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in questi terribili anni si impone agli occhi dell’opinione pubblica: i giudici
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino colpiscono fortemente l’organizzazione
mafiosa siciliana di Cosa Nostra., le indagini da questi condotte portano al
maxi-processo di Palermo del 1991, che si conclude con una serie di sentenze
di condanna all’ergastolo per numerosi boss mafiosi. La mafia è tutt’ altro che
inerte e sferra un drammatico attacco allo Stato: nel ’92 Falcone e Borsellino
vengono assassinati a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro , si tratta del
punto più basso dei rapporti della Repubblica con l’organizzazione mafiosa. La
mafia c’è, c’è sempre stata, più che combatterla lo Stato fino a quel momento
ne è stata complice: è ciò che l’Italia intera avverte. In uno stato di caos totale,
la corruzione è tanto palese quanto dilagante, l’economia è malata, il governo
impotente, la popolazione confusa e angosciata. Il governo presieduto dal
socialista Giuliano Amato, formatosi dopo le politiche del ’92, non risolve i
problemi. Il suo sostituto Ciampi, riesce a fare un po’ meglio: di particolare
importanza durante il periodo della sua legislatura è l’abrogazione del sistema
elettorale vigente orientato in senso proporzionale, a vantaggio di un nuovo
sistema maggioritario. La nuova legge elettorale nasce per modificare la
struttura di un intero sistema usurato dagli scandali, la sua promulgazione
segna il definitivo passaggio dalla Prima alla così denominata Seconda
Repubblica.
La crisi segna l’avvento sulla scena politica di un personaggio destinato ad
occupare il centro dell’attenzione negli anni che seguiranno: Silvio Berlusconi.
Imprenditore di grande successo, presidente di un’azienda senza eguali nel suo
campo in Europa, il Cavaliere (così lo ribattezza la stampa in occasione della
sua investitura a Cavaliere del Lavoro, conferitagli dal Presidente della
Repubblica Giovanni Leone nel 1978) diverrà la novità politica delle stagioni
successive.
Prima di indagare le reazioni e i movimenti del personaggio di fronte ai vari
avvenimenti politici, è necessaria una premessa riguardante le origini e
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l’identità di Berlusconi prima della sua discesa in campo, i cui contenuti sono
esplicitati nella prima parte dell’elaborato.
Silvio Berlusconi ha costruito negli anni della sua attività un impero
economico, la Fininvest, che spadroneggia nel mercato televisivo e
pubblicitario, con tre reti ( Rete 4, Canale 5, Italia 1) a propria disposizione, lo
stesso numero spettante alla RAI, concessionaria del servizio pubblico. Non
solo Tv, Berlusconi ha interessi anche in altri settori: editoria libraria e
giornalistica, sport ( è presidente del Milan ), finanza, assicurazioni, edilizia.
Uno dei magnati dell’industria italiana, per farla breve.
La sua fortuna però non è certamente unicamente merito delle sue indiscusse
abilità comunicative e carismatiche: si indagherà a tal proposito riguardo i
legami politici del Cavaliere, primo fra tutti l’appoggio del leader socialista
Bettino Craxi e su eventi oscuri appartenenti passato dell’imprenditore, quali
ad esempio l’appartenenza alla loggia massonica P2, elementi che senza
dubbio necessitano di chiarimenti.
Nella fase centrale della dissertazione si proporrà un’analisi parallela tra
i fatti politici della Prima Repubblica in crisi e le posizioni del Cavaliere,
analizzando dichiarazioni, smentite, voci giornalistiche, con il fine ultimo di
proporre le fasi salienti del passaggio di Silvio Berlusconi dal mondo
dell’imprenditoria all’aspirazione di guidare il Paese.
Le ambizioni politiche del Cavaliere cominciano a rivelarsi nel ‘93: si parla
delle simpatie leghiste e socialiste del patron Fininvest, si diffondono voci
relative alla creazione di un nuovo polo di centro appoggiato da Berlusconi in
sostituzione della sconvolta Democrazia Cristiana, vengono creati in tutta Italia
i Club Forza Italia, associazioni pro-Berlusconi. L’aspirazione politica di
Silvio Berlusconi si rivela con concretezza alla fine del novembre ’93, quando
il Cavaliere dichiara di appoggiare apertamente Gianfranco Fini, leader del
MSI, partito nato dalle ceneri del fascismo, nella candidatura a sindaco di
Roma. Le reazioni sono molteplici, alcune dure altre a sostegno del Cavaliere:
il suo ingresso in politica appare vicinissimo.
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Il 26 gennaio 1994 Berlusconi decide di scendere in campo con un messaggio
che viene trasmesso da reti Fininvest e RAI . All’inizio di febbraio avviene la
fondazione di Forza Italia, un partito che si differenzia in forma e struttura da
quelli tradizionali, un movimento all’americana che mette in atto una
campagna elettorale sostenuta in un regime di disequilibrio di mezzi, e che
soltanto due mesi dopo la sua creazione diventa partito di maggioranza. Infine
si parlerà del dibattito sulle ragioni dell’entrata in politica del Cavaliere,
analizzando prospettive critiche diffuse a quel tempo, secondo cui i motivi
effettivi dell’entrata in politica sarebbero stati dettati più da ragioni
strettamente personali, economiche e giudiziarie, che legate ad un reale
interesse per la vita del Paese.
L’attività di ricostruzione storico-giornalistica avviene tramite la ricerca di
articoli riguardanti Silvio Berlusconi e la sua Fininvest negli archivi storici,
disponibili sul web, dei due quotidiani che dal ’92 al ’94 si classificano al
primo e al secondo posto per numero di copie vendute: il Corriere della Sera e
La Repubblica.
Il Corriere della Sera, negli anni trattati dall’elaborato, è diretto da Paolo Mieli.
E’ il primo quotidiano italiano per numero di copie giornaliere vendute,
appartenente per il 46 % alla famiglia Agnelli proprietaria della Fiat. Le
posizioni del quotidiano sono molto equilibrate. In particolare durante
Tangentopoli il giornale cerca di porsi in maniera equidistante dai poteri
pubblici e privati. Quando Berlusconi scende in campo il Corriere si limita a
registrare dichiarazioni e reazioni, senza esporre un proprio punto di vista sulla
situazione e senza schierarsi a favore o contro il Cavaliere. Si ritiene dunque
che sia una fonte molto attendibile non inquinata da posizioni pregiudiziali nei
confronti di Berlusconi; per questo motivo viene assunta come fonte principale
della ricostruzione giornalistica degli eventi proposta dall’elaborato.
Estremamente critica, e pertanto fonte utilizzata per registrare posizioni
contrarie all’ingresso in politica di Berlusconi, è invece La Repubblica,
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quotidiano diretto da Eugenio Scalfari, secondo in Italia in quegli anni per
copie vendute.
Il quotidiano nasce nel 1976 ad opera di Eugenio Scalfari, con quote
appartenenti al gruppo L’Espresso di Carlo Caracciolo e alla Mondadori di
Carlo de Benedetti.
Alla fine degli anni Ottanta, convinti che per la crescita del gruppo occorresse
un più solido sostegno finanziario, Carlo Caracciolo ed Eugenio Scalfari
(principali azionisti del gruppo Espresso) vendono tutte le loro quote a Carlo
De Benedetti.
Questi, già importante azionista della Mondadori, porta il gruppo Espresso in
dote alla casa editrice milanese di cui punta a diventare, acquistando i pacchetti
in mano agli eredi di Arnoldo Mondadori, azionista di maggioranza. Gli sbarra
la strada proprio Silvio Berlusconi, aprendo quella che passerà alla storia
come la “guerra di Segrate” (il paese alle porte di Milano dove ha sede la
Mondadori). Nel 1991, dopo oltre due anni di battaglie finanziarie e legali
senza esclusione di colpi, mette fine alla disputa il discusso imprenditore
ciociaro Giuseppe Ciarrapico, plenipotenziario dell'allora capo del governo,
Giulio Andreotti, il quale convince De Benedetti e Berlusconi a spartirsi la
Grande Mondadori. A De Benedetti finiscono La Repubblica, L'Espresso e i
quotidiani locali, a Berlusconi la Mondadori privata dei suoi quotidiani locali.
In virtù di questa aspra battaglia legale non si può negare dunque che le
posizioni del quotidiano si configurino in maniera critica nei confronti del
Cavaliere.
Un altro motivo a sostegno di questa tesi è dato dal fatto che il quotidiano può
essere considerato vicino allo schieramento politico della sinistra (PDS)
avversaria di Berlusconi.
Analizzando dunque posizioni imparziali, critiche , favorevoli al Cavaliere ci si
propone di individuare e catalogare i diversi aspetti del fenomeno Berlusconi e
di come si modifica l’intera struttura della politica italiana dopo la dibattuta
discesa in campo del Cavaliere.
Silvio Berlusconi
1. Silvio Berlusconi nel 1992
1.1 L’attività imprenditoriale e la Fininvest
1.1.1. Le origini dell’impero economico: l’edilizia
Sono gli anni Sessanta ad assistere all’esordio imprenditoriale di Silvio
Berlusconi. E’ l’epoca del boom economico, dell’Italia che si avvia a diventare
paese industriale, dello spostamento di tante famiglie verso la città. Milano,
città di Silvio, cresce a vista d’occhio: dagli anni ‘50 al decennio successivo si
ha nel capoluogo lombardo un incremento di circa 600.000 abitanti . Il mercato
edilizio è un affare e molti imprenditori decidono di investirvi le proprie
risorse. Non fa eccezione Silvio Berlusconi.
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La Cantieri Riuniti Milanesi è la prima società del mondo dell’edilizia in cui
Berlusconi fa la sua comparsa, socio al 50 % del costruttore Pietro Canali,
procuratogli da Carlo Rasini, responsabile della banca Rasini in cui lavorava il
padre di Silvio, Luigi Berlusconi. I primi anni di attività aziendale vedono la
costruzione e la vendita di appartamenti in via Alciati a Milano.
Il 1963 è l’anno del grande salto di Berlusconi da piccolo-medio a grande
imprenditore. Dopo lo scioglimento della Cantieri Riuniti Milanesi, nel ‘63 è
socio d'opera accomandatario della Edilnord Sas in cui Carlo Rasini e il
commercialista svizzero Carlo Rezzonico sono soci accomandanti. In
quest'azienda Carlo Rezzonico fornisce i capitali attraverso una finanziaria di
Lugano. Gli anonimi capitali della finanziaria svizzera vengono in parte
depositati presso l'International Bank di Zurigo, e pervengono alla Edilnord
attraverso la Banca Rasini.
Nel 1964 l'azienda di Berlusconi apre un cantiere a Brugherio per edificare una
città modello da 4000 abitanti.
Nel 1968 nasce la Edilnord Sas di Lidia Borsani e C. (la Borsani è cugina di
Berlusconi), generalmente chiamata Edilnord 2, che acquista 712 mila m² di
terreni nel comune di Segrate, dove sorgerà Milano 2, un signorile centro
residenziale, vera e propria cittadina indipendente, ultimata nel 1979.
Gli anni ‘70 vedono affermarsi il successo in campo imprenditoriale e varie
evoluzioni all’interno della società di Berlusconi. Si sussegue la creazione di
società immobiliari finanziate da banche svizzere e filiali della BNL ,fino a che
si giunge nel 1978 alla nascita della Fininvest.
1
I successi di Silvio Berlusconi
in campo imprenditoriale gli valgono il titolo di Cavaliere del Lavoro
conferitogli nel 1978 dal presidente della Repubblica Giovanni Leone.
1
Giuseppe Fiori, Il venditore, Milano,Garzanti Libri,1995 p. 39
1.1.2 La Fininvest
Nata nel 1978, la Fininvest è una holding, un società privata che detiene
partecipazioni in altre società, a cui appartengono tutte le attività di Silvio
Berlusconi.
Non solo edilizia: l’imprenditore milanese inizia verso la fine degli anni ‘70 a
diversificare i propri investimenti.
E’ il mercato televisivo e dell’editoria il campo in cui Berlusconi diventa
assoluto protagonista.
Il logo della Fininvest
1.1.3. La tv privata: nascita ed evoluzione
Il 24 settembre 1974 nasce Telemilanocavo, piccola tv a circuito chiuso che
trasmette nel centro residenziale di Milano 2 a Segrate, nata principalmente
come un servizio aggiuntivo per gli abitanti della zona.
Nel 1976 si apre in Italia la stagione delle mille antenne: la sentenza della
Corte Costituzionale n. 202 del 28 luglio apre alla liberalizzazione del mercato
radiotelevisivo: i privati possono trasmettere via etere in ambito locale, esiste
la disponibilità di frequenze sufficiente a permettere la libertà d’iniziativa
privata senza pericolo di creazione di oligopoli o monopoli. Le Camere
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avranno il compito di disciplinare l’intera materia: assegnare le frequenze, dare
le autorizzazioni, stabilire i limiti della raccolta pubblicitaria, definire il
concetto di ambito “locale”.
Tuttavia si dovranno attendere ben 14 anni prima di una legge di
regolamentazione del sistema.
Immediato è invece l’assalto dei privati ad un mercato senza regole.
Il Parlamento è inerte in materia di legislazione: la fioritura di tante piccole
antenne appare fattore di crescita democratica e tutti gli schieramenti politici
condividono l’asserzione della Corte Costituzionale per la quale non vi sono
pericoli di monopoli o oligopoli privati.
Nel 1978 la tv di proprietà di Berlusconi Telemilanocavo inizia a trasmettere
via etere e assume la denominazione di Telemilano 58.
Trasmette con regolarità dal mese di settembre da due studi situati presso il
Jolly Hotel di Milano e possiede una dotazione tecnica di buon livello.
Nel gennaio del 1979 Berlusconi fonda Reteitalia, società specializzata
nell’acquisto e commercializzazione dei programmi televisivi e
successivamente, nel settembre dello stesso anno nasce Publitalia ’80,
concessionaria di pubblicità. Nel 1980 Berlusconi compra Elettronica
Industriale, società che progetta e realizza reti di teleradiodiffusione.
L’acquisto di tali società è alla base di un ambizioso progetto: la creazione di
un network, ossia un sistema di reti tra loro collegate capace di coprire vasti
territori. Pertanto nel 1980 Telemilano 58 si trasforma in Canale 5 e un gruppo
di emittenti del Nord comincia a trasmettere programmi comuni con il marchio
e il logo dell’emittente, un biscione che rimanda all’emblema visconteo.
Successivamente Berlusconi acquisterà frequenze già occupate nel sud Italia ,
occuperà bande libere e acquisirà anche Tv operanti: prende così forma un
network nazionale, Canale 5 trasmette in tutta la penisola superando l’ ambito
locale previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale.
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Non solo Berlusconi, anche illustri editori concorrenti come Rizzoli, Rusconi e
Mondadori entrano nel nuovo mercato televisivo
Angelo Rizzoli, proprietario di Prima Rete Indipendente, uscirà presto dal
campo in seguito alla scoperta della sua appartenenza alla loggia massonica P2
che screditerà fortemente la sua immagine.
Edilio Rusconi è proprietario di una serie di emittenti che trasmette con il
marchio Italia 1. Il trio Mondadori-Caracciolo-Perrone è invece proprietario di
Rete 4 network di ventitrè emittenti locali.
E’ il 1982: i dati Istel premiano Canale 5. La Tv di Berlusconi tra le private è
in testa in quanto ad ascolti, posizionandosi alle spalle e a breve distanza dalle
reti RAI.
La Fininvest continua a crescere e ha a disposizione risorse miliardarie che
mettono in poco tempo fuori gioco la concorrenza: molte star della Rai si
trasferiscono a Canale 5. Il primo concorrente a fare le spese della
superpotenza dell’azienda del biscione è Edilio Rusconi nel 1983: Italia 1 è in
vendita, l’emittente non sopporta costi di gestione ormai troppo alti. L’acquista
Berlusconi per una cifra di 32 miliardi insieme alla rivista Sorrisi e Canzoni
Tv, una delle più importanti dedicate al mondo dello spettacolo. Passerà un
anno e anche Rete 4 dovrà piegarsi ad un avversario troppo forte: il network
televisivo di Mondadori sarà acquistato da Berlusconi nel 1984 per una cifra di
135 miliardi.
Si determina un vero e proprio monopolio privato: La Fininvest possiede tre
reti, tante quante ne ha la RAI, è un impero televisivo. Berlusconi si guadagna
l’appellativo di Sua Emittenza, assoluto padrone di un mercato senza legge. Se
l’attività edilizia nel 1980 formava il 60 % del fatturato dell’azienda del
biscione , a quattro anni di distanza l’85 % dei ricavi proviene dalle Tv. In