3
rilievo, anche fuori d’Italia”.
3
La fiorente città risentiva della minacciosa rivalità di
località vicine e della supremazia in Adriatico di Venezia che, nella sua egemonia di
repubblica marinara, ne limitava la libera politica mercantile. Data la sua posizione
geografica, che la rendeva principalmente città portuale e mercantile, Ancona
attraversava conflitti di ordine particolare, che ne condizionavano la vita economica.
Furono anni densi di eventi storici determinanti, di fazioni e di lotte intestine, la cui
presenza “in Ancona si può congetturare per l’intero medioevo, senza però che si possa
dimostrare per la mancanza di fonti relative ai processi di politica interna”.
4
Epoca
difficile quella di inizio Quattrocento, che faceva seguito a un periodo di pestilenze e
carestie. Erano anche anni di declino per le istituzioni che tradizionalmente avevano
retto il mondo medievale: il papato, l’impero, i comuni. La classe nobiliare andava
perdendo il proprio ruolo attivo all’interno della società, ruolo sostituito dalla nuova
borghesia, la cui ascesa economica era principalmente dovuta all’ampliamento dei
traffici mercantili. Particolarmente conflittuali furono i rapporti con il papato. Tuttavia
la città, che alla metà del XIV secolo contava già settemila fumantes, vale a dire
focolari, e circa trentamila abitanti, tra i quali tremila ebrei,
5
raggiunse la posizione
ambita e riconosciuta di centro amministrativo per l’intero Stato Pontificio. Ancona fu
inoltre teatro della tradizionale rivalità tra i potenti casati dei Malatesta e dei
Montefeltro, due piccoli ducati, facenti capo rispettivamente a Rimini e ad Urbino, che
sarebbero presto divenuti i capisaldi della cultura, del potere e dell’arte nell’Italia
centrale per tutto il Quattrocento, contribuendo a mettere in atto quel moto di rinascita
culturale e artistica a tutti noto come Rinascimento.
Alla fine del XIV secolo, come esito di un lungo processo autonomistico, Ancona
diventava un libero comune ed il centro politico ed economico della parte orientale
dell’Italia centrale. La classe sociale maggiormente coinvolta negli eventi storici
accennati fu senza dubbio quella dei mercanti portuali. La società mercantile, con le sue
innumerevoli attività, contribuiva a creare il benessere materiale dell’intera collettività
3
Leonhard 1992, p. 250.
4
Id., p. 181.
5
Ibid.
4
e, frequentando ambienti dinamici, era destinata a promuovere anche iniziative
culturali, cenacoli, discussioni.
Questi stretti legami della città dorica, detta “porta del Levante”, con le terre
d’oltremare spiegano la forte caratterizzazione “orientale” dell’opera che abbiamo
scelto di analizzare: la Dormitio Virginis di Olivuccio di Ciccarello.
2. STORIA MATERIALE DELL’ OPERA
Non conosciamo la primitiva destinazione della tavola della Dormitio, prelevata da
Santa Maria della Piazza, quando nacque la Pinacoteca “Podesti”,
6
che da subito lo
ospitò tra i suoi tesori, per volontà dello stesso Francesco Podesti.
7
Tuttavia, per una
serie di indizi, se ne può ipotizzare la provenienza dalla chiesa di San Francesco ad
Alto, sede di un convento di frati francescani.
8
Il toponimo ricorda l'indicazione che, secondo la tradizione, san Francesco diede in
risposta a chi gli chiedeva di scegliere un luogo per erigervi una chiesa per i suoi frati.
9
Secondo la tradizione locale, il santo infatti passò nella Marca nel 1215 e fu ad Ancona
nel 1219,
10
“per imbarcarsi per l’Egitto spinto dal desiderio di recarsi missionario in
terre mussulmane”.
11
La chiesa venne dunque costruita in alto, sul colle Astagno, nel rione denominato
Capodimonte e fu dedicata a Maria, sia “in memoria di quella della Porziuncola”,
12
sia
perché già esisteva lassù un oratorio o meglio un romitorio dedicato alla Vergine.
13
Il colle Astagno infatti era da sempre luogo di culto e meta di pellegrinaggi. Quando
san Francesco tornò ad Ancona, fallita la sua missione, nel vedere la chiesa, che
6
La solenne inaugurazione avvenne in data 1 Giugno1884. Cfr. Feroso 1884, p. 3.
7
Polverari 1989, p. 43.
8
Tale ipotesi, pur non trovando una precisa documentazione di riferimento, viene sostenuta dalla
direzione della Pinacoteca di Ancona.
9
Per la presenza di san Francesco in Ancona si veda Talamonti 1937, p. 34 e segg. Dai documenti in
appendice a questo testo risulta che il convento esisteva già nel 1239.
10
Maroni 1908, p. 3.
11
Pirani 1998, p. 54.
12
Ibid.
13
Buglioni 1795, p. 149 e segg.
5
sorgeva così grande, diede disposizione che venisse ridimensionata, secondo i principi
di umiltà e di povertà.
14
Nei secoli successivi si accresce la scissione interna all’ordine
francescano, avvenuta a causa di un gruppo di frati dissidenti che proponevano una
diversa interpretazione della regola. Coloro che si attenevano più rigidamente al
principio della povertà furono denominati Frati Minori dell’Osservanza
15
e ad Ancona
presero dimora presso l’antico convento di Capodimonte. Il nome della chiesa fu
mutato in San Francesco ad Alto, per distinguerla dall’altra chiesa francescana che fu
detta “delle Scale”. Capodimonte vide crescere la propria fama nel periodo in cui vi
operò padre Gabriele Ferretti,
16
il prodigioso frate guardiano, contemporaneo di
Olivuccio, che discendeva dal nobile casato dei Ferretti, cui appartenne anche Papa Pio
IX.
17
Gli episodi di devozione, tramandati dalla tradizione popolare, così come il racconto
dei miracoli e delle apparizioni della Vergine nel bosco di pini situato in cima al colle,
18
contribuirono a conferire grande popolarità alla chiesa dei Frati Minori di San
Francesco ad Alto. Nel 1425 il Ferretti, in qualità di superiore del convento, fece
ampliare la chiesa, la cui parte antica divenne zona presbiteriale, ornandola anche di un
portico antistante. Provvide inoltre a recingere con un muro l’orto e il bosco che
circondavano il convento.
19
“E di altre opere la chiesa e il convento vennero
accresciuti”.
20
14
Maroni 1908, p. 4.
15
Mentre l’Ordine dei Minori nacque nel 1368, la nascita dell’Osservanza è di un secolo e mezzo
successiva.
16
Maroni 1908, p. 6.
17
Il conte-frate venne beatificato e le sue spoglie sono ancora gelosamente custodite nella chiesa dei Frati
Minori di Ancona.
18
Clima e iconografia francescane sono trasfuse nell’opera dedicata al Beato Gabriele Ferretti in estasi,
eseguita da Carlo Crivelli tra il 1485 e il 1489 per la chiesa di San Francesco ad Alto di Ancona. Il
francescano è in estasi di fronte all’immagine della Vergine con il Bambino, raffigurati entro una
mandorla. Il dipinto è attualmente conservato alla National Gallery di Londra. Cfr. Anselmi 1996, p. 11.
19
Pirani 1998, p. 55.
20
Maroni 1908, p. 6.
6
Relativamente a quegli stessi anni, abbiamo un documento che permette di sostenere
l’ipotesi di una primitiva destinazione “francescana” della Dormitio Virginis. Nel
marzo del 1432 infatti, Olivuccio realizzò opere pittoriche per la chiesa di San
Francesco ad Alto, eseguite “ad petitionem domine Tomasse sororis carnalis dicte
domine Colotie”,
21
cioè su richiesta di sua cognata Tommasa, sorella della defunta
moglie del pittore Colozia.
22
Sulla base di questa documentazione, è stato ipotizzato
che Tommasa potrebbe essere la devota inginocchiata nell’angolo inferiore della
Dormitio e la datazione dell’opera, il cui soggetto ben si presta ad una
commemorazione funebre, potrebbe slittare di qualche anno rispetto alla datazione
proposta da Marchi in occasione dell’ultima mostra camerte sulla pittura del
Quattrocento.
23
Non conosciamo comunque le vicende e gli spostamenti della tavola di Olivuccio
attraverso i secoli.
In basso a destra il dipinto è stato dotato di uno stemma di fattura seicentesca con gli
emblemi delle casate anconetane dei Galli e dei Cavalli.
24
La “evidente aggiunta
barocca”
25
indica presumibilmente la successiva appartenenza della tavola alle due
famiglie. Ciò induce a pensare che nel corso della sua esistenza la tavola, inizialmente
prodotta ad uso cultuale pubblico, potrebbe essere stata acquisita da un privato e, visto
il tema trattato, utilizzata in un monumento funerario o in una cappella di certo
prestigio.
26
Il margine superiore del dipinto, ad andamento irregolare e con il
21
Di Stefano - Cicconi 2002, p. 451.
22
“Circa questo tempo, e innanzi al 26 marzo 1432, maestro Olivuccio ebbe la disgrazia di perdere la
moglie. Ella nomavasi, come abbiamo detto, Colozia, ed era forse anconitana e di buona famiglia, come
si può argomentare dal fatto che sua sorella Tommasa commetteva al cognato dei dipinti, secondo che
addietro si è ricordato”. Cfr. Gianandrea 1890, p. 185.
23
Questa ipotesi si consolida se il dipinto viene messo in relazione con i due sportelli con figure di angeli
e i santi Paolo, Pietro, Giacomo e Andrea, conservati nel Fitzwilliam Museum di Cambridge e già
attribuiti ad una scuola di Ancona. La perizia di Olivuccio nel rendere il movimento degli angeli fa infatti
ritenere quest’opera pertinente ad un’epoca matura della carriera dell’artista. Si presume che tali pannelli
affiancavano forse in origine le tavolette raffiguranti le Opere della Misericordia della Pinacoteca
Vaticana e la Dormitio Virginis di Ancona. Non si può escludere infatti l’appartenenza di quest’ultima “a
un complesso d’altare, sul tipo di quelli toscani, ove la Dormitio era unita all’Assunzione”. Cfr. Marchi
2002, p. 137 e segg.
24
Id., p. 136.
25
Marchini 1979, p. 30.
7
compimento superiore della mandorla del Cristo interrotto, mostra chiaramente che la
tavola è stata decurtata e la sua sagoma non è quella originale.
27
Per quanto riguarda il percorso successivo del dipinto consideriamo che ci furono
“spoliazioni napoleoniche, a più raffiche, a disperdere (…) parte del patrimonio
artistico anconetano, passato in Francia e quindi parzialmente tornato in Italia, ma
riesposto a Roma, nella Pinacoteca Vaticana, con altre cose delle Marche”.
28
Dopo
l’unità d’Italia le leggi di demanializzazione dei benefici ecclesiastici imposero la
chiusura del convento francescano nel 1861 e della chiesa “ad Alto” l’anno
successivo.
29
Inoltre “parte del patrimonio pittorico anconetano, a datare
dall’Ottocento, ha mutato la propria collocazione a causa di particolari eventi (…). Le
guerre e la distruzione di chiese hanno poi fatto il resto”.
30
In seguito il glorioso
complesso francescano fu ridotto a caserma ed attualmente è sede del Distretto Militare.
Pur non conoscendo la collocazione originale della tavola, sappiamo che essa si trovava
a Santa Maria della Piazza fino al 1884, quando la Pinacoteca “Podesti” venne
inaugurata, e che quella chiesa ospitò più di un dipinto proveniente in origine da San
Francesco ad Alto.
31
La Dormitio entrò a far parte della collezione della Pinacoteca
Comunale,
32
“ma stette dal 1929 al ‘40 in S. Maria della Piazza con altre opere della
medesima”.
33
26
Marchi 2002, p. 136.
27
Ibid.
28
Zampetti 1999, p. VII.
29
Pirani 1998, p. 55. In quegli anni molte chiese vennero adibite ad altro uso divenendo presidi militari,
ospedali, scuderie.
30
Zampetti 1999, p. VII.
31
Serra 1920, p. 6 e segg.
32
La Pinacoteca non ebbe una sede stabile, ma fu più volte trasferita in diversi locali, tra i quali l’ex
convento di San Francesco alle Scale. Gli screzi, tra gli organi statali competenti, relativamente alle varie
destinazioni, comportarono l’allontanamento di alcune opere importanti, tra cui la pala del Lotto,
depositata presso la chiesa di Santa Maria della Piazza. Zampetti 1999, p. VII.
33
Marchini 1979, p. 31; Serra 1929, p. 46.