esercitata dall’uscente presidente George W. Bush. Questi otto anni hanno rappresentato
infatti un periodo decisivo dove le emergenze spesso drammatiche a cui
l’amministrazione americana ha dovuto far fronte hanno segnato in maniera indelebile
la democrazia statunitense.
1
Secondo diversi sondaggi compiuti durante la campagna
elettorale, la popolazione americana aveva percepito il modello di governo degli ultimi
anni come fortemente dannoso per il paese, sia a livello interno che a livello di
diplomazia internazionale. A questo quadro di sfiducia generale a cui si è affiancata la
necessità di un rinnovamento dell’offerta politica, vanno aggiunti altri elementi
fortemente caratterizzanti la società americana, ovvero il sempre maggiore peso delle
comunità elettorali di afroamericani e di ispanici, target spesso e volentieri esclusi nella
rappresentanza politica che nel recente passato non ne ha considerato le esigenze e le
necessità.
Parallelamente a questi elementi sociopolitici bisogna considerare anche la già
citata crisi economica di cui solo ora è chiara la reale portata, così come il progressivo e
tumultuoso sviluppo economico da parte delle potenze cinese ed indiana in grado di
mettere in crisi il predominio dei mercati americani, già minato politicamente e
diplomaticamente dalla perdita di potere nell’area mediorientale.
È su questo sfondo che la figura di Barack Obama ha potuto emergere
incarnando le molteplici esigenze di rinnovamento politico e sociale per strati di
popolazioni tra loro trasversali. Merito certo della vincente campagna elettorale a cui
hanno contribuito differenti tipi di profili, dagli strateghi del calibro di David Axelrod,
anche detto “il Karl Rove dei democratici”, ai volontari, dai professionisti della
comunicazione agli studenti. La sinergia di queste forze, accompagnate da
endorsements pubblici di una forte portata, a partire da quello della famiglia Kennedy,
passando per quello di Colin Powell e terminando con il dichiarato supporto di buona
parte della stampa statunitense, hanno reso la campagna elettorale democratica un vero
e proprio fenomeno mediatico in grado di far vibrare l’interesse dell’opinione pubblica
internazionale sedotta ed incuriosita dal carisma del candidato democratico.
2
Questo clima di entusiasmo diffuso ha generato di riflesso una copertura stampa
delle elezioni statunitensi estremamente fitta e capillare anche nell’opinione pubblica
internazionale, i cui giornali per mesi sono stati monopolizzati da analisi sulla
1
G. Pasquino e D. Campus, USA: elezioni e sistema politico, Bologna, Bononia University Press, 2005
2
G. Pasquino e D. Campus, USA: elezioni e sistema politico, Bologna, Bononia University Press, 2005
6
campagna elettorale in svolgimento, sullo scontro fra le personalità dei due candidati e
su approfondimenti storico-sociali di alcuni fenomeni relativi alla società americana. Lo
studio del comportamento della stampa mondiale si offriva quindi come interessante a
più livelli, da un lato per osservare le diverse modalità di approccio alle tematiche della
campagna elettorale statunitense, dall’altro come mezzo per trarre riflessioni sulle
peculiarità caratterizzanti nello specifico i diversi modi di fare stampa all’interno dell’
Unione Europea e di altre aree, ad esempio quella relativa al mondo Arabo o ad una
parte del mondo Asiatico. È questo l’obiettivo che ho perseguito in questo lavoro di tesi
dedicato appunto a come la stampa estera ha analizzato e commentato le elezioni di
novembre.
Il lavoro si è sviluppato in diverse fasi, prima fra cui quella di raccolta del
materiale. Durante tutto il mese di ottobre 2008 più volte la settimana ho compiuto la
rassegna stampa su una lista di quotidiani appartenenti all’area europea (Francia,
Inghilterra, Spagna, Italia) e a quella araba e cinese
3
. La chiave inserita per la selezione
degli articoli è stata “elezioni americane”. La sovrabbondanza di materiale ottenuto
dalla ricerca con questa chiave ha implicato però una successiva selezione; ho quindi
ritenuto validi quegli articoli il cui contenuto fosse pertinente con i temi della campagna
elettorale. A questa fase, fatta seguire da un lavoro più tecnico di traduzione, ne è
seguita un’altra in cui ho associato un tema principale al contenuto di ogni articolo.
Ovviamente nei casi in cui all’interno del medesimo articolo vi fosse la compresenza di
più tematiche, è stato scelto il tema a cui è stata data più importanza fra tutti. Il tentativo
è stato quello di attenersi il più fedelmente possibile al contenuto dell’articolo stesso,
rispettandone da un lato la complessità e riducendone al contempo gli elementi
superflui.
Questo lavoro di schematizzazione ha permesso quindi di individuare dei temi
cosiddetti caldi, ovvero tematiche che erano state trattate ampiamente da pressoché tutte
le testate che hanno plasmato gran parte dell’opinione pubblica internazionale. Il
risultato del lavoro finale ha prodotto l’individuazione di diciotto aree concettuali di
portata più o meno vasta, ognuno delle quali contenente delle sottotematiche che si
riferiscono essenzialmente ai punti chiave della campagna elettorale sia repubblicana
3
La lista completa dei quotidiani consultati è disponibile nella bibliografia
7
che democratica. La tabella mostra quindi la presenza dei diversi temi sulle testate di
diverse zone geografiche.
Tabella 1. Le elezioni USA: i temi della rassegna stampa (ottobre 2008)
Francia Inghilterra Spagna Italia
Mondo
Arabo Cina
Campagna
elettorale 16,6% 27,6% 20,0%16,0% 20,0% 10,0%
Scontro Obama
McCain 5,1% 12,7% 18,0% 9,3% 4,0% 5,0%
Politica interna 10,3% 10,6% 7,0% 6,3%
4,0%
10,0%
Economia 6,4% 7,1% 11% 10% 9,0% 25,0%
Opinione
pubblica estera 11,5%
4,1%
4,0% 4,0%
16,0%
5,0%
Sondaggi 6,4%
4,1%
3,0%
6,0% 4,0%
15%
Endorsement 2,5% 3,5% 7,4% 4,1%
8,0%
5,0%
Opinione
pubblica
americana 5,1% 5,0% 3,0% 7,0% 4,5% 10,0%
Elezioni 2,5% 4,3%
7,4% 8,3%
4,5% /
Politica estera 3,8% 2,1% 3,0% 1,0% 16,0% 10,0%
Costume 7,6% 12,7% 4,0%10,0% / /
Cultura 3,8% 6,3% 3,0% 8,0% 8,0% /
Cronaca 3,5% 2,1% 3,0% 6,0% /
5,0%
Questione
razziale 5,1% 2,1% 4,0% 7,0% / /
Sarah Palin 3,8% 4,1% / 4,1% / 5,0%
Sanità 2,5% 2,1% 3,0% 1,0%
/ /
Religione 1,0% / /1,5%
2,0% /
Aborto 1,0% / / / / /
N. articoli 80 60 40 50 30
30
8
Ho presentato i temi in ordine d’apparizione sulle testate considerate. Ai primi posti si
trovano quindi le tematiche che sono comparse più frequentemente all’interno degli
articoli reperiti. Si tratta in questo caso di tutte le questioni attinenti la campagna
elettorale vera e propria, nonché della dialettica fra Obama e McCain che proprio nel
periodo pre elettorale ha raggiunto il suo culmine a livello mediatico. Subito dopo si
trovano invece i temi attinenti la politica interna americana, all’economia, ai sondaggi e
agli endorsement provenienti dai maggiori quotidiani statunitensi. In progressione le
tematiche che seguono sono quelle che sono state riscontrate in numero minore e che
hanno trovato un diverso spazio all’interno delle aree considerate a seconda
dell’interesse o dell’importanza che un determinato paese ha attribuito a quello
specifico tema. Così agli ultimi posti si ritrovano tutti quei temi “spinosi”
evidentemente più difficili da trattare, ad esempio il tema della questione razziale,
dell’aborto o della religione.
Per rendere il lavoro più interessante e per far emergere allo stesso tempo i tratti
caratteristici d’ogni rassegna stampa, nel primo capitolo ogni area tematica è stata
sviluppata singolarmente commentandone e descrivendone gli aspetti principali. Nel
secondo capitolo invece è stata analizzata l’opinione pubblica d’ogni singolo paese con
un approfondimento sui contenuti degli articoli accompagnato da delle considerazioni
personali su quello che era emerso durante il lavoro. Questo modo di procedere si può
tranquillamente descrivere come una griglia nel quale i temi della campagna elettorale
si sono incrociati con i diversi paesi e le loro aree stampa. Il vantaggio di una simile
impostazione è che il lavoro può essere consultato a seconda dell’interesse personale,
ovvero è possibile accedere direttamente all’approfondimento di un tema specifico o di
un paese specifico senza che si perda il senso globale dei contenuti. Uno svantaggio è
invece rappresentato dalla possibile ridondanza dei temi da sviluppare, che è stata
evitata utilizzando uno stile più sintetico nella descrizione dei singoli temi che poi sono
stati approfonditi con più chiarezza nel secondo capitolo dedicato ai paesi.
La seconda parte del lavoro si è basata su un lavoro di rassegna stampa identico
nei modi ma diverso nei fini. Durante la settimana elettorale, ovvero quella del 4
novembre 2008, ho consultato la lista dei quotidiani internazionali per sondare il clima
d’opinione generale che era stato manifestato per l’elezione di Barack Obama come
presidente degli Stati Uniti. Sostanzialmente ciò che emerge è un clima di entusiasmo
9
diffuso, che lascia poco spazio ad analisi più caute sul futuro mandato presidenziale.
Nel capitolo tre ho quindi approfondito il clima d’opinione di ogni singolo paese,
tentando di rilevarne le analisi più particolari e meno basate sul modello entusiastico
che ha monopolizzato la stampa internazionale per tutta la settimana. Questo lavoro è
servito da premessa al quarto capitolo dove dimostro come l’entusiasmo diffuso e
l’appoggio che l’opinione pubblica internazionale ha fornito al candidato democratico
durante tutta la sua campagna elettorale può tramutarsi in un’arma a doppio taglio
perché nasconde un alto tasso d’aspettattive che possono essere disilluse con estrema
facilità. L’esempio utilizzato per dimostrare questa teoria sono i recenti scontri avvenuti
durante le elezioni iraniane, dove la polizia ha ferito e anche ucciso dei manifestanti che
per giorni hanno urlato al broglio elettorale. E’ in questa situazione che Barack Obama
ha dimostrato una prima carenza in ambito diplomatico evitando di manifestare un
dissenso duro nei confronti dei massacri e restando nell’ombra. Un atteggiamento
tiepido questo, che l’opinione pubblica ha fortemente criticato. Il capitolo quattro si
occupa quindi di approfondire da un lato questo fenomeno, intersecandolo con
considerazioni più generiche sulle caratteristiche della stampa on line, e dall’altro
scendendo anche nel dettaglio per rilevare le reazioni della rassegna stampa
internazionale rispetto alla questione.
10
Parte prima.
1. I temi
I temi considerati sono stati organizzati in cinque macroaree tematiche per rendere più
agevole la consultazione e per rendere più snella l’organizzazione dell’elaborato. Le
tematiche relative alla politica statunitense (politica estera, politica interna, economia,
sanità, questione razziale) sono confluite nella sezione “Politica americana”, i temi con
la minore presenza (aborto, religione) nella sezione intitolata “Temi poco trattati
all’estero” e le questioni attinenti la campagna elettorale (campagna elettorale, scontro
Obama- McCain, sondaggi, endorsement, Sarah Palin) in “Leader e campagna
elettorale”. Nella sezione “Clima d’opinione” si ritrovano invece i temi relativi la
stampa americana ed internazionale (opinione pubblica estera, opinione pubblica
americana) e nell’ultima area dal titolo “Varie” sono stati raggrupati i restanti temi
considerati più marginali rispetto alla vera e propria campagna elettorale (cultura,
costume e cronaca).
1.1 Politica americana
I. Politica estera
Il tentativo di rivestire una posizione di predominanza diplomatica nella gestione degli
equilibri politici internazionali è sempre stato un elemento caratterizzante il modello
governativo della grande potenza statunitense, sia per il partito democratico che per
quello repubblicano. Nello specifico caso riguardante le ultime elezioni presidenziali è
possibile notare, all’interno dell’agenda della campagna elettorale di entrambe gli
schieramenti una certa preminenza di temi attinenti la politica estera. In particolar
modo, cinque sono le questioni principali attorno le quali si è sviluppato l’asse delle due
campagne elettorali: il ritiro delle truppe in Iraq, il conflitto Afgano, il disarmo nucleare
dell’Iran, la questione arabo- israeliana e i rapporti diplomatici con la Russia.
Al di là delle differenze riscontrabili tra la posizione democratica di Obama e
quella repubblicana di McCain, in realtà non troppo divergenti l’una dall’altra, è
11
interessante notare come questi temi si siano distribuiti all’interno della rassegna
stampa internazionale.
Francia Inghilterra Spagna Italia Mondo Arabo Cina
Politica estera 3,8% 2,1% 3,0%1,0% 16,0% 10,0%
La distinzione principale riguarda infatti la diversa attenzione riscontrata in Europa e
nelle altre due aree prese in considerazione, ovvero quella araba e quella cinese.
Nell’area europea è possibile constatare una trattazione abbastanza omogenea
dei temi riguardanti la politica estera, che va dal 3,8% della Francia, all’1% dell’Italia,
la percentuale se però confrontata con gli altri due mondi, quello cinese e arabo, risulta
comunque inferiore. Questo dato si presta a più riflessioni, a seconda di come lo si
decida di contestualizzare, se sul fronte interno o esterno. Internamente, ovvero
considerando un confronto fra i singoli stati, si può notare come le due fasce da
prendere in considerazione per avanzare delle riflessioni critiche siano quelle francese
ed italiana, rispettivamente la più alta e la più bassa. L’opinione pubblica italiana ha
infatti dimostrato una bassa copertura di temi internazionali prediligendo una
distribuzione tematica differente. Senza inoltrarsi in dibattiti sulla minore o maggiore
qualità delle testate giornalistiche prese in considerazione, riflessioni che avranno modo
di prendere forma nella sezione dedicata all’approfondimento degli stati/aree studiate, il
dato più interessante riguarda la valutazione della rassegna stampa di tutta l’area
europea da cui emerge una certa autoreferenzialità. Pochi sono infatti gli articoli che
l’opinione pubblica nostrana ha dedicato ad analisi approfondite sulle conseguenze del
voto americano per la politica internazionale, manifestando forse il difetto intellettuale
di restare radicati all’interno dei limiti geografici dell’ Unione Europea. Questo
potrebbe rappresentare un limite se si considera l’importanza di mantenere alta
l’attenzione in materia di politica estera per valutare con attenzione tutto ciò che accade
negli scenari geopolitici internazionali.
Difficile dire poi se questa ipotesi che emerge dai dati si rifletta a livello
politico in un atteggiamento più neutrale ed eurocentrico rispetto a quello che traspare
dall’opinione pubblica del mondo arabo, interessato a mantenere gli equilibri nell’area
mediorientale anche da una questione squisitamente geografica. Il dato resta comunque
di una discreta importanza se si vuole oltretutto considerare come la Russia si trovi
12
geograficamente contigua al territorio europeo e come la questione della gestione delle
risorse energetiche interessi direttamente la politica internazionale. Il medesimo
ragionamento trova modo di rafforzarsi anche in relazione al confronto con il mondo
cinese, attraversato dall’impetuosa crescita economica ed industriale degli ultimi anni,
sia in grado di interrogarsi più dell’Europa sull’importanza degli equilibri internazionali
e delle politiche che possono sconvolgerne o decretarne gli assetti.
II. Politica interna
Una delle aree tematiche alla cui vaghezza linguistica corrisponde una proporzionale
complessità concettuale è senza dubbio quella relativa alla politica estera. All’interno di
una denominazione così incerta, si rischia infatti di far confluire un calderone di temi
non sempre pertinenti, rischio dovuto anche all’oggettiva difficoltà nell’avanzare analisi
di sistemi politici complessi come quello americano. Rientrano quindi all’interno del tag
“Politica interna” tutte quelle tematiche relative alla politica ambientale, energetica,
scolastica, di protezione del lavoro, che non avendo forza di rappresentare un tema a sé
stante sono state annesse a questa grande macroarea. Anche in questo specifico caso i
programmi dei due schieramenti, democratico e repubblicano, non risultano antitetici.
Al contrario, si nota una sostanziale continuità di pensiero, eccezion fatta per la
questione ambientale, dove il candidato democratico dimostra una maggiore attenzione
nei confronti delle energie sostenibili viste come una possibilità per gli Stati Uniti di
affrancarsi dalla dipendenza energetica dal petrolio.
Nella distribuzione della rassegna stampa internazionale si può notare una
sostanziale omogeneità nella trattazione di questi temi, omogeneità che si articola
attorno al 10% sul totale degli articoli, con picchi poco inferiori rispetto alla media di
Spagna, Italia e Mondo Arabo.
Francia Inghilterra Spagna Italia Mondo Arabo Cina
Politica interna 10,3% 10,6% 7,0%6,9% 4,0% 10,0%
Vi è un aspetto interessante da notare che ha a che fare con il tema principale riscontrato
all’interno della rassegna stampa europea, che ha posto particolare accento
all’importante presa di posizione del candidato democratico rispetto alle politiche
13
ambientali e alla sua manifesta volontà di ratificare il protocollo di Kyoto in aperto
dissenso contro il suo predecessore George W. Bush. Parallelamente, le altre tematiche
riguardanti aspetti relativi il rinnovo del sistema scolastico, le politiche di protezione
lavorativa, e tutti quei temi squisitamente attinenti il sistema sociale americano, sono
presenti in incidenza minore e mostrano una trattazione piuttosto sommaria o comunque
inserita all’interno di analisi più generiche riguardanti la società americana e le esigenze
che da essa promanano.
L’unica percentuale dissonante è quella relativa all’interesse dimostrato per
questi temi dalla rassegna stampa del mondo arabo, lievemente inferiore rispetto alle
altre. Questo dato si può facilmente incrociare con i precedenti circa la distribuzione dei
temi di politica estera: alla sensibilità rilevata verso gli assetti della geopolitica
mondiale corrisponde infatti un minore riscontro di analisi relative al sistema interno
americano, ritenuto presumibilmente più lontano ed astratto, o comunque meno
importante ai fini degli esiti internazionali.
III. Sanità
Nonostante il tema della sanità rientri a pieno titolo nella macroarea relativa alla politica
interna, per il caso americano è stato necessario creare una sezione volutamente
dedicata alla trattazione di questa tematica. A monte di questa scelta si individuano
diverse cause, la prima relativa alla particolare struttura del sistema sanitario americano
che non può essere paragonato ai sistemi di welfare europei a cui siamo abituati. In
seguito infatti ad una ristrutturazione voluta negli anni ottanta dal presidente Reagan per
contenerne i costi, il sistema sanitario americano è giunto ad appoggiarsi su una
struttura di assistenza sostanzialmente privata a cui fanno capo le assicurazioni
sanitarie, sottoscritte al cittadino attraverso i datori di lavoro. Due sono infatti i piani
che compongono il sistema sanitario statunitense. Il primo, chiamato Medicaid, è
finanziato dai cittadini aventi lavoro e residenza fissa negli Stati Uniti. Ne sono
automaticamente esclusi i senza tetto e coloro che vivono al di sotto del livello minimo
di povertà. Il secondo programma, chiamato Medicare è finanziato direttamente dallo
stato e si occupa di fornire l’assistenza sanitaria minima ai pensionati e ai veterani di
guerra. Una delle conseguenze di questa riforma è stata l’ovvia esclusione di diverse
fasce di popolazione dalle cure mediche minime, in particolar modo di disoccupati,
immigrati e lavoratori precari.
14