventi dal resto dell'universo conosciuto, attraverso l'etologia
cognitiva si potrà studiare l'ultimo passo per la rivoluzione darwiniana e in più risolvere la
questione sopra posta poiché si potranno studiare i processi di acquisizione,
rappresentazioni e uso delle conoscenze da parte degli animali non mediante
l'osservazione diretta ma attraverso la deduzione di questi processi dal comportamento3.
Loeb, in The mechanistic conception of life nel 1912, pensava che potesse esistere una
coscienza umana argomentando che il comportamento di molti animali e quello umano
siano spiegabili in termini di “movimenti forzati” stereotipati ovvero come tropismo e quindi
avere questi punti come caratterizzazione:
1. L'apprendimento e altri fattori che operano durante il periodo di vita di un animale
sono relativi a comportamenti che non sono controllati direttamente dalle proprie
capacità strutturali. La questione sulle influenze genetiche sul comportamento può
3 D.R. Griffin, Animal Mind. Beyond Cognition to Consciousness, The University of Chicago Press, Chicago and
London, 1992, 2001, pag. 270
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essere espressa con la battuta “Forse un topo può volare”.
2. Solo le influenze esterne e il comportamento direttamente osservabile può essere
considerato come spiegazione di quello che un animale fa e
3. Le esperienze mentali soggettive, specialmente il pensiero conscio, puossono
essere ignorate per due ragioni:
a. sono fenomeni non misurabili e privati che sono percettibili solo se vengono
esperiti così che le inferenze su di essi non possono essere verificati
indipendentemente e
b. non hanno influenze sul comportamento e sono quindi incidentali rispetto alle
funzioni prodotte dal cervello e quindi sono epifenomeni.
Al primo punto troviamo un'evidenza estensiva che mostra come un animale apprende a
seconda delle capacità specie-specifiche, poiché alcuni pattern di comportamento
vengono imparati molto più facilmente che da altri animali che sono più capaci di produrli:
il valore adattivo del comportamento si trova nell'incremento del rischio per la
sopravvivenza dell'animale e della riproduzione in forma evolutiva. Al punto due, poi, viene
assunto che gli stati cognitivi sono componenti reali e necessari per ogni teoria adeguata
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che cerchi di spiegare il comportamento animale, questi stati cognitivi includono
l'apprendimento, il ricordo, la risoluzione di problemi, formazione di regole e concetti,
percezione e ricognizione. Queste affermazioni però hanno lo scopo e hanno influenzato
lo studio del comportamento animale come descrizione di stimoli, risposte e vantaggi
adattivi.
Il termine cognizione può allora essere inteso come elaborazione di informazioni nel
sistema nervoso centrale in quanto la natura esatta di alcune rappresentazioni non viene
pienamente capita. Nel sistema nervoso non umano nessun processo nell'elaborazione
dell'informazione è conscio, infatti questo è uno dei problemi centrali dell'etologia cognitiva
soprattutto nella spiegazione della coscienza, in merito Wittenberger nel 1981 scriveva:
“Non possiamo assumere che gli animale prendono decisioni consce perché non
possiamo monitorare come procedono nella loro testa...Gli animali possono essere diretti
verso un obiettivo senza avere uno scopo e possono avere un comportamento adeguato
senza sapere perché.”
Questa avversione nei confronti della possibilità di avere una coscienza negli animali è
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apparentemente basata sulla convinzione che c'è una differenza di tipo tra gli umani e gli
altri animali ovvero che i nostri pensieri possono influenzare il nostro comportamento ma i
pensieri degli animali non possono riferirsi al loro comportamento.
Jacques Vauclair4 critica l'etologia cognitiva in quanto riduce se stessa alle
rappresentazioni nel cervello degli animali che permettono di spiegare come gli stati
mentali causano comportamenti osservabili. Vengono distinte infatti due tradizioni, quella
darwiniana e quella cognitivista poiché la prima afferma che la specie umana deriva da
qualche forma ancestrale non umana e quindi rende indispensabile conoscere i precursori
biologici della mente umana attraverso inferenze che riguardano le attività mentali
facendole corrispondere agli stati mentali per un'attività compiuta, la seconda invece è
necessaria perché deriva dalla teoria dell'informazione in quanto concerne la capacità
dell'essere umano di processare le informazioni: importante per questa tradizione è il
concetto di rappresentazione in quanto l'informazione in entrata sostituisce lo stimolo e un
sistema in uscita sostituisce la risposta, gli input dell'informazione sono contenuti in stati
chiamati appunto rappresentazioni in cui i processi diventano responsabili dei
cambiamenti degli stati di output nel sistema rappresentazionale. La cognizione allora
4 J.Vauclair , Animal Cognition. An Introduction to modern Comparative Psychology, Harvard University Press
Cambridge, 1996
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porta un individuo ad adattarsi alle condizioni mutevoli non prevedibili dell'ambiente in
quanto permette di avere un comportamento flessibile adattando la risposta a condizioni
esterne inusuali, un comportamento nuovo perché permette di risolvere problemi nuovi
facendo delle generalizzazioni verso le situazioni che differiscono parzialmente o
totalmente da quelle nelle quali inizialmente si è acquisito il comportamento iniziale. La
parte importante delle rappresentazioni è quella spaziale in quanto permette di formare
mappe cognitive che rendono abili a determinare, da ogni posizione nello spazio, la
posizione senza il bisogno della familiarità del proprio ambiente: la mappazione cognitiva
però non da una spiegazione completa di come un animale sia capace di andare in giro
per il mondo è più un giudizio metaforico che riguarda una qualche sorta di informazione
che si deve collezionare o organizzare perché ogni singola rappresentazione dell'oggetto
è sufficiente ad ogni animale per memorizzarlo e categorizzarlo e quindi i nuovi oggetti
possono essere manipolati di più rispetto a quelli vecchi che vengono esplorati e non più
manipolati. L'uso di una mappa per gli animali allora con lo scopo di cercare una posizione
nel mondo richiede di stabilire una corrispondenza tra quello che viene correntemente
percepito e cosa viene mantenuto nella mappa stessa. Quindi la cognizione, le
rappresentazioni interne, le valutazione e la manipolazione sono considerate appropriate
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