5
complottistiche hanno avuto un ampia diffusione nell era di Internet grazie al
proliferare di nuovi mezzi di comunicazione, quali blog e forum di discussione e sono
spesso ritenute valide dai giornalisti. Infatti mentre nelle testate giornalistiche cartacee
c Ł generalmente un forte filtro, sui siti Internet e in particolare nei blog pu scrivere
chiunque.
Dedicher il secondo capitolo della mia tesi al racconto del caso Lady Diana e ai vari
dubbi non ancora chiariti, nonostante sia stato emesso, nell aprile 2008, un verdetto
conclusivo che stabilisce come unico responsabile l autista Henri Paul con il suo
cocktail di alcol ed alta velocit .
Nel terzo capitolo, infine, affronter il problema dell attendibilit delle fonti riferite al
caso Lady Diana, soffermandomi sulle varie tesi complottistiche con particolare
riferimento ai maggiori sostenitori di queste tesi: Mohamed Al Fayed e David Icke.
6
1- IL PROBLEMA DELL ATTENDIBILIT
DELLE FONTI NELLA DEONTOLOGIA
GIORNALISTICA
1.1- Il problema dell attendibilit delle fonti nella l etteratura
deontologica
1.1.1- Secondo il sociologo francese Pierre Bourdieu, all origine dei comportamenti
devianti dei mass media sono le pressioni economiche: «Il campo giornalistico Ł
sottoposto permanentemente alla prova dei verdetti del mercato attraverso la sensazione
diretta della clientela, o quella indiretta dell auditel [ ]. E i giornalisti sono
probabilmente tanto piø inclini ad adottare il cri terio auditel nella produzione o nella
valutazione dei prodotti e persino dei produttori quanto piø elevata Ł la posizione che
occupano» . 2
Si sta andando molto spesso verso quella tecnica o, meglio, concezione della notizia che
prende il nome di sensazionalismo. Il sensazionalismo corrisponde al dettame che ogni
notizia debba fare sensazione, debba impressionare il lettore. ¨ un giornalismo
2
Bourdieu, Sulla televisione, 1997
7
nevrotico quello del nostro tempo, un giornalismo con l ossessione dello scoop. Che
gli avvenimenti su cui si Ł scritto un articolo o si Ł trasmesso un servizio siano piø o
meno veri, siano piø o meno attendibili, Ł questione che passa in secondo piano . 3
1.1.2- Prima dell avvento di Internet la domanda che un giornalista era costantemente
costretto a porsi era dove reperire le fonti. Al giorno d oggi nell era del web questo
problema si Ł ridimensionato in quanto sulla rete Ł possibile trovare notizie di vario
genere comodamente seduti in poltrona semplicemente con un click del mouse. Come
gi affermato, viene per alla luce un altro proble ma che Ł quello dell attendibilit delle
fonti ossia l attendibilit di quelle persone o di quei documenti (o siti web) che
forniscono informazioni su un dato avvenimento, nei casi in cui un giornalista non sia
un testimone diretto dei fatti.
Il giornalista deve distinguere tra due diversi li velli di fonti.
Chiameremo fonti di primo livello (o fonti primarie) quelle che garantiscono certezza
all informazione o perchØ possiedono un autorevolezza istituzionale o perchØ gli Ł
riconosciuta una competenza specifica: ministri, sindaci, magistrati, avvocati, docenti,
sindacalisti, verbali delle sedute parlamentari, verbali di un consiglio
d amministrazione, atti processuali, e cos via.
Chiameremo fonti di secondo livello o fonti secondarie, quelle la cui credibilit Ł
affidata alla stessa citazione giornalistica, nel senso che Ł il giornalista, dando loro voce,
a legittimarle agli occhi dei suoi lettori. Fa parte di questa classificazione il testimone
oculare ma anche lo spettatore di un evento o un vicino di casa, insomma qualcuno che
ha visto o sentito qualcosa e che la riporta per altri. 4 Avviene spesso che queste fonti
siano poco attendibili perchØ semplicemente hanno sentito dire qualcosa o hanno
3
Alberto Papuzzi, Manuale del giornalista. Tecniche e regole di un mestiere, 1996, p. XXXII
4
Alberto Papuzzi, op.cit. , p. 27
8
visto qualcosa nel caso dei testimoni oculari e so prattutto nel caso di Internet, dove
chiunque anche chi non Ł giornalista di professione pu dare il proprio contributo,
tendono a circolare notizie meno controllate e tendono a proliferare le cosiddette
tendenze sensazionalistiche (come affermato in precedenza) e complottistiche (tema che
invece affronter nei paragrafi seguenti).
1.1.3- Due maestri del giornalismo italiano come Eugenio Scalfari e Giorgio Bocca,
dalle pagine del settimanale L Espresso , hanno aperto un dibattito su Internet
contestandone la mitizzazione e mettendo in guardia contro le insidie e i pericoli della
Rete. Il loro atteggiamento [ ] esprime anche un is tintiva diffidenza verso un mezzo
che appare come un incognita, uno strumento misterioso che si conosce poco e ancor
meno si domina. [ ] «Il pianeta- sostiene Scalfari- sempre piø si divider tra credenti e
non credenti di Internet. I primi saranno i futuri beati, detentori di nuovi saperi e quindi
di nuovi poteri e di nuova ricchezza. [ ] I secondi bruceranno negli abissi scontando il
peccato d aver rifiutato la grazia salvifica che la nuova fede diffonde» . 5 Gli ha fatto
eco Bocca in piø occasioni [ ] aggiungendo ulterior i spunti polemici: «Le grandi
novit di Internet sono l aumento esponenziale dell e quantit e la loro diffusione
globale, insomma una gioiosa, incontenibile espansione ma anche una bomba ad
orologeria bomba che Ł rappresentata da una quantit nozionistica fuori controllo
offerta a una cultura senza selezione» . 6
Ma la verit piø profonda, afferma Giovanni Valenti ni, Ł che l informazione on line
tende a ridimensionare, o comunque a modificare, la stessa mediazione giornalistica nel
rapporto diretto tra le fonti e i destinatari delle notizie. E perci mette in discussione
l ordine professionale, l identit stessa di un ruo lo e di una categoria (quella del
5
Giovanni Valentini, Media villane. L informazione nell era di Internet , 2000, p. 59
6
Giovanni Valentini, op.cit., p. 60
9
giornalista). Continua Valentini: «L informazione digitale sar meno letteraria, meno
colta, meno impegnata di quella scritta. Sar tende nzialmente piø superficiale, piø
immediata, piø pratica» 7. Il grande semiologo Umberto Eco in un intervista a
LibØration sostiene giustamente che per Internet il grave problema Ł il filtro, cioŁ la
selezione e l attendibilit di tutto quello che vie ne messo in Rete. Eco afferma inoltre
che con la precariet dei controlli e senza filtri si rischia l anarchia del sapere.
Non bisogna tuttavia dimenticare i numerosi vantaggi che Internet offre a un corretto
uso della pratica giornalistica: la possibilit di aggiornarsi in tempo reale,
l accessibilit di archivi remoti, l affinamento de i metodi di ricerca e classificazione dei
documenti, la facilit di scambiarsi testi e di cre are forum di discussione . 8
Enrico Morresi si dimostra perci d accordo con qua nto afferma Mario Morcellini
quando scrive: «Occorre ribadire che, soprattutto nell ambito dei mass media, la
tecnologia rappresenta una grande risorsa, un opportunit di cambiamento per la
professione giornalistica e un potenziamento della qualit comunicativa dell intero
comparto dell informazione, che, proprio attraverso i nuovi mezzi di comunicazione
elettronici pu raggiungere segmenti di pubblico es tranei ai piø tradizionali percorsi di
consumo» . 9
Morresi prosegue per facendo notare che non bisogn a dimenticare i rischi che questo
nuovo mezzo di comunicazione comporta. La prima co nseguenza pu essere la
scomparsa della figura del giornalista come intermediario tra la fonte e il destinatario
dell informazione. Di fatto, la crisi investe tutto il percorso della notizia:
7
Giovanni Valentini, op.cit., p. 62
8
Enrico Morresi, op.cit., p. 216
9
M. Morcellini e G. Roberti (a cura di), Multigiormnalismi. La nuova informazione nell era di Internet,
2001, p. 35
10
1. a monte, a causa del rapido aumento dei soggetti che si affacciano sul
palcoscenico mediatico fornendo informazione;
2. al centro del percorso della notizia, per la crisi del gatekeeping, cioŁ la perdita di
controllo degli strumenti di selezione redazionali;
3. a valle, per la crescente difficolt di distinguere , per il pubblico, il giornalismo
di qualit dal trash commerciale . 10
1.2- Il problema delle fonti nei codici deontologici
1.2.1- In questo paragrafo parler del problema del le fonti e far particolare riferimento
a quanto affermato in proposito nella Carta dei doveri del giornalista.
La Carta dei doveri del giornalista, predisposta nel luglio del 1993 dal Consiglio
Nazionale dell Ordine dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della stampa
italiana, Ł un corpus di regole deontologiche, che intende affermare alcuni principi di
base per garantire il rapporto di fiducia tra organi di informazione e cittadini. [ ] La
Carta dei doveri [ ] come affermato dallo stesso Co nsiglio Nazionale dell Ordine,
«rappresenta e deve rappresentare, sempre, il riferimento guida del lavoro di ogni
giornalista» . 11
Il testo Ł diviso in due parti, una dedicata ai principi e una ai doveri. Quest ultima Ł
divisa in sette paragrafi:
i. Responsabilit del giornalista
ii. Rettifica e replica
10
Enrico Morresi, op.cit., p. 217
11
Giuseppe Corasaniti, Diritto e deontologia dell informazione , 2006, pp. 95, 96
11
iii. Presunzione d innocenza
iv. Le fonti
v. Informazione e pubblicit
vi. Incompatibilit
vii. Minori e soggetti deboli
1.2.2- Il quarto paragrafo di questa seconda parte tratta il problema delle fonti:
«Il giornalista deve sempre verificare le informazioni ottenute
dalle sue fonti, per accertarne l attendibilit e p er controllare
l origine di quanto viene diffuso all opinione pubb lica,
salvaguardando sempre la verit sostanziale dei fat ti».12
Sono fonti tutte quelle sorgenti di informazione che forniscono informazioni sugli
avvenimenti oggetto di notizia, quando il giornalista non Ł testimone diretto. Le fonti
posso essere di due tipi: dirette, quando vi Ł un testimone oculare, indirette, quando si
riporta una notizia data da altri (ne Ł un esempio l inchiesta). Il giornalista raccoglie le
fonti, le controlla (come uno storico della quotidianit ) e ne riporta un racconto
veritiero. L obiettivo del giornalista dovrebbe essere quello di avere un numero di fonti
sufficiente a garantire la piø ampia conoscenza dei fatti.
¨ compito primario del giornalista verificare l att endibilit delle sue fonti e controllare
l origine delle notizie che deve diffondere cercando sempre di riportare i fatti con la
massima precisione e con la massima verit possibil i. Attendibile Ł, ad esempio, nel
caso di un inchiesta sui tumori, la voce di un oncologo di chiara fama mentre non lo Ł
quella di uno stregone.
12
Carta dei doveri del giornalista, 1993
12
«Nel caso in cui le fonti chiedano di rimanere riservate, il
giornalista deve rispettare il segreto professionale e avr cura di
informare il lettore di tale circostanza.
In qualunque altro caso il giornalista deve sempre rispettare il
principio della massima trasparenza delle fonti d informazione,
indicandole ai lettori o agli spettatori con la massima precisione
possibile. L obbligo alla citazione della fonte vale anche quando
si usino materiali delle agenzie o di altri mezzi d informazione,
a meno che la notizia non venga corretta o ampliata con mezzi
propri, o non se ne modifichi il senso e il contenuto. In nessun
caso il giornalista accetta condizionamenti dalle fonti per la
pubblicazione o la soppressione di una informazione. »13
La Carta pone come principio generale la massima t rasparenza delle fonti di
informazione: il segreto professionale potr essere invocato solo quando vi sia stata
richiesta da parte della fonte di rimanere riservata. In questo caso il giornalista dovr
per informare i lettori di tale circostanza. In tu tte le altre ipotesi, le fonti dovranno
essere indicate esplicitamente e con la massima precisione possibile. Tale obbligo di
citazione vale anche nei casi in cui siano stati utilizzati materiali provenienti da agenzie
o da altri mezzi di informazione, a meno che la notizia non venga corretta o ampliata
con mezzi propri o che non ne sia stato modificato il senso e il contenuto. 14
Il concetto di trasparenza Ł sancito dalla carta anche nei principi dove si afferma che:
«Il giornalista Ł tenuto ad osservare il segreto professionale,
quando ci sia richiesto dal carattere fiduciario d elle sue fonti.
13
Carta dei doveri del giornalista, 1993
14
Giuseppe Corasaniti, op.cit., p.99
13
In qualsiasi altro caso il giornalista deve dare la massima
trasparenza delle fonti».
1.2.3- Le stesse affermazioni e gli stessi principi sono contenuti anche nella Carta
dell informazione economica dove si legge:
«Il giornalista riferisce correttamente, cioŁ senza alterazioni e
omissioni che ne alterino il vero significato, le informazioni di cui
dispone, soprattutto se gi diffuse dalle agenzie
di stampa o comunque di dominio pubblico. L’obbligo sussiste
anche quando la notizia riguardi il suo editore o il referente politico
o economico dell’organo di stampa.»15
E nelle Norme e principi etici del Washington Post redatte da Benjamin Bradleynel nel
1990 dove leggiamo: «BenchØ dopo il Watergate sia diventato sempre piø difficile, il
giornalista deve fare ogni sforzo per rimanere dalla parte del pubblico, per togliersi dal
palcoscenico, per essere uno che riferisce le notizie, non che fa notizia».
1.3- Le leggende metropolitane e l inattendibilit dell e fonti
A ognuno di noi sar capitato di sentire almeno una volta la storia del colore della pelle
di Michael Jackson o quella dell autostoppista fantasma oppure semplicemente di
ricevere nella propria casella di posta elettronica una mail contenente un avviso
importante con la modalit qualcuno ha detto che q ualcosa .
15
Carta dell informazione economica
14
Possiamo ritenerci vittime del fascino di queste leggende metropolitane e al contempo
anche, in un certo senso, sostenitori della diffusione di queste ultime in quanto avremo
contribuito anche noi, almeno una volta, al dilagare di queste storielle in bilico tra il
vero e l impossibile.
Elencher di seguito le caratteristiche di queste l eggende metropolitane con i loro
misteri e le loro varie interpretazioni mettendo in evidenza la loro trasmissione non piø
orale ma legata a Internet da cui deriva la possibilit di raggiungere piø persone
contemporaneamente.
1.3.1- Verit e distorsione della realt
1.3.1.1- La verit Ł un diritto, Ł la necessaria risposta alla curiosit dell individuo, Ł ci
che ci aspettiamo in una conversazione tra amici, in una notizia letta su un quotidiano o
una rivista o ascoltata al telegiornale, Ł quanto di etico la comunicazione deve avere per
essere credibile, efficace ed efficiente per compiere il suo dovere.
Tuttavia, la verit Ł anche un dovere, il dovere alla correttezza e alla trasparenza
secondo i dettami della deontologia.
Ma possiamo ritenere vero tutto ci che sentiamo in televisione o in radio o che
leggiamo su un giornale o su una rivista?
Tendenzialmente siamo portati a credere nell affidabilit di stampa, radio e televisione
proprio perchØ da parte di queste istituzioni, l impegno alla verit costituisce la
premessa fondamentale per l instaurarsi di un processo comunicativo corretto.
15
Molti settori della comunicazione sono interessati da un meccanismo di distorsione
della realt . In quest ambito Ł possibile individuare una distorsione volontaria e una
involontaria.
1.3.1.2- Per distorsione involontaria si intendono quelle situazioni in cui non c Ł da
parte dei protagonisti un intento a modificare la realt . In quest area rientrano le voci e
le leggende metropolitane ma anche le testimonianze dirette dei cosiddetti testimoni
oculari. Gli storici si chiedono infatti quanto siano affidabili i resoconti dei testimoni
proprio per le numerose influenze che la narrazione della verit subisce.
La distorsione volontaria prevede meccanismi tali da assecondare l intento degli
individui di modificare la realt . Il tutto avviene per scopi politici o economici. Un tipo
di informazione che ricade in questo meccanismo Ł la notizia giornalistica che risulta
sempre piø coinvolta nel conflitto tra verit e fal sit . La stampa spesso si trova a
manipolare la realt facendo risaltare alcune notiz ie o informazioni particolari a scapito
di altre perchØ ritenute non idonee a diventare notizia.
Per spiegare il processo di formazione delle notizie Ł interessante capire come si
modifichi il rapporto tra verit e falsit utilizza ndo il quadrato semiotico di Greimas che
vede opporsi tra loro i seguenti termini:
Figura 1.0.1- Quadrato semiotico
16
La verit Ł una situazione in cui ci che Ł appare come tal e, mentre la falsit Ł
qualcosa che non Ł di per sØ , ma nemmeno appare come tale.
Il segreto, inteso come verit nascosta, si oppone alla menzogna, che si identifica con
una serie di racconti erronei ma sinceri di chi crede in una realt solo in apparenza vera
(siamo nel campo delle leggende metropolitane).
1.3.2- Le caratteristiche delle leggende metropolitane
1.3.2.1- Il termine -leggende- sottolinea un legame con il passato, con il genere
letterario fantastico, con una realt lontana e spe sso magica, spesso incredibile o
semplicemente inspiegabile. Dall altra parte l agge ttivo -metropolitane- rimanda a
componenti della nostra societ quali appunto la mo dernit e la loro prevalenza nei
centri urbani.
Accostare questi due termini vuole dire mettere in evidenza come storie del passato
riescano a sopravvivere e ad adattarsi al presente e come ne nascano ogni giorno di
nuove.
Proviamo a immaginare un gruppo di studenti in coda alla segreteria della propria
facolt . Alcuni di loro hanno negli anni stretto le gami di amicizia, altri sono solo
conoscenti, altri sono ragazzi di anni diversi con percorsi formativi anche distanti fra
loro. Si tratta quindi di un gruppo di persone (studenti) che si ritrovano in uno stesso
luogo (la segreteria) con uno scopo piø o meno identico (chiedere informazioni).
Nell attesa si discute, capita di rivolgere domande ad alta voce e ricevere consigli il piø
delle volte basati sull esperienza. Una voce si diffonde in uno di questi momenti: «Mi
17
hanno detto che per calcolare la media dei voti per la laurea non viene conteggiato il
voto piø basso». A questa affermazione si susseguono espressioni di stupore, si cercano
conferme e non tardano i vari «S , l ho sentito anch io», oppure, «Lo hanno detto anche
a me».
Il primo elemento che va messo in evidenza riguarda le fonti: chi ha riferito a questi
studenti l informazione sulla media dei voti? Ci si rende subito conto che Ł impossibile
risalire alla fonte della notizia, le risposte che si ottengono sono molteplici ma tutte
simili: l amico dell amico, il ragazzo della mia am ica e via dicendo. Questa Ł proprio la
prima caratteristica delle leggende metropolitane: non si riesce a risalire alla fonte
iniziale.
Parlando invece dei contenuti, non tutte le leggende metropolitane trattano temi legati al
mondo del soprannaturale o del fantastico, anzi, spesso il realismo Ł l elemento chiave
che garantisce maggiore credibilit . Siamo di front e, nell esempio sopra citato, a ragazzi
normali, in una situazione comune a milioni di studenti. Il richiamo a elementi della
realt rappresenta proprio l elemento di attrazione verso questi racconti.
Un ulteriore aspetto Ł quello legato al messaggio nascosto dietro alla vicenda narrata
ossia la cosiddetta morale. Un esempio pu essere quello delle numerose voci
riguardanti sostanze stupefacenti presenti nella colla delle decalcomanie regalate ai
bambini all uscita da scuola. Questa storia ci insegna che i bambini non devono dare
retta agli sconosciuti nØ tanto meno accettare da essi alcun tipo di regalo.
Queste due storie ci portano anche a considerare un altro elemento fondamentale
riscontrabile in ogni leggenda: esprimono paure e angosce ed esternano le nostre
preoccupazioni. In questo caso le paure costanti dei genitori di perdere i propri figli o
comunque di vederli danneggiati. Nell esempio precedente sugli studenti in coda allo
18
sportello della segreteria, la voce che essi riportano esprime piø che altro un desiderio,
quello cioŁ di poter cancellare un esame andato male.
1.3.2.2- Le leggende nascono e si diffondono nei luoghi in cui si riuniscono piø persone,
luoghi di discussione e di aggregazione. Se un tempo erano la piazza, i negozi, le sedi
dei partiti, oggi si tratta piø che altro di bar e pub, scuola, lavoro e tra i nuovi sistemi di
comunicazione i blog e le chat room.
Grazie a Internet infatti, non sono solo nati siti di facile consultazione sull argomento,
ma sono anche cambiate le caratteristiche di trasmissione delle leggende metropolitane
e la loro struttura. Innanzitutto cambia la dimensione del racconto: tramite blog e e-mail
si ha la possibilit di raggiungere persone di tutt o il mondo nello stesso istante. Questo
fa s che le moderne leggende metropolitane abbiamo una dimensione internazionale.
Ma la novit piø rilevante Ł l utilizzo di immagini . Spesso si aggiungono al testo scritto
varie fotografie su cui si vuole attirare l attenzione del lettore, magari segnalando un
dettaglio inquietante. Le rappresentazioni grafiche hanno sicuramente un impatto piø
forte sul lettore che vede nella fotografia una sorta di prova inconfutabile a conferma di
quanto espresso per iscritto. Inoltre i testi possono essere piø lunghi ospitando al loro
interno un numero maggiore di dettagli, quali cifre, dichiarazioni piø o meno verificate,
ma anche interventi di esperti sull argomento tra ttato. Questi meccanismi hanno tutti
un compito preciso: dare maggiore credibilit alle proprie affermazioni.
La riproducibilit Ł un altra novit molto importan te. Nella trasmissione orale
esistevano tante versioni della leggenda quanti erano i narratori, inoltre nel passaggio tra
una persona e l altra il racconto acquisiva nuovi dettagli e in generale si tendeva ad
aumentare la drammaticit dell evento narrato.