10
OBIETTIVO DELLA DISSERTAZIONE
Il contributo che la presente Tesi vuole fornire, attraverso un approccio al lavoro basato su una
approfondita documentazione e profusione di Case Study, si può articolare in tre punti.
In primo luogo,considerando il contesto in cui è stata sviluppata, è intesa ad attribuire valore e
spessore culturale alla propria personale esperienza di tirocinio presso l’Ambasciata d’Italia in
Estonia, focalizzandosi sul Paese ospitante, l’Estonia.
In secondo luogo, questa Tesi intende, trattando le tematiche suddette, promuovere essa stessa
una iniziativa di Country Branding nei confronti del piccolo Paese Baltico, sconosciuto ai più e noto
solo in ambito politico-diplomatico o informatico, completando così gli sforzi locali che finora
non sono riusciti, come vedremo in seguito, a estendere la notorietà del Paese e delle sue
conquiste al di fuori dei confini nazionali
In terzo luogo, in maniera contrapposta ai compiti solitamente ricoperti dall’istituzione in cui ho
svolto lo stage, cioè rappresentare e difendere i diritti degli Italiani all’estero, mi propongo in
questa sede, di essere io stessa portavoce dell’Estonia in territorio italiano, per tutte le valide
ragioni elencate in precedenza, ed in ultimo, perché la ritengo un valido exemplum a cui l’Italia
primariamente, e quindi tutta l’Unione Europea, possono attingere. Infatti essa, come
dimostreremo diffusamente, è una eccezione in positivo per quanto concerne la “trasparenza”del
mondo mediale e politico, la democratizzazione e funzionalità del servizio pubblico (che
consente un rapporto privilegiato e facilitato del singolo con le Istituzioni), l’importanza data alle
tematiche dell’innovazione e della ricerca (da sempre sottovalutate, soprattutto nel nostro Paese),
nonché a quelle della sicurezza e della protezione dell’informazione digitale. Valutando
finalmente tali traguardi e traendone ispirazione, l’Italia e gli altri Stati comunitari potranno forse
procedere più speditamente sulla via dell’innovazione e modernizzazione dei propri apparati, al
fine di essere maggiormente competitivi nei confronti delle sfide future.
11
INTRODUZIONE
After all, the argument for nation branding hinges on the acceptance that in a globalised world, all nations
need to compete for a share of the world’s attention and wealth, and that development is as much a matter of
positioning as anything else (...)1
(Simon Anholt, art. Brand Strategy, 2003, pp 28-29)
Il Country Branding non è un fenomeno recente. Dal XVIII°secolo molte nazioni hanno cercato di
costruirsi proprie identità in modo tale da ottenere un plusvalore di successo e fama, non
necessariamente correlato alla reale situazione economica e sociale del Paese. Un esempio é la
Repubblica d’Irlanda (Eire) che, divenuta una nazione libera solo nel 1922, ha conosciuto, dopo la
forte crisi economica del secolo scorso, un processo di modernizzazione e boom economico legati
alla rivalutazione della propria immagine. Similmente l’Estonia, che ha conquistato l’indipendenza
dall’URSS appena 8 anni fa, nel 1991, può trarre grandi benefici da apposite strategie di Country
Branding, purché queste sappiano saggiamente promuovere nel mondo il vero Brand Estone: le
tecnologie web-based e le ICT.
Ma, se da un lato l’Estonia muove verso il futuro in maniera incalzante, dall’altro è ancora
vincolata al suo tormentato passato. Infatti, la posizione geografica l’ha sempre resa bersaglio
delle mire espansionistiche e dittatoriali di molti invasori (in particolare Russia e Germania), che
hanno lasciato ampia traccia nell’Estonia attuale. Basti pensare che un terzo della popolazione
Estone è di origine Russa e momenti di forte attrito con l’ex-dominatore sovietico risalgono ad
appena 2 anni fa, il 2007.
Da tutto questo si arguisce che, per introdurre l’argomento della promozione dell’Estonia, non si
può prescindere da una digressione che ne tracci l’evoluzione storica e la situazione presente, a
cui è in effetti dedicata la prima parte di questa Tesi, cioè il primo capitolo. La seconda parte è
invece dedicata all’argomento Brand Estonia. Il secondo e terzo capitolo di cui è costituita,
analizzano rispettivamente la prima fase del concept (2001-2002), ovvero le ricerche preliminari e le
manifestazioni espressive del progetto (il logo “Welcome to Estonia”, le scelte fotografiche e
tipografiche) e la seconda fase, ovvero gli esiti di recenti indagini statistiche volte a valutare gli
effetti della prima campagna (fermatasi al semplice Visual Branding) e preparare il terreno per un
prossimo rilancio di Brand Estonia.
La terza parte comprende il quarto e quinto capitolo e intende specificare il significato racchiuso
nella definizione di “E-Estonia”. Quindi, prima viene caratterizzata l’Estonia come “e-state”, in
1
Traduzione italiana: “Alla fine, il concetto di nation branding, dipende dall’accettazione che, in un mondo
globalizzato, tutte le nazioni hanno bisogno di competere per dividersi l’attenzione e la ricchezza mondiale, e che lo
sviluppo è tanto una questione di posizionamento quanto qualsiasi altra cosa.”
12
virtù di avanzati servizi di e-government ed m-government (servizi pubblici disponibili via Internet o
cellulare), poi si dà corpo alla definizione di Estonia come “e-nation” tramite la presentazione di
una serie di case study che mostrano l’avanzamento ICT del Paese, nei confronti delle altre nazioni.
La sesta parte intende dare al lettore una panoramica di come l’Estonia è stata o viene tuttora
presentata da alcuni tra i più importanti media Occidentali (per lo più quotidiani autorevoli, come
La Repubblica, il New York Times e Le Monde) e dai discorsi di eminenti uomini politici americani
(l’ex-Presidente Bill Clinton e l’Ambasciatore americano a Tallinn, S.D. Phillips).
Dopo essersi addentrati nell’analisi del caso Estonia, tracciandone il passato ed il presente (nel
settore del marketing e delle ICT) sono rese disponibili, in Appendice A,B,C sei interviste che
consentono di approfondire ulteriormente la conoscenza degli argomenti trattati.
L’Appendice A presenta l’intervista a Enterprise Estonia, Fondazione semigovernativa autrice delle
varie iniziative di promozione nazionale legate al claim ”positively transfoming”; l’Appendice B
comprende le interviste a esponenti di spicco delle due Fondazioni Estoni Tiger Leap e Archimedes,
che si occupano di promuovere l’integrazione delle ICT presso le scuole locali, di ordine primario
(Tiger Leap) o di istruzione superiore ed accademica (Archimedes); in più comprende l’intervista al
Direttore degli ingegneri di Skype Tallinn, che chiarisce le origini e la linea di condotta della
grande società di telefonia VOIP. La terza e ultima Appendice, la C, comprende i discorsi di Mare
Haab, Responsabile Stampa della Rappresentanza del Parlamento UE a Tallinn, e della vice-
Ambasciatrice americana a Tallinn, Karen Decker. Le due intervistate delineano i contorni dei
rapporti tra l’Estonia e i suoi principali interlocutori internazionali (UE e USA).
Pertanto tutte le sezioni della presente Tesi consentono, attraverso la varietà dei materiali
presentati e delle metodologie di raccolta dati impiegate, una approfondita rappresentazione della
multisfaccettata realtà Estone. Mano a mano che si procede nella lettura il lettore acquisisce un
numero sempre maggiore di “tasselli”: questi vanno a ricostruire il quadro definitivo che,
confermando le tesi enunciate in partenza, consentono all’autrice di ottenere le proprie
considerazioni finali.
13
I Parte: L’ ESTONIA - PASSATO E PRESENTE
PREMESSA
Tutto quello che si vede mentre si viaggia in Estonia è inseparabile dalla nostra storia. Gli Estoni
appartengono ai popoli più antichi d’Europa e vivevano già sulle coste del Mar Baltico al tempo in
cui le prime piramidi venivano erette in Egitto. Dal XIII°secolo siamo stati invasi e dominati da
Germani, Danesi, Svedesi, Polacchi e Russi, ma ognuno di essi ha lasciato dietro di sé anche
qualcosa di buono. La Repubblica di Estonia è stata dichiarata il 14 Febbraio 1918, e per un paio
di decenni la gente si sentì orgogliosa della propria nazione, di lavoro, figli e successi personali.
L’occupazione dell’Unione Sovietica, durata circa mezzo secolo, ha interrotto lo sviluppo naturale
di molte sfere della vita in Estonia, che fino ad allora, aveva sempre avuto buoni rapporti con la
vicina Finlandia. Nel 1991 gli Estoni riconquistarono la propria indipendenza nel corso della
cosiddetta “Rivoluzione cantata” (Singing Revolution) e ritornarono al loro giusto collocamento in
Europa e nel mondo.2
L’Estonia è uno dei tre Paesi Baltici, insieme alla confinante Lettonia e alla vicina Lituania. La
singolare collocazione geografica l’ha resa oggetto delle mire conquistatrici di molti popoli: la sua
storia è una successione così sorprendente di mutamenti che potrebbe essere addotta a esemplare
campione della celebre teoria dei “corsi e ricorsi storici” di Giambattista Vico. In ogni caso, i
periodi più travagliati rimangono quelli legati alle due Guerre Mondiali, che videro fallire il
tentativo del piccolo Stato di mantenersi neutrale. L’Estonia venne dapprima asservita alla
Germania e quindi alla Russia staliniana, subendo politiche dittatoriali, misure restrittive di ogni
tipo e, non ultima, la deportazione di larga parte della sua popolazione nei gulag siberiani. Dopo la
seconda indipendenza nel 1991, la rapidità dell’evoluzione Estone sembra non essersi ridotta:
l’entusiasmo post-sovietico l’ha portata ad essere annessa ben presto in seno alle maggiori
organizzazioni occidentali a ad abbracciare un progresso che nell’arco di due decenni l’ha resa
una delle società dell’informazione più avanzate al mondo. Ma le tracce di una lunga dominazione
sono ardue da cancellare, e il presente porta ancora i segni di silenziosi attriti verso il vicino,
potente, gigante sovietico.
2
Vano Allsalu, Estonia. A great little country (Travel Guide), Gennaio 2005, 21 pp.
14
1. INQUADRAMENTO STORICO- GEOGRAFICO
DELL’ESTONIA
1.1. INTRODUZIONE
Le Repubbliche Baltiche sono l’Estonia, la
Lettonia e la Lituania. Sono Stati Membri
dell’Unione Europea localizzati nell’Europa
Nord-Orientale, che hanno ottenuto per la
prima volta l’ indipendenza nel periodo
successivo alla Prima Guerra Mondiale,
intorno al 1918. Gli Estoni e la stirpe dei
Livoni della Lettonia3 discendono dalle
popolazioni Finniche, di cui condividono
lingue nazionali strettamente correlate ed
una comune ascendenza.
I Lettoni ed i Lituani, simili gli uni agli altri
dal punto di vista linguistico e culturale,
Figura 1.1_Collocazione Geografica dei 3 Stati Baltici
discendono invece dai Balti, un popolo Indo-Europeo. Le genti che costituiscono gli Stati Baltici,
hanno abitato la costa Est del Baltico per millenni, non sempre senza conflitti, ma mantenendo
nei periodi successivi posizioni stabili all’interno dei confini dei propri Stati.
Le frontiere sono rimaste pressoché invariate negli anni. Tuttavia, fattori storici ed il contatto con
popoli stranieri hanno influenzato le genti baltiche, introducendo distintive somiglianze culturali
o differenze reciproche.
Il termine “Repubbliche Baltiche” viene riferito a volte al contesto storico delle Repubbliche
Baltiche Socialiste, cioè poste sotto l’egida dell’ Unione Sovietica. In effetti, le tre nazioni erano
considerate territori ad occupazione sovietica dalle democrazie occidentali, come gli Stati Uniti ed
il Regno Unito. Tuttavia, dopo il collasso dell’URSS, la loro battaglia per l’indipendenza giunse a
conclusione. Infatti, la sovranità di questi Paesi venne restaurata nel 1991 e le truppe russe si
ritirarono nell’Agosto 1994. Dieci anni dopo Estonia, Lettonia e Lituania divennero Membri
dell’Unione Europea e della NATO. Oggi le tre nazioni sono democrazie liberali e basate su
economie di mercato che hanno conosciuto, negli ultimi anni, una rapida espansione.4
3
Popolazione quasi estinta ai giorni nostri,, dal punto di vista linguistico.
4
Cfr. Tuchtenhagen Ralph, Storia dei paesi baltici. il Mulino, Bologna, 2008.
15
1.2. ETIMOLOGIA DEL TERMINE “BALTICO”
Il termine “Baltico” deriva dal nome dell’omonimo mare, ma venne usato per denotare la regione
a Est del Mar Baltico solo a partire dal XIX° secolo. Originariamente, era usato in riferimento ai
Governatorati Baltici di Curlonia, Livonia, 5 ed Estonia, conosciuti anche con il nome germanico
“balticum”, in quanto territori sottoposti all’egemonia dei Germani. Ma la Lituania non rientrava
sotto questa denominazione.
Si suppone, in ogni caso, che le origini dell’uso moderno del termine siano russe infatti le
accezioni lituane e lettoni “Baltica”, provengono dal Russo; questa denominazione fu usata per la
prima volta in Lettonia intorno al 1868. Solo a partire dal 1930 si cominciò ad adoperare il
termine “Stati Baltici” per riferirsi agli Stati di recente fondazione, sebbene la Finlandia fosse
ancora inclusa in tale espressione. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Lettonia, Lituania ed
Estonia furono incorporate nell’URSS, e vennero chiamate “le Repubbliche Sovietiche del
Baltico” fino alla riconquista dell’indipendenza, che si verificò, per tutte, nel 1991.
1.3. PRINCIPALI TAPPE STORICHE DELLA REGIONE BALTICA
1.3.1. L’età dei Vichinghi (793-1093 AD6)
Si può dire che quest’ epoca ebbe inizio con l’attacco dell’isola di Lindisfarna nell’ Anno Domini
793, e si concluse nel 1066, alla Battaglia del Ponte di Stamford, dove il Re di Norvegia venne
sconfitto dal sovrano inglese. Nell’intervallo di tempo tra queste due date, i Vichinghi
esplorarono, conquistarono, intrapresero rapine e saccheggi, viaggiarono persino oltre il mondo
allora conosciuto. L’attività dei Vichinghi nell’Europa Nord-Orientale però è molto meno
documentata e tramandata di quella nel resto del continente, e per le Repubbliche Baltiche la
situazione è ancora peggiore. Sappiamo però che il Mar Baltico era uno snodo cruciale per i
commerci, così come è tuttora per le nazioni che si affacciano sulle sue coste. Agli inizi i
Vichinghi, in particolare quelli Svedesi, percorrevano la regione baltica solo per raggiungere più
velocemente le prospere zone della Russia e per dirigersi verso Est o Sud. Una delle scarse
testimonianze della presenza Vichinga nel Baltico sono “Le cronache di Henry di Livonia”,
scritte in un periodo successivo, che menzionano alcune volte i Vichinghi delle zone Baltiche
Orientali. Le Regioni baltiche attirarono l’attenzione dei Vichinghi Svedesi poiché le nazioni
“vichinghe” (Danimarca, Svezia, Norvegia ed Islanda), compirono spedizioni e viaggi in base alla
propria localizzazione geografica. Così, ad esempio, i Norvegesi (posti più a Ovest) si diressero
5
La Curlonia è una regione storica della Lettonia. La Livonia è una Regione Baltica che si estende attorno al Golfo di
Riga, compresa tra l'Estonia a Nord e la Lettonia a Sud.
6
AD: dal latino “Anno Domini”, anno del calendario Cristiano.
16
verso l’Inghilterra, le isole del Nord Atlantico ed infine verso l’Europa continentale. Invece la
Svezia, affacciandosi ad Est, rappresenta la principale contendente della costa orientale del
Baltico, così gli Svedesi, sfruttando l’estesa rete fluviale dei Paesi Baltici e della Russia,
attraversarono frequentemente queste zone. Tornando indietro nel tempo, possiamo affermare
che le terre della Penisola Scandinava e Baltica sono popolate dalla Fine dell’Era Glaciale,
verificatasi circa diecimila anni fa. Oltre ai proto-scandinavi, per quanto riguarda espressamente le
Regioni Baltiche abbiamo testimonianze di 2 principali genti che qui si stabilirono alla fine delle
glaciazioni: le tribù Ugro-Finniche,7 e le tribù Proto-Baltiche, appartenenti al ceppo Indo-
Europeo. Queste popolazioni introdussero l’agricoltura nella regione, ma poco si conosce dei
loro usi e costumi nel periodo antecedente e durante gli anni dell’Impero Romano. E’ possibile,
ad esempio, che siano entrate in contatto tra di loro tutte e tre le popolazioni Proto-Scandinave,
Proto-Baltiche e Ugro-Finniche, come appare evidente dal rapporto tra Balti e Ugro-Finnici, ma
il mistero è ancora molto fitto. Dobbiamo attendere il Primo Secolo AD per trovare la prima
descrizione degli “Aesti”, ad opera dello storico romano Tacito, nella sua Germania. Nel volume
descrive, usando fonti di seconda mano, le popolazioni germaniche del Nord, in cui i Romani si
imbattevano sempre più regolarmente. L’identificazione degli Aesti avviene principalmente
tramite la lingua (simile a quella parlata in Inghilterra) e l’associazione con i traffici di ambra, un
prodotto di lusso assai diffuso durante l’epoca di Tacito, che proveniva dalle coste sud-est del
Mar Baltico. Alcuni storici pertanto, ritengono che il nome “Aesti” possa riferirsi ai popoli
stanziati ad Est del mar Baltico, inclusi gli Estoni. Inoltre Tacito menziona un altro popolo,
quello dei Fenni (o Sami) che sarebbero vissuti vicino agli Aesti; ciò potrebbe indicare che
proprio gli Aesti, invece di un altro popolo di lingua baltica, sono i precursori degli Estoni.
Qualunque sia la verità, alla fine il termine venne applicato agli Estoni ed è l’origine dell’ attuale
nome nazionale dell’Estonia: “Eesti” in Estone; “Estia, Hesti ed Estonia” nelle prime fonti
Latine. Purtroppo solo alcuni popoli Nordici hanno sviluppato sistemi di scrittura per
memorizzare la propria storia e mettersi in contatto con le culture vicine, perciò è sempre da
Tacito che apprendiamo dell’esistenza dei Balti. Nei secoli a venire, i pirati scandinavi
cominciarono presto ad invadere le coste Baltiche, in cui molte battaglie si disputarono con la
conseguente imposizione di tributi da versare ai pirati. Spesso si trattava di Svedesi che
cominciarono ad invadere frequentemente la regione a partire dal IX°secolo, segnando, con
queste loro prime incursioni, l’ inizio dell’Età Vichinga nell’Est Europa. Le mire vichinghe, come
abbiamo già accennato precedentemente, erano inizialmente rivolte verso la Russia; per questo,
sebbene i Baltici abbiano subito numerosi attacchi e incursioni soprattutto da parte di Svedesi e
Danesi, questi si dedicarono non tanto alla conquista dell’intera regione, quanto a controllare
7
Intorno al 3500 A.C.
17
l’accesso ai fiumi e ai porti disponibili.8 Solo attraverso questi, infatti, era possibile penetrare in
modo relativamente facile l’intero continente. Solo durante la prima metà dell’XI° secolo gli
Svedesi stabilirono basi commerciali lungo la costa baltica; tuttavia, dalle tracce delle attività
vichinghe rilevate in queste zone, è palese che solo un numero ristretto degli invasori nordici
attraversò la regione. Infatti, a differenza della colonizzazione intensiva che essi attuarono
nell’Europa Occidentale, in Normandia, Inghilterra e nel Nord Atlantico, i Vichinghi spintisi a
Est preferirono commerciare con le popolazioni locali invece che conquistarle. Alla fine dell’Era
Vichinga in tutta Europa, l’attività di questo popolo continuò, ma ad un livello inferiore, nei
territori Baltici durante i secoli XI°e XII°. Le tribù locali dei Lettoni, Lituani ed Estoni riuscirono
a mantenere la loro indipendenza un poco più a lungo, ma non senza conflitti e conquiste
occasionali da parte di Cavalieri Teutonici Germani e Svedesi ormai radicati nel territorio. I
Livoniani avrebbero presto creato la Confederazione Livoniana. Questa regione dei Baltici è
diversa per identità e storia, ma molte altre distinzioni e divari culturali potrebbero essere prese
ad esempio. In effetti, molto di più accadde durante quei secoli lontani, ma non se ne ha
conoscenza. Tuttavia, in conclusione, le genti Vichinghe ebbero un profondo impatto nel forzare
il cambiamento della regione e a volte l’unificazione delle tribù locali.
1.3.2. L’età delle Crociate
Le Crociate Baltiche,9 che interessano i secoli dall’ XI° al XV°, segnarono il fulcro della
trasformazione della Regione Baltica da zona rurale, popolata da contadini che dovevano versare
tributi al Signore di turno, ad una moderna società basata sul Cristianesimo, il libero mercato e la
vita urbanizzata delle città. L’ascesa e la caduta della cavalleria che caratterizzano questi anni,
sono indicative dell’entità dei cambiamenti che si verificarono nella regione. Infatti, l’istituzione
della cavalleria rappresentava i valori dell’Europa Medioevale, e l’arrivo degli ordini cavallereschi
in queste regioni durante le Crociate diffuse questi principi nel Baltico, nonostante la strenua
resistenza delle genti locali, da sempre ribelli e laiche. Inoltre, il coinvolgimento di Germani e
Scandinavi nella lotta crociata ha lasciato impronte sociali e politiche molto profonde e
contribuito a mutamenti che caratterizzarono gli avvenimenti futuri della Regione Baltica, ormai
sul punto di differenziarsi nei tre territori di Estonia, Lettonia e Lituania. A questo punto, nella
Regione si formarono due Stati: da una parte il Granducato di Lituania, dall’altra la
8
La stessa conformazione del territorio baltico era una valida ragione per la quale i Vichinghi non colonizzarono la
regione: l’Estonia presentava molte paludi ed acquitrini da bonificare, e, come le altre regioni baltiche è povera di
risorse naturali o metalli. Comunque i Vichinghi vi reperivano e commerciavano l’ambra e manodopera.
9
Le Crociate Baltiche sono una ramificazione del movimento cattolico delle crociate, che includeva 5 Crociate
principali, svoltesi tra il 1096 e il 1221. Da notare che il successo delle Crociate, per quanto riguarda la conversione
al Cattolicesimo, fu trascurabile nelle zone Centro-Orientali, ma elevato nel Baltico, dove tutte le genti, tranne i
Lituani, furono convertiti al Cattolicesimo entro la fine del 13° secolo.
18
Confederazione di Livonia. Di seguito accenneremo ad entrambi, per poi soffermarci sulla storia
recente della nazione di nostro interesse, la Repubblica di Estonia.
Il Gran Ducato di Lituania
La storia della Lituania è lunga e significativa: il suo moderno territorio è una frazione della vasta
distesa che una volta includeva, in uno Stato unitario, le attuali Ucraina, Bielorussia e Polonia, ed
era racchiusa tra il mar Baltico e il Mar Nero. Governata con abilità da una dinastia di Duchi, il
Gran Ducato di Lituania (GDL) riuscì a sviluppare un efficiente sistema amministrativo e a
sfuggire più a lungo di ogni altra potenza Centro-Europea le invasioni crociate. Il GDL divenne,
grazie ad una efficace politica estera un fiorente Stato multietnico, ma cominciò a declinare dopo
l’unione con la Polonia e la crescente influenza culturale di quest’ ultima, fino a perdere la propria
posizione strategica nella regione. Sebbene la storia del GDL si sia conclusa nel 1795, tuttavia
continua ad influenzare l’attuale pensiero nazionalista nella regione. Ad esempio, sia la Bielorussia
che l’Ucraina sono soliti fare riferimento agli anni in cui appartenevano al GDL per provare la
propria distanza politica e culturale dalla vicina Russia. Infine, le dispute territoriali sui confini tra
Lituania e Polonia furono causa di grandi tensioni politiche durante gli anni centrali del
XX°secolo. Le relazioni diplomatiche tra Lituania e Polonia si interruppero fino alla fine degli
anni ’80, quando il movimento di indipendenza riavvicinò gli ex-alleati. Le due nazioni si sono
supportate a vicenda nel processo di transizione post-comunista, incluse le aspirazioni ad entrare
nella NATO e nell’Unione Europea.
La Confederazione di Livonia
La Confederazione di Livonia era una alleanza tra la Chiesa Cattolica Romana, i Cavalieri
Germanici impegnati nelle Crociate, i mercanti Germanici, i vassalli, le città e le popolazioni
autoctone dell’area ora identificata con i territori di Lettonia ed Estonia. All’epoca diverse tribù
vivevano nella regione. Gli Estoni si trovavano nella zona settentrionale, mentre nelle restanti
zone centrali e meridionali risiedevano i Livi, i Curoniani ed altri popoli.10 Di questi solo gli
Estoni ed i Livi parlavano idiomi Ugro-Finnici, in quanto le altre genti più a meridione parlavano
lingue Indo-Europee. La diversità linguistica rese ancora più difficoltosa la nascita di alleanze
interne alla regione. La Confederazione, che nacque alla fine del XII° secolo ed ebbe fine circa tre
secoli e mezzo dopo, si costituì ad opera di un monaco Germanico, Padre Meinhard, che seppe
sfruttare le potenzialità della posizione dei Baltici, compresi tra il mondo cattolico Romano e
quello Bizantino, per diffondere il cattolicesimo presso i popoli locali e trarre profitto economico
10
Ognuna di queste tribù era un’entità separata e mancava di una vera struttura gerarchica, fatto che li rese più
vulnerabili nei confronti dei conquistatori.