4
che hanno interessato gli aspetti hardware e software di cui si
compone l’e-book. Le trasformazioni riscontrate in entrambe le
sezioni sono state considerate importanti nel descrivere il
processo evolutivo che ha investito il libro elettronico. Infatti,
una delle cause spesso imputate al mancato successo degli e-
book è stata l’assenza di uno standard unico che renda
compatibili i diversi formati in cui sono redatti i testi elettronici
con le piattaforme sulle quali essi vengono letti. Si tratta di un
problema a cui ha cercato di porre rimedio un consorzio,
l’International Digital Publishing Forum, il quale ha proposto
uno standard unico a cui aderire per la creazione dei libri
elettronici.
Un altro aspetto problematico che ha impedito la diffusione
dell’e-book è, forse paradossalmente, legato alla sua essenza
digitale. Un libro realizzato in bit, infatti, potrebbe essere
facilmente manipolato (ed anche illecitamente “clonato”) se
non garantito da un adeguato sistema di protezione del
copyright. Il problema, quindi, nasce nel momento in cui il
copyright viene applicato a un sistema nato libero, quale la rete
Internet, nella quale viaggia un’enorme quantità di
informazioni. Un libro che è presente in rete e che non può
essere prestato (trasferito su un altro computer), ma che al
contrario è protetto da complicati sistemi di crittografia e
legato ad uno schermo per la sua fruizione, difficilmente
susciterà le simpatie dei lettori. Anche in quest’ambito, in ogni
caso, diverse sono state le soluzioni vagliate.
Un altro problema degli e-book che questo lavoro indaga è
legato ai dispositivi hardware per la lettura. Inizialmente, il
concetto di device per e-book rimandava a dispositivi, il più
5
delle volte PC o palmari, dotati di schermi retroilluminati,
pesanti e scomodi da trasportare. Tali limiti dovevano
inevitabilmente essere superati se si voleva garantire una
maggiore diffusione tra i lettori.
Nonostante la fase di incerta affermazione che hanno
attraversato gli e-book, la ricerca di nuove tecnologie per la
fruizione di testi elettronici è andata avanti dando vita a nuovi
prodotti in grado di veicolare non solo testo ma anche altre
forme di comunicazione.
6
7
Capitolo primo
E-book: quando il libro incontra il digitale
1.1 uove tecnologie e libro elettronico
La continua evoluzione dei mezzi di comunicazione, grazie
all’impiego di tecnologie all’avanguardia, ha dato vita nel
tempo a prodotti sempre più innovativi.
I libri elettronici, meglio conosciuti come e-book, stanno
nello specifico subendo una “metamorfosi” già vissuta
precedentemente dai loro predecessori di carta.
Questi ultimi, infatti, per far fronte alle richieste di lettori
particolarmente attenti alle novità tecnologiche, hanno cercato
di mediare tradizione (data dall’uso della carta) e innovazione
(con l’impiego dei bit).
Ma l’e-book non è più soltanto la versione digitale dei libri
cartacei. In questi ultimi anni è stato protagonista di una serie
di modifiche volte a renderlo un prodotto multimediale in
senso pieno. I creatori di software e hardware per la lettura
degli e-book cercano di apportarvi continue migliorie dotandoli
di tecnologie sempre più avanzate per agevolarne la fruizione,
quali ad esempio: una grafica migliore, la possibilità di
intervenire sul testo così come avviene sui libri cartacei,
corredarli di un vocabolario in cui cercare i termini poco noti.
Le ultime versioni di e-book esprimono una loro volontà di
evolversi in qualcosa di più complesso e diversificato, nel
quale non sia più possibile leggere solo testo, ma connettersi a
8
Internet per scaricare la copia dell’autore preferito, inserire
immagini, video, suoni che vi forniscano un valore aggiunto.
Gli e-book di oggi, inoltre, non si limitano più a dover
essere fruiti su pc, palmari o dispositivi particolari ad esso
dedicati, ma stanno sperimentando la loro fruizione anche su
nuovi dispositivi, come lo smartphone e l’iPod, grazie i quali
poter essere sempre fruibili dal lettore in mobilità.
Principalmente l’e-book nasce come una forma alternativa
al libro stampato. È l’esito finale di ciò che vari studiosi dei
mezzi di comunicazione, tra cui Jay David Bolter e Richard
Grusin, hanno definito rimediazione dei media analogici
(Bolter e Grusin, 1999, trad. it. 2002). Alla base della
rimediazione, infatti, vi è la convinzione che un medium non
possa operare nella società in modo autonomo, ma tenda ad
appropriarsi delle tecniche dei media precedenti cercando di
rimodellarli. Ne nasce così una sorta di competizione, tra
media “vecchi” e “nuovi”, nella quale i media vecchi cercano
di evolversi per potersi misurare con i nuovi.
Il concetto di rimediazione presenta in sé due elementi
importanti per determinare il ruolo svolto da un medium al
momento della sua fruizione: la logica dell’immediatezza e la
logica dell’ipermediazione.
Privilegiare all’interno del medium uno o l’altro aspetto
equivale alla volontà, da parte dei produttori, di voler offrire un
medium la cui “presenza” risulti all’utente più o meno
avvertibile durante la fruizione del contenuto da esso veicolato.
Nel momento in cui il medium “scompare” per dare
all’utente la sensazione di trovarsi unicamente di fronte al
contenuto, si parla di immediatezza, per mezzo della quale il
9
medium cerca di risultare “naturale” e auto-cancellarsi,
cercando di offrire all’utente un’esperienza apparentemente
libera da logiche di mediazione.
L’ipermediazione, invece, evidenzia maggiormente il
meccanismo di “moltiplicazione dei segni della mediazione”
per sottolineare le caratteristiche, le innovazioni e la
complessità della rappresentazione. In questo senso, la logica
dell’ipermediazione punta a replicare la molteplicità e la
ricchezza dell’esperienza sensoriale umana. Inoltre, questa
caratteristica si esplicita non solo a livello della creazione ma
anche della fruizione, cioè quando i contenuti vengono fruiti
simultaneamente. La distinzione tra i due aspetti presenti nel
principio di rimediazione è puramente di tipo analitico e non
esclude la possibilità per un medium di contenere in nuce
entrambe le logiche. Esso può, infatti, a seconda del modo in
cui viene fruito, far emergere l’aspetto di immediatezza e altre
volte, invece, privilegiare l’ipermediazione.
La tendenza dei nuovi media ad assorbire inizialmente le
caratteristiche proprie dei precedenti per poi sostituirle
successivamente, rappresenta, secondo Bolter, l’essenza stessa
della rimediazione. Infatti, egli sostiene che la rimediazione dei
nuovi media non provochi l’annullamento delle vecchie
tecnologie in favore delle nuove. Queste ultime, infatti,
riprendono alcune caratteristiche dei media precedenti,
generando di conseguenza un legame continuativo con il
passato (Bolter, 1991 trad. it. 1993).
Un aspetto, quest’ultimo, che si riallaccia ad un altro
principio legato all’avvento delle nuove tecnologie: il principio
di mediamorfosi, definito da Roger Fidler come “la
10
trasformazione dei mezzi di comunicazione, causata dalla
complessa giustapposizione dei bisogni percepiti, pressioni
competitive e politiche, e innovazioni sociali e tecnologiche”
(Fidler, 1997, trad. it. 2000, p. 30). Questo principio è seguito
dal corollario in base al quale “le forme affermate dei mezzi di
comunicazione devono cambiare in risposta all’emergere di un
nuovo mezzo, altrimenti la loro unica alternativa è sparire”.
(Fidler, 1997, trad. it. 2000, p. 31)
Alla luce di quanto detto in relazione al principio di
mediamorfosi, quindi, le nuove tecnologie non si inseriscono
estemporaneamente tra mezzi di comunicazione già esistenti,
ma la loro nascita è legata ad un lento e graduale cambiamento
subito dai media tradizionali. Inoltre gli stessi nuovi media
influenzano i vecchi generando in essi una forza che li spinge
ad evolversi per la loro sopravvivenza, in alternativa della
quale ci sarebbe solo la loro scomparsa. In tal modo, entrambi i
tipi di media, vecchi e nuovi, convivono e insieme co-evolvono.
Non solo, secondo Fidler: i media tenderebbero a convergere
tra loro, ossia a intersecarsi a vicenda per generare nuove
forme di comunicazione.
Così, l’e-book risulta sia un prodotto nuovo nella sfera dei
mezzi di comunicazione di massa sia l’evoluzione del libro
stampato, assecondando in tal modo tanto il principio di
mediamorfosi quanto quello di rimediazione.
Il libro elettronico sarebbe, quindi, una forma evoluta del
documento: uno dei tre domini (insieme al dominio della
comunicazione interpersonale e quello del broadcast)
individuati da Fidler come dimensioni all’interno delle quali
11
inserire le varie forme di comunicazione esistenti (Fidler, 1997,
trad. it. 2000).
Del dominio del documento fanno parte tutti quei mezzi di
comunicazione nei quali l’informazione è trasferita da uno a
molti. Inoltre, il documento consente all’utente di avere un
maggiore controllo sul flusso comunicativo, senza dover subire
passivamente l’offerta informativa (come, invece, capita nel
dominio del broadcast), un aspetto che lo accomuna al dominio
della comunicazione interpersonale. Quest’ultimo si
caratterizza per una comunicazione del tipo face to face,
propria del linguaggio umano. Tutte le forme di
comunicazione, incluse nel dominio della comunicazione
interpersonale, sono caratterizzate da una comunicazione
diretta tra mittente e destinatario, priva di mediatori
dell’informazione finale, più libera e immediata.
Si è detto, precedentemente, che il documento, prevedendo
un maggiore controllo sull’informazione da parte del lettore, si
differenzia dal dominino del broadcast. Questo, infatti, presenta
un tipo di comunicazione in cui la fruizione del messaggio
viene “subita” passivamente dal destinatario. Le informazioni
veicolate dalle varie forme del broadcast, non solo prevedono
un ridotto, se non assente, controllo da parte dell’utente finale,
ma sono, prima ancora di essere diffuse, manipolate e trattate
da soggetti che fungono da mediatori, il cui compito è di
controllarne la produzione e selezionarne il contenuto.
Tornando al documento, esso ha subito una graduale
evoluzione, nella quale l’introduzione del digitale ne
costituisce solo la fase ultima. Infatti, un primo vero e
significativo cambiamento lo si registra con l’invenzione della
12
stampa a caratteri mobili ad opera di Johann Gutenberg1. Tale
innovazione ha reso possibile la maggiore produzione e
distribuzione di copie di libri a costi notevolmente inferiori
rispetto a quelli dei precedenti libri riprodotti manualmente.
L’ingresso, invece, del personal computer, negli anni ’70, ha
apportato decisivi cambiamenti nel documento soprattutto nel
tipo di scrittura, come l’introduzione della video scrittura, in
cui la tastiera del PC sostituisce i caratteri delle macchine da
scrivere, mentre lo schermo diventa il “foglio di carta” su cui
imprimere i caratteri. Negli stessi anni, si inizia a parlare anche
di documenti ipertestuali, ossia testi collegati fra loro da una
fitta rete di snodi, i link.
Oggi il documento sta vivendo in pieno la fase della terza
mediamorfosi (iniziata già nel XIX secolo), in cui
caratteristiche presenti nei singoli media tradizionali, destinati
prima o poi a scomparire, convergono nella creazione di nuove
forme di comunicazione più evolute. In questo stadio del
processo evolutivo, il linguaggio digitale ne rappresenta il
potente agente di cambiamento. La tecnologia digitale utilizza i
numeri binari (bit) per “codificare” e “processare” le
informazioni. In particolare, l’introduzione di nuove tecnologie
digitali nel documento ha apportato profondi cambiamenti.
Essa, infatti, ha modificato la modalità di lettura del testo
passando da una fruizione intensiva, in cui il testo richiede una
1
L’invenzione della stampa a caratteri mobili è una tecnica che consiste
nell’allineare i singoli caratteri in modo da formare una pagina la quale, poi,
viene cosparsa di inchiostro e pressata su un foglio di carta o di pergamena.
L’innovazione consiste nella possibilità di utilizzare caratteri di stagno e
piombo, più resistenti alla pressione esercitata dalla stampa rispetto ai
precedenti in legno.