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INTRODUZIONE
Uno degli argomenti centrali del dibattito
sociologico attuale è il passaggio delle società a
industrializzazione avanzata a una nuova era,
definita genericamente come postindustriale, in cui
la razionalità strumentale viene messa in ombra da
nuovi sistemi di valori. Ho ritenuto il fenomeno
della pubblicità sociale uno strumento adeguato per
ripercorrere i mutamenti valoriali degli ultimi
trent‟anni, ed ho scelto il caso di Pubblicità
Progresso in quanto nella realtà italiana esso
rappresenta l‟istituto leader in tale campo.
L‟intento di questo lavoro è dimostrare come la
pubblicità sociale abbia rappresentato una finestra
per osservare i cambiamenti degli orientamenti e
delle priorità della nostra società, e come molte
campagne di Pubblicità Progresso siano
estremamente utili per dare prova di determinate
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evoluzioni di valori che altrimenti sarebbero
rimaste solo ipotesi della mia ricerca.
Ho ritenuto opportuno dedicare il primo capitolo
ad una panoramica del periodo da me preso in
esame, analizzando tutti i fattori sociali, culturali ed
economici che hanno portato, nell‟ultimo
trentennio, al passaggio dall‟era industriale all‟era
postindustriale, determinando la nascita della
postmodernità. L‟epoca postmoderna,
caratterizzata da un forte benessere e da un‟ampia
prosperità economica, nonché da un innalzamento
dei livelli di istruzione, rende l‟uomo più distaccato
dalla razionalità e dall‟oggettività dei valori
dell‟epoca industriale, valori di tipo materialista,
legati alla sicurezza economica, al consumo
materiale ed alla produttività, e determina invece il
loro orientamento verso nuove priorità, di tipo
postmaterialista, che danno maggior peso alla
qualità della vita, ad elementi più intangibili come
il benessere e l‟autorealizzazione. L‟emergere di
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questi nuovi orientamenti valoriali deriva anche
dalla nascita della “società dell‟informazione”,
basata su nuovi strumenti di comunicazione, i
cosiddetti new media, che rendono l‟uomo più
autonomo, mobile e aperto.
E‟da questo mutamento sociale in corso che
emerge pian piano il rapporto conflittuale tra
l‟opinione pubblica e la pubblicità commerciale,
che inizia a manifestare la scarsa sintonia tra
l‟universo rappresentato nei messaggi pubblicitari e
le trasformazioni in corso nella società italiana in
seguito all‟emergere del nuovo sistema valoriale.
Proprio per ridare stima e vigore all‟immagine
del mondo pubblicitario nasce la pubblicità sociale,
alla quale ho dedicato il secondo capitolo del mio
lavoro, sottolineando il suo ruolo di rivoluzione
nell‟aver portato il campo pubblicitario ad
occuparsi della sfera pubblica, e non più solo dei
bisogni interiori e materiali dell‟individuo. Mi sono
soffermata sui problemi dovuti alla scarsa
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riflessione italiana sull‟argomento, che hanno
portato all‟utilizzo di una serie di definizioni
provenienti dal mondo anglosassone, dove la
pubblicità sociale è definita come no commercial,
no profit e no product advertising, per poi giungere
a trattare gli espedienti linguistici più usati in
questo tipo di campagne (dal linguaggio ironico, al
fear arousing appeal), senza tralasciare gli errori di
costruzione del messaggio che possono
comprometterne l‟esito finale.
Trattando dei soggetti che si occupano di
realizzare campagne di pubblicità sociale, in
particolare l‟ente statale (le cui carenze
comunicative, vedremo in seguito, sono state
colmate proprio da Pubblicità Progresso) e le
associazioni no profit, sono arrivata ad introdurre il
caso oggetto di studio della mia tesi, ovvero la più
importante associazione no profit nel campo della
pubblicità sociale: Pubblicità Progresso.
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Ho dedicato l‟ultima parte di questo capitolo
all‟introduzione dello sfondo storico che ha
determinato la nascita di tale istituto, sottolineando
il clima che ha dato impulso alla sua fondazione:
un clima di antagonismo che alla fine degli anni
‟60 iniziava a circondare la pubblicità
commerciale, accusata di arretratezza rispetto al
nuovo clima socio-culturale che andava
formandosi. Percorrendo la storia di Pubblicità
Progresso, fatta di crisi e di riprese, ho ritenuto
fondamentale descrivere i criteri con cui l‟Istituto
ha scelto, e sceglie tuttoggi, le tematiche cui
dedicare le sue campagne, ed ho delineato i tratti
fondamentali che caratterizzano l‟aspetto
linguistico e visivo delle sue campagne, che poi
riprenderò nell‟analisi dei numerosi manifesti cui
mi sono dedicata nell‟ultimo capitolo.
E‟ proprio nell‟ultimo capitolo che ho esposto i
risultati della mia ricerca sul cambiamento dei
valori dagli anni‟70 ad oggi. Suddividendo la mia
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analisi in tre decenni, ho tentato di dare un chiaro
resoconto dei cambiamenti di priorità cui la
popolazione italiana è andata incontro con il
superamento dell‟era industriale, ed il caso di
Pubblicità Progresso, con gli esempi di manifesti
pubblicitari che ho riportato ed analizzato, è stato
un prezioso strumento per dimostrare come dalle
tematiche affrontate anno per anno dalla pubblicità
sociale si possa evincere una netta corrispondenza
con il percorso che i valori e i bisogni della società
hanno affrontato.
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I. UN TRENTENNIO DI
CAMBIAMENTI:
NASCITA DELL’OCCIDENTE
POSTMODERNO
1. L’evoluzione del mutamento sociale dal
dopoguerra ad oggi
Quali sono i mutamenti, le rivoluzioni silenziose,
cui la nostra società sta andando incontro? Perché
sembra essere in atto un cambiamento di molti
valori portanti della popolazione? Il fatto sembra
collegato ad un complesso di cambiamenti
socioeconomici che comprende:
- Lo sviluppo di sistemi di comunicazione
sempre più ampi ed efficaci
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- Gli spostamenti nella struttura
dell‟occupazione
- I più alti livelli di istruzione
- La prosperità economica dell‟occidente dal
secondo dopoguerra in poi
1.1 Lo sviluppo delle comunicazioni
I mezzi di comunicazione sono senza dubbio tra
le maggiori fonti di cambiamento sociale, ma non è
semplice specificare come avvenga il processo di
influenza. Le informazioni da loro diffuse vengono
filtrate attraverso varie influenze e fattori di
mediazione, che ne operano la trasformazione in
modo non ancora del tutto chiaro.
La diffusione dei sistemi di comunicazione nelle
società avanzate è stata resa possibile dalle
innovazioni tecnologiche; il risultato è stato quello
di riuscire a creare reti di sistemi di informazione a
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livelli nazionali e anche internazionali, e di riuscire
a comunicare le informazioni con estrema rapidità
da qualsiasi parte del mondo e perfino dello spazio.
Anche se le convinzioni degli adulti non sono
molto intaccate da ciò cui assistono o di cui hanno
notizia, per gli adulti tradizionalisti sarà però senza
dubbio più difficile che in passato trasmettere ai
giovani i propri valori in forma inalterata. Infatti,
anche quando i mezzi di comunicazione sono
controllati e scrupolosamente programmati allo
scopo di riflettere i valori dominanti di una società,
i servizi riguardanti le notizie di attualità li portano
a trasmettere informazioni che minacciano spesso i
valori esistenti.
Se partiamo dall‟analizzare l‟epoca
dell‟economia industriale post-bellica, sarebbe
miope non scorgere il ruolo importante che la
pubblicità svolge, in quegli anni, nel processo di
modernizzazione del paese e nella diffusione di
valori consumistici e materialisti. Essa è peraltro
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fonte di profonde ambivalenze: da un lato veicola e
rende popolari stili di vita e prodotti della moderna
società industriale e metropolitana, dall‟altro la si
accusa, spesso apertamente, di indurre a consumi
inessenziali, di approfittare della labilità psichica
del consumatore sconvolgendo le naturali gerarchie
nell‟allocazione del reddito, di essere mendace e di
favorire lo spreco. Soprattutto gli anni ‟60 sono
quindi anni in cui i media veicolano valori di
benessere materiale e di consumo, in
contrapposizione al rilievo dato, negli anni ‟50, al
risparmio come fattore basilare della vita
dell‟individuo. Le resistenze culturali alla
pubblicità sono quelle legate ad un mondo che
appare in progressiva e lenta estinzione, ovvero
quella parte della popolazione che ancora partecipa
a modelli culturali di dimensione pauperistico-
cattolica. La società italiana degli anni ‟60 appare
dunque ancora culturalmente divisa, ma è già
profondamente tangibile il lavoro che le
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comunicazioni di massa stanno esercitando sul
cambiamento dei valori.
Nell‟articolato percorso del cambiamento dei
valori che sto tentando di analizzare, non si può che
andare a finire nelle terza ed ultima fase della
nostra epoca, ovvero l‟epoca contemporanea. Se
analizziamo l‟impatto che i mezzi di
comunicazione hanno avuto sulla società
nell‟ultimo trentennio, vediamo come proprio il
potentissimo sistema di informazione e conoscenza,
potenziatosi in questa fase, abbia portato alla
coniazione del termine società postindustriale,
proprio a sottolineare il distacco di questa nuova
era da quella industriale.
La società postindustriale è una società in cui
l'incidenza del settore secondario è ormai
definitivamente superata da quella del terziario e
dei settori più avanzati, che concorrono in maniera
determinante alla formazione del reddito nazionale.
Non si esclude, però, che postindustriale possa
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essere una società nella quale, pur rimanendo
l'industria il settore centrale almeno in termini di
produzione del reddito, la cultura e le relazioni
sociali e di potere tipiche della società industriale
risultano assai meno pervasive, mentre si vengono
affermando nuovi valori e stili di vita, si espandono
ceti e gruppi professionali estranei al mondo
produttivo e si collocano in una posizione
strategica categorie sociali nuove, espressione del
mondo della scienza, dell'informazione, della
comunicazione.
I nuovi sistemi tecnologici, capaci di far
viaggiare le informazioni da un lato all‟altro del
pianeta, permettono la nascita di nuovi modi di
gestire la produzione: l‟elemento nuovo è proprio
della cooperazione non localmente vincolata, a
favore di una cooperazione che produce secondo
modalità digitali e informatiche, che definisce la
vicinanza indipendentemente dalla distanza
geografica. La società che emerge da questi nuovi
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contesti è una società nuova, deterritorializzata,
fatta di rapporti più immateriali: i rapporti di vita
ordinari si dissolvono grazie alle nuove frontiere
della comunicazione.
Meyrowitz rileva l‟incidenza delle tecnologie
elettroniche sui modi di percepire ed interpretare la
realtà da parte di larghe fasce delle popolazione
adulta degli Stati Uniti: queste tecnologie hanno
cancellato le distanze ed annullato gli spazi che
separano gli individui e i luoghi fisici a tal punto da
portare l‟uomo contemporaneo a rielaborare
totalmente i propri modelli di interazione sociale,
proiettandolo in una prospettiva che va al di là del
senso stesso del luogo (Meyrowitz, 1985). Sono
dunque i nuovi media a trasformare radicalmente
l‟organizzazione spazio-temporale, se è vero, come
scrive Meyrowitz, che essi ‹‹distruggono le
caratteristiche del luogo e dello spazio, e rendono i
luoghi un tempo privati più accessibili al mondo
esterno, e dunque più pubblici […] attraverso